venerdì 6 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Il Vangelo Primitivo (VIII) — Lo Scopo della Discesa del Figlio di Dio

(segue da qui)
CAPITOLO VIII


IL VANGELO PRIMITIVO

3. LO SCOPO DELLA DISCESA DEL FIGLIO DI DIO

Passare dall'idea che in un luogo e tempo imprecisato il Cristo fosse “apparso sulla terra” e fosse stato “conversante con gli uomini” ad una rappresentazione dettagliata della sua apparizione costituì un passo naturale da fare per gnostici allegorizzanti. Allora diventò necessario decidere su di un luogo e uno scopo per la sua apparizione. Dato che i primi cristiani erano stati ebrei, si indicò la Palestina come il luogo ovviamente appropriato. La Galilea fu scelta per il compimento di una profezia di Isaia [9:1-2]. [10] Per scoprire lo scopo dobbiamo consultare i primi scrittori cristiani, e la visione del Vangelo Primitivo dovrebbe essere recuperabile in Marco. Dal momento che il tempo dell'apparizione di Gesù non è dichiarato dal secondo evangelista potremo ricavare che quello rimase ancora indeterminato. Non dobbiamo penetrare in profondità nel vangelo nella nostra ricerca dello scopo; lo scrittore offre una sua chiara allusione nello stesso primo paragrafo in cui è trattato il soggetto. Egli fa questo non solo rendendo l'atto di guarigione ivi descritto il primo esercizio del potere divino del Figlio di Dio, ma anche nelle parole attribuite allo spirito impuro — “Sei venuto per distruggere noi”. E la grande importanza associata a questo esercizio di potere divino diventa manifesto in misura crescente man mano che si procede. “E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni” (1:39); “E scacciò molti demòni” (1:34); “Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi” (3:2). Nel capitolo 5 leggiamo dell'espulsione di una “legione” di spiriti impuri. Quando i dodici sono inviati essi “scacciavano molti demòni”, e ciò è considerato evidentemente come la loro opera più importante. Com'è che i commentatori trovano così poca difficoltà in questa rappresentazione? Concedendo il fatto che la fede nella possessione demoniaca fosse universale in quei giorni, e che si sarebbe immaginato che un guaritore facesse esorcismi ogni tanto, quale strano ritratto dello stato della popolazione galilea viene presentato qui? Sciami di gente indemoniata dovunque! E quant'è impressionante che l'opera principale del Figlio di Dio e dei suoi discepoli dovesse essere l'espulsione di demoni da un numero di lunatici ed epilettici? Lo scrittore può veramente aver pensato che il Figlio di Dio fosse giunto dal Cielo allo scopo di distruggere demoni di questo tipo particolare?
Si indaghi ora dagli scrittori cristiani del secondo secolo quale fosse a loro opinione lo scopo principale di Gesù nel venire nel mondo. Nella versione greca dell'Apologia di Aristide è scritto che il Figlio di Dio diventò incarnato in modo da poter richiamare gli uomini dall'errore politeistico. Tertulliano [11] dice che la missione di Cristo non fu come quella di Numa di terrorizzare villani con una moltitudine di dèi, ma di aprire gli occhi di uomini altamente acculturati ad una conoscenza della verità — ovviamente per convertirli al monoteismo. Le Apologie di Aristide e di Minucio Felice consistono quasi interamente di un argomento a favore del monoteismo contro il politeismo. Se qualcuno pensa che io abbia esagerato l'importanza associata da Marco all'espulsione di demoni ascolti Giustino (Seconda Apologia, 6):
Gesù invece è un nome che ha il significato sia di Uomo  sia di Salvatore. Infatti, come dicemmo, Egli divenne uomo, concepito per volere di Dio e Padre, per il bene degli uomini che credono in Lui e per la distruzione dei demoni.
Così, secondo Giustino, Gesù divenne uomo allo scopo di liberare i credenti dai demoni. La liberazione naturalmente dipendeva dalla fede. E Giustino, nella sua prima Apologia, 5, e altrove, dice categoricamente che gli dèi pagani sono i demoni che Gesù era venuto a distruggere. È ovvio da quelle dichiarazioni di Giustino e da quelle degli altri scrittori citati che distruzione dei demoni significa precisamente la stessa cosa del rovesciamento del politeismo. Un passo citato in precedenza dai Ritrovamenti prova che ogni pagano era creduto posseduto da uno spirito maligno, e l'identità degli dèi pagani coi demoni è dichiarata in maniera non ambigua in 1 Corinzi 10:20, “i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni”. Nessuna meraviglia che la Galilea — “Galilea dei gentili”, quindi probabilmente un simbolo del mondo gentile — brulicasse di indemoniati. Ma i demoni che Gesù era venuto a distruggere non furono quelli che causavano incapacità fisica o alienazione mentale; essi erano gli ancor più temibili corruttori dell'anima. Il significato profondo dell'urlo dello spirito impuro Sei venuto per distruggere noi è chiaro. Marco non credeva che il Figlio di Dio fosse uno psichiatra, ma lui stesso fu un allegorista. Il nome del luogo dove capitò la prima guarigione si accorda con la natura simbolica dell'episodio. Le dichiarazioni degli scrittori antichi quanto alla situazione di Cafarnao sono contradditorie, e gli archeologi biblici sono incapaci di concordare riguardo ad essa. Il nome non si trova in alcun documento esistente più antico dei vangeli; [12] ma Flavio Giuseppe [13] dice che c'era una fontana di nome Cafarnao non lontano dal lago di Genesaret. Questa dichiarazione, letta in congiunzione ai due versi di Zaccaria [13:1-2], è illuminante:
In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità. In quel giorno — dice il Signore degli eserciti — io estirperò dal paese i nomi degli idoli.
Lo scrittore fornisce in modo appropriato il nome di una sorgente al luogo dove si suppose fosse cominciata l'opera di rimozione dei nomi degli idoli e della fine dell'impurità. Il luogo stesso fu nel territorio, non della Galilea, ma della fantasia.
Il primo caso di una guarigione di questo tipo si localizza in una sinagoga; ma ciò è eccezionale. Gli ebrei erano candidati all'ottenebramento mentale tanto quanto i gentili, ma essi non erano malati spiritualmente nella stessa maniera. E tuttavia essi non furono tutti completamente “puri”. Come abbiamo visto, i cristiani rimproveravano agli ebrei la loro adorazione di angeli e di “stoicheia”. Aristide scrisse riguardo gli ebrei:
 Tuttavia anche loro si sono allontanati dalla conoscenza accurata, e suppongono nei loro pensieri di star servendo Dio; ma nel metodo delle loro azioni il loro servizio è ad angeli e non a Dio, in quanto osservano i Sabati e le nuove lune, e la Pasqua, e il grande digiuno, e il digiuno, la circoncisione e la purità delle carni.
Da qui non c'è bisogno di esser sorpresi di trovare uno spirito impuro in una sinagoga. Un uomo con una mano paralitica è guarito in una sinagoga. Riguardo a quell'episodio Girolamo scrisse nel suo commentario su Matteo:

Fino all'avvento del Salvatore la mano era paralitica nella sinagoga degli ebrei, e le opere di Dio non vi venivano fatte; dopo la sua venuta sulla terra la mano destra fu restituita agli ebrei che credevano agli apostoli e fu rimessa in servizio. 


Se nel Vangelo Primitivo l'esorcismo dei demoni era un simbolismo, sarebbe illogico non concludere che la moltitudine di cure miracolose, nella cui verità letterale nessun teologo critico crede al giorno d'oggi, siano a loro volta simbolismo. Esse furono introdotte per amor di varietà ma il loro significato è sostanzialmente lo stesso. Lo stesso Gesù dice (2:17): “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. E chiaramente egli non sta parlando di una malattia fisica. L'approccio dello scrittore all'Antico Testamento era simile a quello dell'Odista. Egli non cita mai un testo allo scopo di provare che il suo Gesù fosse il Messia — il suo Gesù non era in realtà il Messia — e citazioni di qualsiasi tipo da quella fonte sono in Marco così estremamente rare che è dubbio se ce ne fossero qualcuna  nel Vangelo Primitivo. [14] Ma lo scrittore poteva applicare, senza citarlo, un verso dai Profeti come base per la sua immagine. E sembra probabile che l'azione curativa di Gesù fu suggerita da Isaia 35:5-6 : 
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto.
Nei Profeti l'idolatria è descritta così frequentemente come “impurità” che lo scrittore probabilmente non doveva trascurare la lebbra come un suo simbolo adatto.
Dal momento che Gesù non distrusse personalmente i “demoni”, su qualsiasi ipotesi; e non convertì, perfino se fosse stato storico, alcun pagano al credo nella sua propria divinità, noi dobbiamo concludere che nella rappresentazione allegorica del rovesciamento del politeismo da parte del Figlio di Dio l'operazione del Figlio divino è ritenuta effettuarsi dallo scrittore tramite la comunità che è il suo corpo visibile. Lo scrittore, in effetti, nel contemplare l'estinzione del politeismo dev'essere stato a meditare più sul futuro che sul presente, per non dire nulla del passato.

NOTE

[10] Si confronti con Matteo 4:15. Lo scrittore del Vangelo Primitivo potrebbe aver avuto una ragione aggiuntiva per porre la scena in Galilea. Si veda Ecce Deus, pag. 98 f.

[11] Apologeticum, 21.

[12] Per le congetture degli archeologi, si veda Encyc. Bibl., Art. Cafarnao.

[13] Guerra Giudaica 3, 10, 8.

[14] Nelle epistole paoline gnostiche non ci sono citazioni dall'Antico Testamento. La presenza o assenza di citazioni del genere serve come uno strumento di discriminazione tra strati di origine diversa.

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