martedì 10 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Appendice AIl Vangelo di Pietro

(segue da qui)
APPENDICE A

IL VANGELO DI PIETRO

La data accettata generalmente per la composizione del Vangelo di Pietro è il 140 E.C.;  ma nel fissare questa data non si era tenuto conto della probabilità che fosse stato aggiunto un frammento al vangelo in nostro possesso; e a giudicare dall'analogia la probabilità è grande. I critici del Nuovo Testamento sono consci del fatto che dietro sia Matteo che Marco vi risiede un vangelo più semplice, più corto. Accade che di altri antichi vangeli apocrifi — il Protovangelo di Giacomo — siano sopravvissute numerose copie, e le ampie differenze che esistono tra i manoscritti esistenti mostrano che perfino il più antico non lo presenta nella sua forma originale. Si ritiene possibile che questo vangelo fosse stato composto nel primo secolo, ma le versioni esistenti sono successive di un bel po' rispetto a quel periodo. Sappiamo che nel secondo secolo ci furono versioni del Vangelo secondo gli Ebrei che differivano l'una dall'altra; e senza dubbio quelle erano venute in esistenza mediante un'espansione di un originale più corto. Una volta scritto un vangelo cresceva costantemente con successive edizioni, e dietro tutte loro risiede un Vangelo primitivo che è irrecuperabile. Perciò è altamente probabile che la versione sopravvissuta del Vangelo di Pietro sia una versione ampliata ed interpolata di un originale più semplice che, come potremmo concludere in realtà da una prova interna, fu composto in una data notevolmente più antica. Non è improbabile in alcun modo che questo Vangelo abbia preservato aspetti di quello primitivo che i vangeli canonici hanno perso. Essi lo soppiantarono perché furono più congeniali ai cristiani cattolici del secondo secolo. Il fatto che esso presenta aspetti gnostici non è affatto inconsistente con una data antichissima. Semmai il contrario. Scrisse Harnack: “È fuori di dubbio che la letteratura teologica ebbe la sua origine tra gli gnostici”. [1] L'informazione più antica in nostro possesso riguardante una collezione di lettere attribuite a Paolo proviene per via dello gnostico Marcione; e i più antichi commentari conosciuti sui vangeli provengono dagli gnostici. C'è un sacco di giustificazione per l'ipotesi che il Vangelo Primitivo fosse gnostico e che i nostri vangeli sinottici siano sue versioni ampliate e cattolicizzate. Marco, comunque, come hanno percepito i commentatori, ha trattenuto in qualche misura l'atmosfera gnostica.
La decisione finale riguardo al Vangelo di Pietro deve dipendere da un suo esame critico. Un esame del genere rivela il fatto che una porzione del frammento (§§ 7-10) differisce nella natura dal resto. Uno dei paragrafi (9) contiene dettagli soprannaturali del tipo che si trovano nei più tardi vangeli apocrifi. La narrazione è più circonstanziata della narrazione sinottica; è dato il nome del centurione che comandava le guardie al sepolcro; ci viene detto che sette sigilli furono impressi sulla porta del sepolcro e vengono date altre informazioni non presenti in Marco. Quei paragrafi si devono giudicare più recenti della porzione corrispondente della narrazione sinottica.
Riguardo al resto del frammento il caso è nel complesso piuttosto diverso. Abbiamo una storia più semplice e apparentemente una storia più antica. Tra Marco 15:21 e 41, ci sono approssimativamente 400 parole; il passo corrispondente nel Vangelo di Pietro possiede circa 250 parole ed è tanto carente nel dettaglio  quanto sono ridondanti i paragrafi riferiti sopra. Questa porzione della narrazione, sebbene sembra essere stata leggermente espansa da un originale ancor più semplice, veicola un'impressione di grande antichità. Non c'è nessuna menzione di Simone di Cirene, nessuna nomina del Golgota, nessuna descrizione degli scherni dei passanti, e nessuna menzione del centurione oppure delle “donne che stavano ad osservare da lontano”. Passando poi attraverso i capitoli 7-10, troviamo di nuovo nel capitolo 11 lo stile caratteristico del documento più antico. In effetti esiste una prova che anche questo paragrafo è stato espanso in qualche modo; ma l'espansione è della natura di un'elaborazione di un materiale più antico senza l'aggiunta di dettagli da Marco o da qualsiasi altra fonte conosciuta. La porzione corrispondente di Marco è 16:1-8, che comincia nominando le donne che accompagnarono Maria Maddalena al sepolcro. Nel Vangelo di Pietro non vengono dati i nomi; abbiamo semplicemente “Maria Maddalena ... prese con sé le amiche”. Il verso 7 è del tutto mancante e il verso 8, che contiene 28 parole, è rappresentato da questa dichiarazione molto concisa, “Allora le donne fuggirono impaurite”.
È degno di nota che, laddove nei capitoli 7-10 sono menzionati scribi e farisei, anziani e sacerdoti, negli altri capitoli leggiamo solo circa “gli ebrei”. È inoltre estremamente significativo che solo nei capitoli 7-10 Pilato recita qualche ruolo importante; e né c'è menzione altrove dei suoi soldati. Al di fuori di quei capitoli Pilato è nominato soltanto in due contesti — vale a dire, nel capitolo 2, che, come si è illustrato nel Capitolo 6, è in tutta probabilità un'interpolazione — e nella dichiarazione incredibile che egli sedette con Erode al processo. Per tutti i capitoli 3-6 gli ebrei sono gli attori; sono loro che innalzano la croce; sono loro che collocano sulla croce l'iscrizione “Questo è il re di Israele”, sono loro che rimuovono il corpo e lo consegnano a Giuseppe. Ogni cosa è fatta grazie all'autorità di Erode; ma nel capitolo 8 apprendiamo che gli “anziani” sono andati da Pilato con la richiesta che fornisca soldati per sorvegliare la tomba. Le due porzioni della narrazione non sono coerenti tra loro. Non c'è nulla in Marco o in Luca circa la richiesta degli anziani; ma il racconto nel Vangelo di Pietro è un'espansione di quello in Matteo, ed è ovviamente di una data successiva. Sembra impossibile che lo scrittore che nei capitoli 7-10 ha fornito un'abbondanza di dettagli assenti nei vangeli sinottici dovesse altrove aver ignorato così tanti dei dettagli che sono compresi nelle porzioni corrispondenti di Marco ed essere stato soddisfatto di presentarci un racconto così magro. Secondo ogni regola profonda di critica letteraria noi dovremmo decidere che i capitoli 7-10 sono stati inseriti in una narrazione molto più antica — una narrazione il cui autore non conosceva di alcuno dei nostri quattro vangeli.
A proposito della richiesta degli anziani di una guardia c'è un punto interessante che sembra provare che il paragrafo è un'inserzione relativamente posteriore. In Marco 15:39, leggiamo di un centurione che stava presso la croce e, “visto che dopo aver gridato così aveva reso lo spirito”, disse: “Veramente quest'uomo era Figlio di Dio”. L'interpolatore, non trovando nessuna menzione di questo centurione nell'originale Vangelo di Pietro, ed essendo determinato a non omettere la sua esclamazione, l'ha posta sulle labbra del centurione che comandava le guardie alla tomba.
La richiesta del corpo di Gesù da parte di Giuseppe sembra essere stata inclusa nel Vangelo originale. La sua richiesta, comunque, non deve essere stata fatta a Pilato ma agli ebrei che avevano rimosso Gesù dalla croce. Quest'ultima circostanza è riferita nel capitolo 6, che è chiaramente il punto appropriato per la richiesta. Nel testo esistente il capitolo 2, che segue il comando di Erode che il Signore dovrebbe essere preso, comincia così: “Si trovava là Giuseppe, l'amico di Pilato e del Signore”. Le parole “l'amico di Pilato” sembrano essere state introdotte allo scopo di spiegare perché la richiesta fu rivolta a Pilato invece che a Erode, il vero giudice e personaggio al comando. Se, come appare probabile, il paragrafo è un'interpolazione, le parole Si trovava là Giuseppe, potrebbero essere state trasferite dal loro punto appropriato nel capitolo 6, dove si adattano perfettamente. Gli ebrei sono angosciati perché l'oscurità li ha indotti a pensare che il sole sia tramontato e il corpo non sia stato sepolto come dovrebbe essere stato secondo la loro legge. Allora, nel capitolo 6, inserendo la frase in questione, dovremmo leggere: “Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l'ora nona. Si trovava là Giuseppe, l'amico del Signore, e  chiese il corpo del Signore per la sepoltura. Gli Ebrei si rallegrarono e diedero il suo corpo a Giuseppe, affinché lo seppellisse.. Si è sottolineato in precedenza che la citazione della Legge che occorre in maniera appropriata in questa circostanza sia stata duplicata nell'interpolato capitolo 2 nella risposta di Erode alla richiesta di Pilato. Potremmo notare che in questo vangelo Giuseppe non è nominato “di Arimatea”, e sotto altri aspetti il paragrafo è meno dettagliato del racconto in Marco, come si potrebbe constatare confrontando 15:42-47 con la dichiarazione relativamente spoglia nel Vangelo di Pietro, “Preso il Signore, lo lavò, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò nel suo proprio sepolcro, detto giardino di Giuseppe”.
Parecchi studiosi, compresi Sir James Frazer, Salomon Reinach, e W. Bousset, hanno osservato che, se Gesù fosse stato condannato per l'accusa di aver preteso d'essere il re degli ebrei, il governatore romano che lo condannò non avrebbe potuto ordinare in teoria che l'iscrizione “Questo è il Re dei Giudei” venisse collocata sulla croce. Questo elemento è piuttosto incompatibile col resto della narrazione. Nel Vangelo di Pietro, comunque, dove la scena della derisione è recitata dal popolo e potrebbe essere interpretata come la rappresentazione di un antico rito sacrificale, l'elemento rientra naturalmente al suo posto. Ci viene detto in questo vangelo che il popolo pose Gesù sulla sedia curule, dicendo, “Giudica con giustizia, o re di Israele!” Poi l'iscrizione, Questo è il re di Israele sul capo della vittima crocifissa è solo una continuazione della derisione. Questo elemento sembra essere un test cruciale che fornisce la dimostrazione finale che il racconto nel Vangelo di Pietro è sostanzialmente primitivo.
È un fatto interessante che Giustino trovò nelle sue Memorie la dichiarazione che “per scherno lo posero su di un seggio e gli dissero: Giudicaci”. La sostituzione di “Giudicaci” al posto di Giudica con giustizia, o re di Israele rende incerto se Giustino derivò la sua dichiarazione dal Vangelo di Pietro. Poiché c'è una ragione per credere che egli fosse familiare con quel vangelo, egli potrebbe aver avuto una sua forma più antica, dal momento che perfino i paragrafi più antichi del testo in nostro possesso sono stati alquanto espansi. Oppure Giustino potrebbe aver ridotto la dichiarazione da lui trovata. Se, comunque, egli non la prese dal Vangelo di Pietro, evidentemente era contenuta anche in qualche altro antico vangelo apocrifo. Pilato era stato introdotto nella narrazione prima del tempo dello scritto di Giustino, e l'elemento in questione non può essere stato inserito dopo l'introduzione di Pilato; deve appartenere in effetti ad una forma antichissima della narrazione. Secondo Marco la derisione da parte dei soldati di Pilato avvenne in uno spazio aperto dove non ci sarebbe stato nessuna sedia di qualche tipo. È vero che la parola greca utilizzata non significa necessariamente una sedia; ma il contesto sembra richiedere questo significato, ed è più probabile che i vangeli canonici omisero l'elemento a causa della sua incongruenza con la presunta situazione invece che a causa della sua introduzione in qualche vangelo di una data successiva. Esso non si trova nel più tardo Vangelo di Nicodemo.
L'applicazione del titolo “il Signore” a Gesù in un vangelo gnostico non è incoerente con una data antica. Il titolo capita in paragrafi delle paoline epistole che furono scritte indubbiamente nel primo secolo.

Nota


Da quando ho scritto quanto sopra io ho avuto, per la gentilezza del dottor van der Bergh van Eysinga, il vantaggio di leggere alcuni articoli pubblicati da van Manen al Theologisch Tijdschrift, 1983. Nel Vangelo di Pietro, immediatamente dopo che Gesù aveva emesso il suo unico grido, è detto che “fu assunto”. Dal momento he il corpo di Gesù pendeva ancora sulla croce, questo deve significare che il suo spirito, il suo potere, lo Spirito di Dio che era stato dentro di lui, fu assunto. Il commento di Van Manen è: “In questa concezione non c'è spazio per una resurrezione dalla morte dopo che il defunto si era trattenuto per un po' nel regno delle ombre; da cui seguirebbe che l'espressione ‘fu assunto’ apparteneva in origine ad una forma del vangelo in cui nulla era ancora riportato riguardo la resurrezione e l'ascensione di Gesù.”. La concezione, come intuiranno i lettori, è gnostica. Van Manen è stato persuaso della grande antichità di porzioni del frammento; tra le altre prove egli menziona il termine “Re di Israele”, che, come egli dice, è una forma più antica del canonico “Re dei Giudei”.

NOTE

[1] Dogmengeschichte, Volume 1, pag 230, numero 1.

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