venerdì 7 settembre 2018

La Leggenda di San Pietro : Prefazione Dell'Autore

PIETRO (SAN): Povero pescatore davvero stupido che fece una gran bella fortuna. Divenne primo tra gli apostoli per il suo nome, che diede al suo maestro l'occasione di dar sfogo alla sua creatività concependo un calembour su cui è fondata la cucina del santissimo Padre.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Il Dio di Coincidenza



Può qualcuno negare che

Una cosa dopo l'altra

In sequenza e logica

Mai vista prima

Non può essere che la

Interferenza di un Dio

Determinata a provare che

Ognuno che pretende

Di conoscere ora

Una cospirazione è

Demente?


 (Kent Murphy)


Nessuno di loro sapeva dire com'era sorta la loro religione.
Non sapevano dire neppure in quanti erano, la prima volta che un arcangelo celeste era loro apparso. Poi tutti si erano radunati in silenzio.
Sembravano troppo eccitati per parlare e per qualche tempo non parvero riconoscere la propria posizione tra le forme e gli spazi circostanti.
I loro sguardi erano fissi come quelli di insonni, rivelavano sia una stanchezza monumentale sia un'attenzione dolorosa a tutto ciò che era visibile. Davanti a loro c'era il luogo che avevano abbandonato e al quale erano in qualche modo tornati.
Un uomo calvo, barbuto, Cefa di nome, guardò il cielo. Tra le nuvole filtrava un grande buio, lo straripamento della sera imminente e di un'oscurità che nessuno aveva mai visto. Dopo un momento l'uomo disse: “Presto farà buio”. Furono parole quasi misurate e lo sforzo di parlare quasi gli levò le ultime forze. Ma non era soltanto un diminuito vigore che impediva a lui e agli altri di cambiare la direzione e iniziare nuovi viaggi missionari tra le genti.
Nessuno sapeva dire quanta strada avessero fatto prima di invertire la marcia e tornare nel luogo che credevano di aver abbandonato per sempre. Non ricordavano quale sorta di prodigio, immagine o esperienza nascosta avesse impedito a ciascuno di loro di abbandonare quel luogo. Sentivano che queste cose erano riposte in un angolo delle loro menti, e tuttavia non erano in grado di rievocarle. Sapevano di aver visto qualcosa che non volevano ricordare. Così nessuno propose di rimettersi sulla strada che li avrebbe portati ancora una volta in tre continenti diversi. Eppure, non potevano accettare di rimanere in Giudea.
Una paralisi li aveva colti, quello stato d'animo noto a chi dimora nel piano più alto della follia mascherata da suprema rivelazione divina, agli aristocratici dello squilibrio che affrontano le proprie allucinazioni come se fossero sempre la prima volta. Molto presto l'effetto alterante di questa immobilità psichica divenne molto meno tollerabile della prospettiva di limitarsi a rimanere, e rimanere a Gerusalemme.
Fu il caso di almeno uno di queste marionette catalettiche, proprio quel Cefa detto Pietro che disse: “Il Cristo è là!”. Poi un'altra voce tra loro gridò: “Sì, è là!”
Un vento improvviso si mosse per le strade, sbattè i vestiti di quei primi cristiani e accese per un momento tutti i loro spiriti in un'unica direzione, quella appena indicata da Pietro. Poi il vento si spense, veloce com'era arrivato, e l'impeto di trasformazione finì.
 Ma bastò perché qualcuno, più d'uno, giurò ancora una volta di aver visto il Messia. Il punto indicato da Pietro si rese come per magico incanto disponibile come recipiente nel quale molta della drammatica allucinazione di massa che ancora una volta li aveva investiti venne a posarsi e distillarsi come un'essenza di proverbiali alchimisti. Sembrava far parte di un disegno — una grande inevitabilità — che questo mistico recipiente dovesse esistere tra loro, in mezzo a loro, loro che si aggrappavano l'un l'altro all'altrui allucinazione pur di dar forza e impulso alla propria, in un effetto contagio che si auto-alimentava furioso e famelico. E il senso di questo vasto disegno che tutto abbracciava nacque tra di loro esattamente al momento in cui, per un solo fatidico istante, inaspettato benché preannunciato, apparve di fronte a loro un gigantesco arcangelo celeste, colui che avevano cominciato da tempo a chiamare “Gesù”, “il Cristo”, “il Figlio di Dio”, fin dalla loro prima visione di quella misteriosa entità.
Ma se qualcuno cercava di descrivere cosa vedeva con quella visione, le sue parole si facevano confuse. Vedevano qualcosa e tuttavia non vedevano niente.
Eppure l'uomo con la barba, quel Pietro, continuava a insistere di vedere in quel vuoto in mezzo a loro proprio lui, il Messia. “Lo abbiamo visto tutti”, rassicurò un altro dei presenti. “Sì”, rispose Pietro, come a confessare una cosa che in precedenza era stata negata.
“Sì, noi lo vediamo!”, gridarono altri che di colpo si destarono, con gli occhi fissi in uno sguardo di rivelazione. Un momento dopo, questa visione parve dissolversi e loro si fecero nuovamente in disparte. Ma gli occhi degli altri seguirono questa visione, perlustrando con occhi avidi e bovini quel vuoto in mezzo a loro che la loro febbrile immaginazione stava colmando, anzi, aveva già riempito.
“C'erano cose diverse”, fece qualcuno, e qualcun altro completò il pensiero: “Ma erano tutte confuse, giravano, era tutto un turbinare di cose”.
“Ecco, ora non vediamo altro che una grande oscurità”, disse Pietro, ritrovando la voce.
Un silenzio calò sulla congregazione, e le parole che avevano pronunciato parvero scomparire in questo silenzio, attirando ancora una volta quei primi cristiani nel rifugio della passata amnesia. Ma prima che il ricordo perdesse del tutto la sua chiarezza, Pietro prese la parola ed esclamò: “È cominciato tutto qui, di nuovo come la prima volta”.
Intanto, un buio per loro innaturale si abbatteva sul pomeriggio grigio. E anche le parole di quella gente cominciarono a cambiare, così come tante cose erano cambiate nelle loro visioni. Nelle stesse voci trapelarono lamentose gride di paura e una cupa, mormorante invocazione. Presto le note più acute di quelle voci calarono e sparirono totalmente mentre i toni più profondi dell'incantesimo prevalevano. Ora tutti cantilenavano una sola parola in ipnotica armonia: “Maranatha! Maranatha!”.
E in posizione prominente c'era quello che guidava il canto, quel Cefa detto Pietro. La cacofonia risonante di voci si gonfiò, nella comunità. Perchè queste erano le voci di persone cadute in preda ad un delirio mistico. Questa era gente che soffriva di allucinazione.
Pietro alzò le mani davanti alla sua minuscola congregazione e la zittì. Quando tutti concentrarono gli sguardi su di lui, l'uomo allargò le braccia, e indicò ancora una volta nel vuoto, gridando più forte di prima: “Il Cristo è là!!!”.
Al di là di lui, nel punto indicato da Cefa, non c'era nulla ma c'era qualcosa. Un'oscurità avvolgente era discesa, e vi si scorgeva soltanto questo qualcosa, spurgando la propria radiosità nel buio che consumava quei visionari mentre capriccioso moltiplicava l'impulso feroce e irresistibile della loro allucinazione, raccogliendolo nel suo caleidoscopio di colori così densi e vari da perdersi in un'unità nera.
L'uomo che li aveva fatti radunare, quel Pietro detto Cefa, aveva parlato della Fine. E la Fine era ormai imminente. E con l'avvicinarsi del momento, quei primi cristiani andarono verso Pietro e la misteriosa splendente figura di fronte a lui, e che pareva che lui solo vedesse più di tutti gli altri. Era ben oltre le sue vecchie paure, questa gente folle e delirante. Aveva raggiunto l'osso duro dell'essere, l'Artefice della Creazione, il Cristo, Gesù : il vuoto ricolmo della luce che nessuno aveva visto mai... ...né avrebbe mai visto se non vi avesse creduto con pari intensità.
E i loro occhi guardarono quella che era la più diretta emanazione del loro dio, e che era venuto a loro per stringere il suo legame tra loro e quel dio. Lo guardarono in attesa di una parola o un gesto che portasse a compimento quel giorno trasformatosi in notte. Lo guardarono in attesa della Fine che li avrebbe liberati dall'oscurità e uniti all'apocalisse dell'irreale.
Alla fine, quella figura angelica, come fosse guidata da un capriccio del momento, disse loro come fare ciò che andava fatto.  “Oracolo del Signore…”
La storia che circolò negli anni successivi tra i primi cristiani raccontava pressappoco così:
Vi trasmisi dunque prima di tutto ciò che io stesso ricevetti che il Cristo morì per i nostri peccati, secondo le scritture, e che fu sepolto e che resuscitò il terzo giorno, secondo le scritture, e che apparve a Cefa, e poi ai Dodici; che in seguito apparve anche a oltre cinquecento fratelli, in una sola volta, i più dei quali fino al dì d'oggi sono ancora in vita, alcuni però già si sono addormentati. Apparve pure a Giacomo, e poi a tutti gli Apostoli. E finalmente dopo tutti, come all'aborto, apparve anche a me.
(1 Corinzi 15:3-8)
I dettagli di quella circostanza rimangono poco chiari, così come la sorte che ne fu dell'uomo chiamato Pietro. Nessuno di coloro la cui testimonianza è arrivata fino a noi aveva mai parlato con lui, se non quella di Paolo l'apostolo, che tuttavia non sembrava aver detto nulla ricavato da Pietro a cui non fosse già arrivato a conoscenza direttamente dal suo “Figlio in me”.
Se soltanto Paolo ci avesse detto più cose riguardo questo Pietro, forse le Origini cristiane sarebbero a noi più chiare.
Perfino così, possiamo concludere fin d'ora con un fortissimo grado di probabilità, che un “Gesù storico” non era mai esistito.

LA LEGGENDA
DI
SAN PIETRO


UN CONTRIBUTO ALLA
MITOLOGIA DEL CRISTIANESIMO

Di ARTHUR DREWS


Professore di Filosofia presso la Technische Hochschule at Karlsruhe

Tradotto da Giuseppe Ferri
Pubblicato nell'originale in tedesco come Die Petruslegende
presso Neur Frankfurter Verlag, Francoforte sul Meno, 1910.


PREFAZIONE DELL'AUTORE


Una versione precedente del presente studio è stato pubblicato con lo stesso titolo, nel giornale Freien Wort (Volume 9, Numeri 5 & 6, Giugno, 1909). Dopo essere stato consigliato da molti ambienti, l'autore offre il testo La Leggenda di San Pietro — nuovamente rielaborato ed espanso per un pubblico più ampio, nella speranza che riceverà la stessa ricezione positiva che costituì la sua fortuna quando è apparso nella sua forma originale in Freien Wort. Per gli esperti, la parte appena aggiunta sulla permanenza a Roma di San Pietro, il suo presunto ufficio come vescovo, e la sua morte a Roma conterrà difficilmente qualcosa di particolarmente nuovo. Comunque, la confusione nei circoli colti riguardante quelle materie è così grande, e l'atteggiamento di Roma così sfacciato, che per amore della verità storica non si può ripetere a sufficienza le prove che gli studiosi hanno ammassato. A questo riguardo, i critici protestanti hanno assunto fin troppo spesso un approccio esitante — di frequente per paura che col negare la realtà storica di Pietro a Roma, essi potrebbero mettere in dubbio la storicità del Pietro evangelico. Ponendo completamente da parte questo approccio, diventa chiaro che il Pietro evangelico è da ogni punto di vista tanto leggendario quanto colui che a quanto si crede fondò e guidò la chiesa romana e soffrì il martirio a Roma durante la persecuzione dei cristiani sotto Nerone. Il presente lavoro è un complemento al mio libro Il Mito di Cristo (1909) e potrebbe essere compreso meglio in relazione a quest'ultima opera. 

Karlsruhe, Ottobre 1909. Prof. Dottor Arthur Drews. 

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