domenica 24 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Cristianesimo Paolino e Giovanneo (VII) — Unione con il Salvatore

(segue da qui)

CAPITOLO VII



CRISTIANESIMO PAOLINO E GIOVANNEO
  
3. UNIONE CON IL SALVATORE

Schweitzer osserva che il termine “dio-Salvatore” significa un dio che venne nel mondo per amore degli uomini, morì, e risorse dai morti, e sostiene che, dal momento che il Gesù di Paolo non è un dio, la presunta analogia tra il paolinismo e i culti misterici è falsa. Gli ebrei monoteisti non potevano pensare, naturalmente, del Cristo come un secondo dio, ma non si distrugge l'analogia perché in un caso l'essere divino che venne sulla terra e morì per gli uomini fu un dio e nell'altro il Figlio di Dio; la concezione essenziale e veramente vitale era la stessa. Sia nei culti misterici che nel cristianesimo paolino la vita eterna era creduta assicurata tramite un'unione mistica col Salvatore divino. In nessuno di essi la morte del Salvatore veniva considerata un sacrificio espiatorio. Questa concezione è estranea all'antico misticismo. L'idea centrale della dottrina paolina — cioè, immortalità mediante unione con Cristo — è rintracciabile nelle Odi di Salomone, in cui leggiamo che: “Chi è unito all’immortale, anche lui sarà immortale. ... È questo lo spirito del Signore”; e lo Spirito del Signore è la Parola: “Per il suo Cristo vita riceviamo”; e nell'Ode 41: “La sua Parola è con noi per tutto il cammino. Il salvatore che dà la vita”. Appare perfino che nella dottrina paolina anche il Cristo sia “lo Spirito del Signore”. Infatti in 1 Corinzi 1:5 ai credenti vien detto che “in lui [Cristo Gesù] siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza”. Ma in seguito apprendiamo che è dallo Spirito di Dio che viene l'arricchimento. “A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1 Corinzi 2:10). Un confronto di questo verso con quello nell'Ode 16 — La Parola del Signore scruta ciò che è invisibile e scopre il suo pensiero — mostra che lo “Spirito” dell'epistola è la “Parola” dell'Ode. Nel verso successivo la dichiarazione si fa in maniera ancor più categorica: “Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio”. Da qui il Cristo che arricchisce in termini di conoscenza divina (Gnosi) e rivela le cose nascoste di Dio dev'essere anche “lo Spirito di Dio”. Di nuovo, in Romani 8:9, leggiamo: “Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi”; e lo Spirito interiore è il Cristo con cui è misticamente unito il credente. In 2 Corinzi 3:17, l'identificazione si fa in modo abbastanza non ambiguo: “Il Signore è lo Spirito”. Il verso non è parte dell'epistola gnostica, ma la dottrina della sezione è nel complesso paolina. E nella stessa epistola gnostica l'identità sembra essere implicata proprio nei versi 5 e 17: “È Dio che ci ha dato la caparra dello Spirito. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova”. [8]
L'unione tra il mistico e il Cristo interiore qui si esprime come l'essere “in Cristo”. La stessa duplice vista dell'unione si trova nelle Odi, dove non solo la Parola dimora “nell'uomo”, ma anche “simile a me fu creduto, perché lo potessi rivestire”. E sia nelle Odi che nelle epistole gnostiche coloro che ricevono lo Spirito, che è il Figlio, diventano gli stessi figli di Dio. “Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio.” (Romani 8:14); e “Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio”; il cui significato è che attraverso un'unione con lo Spirito divino che è il Figlio di Dio l'uomo pneumatico acquista la convinzione che anche lui è un figlio.
Un'altra obiezione sollevata da Schweitzer è che nei culti pagani l'unione mistica era considerata una “deificazione”. Naturalmente quella era una sua concezione che gli gnostici ebrei non potevano assumere; ma nella misura in cui un uomo era pneumatico egli partecipava dello Spirito divino e così diventava divino in un certo senso. Il confronto rivela analogie di idee religiose. Non serve a nulla negare un'identità. Naturalmente ci furono differenze di sviluppo strutturale che corrispondevano alle differenze del contesto. Preferire la concezione cristiana è abbastanza ragionevole. Lo scrittore gnostico distingue tra l'uomo carnale e l'uomo pneumatico, come fecero in generale gli gnostici; ma la distinzione non comporta la dottrina della Predestinazione più di quanto lo comporti l'opinione filosofica che la condotta sia determinata dal carattere. Il carattere si può modificare e il peccatore diventa virtuoso. Perfino il più completo Determinismo non è la stessa cosa della dottrina teologica della Predestinazione. Senza dubbio gli gnostici credettero che la natura carnale di alcuni uomini fosse tale da non poter farli diventare spirituali, ma essi avrebbero ripudiato l'idea che Dio l'avesse predisposta così. Il loro Dio era incapace di volere alcunché di male. 

NOTE

[8Nella cristologia di Giustino, che non era stata completamente cattolicizzata, è dichiarato con enfasi che lo Spirito Santo è nient'altro che il Logos (Apol., 1:33).

Nessun commento: