lunedì 2 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Cristianesimo Paolino e Giovanneo (VII) — Resurrezione

(segue da qui)
CAPITOLO VII

CRISTIANESIMO PAOLINO E GIOVANNEO

11. RESURREZIONE

La parte interpolata, 6:52-56, contraddice un'altra opinione dello scrittore gnostico con le parole: “Io lo resusciterò all'ultimo giorno”. Nonostante le differenze importanti tra le dottrine di Paolo e di Giovanni, per quanto riguarda i fondamentali gnostici essi sono d'accordo, e non c'è nessuna resurrezione futura in ciascuna di loro. Lo spirito è immortale e la sua vita è continua. Lo spirito è l'uomo, “La carne non giova a nulla”. Quando Marta dice di sapere che suo fratello risorgerà di nuovo alla resurrezione dell'ultimo giorno, Gesù la corregge colle parole:
Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai.
Per Giovanni, come per Paolo, la morte del corpo non è la morte nel senso gnostico della parola “morte”; e il credente è già risorto dai morti. Un'espressione si dà a questa opinione anche in 6:51 : “Io sono il pane vivente ...  se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. Il pane dal Cielo è pane spirituale e si deve “mangiare” spiritualmente. Il pane dell'Eucarestia gnostica non era, naturalmente, in sé stesso il pane vivente; esso era solo un suo simbolo. Ma l'editore cattolico ha aggiunto al verso il suo dogma materialistico che “il pane che darò è la mia carne”.
È strano che Schmiedel, con tutta la sua perspicacia, abbia cercato perversamente di spiegare il miracolo della Resurrezione di Lazzaro a partire dal supposto fraintendimento di un'espressione simbolica in un discorso — non un discorso di Gesù. La spiegazione sa dell'antiquato Razionalismo di H. E. G. Paulus. [40] Come poteva Schmiedel aver mancato di vedere che nella sua ansia di esonerare Giovanni da “qualsiasi idea di inganno o falsificazione” oppure da “biasimevole indulgenza in fantasie” egli lo stesse deprezzando, sostituendo una dipendenza su una diceria falsa al posto di spiritualità e immaginazione? Equivarrebbe a non fare alcun servizio alla reputazione di Spenser razionalizzare le sottili allegorie della Regina delle Fate in una maniera così ridicola. Questo tipo di critica dovrebbe incolpare Bunyan per una “biasimevole indulgenza in fantasie”. Il racconto è stato spiegato come un complemento a quello del Ricco e Lazzaro in Luca. L'allegoria in Luca si conclude con le parole di Abramo al Ricco: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno resuscitasse dai morti saranno persuasi”. Il Ricco e i suoi fratelli allegorizzano gli ebrei. Nel quarto vangelo Lazzaro risorge dai morti e tuttavia gli ebrei non sono persuasi. La spiegazione potrebbe essere corretta così come va, ma è certo che il racconto in Giovanni possiede un significato più profondo di quello. [41] Lo scrittore, in realtà, prepara i suoi lettori alla sua comprensione nella dichiarazione di Gesù a Marta: “Io sono la resurrezione e la vita”. È un ritratto verbale che illustra quel passo nelle Odi di Salomone in cui i defunti nello Sheol sono portati in vita dal potere della Parola. La morte è morte spirituale. Lazzaro è un'allegoria del mondo pagano, non solo morto ma corrotto, tuttavia ancora capace di ricevere vita dalla fonte della vita, il Cristo-Logos, che parla attraverso la congregazione dei santi, la Parola collettiva. Marta, è evidente, allegorizza il giudeo-cristiano che credeva in una resurrezione del corpo e in un giorno di giudizio ed era ancora vincolato da osservanze ebraiche. Allora naturalmente Maria allegorizza il cristiano ellenistico. Marta va incontro a Gesù perché i primi cristiani furono ebrei; Maria, come i cristiani gentili, è “chiamata” (verso 28).

NOTE

[40] Per guardare da un possibile equivoco da parte di alcuni che non sono familiari con la storia dell'esegesi teologica io forse dovevo spiegare meglio che il Razionalismo qui riferito non ha nessun legame col Razionalismo della Rationalist Press Association.

[41] Non è improbabile, come mi ha sottolineato il signor A. B. Sanders, che la data del racconto in Luca sia più tarda di quella dell'allegoria giovannea.

Nessun commento: