sabato 2 marzo 2019

Della madre puramente allegorica del Gesù di Paolo in Galati 4:4

Ora, queste cose sono dette per allegoria [ἀλληγορούμενα]: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar...
(Galati 4:24)
Paolo ci comunica che Gesù era nato da una donna (Galati 4:4; questo, naturalmente, non è un dato particolarmente utile — uno si domanda quale alternativa avrebbe potuto esserci!), …
(Bart Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium, pag. 79, mia traduzione, mio grassetto) 

La madre del “salvatore del mondo” Augusto, che è conosciuta generalmente come Attia, è chiamata a sua volta Maia in Orazio e su un'iscrizione a Lione (“figlio di Maia, alato dio”), e si suppone che lei abbia portato al mondo suo figlio in una maniera eccezionale e sotto circostanze impressionanti. Il nome era un nome prominente per le madri degli dèi-salvatori dell'antichità, ed è ingenuo considerarlo il nome reale della madre del Gesù storico.
(Arthur Drews, I Testimoni della Storicità di Gesù, pag. 164 , nota 2, mia traduzione)

Richard Carrier ha inchiodato il punto di Paolo in Galati 4:4. L'intero brano dell'apostolo è pura allegoria. Che il Gesù celeste di Paolo non avesse una nascita reale e una vera madre terrestre, del resto, era deducibile anche dall'Inno ai Filippesi, dove è detto che la prima cosa che fa questo essere mitico pre-esistente, a seguito della rinuncia del suo status celeste per obbedienza al dio creatore (sarebbe interessante domandarsi qui quale equivalente essere celeste abbia disobbedito al creatore), non è nascere nel grembo di una madre umana, ma “prendere forma di servo” (verso 7). Non credo che un bambino appena nato abbia ipso facto assunto una “forma di servo”, tantomeno la consapevolezza di averne una, mentre è decisamente più probabile che un adulto possa benissimo essere nella costante intenzione, oltre che nella condizione, di servire. Di qui, l'ipotesi di una nascita umana per Gesù spezzerebbe la continuità della piena coscienza di Gesù della propria missione, esattamente nel punto tra la scelta volontaria di kenosis (presa nelle alte sfere celesti) e la messa in atto di tale kenosis nel mondo dominato dagli arconti. Per ovviare a questo problema, “Luca” (falsario) si inventò un Gesù bambino che già sapeva perfettamente quali fossero “le cose del Padre suo”. Perfino nell'Apocalisse, dove Gesù bambino nasce in cielo da una madre celeste, egli non è affatto autonomo nella sua fuga dal “drago” (Apocalisse 12:5-6) ma sua madre agisce per lui. La consapevolezza della sua missione gli potrà solo venire da adulto, ed è da adulto che compie la discesa nel regno degli arconti.   

In un commento, il dr. Carrier sembra rispondere alla naturale obiezione che farebbe chiunque sia a conoscenza della minaccia che l'eresiarca Marcione esercitò sul nascente proto-cattolicesimo, se cioè “nato da donna, nato sotto la legge” fosse un'interpolatione anti-marcionita. Devo riconoscere che ancora una volta lo studioso americano fa un ottimo punto.
[OBIEZIONE:] “Forse Paolo voleva contrastare i loro credi enfatizzando che Gesù, essendo nato da una donna, era umano”.
[RISPOSTA DI RICHARD CARRIER:] Non c'è alcuna ragione perché lui argomenti ciò però, qui; se fosse qualcosa che sentiva di dover discutere, allora avrebbe scritto un pieno argomento per questo. Ma lui non lo fa. Quindi chiaramente non ha alcuna consapevolezza di una tale minaccia in necessità di un contro-argomento da parte sua. Fa solo questa affermazione nel contesto di un'estesa allegoria. Non la “usa” in alcun modo particolare come suggerisci tu. E non è così che operava la retorica antica. Se Paolo intendesse usare questo nel modo che tu suggerisci, l'avrebbe usato in quel modo, e in quanto tale, sarebbe parte di un intero argomento in tal senso. Ma nessun argomento in tal senso appare qui.
E no. Non c'è da nessuna parte nelle 20000 parole di Paolo alcun attacco a nessun altro culto di salvezza o ai suoi concetti. Attacca il culto votivo pagano, ma quello è terreno non celeste. Attacca le sette cristiane che predicano un Gesù diverso; ma non specifica ciò che stavano insegnando che differisse da lui. E attacca l'ebraismo celeste, come qui, ma solo definendolo demoniaco, cioè affermando che i poteri elementali controllino i rituali terreni nei quali i Galati stanno ricadendo. E la sua unica risposta ad esso è rivolgersi ad un salvatore celeste.
Morale: nella misura in cui i folli apologeti cristiani (e i loro lacchè storicisti) vogliono “vedervi” immaginari indizi di vaghi riferimenti alla storicità di Gesù, con pari diritto vi si potrebbero vedere indizi di una sottile polemica anti-marcionita (leggi: interpolazioni proto-cattoliche). In entrambi i casi, sono liberissimi di commettere a volontà fallacie del possibiliter ergo probabiliter.  

Di seguito la traduzione di una certa “roxi” dell'intero post di Carrier.

Sì, Galati 4 È Allegorico


di Richard Carrier (23/1/19)

[Traduzione di roxi]

Contrariamente a quanto viene spesso affermato, Paolo non dice mai che Gesù aveva una vera “donna come madre”. Dice che Gesù è venuto “da una donna”, ma poi dice che tutti noi siamo nati dalla stessa donna. Questa “donna”, dice Paolo in Galati 4, è un'allegoria del mondo fisico della carne, non una persona. Sembra quindi che abbia solo voluto dire che a Gesù fu dato un corpo umano di carne in cui morire, un corpo soggetto all'ordine del mondo fisico. Non dice dove questo è avvenuto. Né che implicava una nascita. O una donna vera.

Io questo lo dimostro e rispondo a tutti i soliti tentativi di contestarlo nel mio trattamento peer reviewed in On the Historicity of Jesus (pag. 577-82). Ma spesso questo viene ancora presentato come evidenza del fatto che Gesù aveva una madre terrena e che perciò è sicuramente esistito — così ostinati sono gli apologeti, anche gli studiosi laici, da non leggere nel contesto il vero argomento che fa Paolo, e invece lo citano solo fuori dal contesto. Quindi ecco un'esposizione del perché questa è cattiva accademia.

Craig Evans

Nella mia Analisi del Dibattito Carrier-Evans ho scritto all'incirca quanto segue:

La frase “nato da donna, nato sotto la legge” in Galati 4:4 è un'allegoria per ordini di mondi. Come dice esplicitamente Paolo, le “madri” di cui sta parlando nella sua argomentazione in Galati 4 non sono persone, ma mondi (Galati 4:24). In entrambi i casi Paolo non usa la parola che adopera per la nascita umana, ma la parola che usa per la divina manifattura (“fu creato/fatto”), la stessa parola che usa per Dio che costruisce Adamo e i nostri futuri corpi di resurrezione (1 Corinzi 15:37 e 15:45), nessuno dei quali è “nato” da vere madri (o da padri) umani.

I Cristiani successivi lo sapevano e cercarono di cambiare le parole in quello di cui avevano bisogno che si trovasse lì (e in quello di cui Evans ha bisogno che si trovi lì), modificandole entrambe (simultaneamente qui e in Romani 1:3) nella parola preferita da Paolo per “nato” piuttosto che “fatto”, ma noi l’abbiamo capito, e quelle varianti falsificate sono escluse dal testo ricevuto. Gli esperti ora sanno che ciò che Paolo scrisse originariamente in entrambi i passi era la sua parola preferita per “fatto”. Quindi non possiamo dire se Paolo intende che Dio costruì per Gesù un corpo dal seme davidico, o se Gesù è nato da un padre umano disceso da Davide; né possiamo dire se Paolo pensava che Gesù fosse nato da una vera madre o soltanto da una allegorica. Perciò qui non ci sono evidenze utilizzabili. Affatto. Certamente non evidenze sostanziali.

Zeba Crook

Nel mio Commentario sul mio dibattito con Zeba Crook, ho scritto più o meno quanto segue:

Crook ha sfidato la mia affermazione che Paolo in Galati 4 sta parlando di un'allegoria. Avevo sostenuto che l’intera argomentazione “nato da donna” di Paolo significa nato da un certo ordine di mondi, e non una nascita biologica letterale da una donna letterale. Come dice Paolo, “si tratta di un'allegoria” (Galati 4:24). Il fatto che trovi il tempo di spiegare che la sua argomentazione in Galati 4 è un'allegoria solo verso la fine della sua argomentazione (“venti versi dopo”, come dice Crook) è irrilevante. Non si direbbe che il Discorso di Gettysburg non riguardi la schiavitù perché Lincoln arriva a parlare della schiavitù solo in una dozzina di frasi (anche se fosse stato così — e pressappoco lo è: l'unico riferimento alla schiavitù in quel Discorso, “una nuova nascita della libertà”, arriva solo quasi nell'ultimo rigo). Come Lincoln, Paolo sta facendo un unico argomento, coerente ed interconnesso. Non è possibile selezionare e scegliere delle frasi e leggerle fuori dal contesto. L'argomento è il contesto. E nemmeno ricordo che Crook, su questo, abbia risposto al mio argomento del vocabolario. Perciò questo argomento è rimasto totalmente inconfutato.

Daniel Gullotta

Nel mio articolo sul tentativo di Gullotta di criticare On the Historicity of Jesus ho scritto più o meno quanto segue:

Gullotta sembra pensare che io sostengo che Paolo certamente non voleva dire che Gesù aveva genitori umani; quando in realtà per la parte a fortiori del mio margine di errore, il limite superiore della mia probabilità (che per 1 possibilità su 3 Gesù è esistito, che è la vera conclusione del mio libro), sostengo solo che non possiamo dirlo (basandoci sulle evidenze scarse ed ambigue che abbiamo). Forse questo è quello che Paolo voleva dire. Forse no. Non è chiaro. Che non sia chiaro è di per sé strano (perché Paolo dovrebbe parlare in modo così strano, evasivo e non chiaro riguardo la genitura di Gesù?). Ma Gullotta ignora anche questo punto. Cerca invece di “salvare il testo” e di riportarlo alle assunzioni tradizionali delle fede cristiana.

Paolo è il primo a parlare di Gesù che nasce “da una donna”. Una donna senza nome. E che non ha nemmeno alcuna ragione ovvia per essere menzionata, per la lettura di Gullotta. Io sostengo che ciò si verifica in un discorso che, seguendo gli antichi canoni retorici, sta costruendo un’argomentazione per una conclusione, su come l'incarnazione di Gesù ci salva, portandoci fuori da un regno (di carne) e ancorandoci in un altro (del cielo). La chiave dell'intera argomentazione di Paolo è che Gesù doveva essere introdotto nel mondo della carne, proprio come noi. È la nostra comunanza con quell'unico fatto che è il fulcro dell'argomentazione di Paolo.

Gullotta dice che Paolo non può voler dire che Gesù era, come Paolo dice che noi siamo, nato da una donna “allegorica” (Agar, il mondo della carne: Galati 4:19-31), perché “Paolo chiaramente si focalizza sul suo pubblico”. Uhm. Sì. E la sua argomentazione è che Gesù e il suo pubblico sono identici su quest’unico fatto specifico. Questo è letteralmente l'intero argomento di Paolo. Guardate come è iniziata l’argomentazione: Galati 3:23—4:7. Confrontate con come raggiunge il climax. Capito? La ragione per cui noi dobbiamo unirci a Gesù, la ragione per cui questo funzionerà e ci salverà, è perché Gesù era, come noi, “nato da una donna”. Quale donna? L'allegorica Agar: il mondo della carne. In nessun momento l’essere nato da una donna reale è mai stato importante per l'argomento di Paolo.

E questo è perché la morte espiatoria di Gesù ci libera dall'osservanza della Torà. Perché ora siamo “eredi secondo la promessa”, che significa figli della allegorica Sara. Come siamo diventati eredi della promessa? Unendoci spiritualmente all'Erede alla Promessa, Gesù. Attraverso il battesimo siamo adottati come figli di Dio (vedere l'Elemento 12 in OHJ, pagina 108) e quindi condividiamo questo privilegio con Gesù, e così gridiamo “Abba! Padre!” Seriamente. Leggete l'argomento di Paolo. È davvero dannatamente chiaro (ve lo spiegherò passo passo in seguito).

Qualcuno potrebbe allora dire: “Ma, Paolo, che cosa ha a che fare l’essere nato da una donna con tutto questo? Non sei coerente!” E allora Paolo risponde a questa domanda. Qual è la risposta? “Sto parlando di madri allegoriche”. Letteralmente. Questo è quello che dice. Sta parlando di nati nel mondo della carne (il nostro destino); poi di nati nel mondo dei cieli (la promessa). Quindi fa una transizione, sollevando il problema che sta cercando di affrontare di nuovo. La sua argomentazione circonda questo problema, come un chiasmo (A:B:A): inizia spiegando la sua soteriologia (Galati 3:23-4:7), poi spiega il problema (Galati 4:8-18), quindi spiega come la sua soteriologia risolve il problema (Galati 4:19-31). In nessun modo “nato da donna” ha qualcosa a che fare con esso. La logica della sua argomentazione ha senso solo perché egli intende a quale ordine di mondi noi e (per breve tempo) Gesù eravamo soggetti. Non che gli piaccia che noi siamo venuti in esso attraverso una vagina. Questo non è il suo punto. E spiega chiaramente che non è questo il punto.

Come minimo, questo ci lascia incerti su ciò che Paolo intende riguardo a Gesù. Forse intende una donna vera per Gesù ed una allegorica per noi. Anche se questo distruggerebbe il punto e la simmetria della sua argomentazione e introdurrebbe un dettaglio irrilevante per la sua intera tesi. O forse intende la stessa cosa per Gesù e per noi. Poteva persino credere che Gesù fosse nato da una madre umana, anche se non si riferisce a questo fatto in questa occasione, intendendo qui solo allegoria. Anche nel migliore dei casi, proprio non lo sappiamo.

Diventa ancora più incerto quando notiamo che Paolo usa un insolito vocabolario per Gesù: sceglie la parola che egli usa per la creazione dei corpi (Adamo, e i nostri corpi di resurrezione che ci aspettano in cielo), non la parola che usa per la nascita umana. Un fatto così inquietante per i Cristiani successivi, che cercarono di correggere il testo di Paolo per cambiare proprio quelle parole. Gullotta cerca di reinterpretare Paolo dicendo che la parola che Paolo usa sempre per i corpi creati, ma mai per i corpi nati, fu usata per “le nascite umane in altre opere della letteratura antica” (un fatto che menziono anche in OHJ). Ma questo viola un principio fondamentale dell'interpretazione letteraria: quello che era lo stile di altri autori, è irrilevante rispetto a quello che era di Paolo. E possiamo stabilire lo stile di Paolo: in qualsiasi altra parte, non usa mai quella parola per la nascita, ma sempre per i corpi divinamente creati; e usa sempre una parola diversa per la nascita. Non si può dire che qui “Paolo avrebbe usato lo stile di altri autori”.

Forse Paolo criptò il suo linguaggio (convenientemente, proprio dove lo storicista ha bisogno che lo abbia fatto?). Ma non si può sapere che lo abbia fatto senza cadere in un argomento circolare. Questo è lo stesso principio mediante il quale identifichiamo autori diversi di testi: osservando come differiscono nel modo in cui usano le parole. Così appellarsi a come autori diversi hanno usato le parole, non può aiutarci a sostenere che Paolo ha usato le parole allo stesso modo. L'unico modo per sostenere che Paolo usava le parole allo stesso modo (e quindi che il suo stile era lo stesso del loro) è trovare le prove che Paolo lo abbia fatto. E non l’ha fatto. A meno che non si presuma la conclusione che si sta tentando di dimostrare. Che è una fallacia.

Gullotta fa anche l'illogico argomento che “Paolo afferma che Gesù era ‘disceso da Davide secondo la carne’ (Romani 1:3), e quindi”, contrariamente a quanto sostengo io, “questo significherebbe che Gesù, per Paolo, era un discendente di Sara, e non di Agar”. Mosè Santo! Paolo non era un pensatore così mediocre da confondere l'allegoria con il letteralismo fondamentalista. Paolo dice esplicitamente che la Sara che intende non è una vera madre, ma una figura per abbandonare il corpo di carne ed ereditare un'esistenza celeste. Egli è penosamente esplicito su questo punto. Quindi, perché Paolo pensava che essere letteralmente disceso da Davide, che rendeva qualcuno “letteralmente” discendente di una vera Sara, avesse qualcosa a che fare con la nascita della allegorica Sara in Galati 4, l'unica Sara che Paolo menziona lì? Gullotta sta facendo un guazzabuglio totale della discussione di Paolo. Sara non è la madre di Davide in Galati 4. È la madre di tutti i Cristiani celestialmente rinati (incluso il risorto Gesù). Se Paolo pensava che c’era anche una Sara storica, è ignoto (potrebbe non averlo pensato, il suo pari e contemporaneo Filone spesso non pensava che le figure storiche dell'AT fossero persone reali: vedi OHJ, pag. 117), ma non sarebbe rilevante per la “Sara” di cui Paolo sta parlando in Galati.

Gullotta poi, non essendo nel modo più assoluto riuscito a considerare quella che era l'argomentazione di Paolo in Galati 4, e quindi non capendone nulla, e di conseguenza non facendo alcuna argomentazione logica sul fatto che egli intendesse una donna reale in contrapposizione ad una allegorica, passa poi a quello che egli definisce la “più chiara dichiarazione dell'umanità terrena di Gesù”, che è il fatto che Paolo lo chiama uomo. Ma siamo già d'accordo su questo. Questo è già implicato dal miticismo. La domanda non è se Paolo pensava che Gesù indossasse un corpo umano. È se l'ha indossato sulla terra. E Paolo non dice mai che lo fece. Chiaro e semplice.

Si può rivedere la mia discussione del fallimento di McGrath su questo stesso punto (il quale, come Gullotta, non può aver davvero letto il mio libro e fare ancora questo errore) in Can Paul’s Human Jesus Not Be a Celestial Jesus? Al contrario, l'interpretazione allegorica di Paolo diventa un fatto storico reificato nel Cristianesimo successivo, come faccio notare in How Did Christianity Switch to a Historical Jesus? Lì mostro quanto sia strano che le affermazioni su ciò che credevano i Cristiani andassero da (in Paolo) nessuna madre con un nome in nessun credo (solo madri allegoriche e senza nome nelle spiegazioni dei credi), a veri credi imperativi che asserivano che Gesù aveva una vera madre (un secolo più tardi), e che il suo nome era Maria, e che chiunque lo avesse negato doveva essere condannato. Perché questo era del tutto insignificante ai tempi di Paolo, ma un urgente requisito un secolo dopo, per stanare i Cristiani che si rifiutavano di affermare tali credi? Poteva essere perché c'erano ancora Cristiani che dichiaravano che questa “madre” di Gesù era un'allegoria e non una donna reale, poiché infatti polemisti come Ireneo ancora combattevano contro questo, una generazione dopo? (Vedi OHJ, pag. 580-81.) Non ci sono evidenze che non sia stato così; e ci sono alcune evidenze che fu così.

È Tutta Allegoria da Cima a Fondo

Come ho più o meno scritto in The Cosmic Seed of David, lo stesso ragionamento Paolo lo usa in Galati 3:29, dove dichiara che “se siete di Cristo, allora siete la progenie di Abramo ed eredi secondo la promessa”. Intendendo che anche i non Ebrei nascono “del seme di Abramo” al battesimo. In altre parole, Paolo sta dicendo che veniamo dal seme di Abramo allegoricamente, non letteralmente; spiritualmente, non biologicamente. E come ho appena detto sopra: come siamo diventati eredi della promessa? Unendoci spiritualmente all'Erede della Promessa, Gesù.

Spieghiamo passo passo l'argomentazione di Paolo, e quindi spieghiamo passo passo il contesto reale delle sue parole (usando la traduzione NRSV — New Revised Standard Version, per comodità):
“23 Ora, prima che venisse la fede, eravamo imprigionati e custoditi sotto la legge finché la fede non fosse stata rivelata. 24 Perciò la legge fu il nostro pedagogo fino alla venuta di Cristo, affinché fossimo giustificati per fede.”
Paolo intende custodi letterali, pedagoghi letterali, prigione letterale? O sta parlando allegoricamente già dall’inizio? È chiaro, allegoricamente.
25 Ma ora che la fede è venuta, non siamo più soggetti a un pedagogo 26 poiché in Cristo Gesù voi siete tutti figli di Dio mediante la fede. 27 Poiché tutti voi siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. 28 Non c'è più Ebreo o Greco, non c'è più schiavo o libero, non c'è più maschio e femmina; poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. 29 E se appartenete a Cristo, allora siete la progenie d'Abramo, eredi secondo la promessa.”
Paolo intende un pedagogo letterale? Figli letterali? Che si rivestono letteralmente della carne del cadavere di Cristo? Letteralmente Ebrei e Greci e donne e schiavi non esistono più? Letteralmente discesi da Abramo? Ovviamente no. Tutta la sua argomentazione è espressa in allegoria in ogni frase.
“4 Il mio punto è questo: gli eredi, finché sono minorenni, non sono migliori degli schiavi, sebbene siano i padroni di tutta la proprietà; 2 ma rimangono sotto i custodi e gli amministratori fino alla data stabilita dal padre. 3 Così è per noi; quando eravamo minorenni, eravamo schiavi degli spiriti elementali del mondo.”
Paolo intende che siamo letteralmente minorenni, letteralmente bambini? Intende proprietà letterale, patrimoni letterali? Intende amministratori letterali? Intende padre letterale? Ovviamente no. Di nuovo, questa è un'allegoria da cima a fondo. Tutta la sua argomentazione è basata su asserzioni allegoriche in ogni frase. Spiega l'allegoria solo all'ultima riga: quando eravamo allegoricamente bambini eravamo letteralmente schiavi degli “spiriti elementali del mondo”. E anche questi Paolo li identifica allegoricamente, come “elementi del mondo”, che di solito significa atomi di terra, aria, fuoco e acqua, ma qui è ampiamente accettato che significano, in senso figurato, gli spiriti che li animano (come spiega Paolo in Galati 4:8-9).
“4 Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la legge, 5 per riscattare coloro che erano sotto la legge, affinché potessimo ricevere l'adozione come figli. 6 E poiché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: "Abba! Padre! "7 Così non tu sei più uno schiavo ma un figlio, e se un figlio, allora anche un erede, attraverso Dio.”
Qui abbiamo la parte in cui si presenta il rigo conteso. Notate che l'intera argomentazione di Paolo è stata l’allegoria in ogni singolo rigo, dall'inizio della sua argomentazione fino ad ora. Allora perché dovrebbe cambiare improvvisamente? Si noti che il rigo conteso fa riferimento in modo cruciale ad un rigo allegorico chiave con cui ha iniziato la sua argomentazione, che noi siamo figli di Abramo e quindi eredi delle sue proprietà (e quindi delle promesse fatte ad Abramo — come l'eterna salvezza dei suoi discendenti). Allora perché qualcos'altro in quello stesso rigo non dovrebbe riferirsi alla stessa allegoria? Dovremmo assumere che qui Paolo intenda una donna letterale? Anche perché non intende figli letterali o padre letterale, o erede letterale di una proprietà letterale, o addirittura schiavo letterale (nel senso di essere la proprietà legale di un padrone umano). È tutta allegoria. Allora perché dovrebbe improvvisamente abbandonare l'allegoria solo quando fa riferimento ad una madre?

E non abbiamo bisogno di fare supposizioni. Perché quando Paolo porta a conclusione la sua discussione, ce lo dice. E prima che ce lo dica, esce dall'allegoria ed entra in una discussione letterale su ciò di cui sta realmente parlando — formando così il perno centrale della sua argomentazione:
“8 Prima, quando non conoscevate Dio, eravate schiavi degli esseri che per natura non sono dèi. 9 Ora, tuttavia, che siete arrivati a conoscere Dio, o piuttosto ad essere conosciuti da Dio, come potete ritornare agli spiriti elementali deboli e meschini? Come potete voler essere di nuovo loro schiavi? 10 Osservate giorni speciali, e mesi, e stagioni ed anni. 11 Ho paura che il mio lavoro per voi possa essere stato sprecato.
12 Amici, vi prego, diventate come io sono, poiché anch'io sono diventato come voi siete. Non mi avete fatto nessun torto. 13 Sapete che fu a causa di un'infermità fisica che vi annunciai per la prima volta il vangelo; 14 sebbene la mia condizione vi abbia messo alla prova, non mi avete sdegnato o disprezzato, ma mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù. 15 Che ne è stato della benevolenza che provavate? Perché io testimonio che, se fosse stato possibile, vi sareste strappati gli occhi e me li avreste dati. 16 Sono ora diventato vostro nemico dicendovi la verità? 17 Essi vi hanno dato attenzione, ma senza un buon proposito; vogliono escludervi, in modo che possiate dare attenzione a loro. 18 È bene ricevere attenzione per un buon fine in ogni momento, e non solo quando sono presente con voi. 19 Figlioli miei, per i quali sono di nuovo nel dolore del parto fino a quando Cristo sia formato in voi, 20 Vorrei poter essere presente con voi ora, e poter cambiare tono, perché sono perplesso su di voi.”
Paolo qui usa una similitudine (“come un angelo”), ma nessuna allegoria in questa digressione. Anche quello che si potrebbe supporre circa il riferimento al “dolore del parto”, in realtà non c’è nel greco; la parola che Paolo usa è “nel dolore”. Paolo è uscito dalla sua argomentazione allegorica per dire a noi (cioè, ai Galati) che sta letteralmente parlando di spiriti elementali e del ricorso dei Galati alle osservanze ebraiche che li rendono schiavi di quegli spiriti e che deve letteralmente lottare per salvarli riportandoli a Cristo.

Paolo spiega poi come la sua precedente argomentazione allegorica si riferisca a ciò che ha appena spiegato come al vero problema letterale in questione:
“21 Ditemi, voi che desiderate essere soggetti alla legge, non ascoltate la legge? 22 Poiché è scritto che Abramo ebbe due figli, uno da una schiava e l'altro da una donna libera. 23 Uno, il figlio della schiava, nacque secondo la carne; l'altro, il figlio della donna libera, nacque dalla promessa. 24 Ora questa è un'allegoria: queste donne sono due alleanze. Una donna, infatti, è Agar, del monte Sinai, che porta i figli alla schiavitù. 25 Ora Agar è il monte Sinai in Arabia e corrisponde all'attuale Gerusalemme, poiché è in schiavitù con i suoi figli. 26 Ma l'altra donna corrisponde alla Gerusalemme di sopra; lei è libera, e lei è nostra madre.”
Paolo qui racconta una storia letterale della Bibbia. Poi spiega immediatamente che la storia è in realtà un'allegoria. Perché Paolo ce ne parla? Che scopo ha per l'argomento che ha appena costruito? Perché si trova qui? C'è solo una spiegazione che si adatta a qualsiasi canone retorico: che quando Paolo parla di figli, di eredi, di proprietà e di donne, sta parlando allegoricamente della situazione attuale in cui versano i Galati. E la situazione in cui versano non è essere passati attraverso una vagina. L'esistenza delle loro madri è irrilevante per l'argomento di Paolo, dall’inizio alla fine. Infatti, in modo esplicito: Paolo ha iniziato dicendo che i Galati non sono discendenti letterali di Abramo, ma lo sono in modo allegorico. Non sono quindi letteralmente “nati da donne” nella sua argomentazione, ma lo sono in modo allegorico.

L’affermazione di Paolo su Gesù che ha una madre non ha senso in questo contesto. Non ha alcuna funzione nel suo argomento. E perciò non ha alcun motivo giustificabile di esserci. A meno che non faccia parte della sua intera argomentazione, che ora spiega che si tratta di un'allegoria: noi siamo allegoricamente eredi di Abramo; e siamo allegoricamente figli di Agar, proprio come Gesù lo divenne per breve tempo. Ed è proprio perché Gesù si è sottomesso allo stesso stato terreno, che è stato in grado di sconfiggerlo con la sua morte. Ed è proprio perché lo ha fatto, che possiamo salvarci unendoci a lui, spiritualmente.

In nessun punto l'argomentazione di Paolo richiede o implica che Gesù avesse una vera madre biologica. Tutto ciò che richiede, come spiega con cura Paolo, è che Gesù assumesse un corpo soggetto agli elementi del mondo naturale, un corpo come quello che abbiamo noi. E come un tempo lo aveva Adamo — che nemmeno era nato da una vagina. Quindi Gesù divenne figlio di Agar, così che la sua morte potesse assicurare il suo status di figlio di Sara. E noi lo seguiremo in questo, se dobbiamo, come lui, diventare gli eredi del Regno di Dio. I Gentili (il pubblico di riferimento di Paolo) non diventano eredi del Regno di Dio nascendo da una vagina ebraica. Possono diventare eredi solo attraverso l'unione spirituale con Cristo.

Quindi Paolo conclude la sua argomentazione, dopo una citazione delle scritture, dicendo che ora “i figli della donna abbandonata sono più numerosi dei figli di quella che è sposata”, che di nuovo Paolo interpreta chiaramente allegoricamente, non letteralmente — con la dichiarazione che:
“28 Ora voi, miei amici, siete figli della promessa, come Isacco. 29 Ma proprio come a quel tempo il figlio che era nato secondo la carne perseguitò il figlio che era nato secondo lo Spirito, così è anche ora. 30 Ma cosa dice la Scrittura? "Scaccia la schiava e suo figlio; poiché il figlio della schiava non condividerà l'eredità con il figlio della donna libera ". 31 Allora, amici, noi siamo figli, non della schiava, ma della donna libera.”
Qui Paolo si riferisce a molestie o persecuzioni da parte di Ebrei (e forse Giudeo-cristiani) nei confronti di Cristiani Gentili e fa intendere che coloro che tanto molestano o perseguitano saranno diseredati. Non perché tutti gli Ebrei lo saranno (poiché sono letteralmente discendenti di Sara e quindi letteralmente eredi), ma perché lo saranno quelli che rimangono allegoricamente schiavi degli spiriti malvagi. Poiché quelli che sono letteralmente “nati sotto la legge” non sono quelli di cui Paolo sta parlando. Come ha esplicitamente affermato: intende coloro che sono nati sotto la legge in senso figurato; cioè, quelli i cui corpi rimangono schiavi dei poteri elementali. E se Paolo intende questo per tutti, lo intende per Gesù. Questo è il punto. Che non richiede che Gesù abbia avuto una vera madre. I Galati non pensavano che fosse ciò che intendeva Paolo. E Paolo categoricamente dice che non è quello che intendeva. “Questa è un'allegoria”, dice. E come possiamo vedere, egli intende che tutta la sua argomentazione è allegorica — come lo è chiaramente, fin dall'inizio, da Galati 3:23 fino a quando inizia a spiegare il suo significato letterale, che è dopo il verso 4: 4. Non al verso 4: 4.

Pertanto, non abbiamo il diritto di interpretare 4:4 in modo letterale. Questo significa ignorare l'intero argomento di Paolo e l'intero contesto che stabilisce per quell'argomento. Ed è ignorare l'affermazione esplicita di Paolo che le donne di cui ha parlato per tutto questo tempo sono donne allegoriche e non letterali. Sono metafore di quell’ordine di mondi a cui le nostre vite sono soggette. Perciò da questo non possiamo trarre alcuna conclusione certa del fatto che Paolo pensava che Gesù avesse una madre umana e terrena. Questo non è il suo argomento. E né lui né i Galati avrebbero avuto bisogno di crederci, al fine di fare o capire questo argomento.

Non Pervenire il Punto

In Desperately Searching the Epistles ho scritto qualcosa del genere:

Qualcuno ha recentemente suggerito che questo significa che i nati da donne in Galati 4 non possono essere allegorici come dice Paolo, perché “nati secondo la carne” significa nati dalla (allegorica) Agar, come dice Paolo. Quindi se questo è ciò che Paolo voleva dire quando diceva che anche Gesù era nato dalla stessa madre, allora al termine della sua argomentazione (Galati 4:28-31) Paolo starebbe dicendo che Gesù ora sta perseguitando i figli della madre celeste (l'allegorica Sara), e sicuramente questo non può essere. Paolo non l'avrebbe detto. Pertanto (a rigor di logica) non può averlo voluto dire riguardo a Gesù.

Ma questo è confuso. Paolo dice che Gesù è nato dalla “donna di carne” (Agar, il mondo della carne) per morire. Ma quando Paolo scrisse ai Galati, Gesù era già morto da lungo tempo; Gesù era già diventato, invece, il nato dalla donna celeste (Sara). Poiché ora è lui l'Erede. L'intero punto di Paolo dal verso 3:23 al verso 4:31.

Spesso si è anche affermato che Paolo fa riferimento a Gesù che viene in esistenza “da una donna” per stabilire che era ebreo, e quindi sicuramente questo deve essere ciò che Paolo qui sta dicendo. In realtà, non è ciò di cui Paolo sta discutendo — sta parlando riguardo all’appartenere a diversi ordini di mondi, non di Gesù se “era Ebreo” oppure no. E non è mai così che Paolo dice questo altrove — in ogni altra parte, quando Paolo vuole stabilire Gesù come Ebreo, fa riferimento alla sua venuta dal seme di Abramo, di Iesse o di Davide. Ma soprattutto, non ha senso che Paolo lo dica. Perché all’epoca, il giudaismo non era matrilineare. Non si può stabilire lo status di qualcuno come Ebreo facendo riferimento a sua madre; la discendenza ebraica era stabilita dal padre. Anche in unioni miste o illegittime, ad esempio dove una donna ebrea concepiva da un Gentile o da qualcuno che le era stato proibito, lo status del figlio era sempre quello del partner inferiore — così se uno è Ebreo e l’altro un Gentile, lo status inferiore è Gentile.

Quindi solo un padre ebreo poteva assicurare che la progenie di una donna fosse ebraica. Come è chiaramente affermato nella legge Mishnah, Qiddushin 3.12, e reiterato nella legge Mishnah, Yebamot 7.5. Inoltre, tali lignaggi — tutti i nati da un'unione mista o illegale — non potevano “tornare alla congregazione” con gli Ebrei per dieci generazioni, secondo la legge del mamzer (Deuteronomio 23:2). Quindi non c'è una ragione comprensibile per cui Paolo avrebbe scelto “madre” per indicare la discendenza ebraica. In effetti, Paolo non dice nemmeno che questa donna fosse ebrea. Anche una nascita da una vergine richiederebbe che fosse citata la sua discendenza patrilineare, per assicurarsi che la sua progenie fosse ebrea. Inoltre, l'unico modo in cui un Ebreo era soggetto alla legge della Torà era attraverso la circoncisione (Genesi 17:14), non attraverso la nascita. Perciò, l'unica ragione per cui Paolo parlava di una “donna”, è la sua intera discussione sulle madri allegoriche. Non madri vere. E poiché questa è l'unica ragione per cui Paolo stesso parla di madri nella sua argomentazione, non abbiamo alcuna base per supporre che con ciò intendesse qualcos'altro.

Conclusione

L'affermazione di Paolo in Galati 4:4 non può essere presa fuori dal contesto ed essere correttamente interpretata. Questo è vero per questo verso, come per tutti gli altri nella Bibbia. Questo dovrebbe essere ovvio per chiunque sia serio per quanto riguarda uno studio affidabile. Ma quando riportiamo questo verso nel contesto, il contesto in cui lo troviamo è un esteso argomento allegorico interamente costruito su premesse allegoriche riguardanti la legge sulla genitorialità, sui figli e sull'eredità, in cui mai Paolo si riferisce a qualcosa letteralmente, e che culmina in Paolo che fondamentalmente e in modo chiaro dice che tutta la sua argomentazione è stata allegorica, e che spiega che il suo punto in realtà si riferisce alle realtà soprannaturali, a quale ordine di mondi siamo sottomessi noi stessi e come sfuggire ad uno per andare nell'altro, cosa che descrive come trasferimento da una madre ad un'altra. Dovunque, Gesù è l'analogia per noi stessi. E Paolo conclude spiegando, fondamentalmente, che per essere salvati dobbiamo cambiare madre, proprio come fece Gesù. In nessun punto di questa argomentazione ha senso pensare che Paolo volesse intendere “madre” in senso letterale. Un'idea del genere è sorprendentemente fuori luogo, contraria a ciò che dice Paolo, e all'intera struttura della sua argomentazione, e non ha nessuno scopo discernibile per la sua argomentazione.

E questo significa che anche nel migliore dei casi non possiamo sapere che Paolo si sta riferendo a Gesù che ha una vera madre, perfino se, in un modo o nell’altro, vi si stesse riferendo. Perché l’evidenza che si stia riferendo ad una madre figurata e simbolica è buona e migliore. E questo è così perfino se Gesù fosse esistito e Paolo avesse saputo che aveva una madre. Perché indipendentemente da quello che altrimenti credeva, Paolo non sta parlando della vera madre di Gesù. Quindi non possiamo usare questo passo come prova del fatto che Gesù sia esistito. Questo potrebbe essere deludente per coloro che hanno disperatamente bisogno di prove dell’esistenza di Gesù. Ma non c'è modo di recuperare questo passo come prova per una conclusione del genere. Non in base alle prove come le abbiamo fino ad ora.

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