venerdì 15 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : La Morte del Cristo (VI) — Il Processo da parte di Pilato

(segue da qui)

CAPITOLO VI

LA MORTE DEL CRISTO

1. IL PROCESSO DA PARTE DI PILATO

Un trattamento scientifico del soggetto richiede che il resoconto generalmente accettato della morte di Gesù dovrebbe essere esaminato criticamente. Questo è già stato fatto in vari gradi di completezza da parecchi teologi critici. I teologi vengono necessariamente a questo esame con un pregiudizio, ma il candore manifestato da alcuni di loro è lodevole, e si potrebbe ritenere che certe conclusioni importanti siano state stabilite. Tra quelle c'è la conclusione di Loisy secondo cui il processo da parte del Sinedrio non è storico. Schmiedel è giunto alla stessa conclusione; e la sua correttezza non si può dubitare quando notiamo che per la legge ebraica un processo durante la notte era proibito, e che prima che si potesse pronunciare una condanna a morte si dovevano tenere due sedute della corte separate da una notte. Inoltre è inconcepibile che i capi ebrei potessero aver fatto un arresto mediante una banda armata durante la notte in cui si consumava la Pasqua. La legge proibiva ad ognuno di lasciare casa sua quella notte. Se accettiamo la cronologia del quarto vangelo, allora, come ha osservato Schmiedel, “il quattordici di Nisan era già cominciato quando fu arrestato Gesù, così che il secondo processo non poteva essere accaduto prima del quindicesimo di Nisan, che avrebbe significato il gran giorno della festa, durante il quale, potremo esser sicuri, non si poteva tenere nessun processo”. I migliori critici moderni respingono Marco 14:61-62 come spuri, e quando si eliminano quei versi non rimane nessun'accusa che implichi la condanna a morte. Il commento di Guignebert è che “nulla è meno sicuro del processo di fronte al Sinedrio”. [1] Egli conclude infine che “la probabilità è che il Nazareno fu arrestato dalla polizia romana, giudicato, e condannato dal procuratore romano — Pilato oppure qualcun altro”.
Che cosa, allora, della storicità di questo processo? In primo luogo non esiste affatto nessuna prova di qualche azione politica da parte di Gesù che potesse aver allarmato il governatore romano. Nessun chiaro accenno quanto ai motivi per i quali Gesù fu accusato e condannato è ricavabile dai vangeli. Secondo i documenti egli fu accusato di aver desiderato farsi re degli ebrei; ma il Gesù dei vangeli non si è mai esposto a quell'accusa; i teologi critici non credono che egli abbia mai espresso un desiderio del genere, e nel resoconto del processo non si introduce nessuna prova del suo aver fatto così. Perfino se si assume che Gesù avesse deciso di non difendersi, è probabile che egli sarebbe stato silenzioso quando si fece quell'accusa? Se egli fu determinato a morire, la sua determinazione dev'essere stata per il perseguimento di qualche principio. Non ci sarebbe stato affatto alcun senso nel suo permettersi di venire messo a morte per una falsa accusa, in particolare per quella accusa. Tutti gli esempi storici dell'esecuzione di idealisti fanatici rendono certo che Gesù avrebbe rifiutato la falsa accusa e proclamato le idee per le quali egli era pronto a soffrire. Ci vien detto che quando accusato egli rispose “Tu lo dici”, il che sarebbe stato compreso come un'ammissione. Lo scrittore del quarto vangelo vide che un'ammissione del genere senza spiegazione fu incredibile, e ne fornì una. Secondo i sinottici, Gesù, avendo fatto l'ammissione, rifiutò di dire un'altra parola. Il resoconto non possiede la parvenza di realtà. Si può dare qualche spiegazione comprensibile del silenzio di Gesù al di là di Isaia 53:7 ? E chi può parlare di “Storia” in connessione con una narrazione così motivata? Alcuni critici spiegano che i discepoli non avevano nessuna possibilità di apprendere accuratamente ciò che si svolse al processo. Ma essi non ci hanno neppure trasmesso qualche conoscenza del principio per cui si crede che Gesù abbia sofferto. Se, comunque, andiamo al di là dei vangeli alla più antica letteratura cristiana, in cui non c'è nessun indizio di un'esecuzione giudiziaria, noi possiamo trovare la soluzione dell'enigma. Gesù non solleva nessuna difesa e non fa nessuna proclamazione, semplicemente perché egli doveva morire, non storicamente ma dogmaticamente, non per qualche principio o idea, ma per la salvezza dell'umanità; e i più antichi scrittori cristiani non sapevano nessun'altra ragione.
Si potrebbe menzionare l'Entrata Trionfale. Ma se quella fosse stata l'offesa Pilato sarebbe passato di colpo all'azione. Secondo Bousset questo affare fu una scena relativamente innocua e insignificante la cui natura si trasformò in seguito nella tradizione della comunità cristiana. Guignebert, comunque, offre ragioni davvero buone per respingere interamente sia questo episodio che quello della Purificazione del Tempio, [2] eseguire il quale non sarebbe stato permesso a nessun uomo privo di un'autorità ufficiale. Dopo un'analisi critica che non rende nessun risultato positivo, il professore francese non può che ricadere sulla vaga accusa ricordata da Luca secondo cui “Egli solleva il popolo insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fin qua”. Ma che cosa nell'insegnamento attribuito a Gesù nei vangeli poteva aver causato qualche preoccupazione a Pilato? Inoltre, come osserva Guignebert, “mentre Luca ricorda questa accusa egli non sa se essa fosse stata introdotta veramente; egli la ricava semplicemente dalle circostanze”. Anche Bousset, dopo una discussione critica del processo, è obbligato a concludere che “non possiamo più dire definitivamente per quale motivo Gesù fu condannato da Pilato”. [3] Pilato di fatto dichiara innocente Gesù, e date le prove egli non poteva fare nient'altro.
Pilato non potrebbe essere stato particolarmente scrupoloso, ma non era nella sua natura ingraziarsi gli ebrei condannando a morte una persona innocente. Egli non mostrò mai alcun riguardo per le suscettibilità ebraiche. Qualche forte motivo o pregiudizio potrebbe averlo indotto in teoria ad essere ingiusto, ma nel caso in questione non si può immaginare nessun motivo sufficiente. Sarebbe stato necessario porgli di fronte, non semplicemente vaghe accuse, ma una prova affidabile di un'azione politica. La giustizia romana, al pari di quella inglese, aveva una tradizione. Se la visione moderna dell'insegnamento di Gesù è corretta in qualche misura egli deve esser sembrato a Pilato una persona davvero inoffensiva; e difficilmente si può supporre che Pilato avrebbe accettato senza verificarla qualsiasi falsa dichiarazione che gli venisse fatta, assumendo che i capi ebrei fossero abbastanza malvagi da fare false accuse allo scopo di assicurarsi l'esecuzione di un uomo innocente. Non solo non abbiamo nessun diritto di assumere questo; non si può dare nessuna ragione sufficiente per un'intensità di odio che li avrebbe indotti fino a quel punto, e nessuna ragione del tutto per il clamore ostile del popolo che, secondo la storia, fu il fattore decisivo. Numerosi studiosi ebrei [4] hanno mostrato che i farisei descritti nel vangelo sono farisei del tempo in cui i vangeli furono scritti, ma non tutti loro, e che la descrizione non corrisponde a quelli dell'anno 30. L'invettiva posta sulle labbra di Gesù è l'invettiva degli scrittori, e l'odio affermato è l'odio che esisteva nel secondo secolo tra i cristiani e l'ebraismo farisaico. Secondo Guignebert i resoconti dei conflitti tra Gesù e gli scribi e farisei a Gerusalemme sono del tutto fittizi. [5] Così non si può immaginare nessuna ragione adeguata per l'esecuzione di Gesù. Alcuni teologi hanno descritto il processo da parte di Pilato come “una parodia di giustizia”. E così lo è. Ma quando in un documento, di cui perfino i critici teologici sono obbligati ad espungere come fittizio più della metà, leggiamo il resoconto di un processo da parte di un procuratore romano per il quale non si può assegnare nessun motivo ragionevole e che nel dettaglio è “una parodia di giustizia” — a cui, inoltre, non esiste nessun riferimento in ogni documento cristiano più antico nella sua forma esistente del secondo secolo — noi non siamo titolati ad assumere la sua storicità come se nulla fosse. E ci sono fatti noti che giustificano seri dubbi sul fatto che abbia avuto luogo.

NOTE

[1] Jesus, pag. 460.

[2] Jesus, pag. 228 e seguenti e 418.

[3] Kyr. Chr., pag. 56.

[4]Ad esempio, Chwolson, Friedländer, e Lublinski.

[5] Jesus, pag. 421.

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