domenica 18 agosto 2019

La Favola di Gesù Cristo — «La ricerca»

(segue da qui)

La ricerca

Bisogna dunque evitare qualsiasi idea preconcetta, ed esaminare i testi con prudenza. 

Il problema rimane difficile, a causa dell'insufficienza e delle alterazioni della nostra documentazione. Non solo la Chiesa, almeno fino al IV° secolo, ha ritoccato i documenti che ci sono pervenuti, ma ha anche selezionato e fatto scomparire molti testi che ci sarebbero stati preziosi, così come ha conservato l'opera di Platone e fatto scomparire (o almeno contribuito a far scomparire) quella di Democrito. [7] Ma se le ricerche sono difficili in queste condizioni, diventano solo più appassionanti. Lenôtre disse, credo, che i non iniziati non potevano immaginare le gioie  intellettuali riservate agli specialisti del problema di Luigi XVII. Questa affermazione mi sembra ancor più vera per coloro che si concentrano sul problema delle origini cristiane.

NOTE

[7] Alfaric ha avanzato l'ipotesi che alcuni testi greci, ora perduti, avrebbero potuto essere distrutti molto prima dell'apparizione del cristianesimo da parte delle monarchie macedoni o greche (si veda Alfaric: «A l'école de la raison», introd. di Jacqueline Marchand, pag. 41). Ma Lucrezio conosceva ancora l'opera di Epicuro, e Cicerone leggeva quella di Democrito: tutto ciò esisteva a Roma, e nessun imperatore romano ne ordinò la distruzione. La chiesa, che pretende di essere stata custode della civiltà nel crollo dell'impero, ha conservato solo ciò che le sembrava favorevole, se non avesse cominciato da quel momento a bruciare le opere dei materialisti. E non dimentichiamo che Gregorio I (590-604) ha consegnato al fuoco numerose opere pagane.

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