lunedì 10 settembre 2018

La Leggenda di San Pietro : Pietro e Mitra

→  Lo Sfondo Mitico della Figura di Pietro

III

PIETRO E MITRA

Noi sappiamo che il culto di Mitra recitò un ruolo colossale nella vita religiosa del primo secolo  della nostra era. Fin dal tempo di Pompeo, quando Mitra penetrò per prima nell'atmosfera intellettuale del mondo occidentale, il persiano Deus Sol Invictus avanzò verso occidente in una inarrestabile processione trionfale, assorbendo dappertutto in sé oppure oscurando accanto al proprio fulgore la luce degli altri dèi che incontrava sul suo percorso. Egli conquistò una provincia romana dopo l'altra, brandito in alto dalle legioni — a cui la deità guerriera era particolarmente attraente. A Roma — specialmente dopo che era stata completata la sua fusione con il culto di Attis, e il dio aveva acquisito i tratti di un antico Giano italico (e in tal modo la personalità romana) — Mitra fu il concorrente più pericoloso che affrontò il cristianesimo durante i primi secoli della sua evoluzione. Così grande era il potere di attrazione che la religione mitraica esercitava in egual misura sui ricchi e sugli umili, che per qualche tempo potrebbe essere stato incerto se essa oppure la religione cristiana sarebbe stata la vincitrice finale nella battaglia per lo spirito. In effetti, la simpatia di una serie di Cesari le assicurò una considerazione di cui in precedenza i cristiani non potevano vantarsi. A dispetto delle ragioni date dalla Chiesa, non fu perché il mitraismo fosse inferiore al cristianesimo nella sua metafisica o nella sua etica, ma piuttosto fu a causa dell'organizzazione interna della Chiesa [96] e anche per questioni di stato che, ad un momento decisivo, sembrò desiderabile scegliere il Cristo ebraico e trascurare il persiano Mitra. Molto giustamente Robertson ha mostrato che la morte dell'imperatore Giuliano (che più di ogni altro era stato attratto dal Mitraismo) fu vista come un cattivo presagio, dal momento che egli morì (363 E.C.) in una battaglia contro i nemici più terribili del tardo Impero romano — i Persiani. Il dio persiano era condannato.
Uno dei primi atti di stato effettuati dai suoi successori, Gioviano, fu la restaurazione del cristianesimo una volta per tutte alla sua precedente posizione elevata di sola religione di stato autorizzata, come era stato stabilito precedentemente da Costantino (353 E.C.). Così giunse ad una fine il ruolo del Mitraismo nell'Occidente. Con un fanatismo che in spietatezza e crudeltà non era in alcun modo inferiore alla loro stessa persecuzione da parte dei pagani, i cristiani si scagliarono sui loro decaduti avversari e tentarono di sradicare ogni loro traccia. Ci riuscirono così bene che la religione mitraica per oltre un millennio fu sradicata dalla memoria umana. Solo proprio oggi, grazie al lavoro fondamentale e completo di Cumont (uno dei più importanti in tutta la storia religiosa), abbiamo cominciato a recuperare una comprensione dettagliata dell'essenza e del significato di Mitra e del diostrettamente associato Attis che era stato fuso con lui. [97]
Il cristianesimo trionfò sul Mitraismo, ma non senza copiare componenti importanti di una natura liturgica e cultuale dal culto della deità persiana. Specialmente il simbolismo grafico dei mitraisti fece un'impressione sulla religione cristiana, e qualcosa di esso passò nell'arte cristiana durante i primi secoli. Inoltre, i cristiani non avrebbero potuto raggiungere la loro conquista decisiva del Mitraismo se non avessero preso il suo dio nel loro stesso pantheon, se non lo avessero coperto con un mantello cristiano, e se non lo avessero trasformato in San Pietro, il “Principe degli Apostoli”. Una chiesa che desiderava governare il mondo da Roma, come Mitra/Giano aveva tentato di fare, aveva bisogno di un dio che, al pari di quest'ultimo, fosse radicato sul suolo romano e si fosse ancorato a quel  solido fondamento. La figura di Simon Pietro servì a quell'obiettivo. Il nome evocava da solo la memoria del dio persiano della roccia. Il fatto che Paolo avesse già raffigurato l'apostolo Pietro come incostante e mutevole, ma nondimeno un “pilastro” della chiesa di Gerusalemme, contribuì  anche (date le strette interrelazioni del cristianesimo e del mitraismo) a eguagliare il Pietro paolino con Mitra, Proteo, e Giano. Così fu creata la biografia dell'“uomo della roccia” evangelico. Su di lui la chiesa avrebbe potuto basare le sue pretese di autorità, proprio come i Mitraisti avevano basato la loro salvezza sul dio-pilastro persiano e Pietro.
La maniera in cui la figura di San Pietro giunse ad essere formata (a parte il contributo dato da concordanze e somiglianze puramente accidentali) è illuminata da un esempio caratteristico, quello del ben conosciuto canto del gallo appena il discepolo rinnega il suo maestro. Poiché il gallo, come araldo dell'alba e dell'aurora, pertiene tanto al simbolismo di Mitra (Crono) quanto  a quello di Giano. Ora egli appare nella storia di Pietro come emblema del risveglio dal sonno del peccato e opera come il confermato compagno del “padrone delle chiavi” alla sua presenza alla porta del cielo.
Nei vangeli, Simone è chiamato “il figlio di Giona”. Geremia [98] è dell'opinione che non c'è nessuna traccia storica nei vangeli che possa condurre ad accettare un Giona come il padre reale di Simone. In effetti, sembrerebbe che in questo nome la derivazione di Simone dal romano Giano è tanto chiara quanto il giorno: Janus (Janos in greco) è semplicemente diventato Giona. Al profeta Giona fu comandato da Jahvè di predicare ai pagani di Ninive. Egli rifiutò all'inizio di fare così, ma egli poi fu costretto da un miracolo ad obbedire alla volontà divina. [99] Simone si comporta allo stesso modo: il “figlio di Giona” faccia a faccia il centurione pagano Cornelio e la sua famiglia. Questa è quel che è chiamata “storia biblica”. [100]
Nel mio libro Il Mito di Cristo I io ho dimostrato che Cristo è un personaggio completamente mitico, e che i vangeli non descrivono, come si immagina comunemente, un uomo deificato, ma piuttosto un dio umanizzato, ed essi non contengono nessuna prova sufficiente a indurci a cercare una realtà storica dietro il suo nome. In precedenza abbiamo mostrato che entrambi i maghi trattati in Atti — Simone ed Elima — sono dèi sotto mentite spoglie di uomini e che la loro vera natura è solo poveramente celata al di sotto della loro esteriorità mortale. Ora diventa evidente che anche il Simon Pietro dei vangeli, l'“uomo roccia”, è semplicemente il “dio roccia” trasformato in forma umana. Gli stessi dèi che sono combinati nella divinità persiana colonna-e-salvatrice — precisamente Simone (Ercole), Proteo, Mitra, e Giano — hanno contribuito anche alla modellazione del personaggio di Pietro. È inconcepibile che la chiesa, pur di competere con successo col Mitraismo, copiasse semplicemente certi tratti dalle altre divinità per il suo presunto Principe degli Apostoli”. L'intera figura di Pietro è modellata secondo loro.
Se il personaggio di Pietro risale di fatto a qualche realtà storica, non può essere più di quel che troviamo nell'epistola ai Galati, dove il punto di vista ebraico della giustificazione per la legge è difeso contro la visione più liberale dell'Apostolo dei Gentili. Nel passo dal vangelo di Matteo che abbiamo citato all'inizio (Matteo 16:18s), l'equazione di Pietro con Giano et al. trova un'espressione non ambigua. A dispetto del fatto che molti credono che questo vangelo sia stato composto alla fine del primo secolo, solo con gran difficoltà la formazione della figura di Pietro a partire dal milieu mentale mitraico avrebbe potuto prendere luogo prima della metà del secondo secolo. Per nessun singolo vangelo che è arrivato fino a noi abbiamo qualche conoscenza precisa del tempo della sua origine. Al più, potremo dire che nessuno avrebbe potuto essere scritto prima dell'anno 70 E.C. Tutte le datazioni che sono state tentate a questo riguardo sono state semplicemente vaghe congetture — una tanto buona quanto un'altra. Per la maggior parte, si fanno decisioni sulla base di motivi piuttosto separati da considerazioni puramente storiche. Non sappiamo dove furono composti i vangeli e a cosa la loro forma originale potrebbe essere stata simile. Non sappiamo nulla di quale ruolo Pietro potrebbe aver giocato in possibili vangeli più antichi oppure se fosse perfino menzionato in loro. Non siamo in grado di dire alcunché circa le modifiche, le correzioni, e le aggiunte e le cancellazioni deliberate che i vangeli subirono prima di assumere la forma in cui li troviamo oggi.
Qui la fantasia potrebbe avere libero sfogo. Ma se, come indicato, la realtà storica del Pietro evangelico non può essere certificata da nessun singolo fatto sicuro, e se in questo caso stiamo trattando evidenti finzioni, tutti gli aspetti tangibili della figura di Pietro dimostrano un legame col Mitraismo — che sia in Asia Minore oppure a Roma — e non c'è nessuna contro-prova per smentire la possibilità della tesi qui presentata. [101]

NOTE

[96Il Mitraismo escludeva le donne dal culto ed era più un tipo di frammassoneria che una comunità religiosa pubblica.

[97Per il Mitraismo, in aggiunta al trattato sopra citato di Cumont e il suo estratto pubblicato sotto il titolo The Mysteries of Mithra [edizione tedesca del 1903], si veda anche il libro di Robertson, Pagan Christs, che tratta del Mitraismo nella sua terza parte, pag. 289-359.

[98] Babylonisches im Neuen Testament, pag. 92. 

[99] Giona, capitoli 1 e 3.

[100] Atti, capitolo 10.

[101] Al presente si suppone che il vangelo di Matteo fosse stato ricucito assieme a partire da vari materiali, da fonti di natura molto eterogenea, di cui una, la cosiddetta “fonte gerarchica” sembra evidentemente appartenere ad una data molto posteriore. Nondimeno, perfino se si considera che il vangelo avesse avuto il suo inizio in Palestina e che il suo redattore fosse stato un rabbi, non c'è nessuna ragione per cui non possa essere stato rielaborato successivamente con un significato universalista, e solo allora assunse il colore cattolico romano che si manifesta in maniera così inequivocabile nel suo ritratto di Pietro.

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