martedì 12 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Il Nome Gesù (V) — Il Gesù dei Vangeli è Uno dei Tanti

(segue da qui)

CAPITOLO V

IL NOME GESÙ
 
3. IL GESÙ DEI VANGELI È UNO DEI TANTI

Se è inconcepibile il fatto che gli gnostici possano aver dato al loro Logos il nome di un predicatore galileo, lo è ancor meno che il capo di una minuscola banda di umili persone possa esser diventato in così breve tempo il terribile Essere descritto nel Libro dell'Apocalisse oppure il gran sommo sacerdote dell'epistola agli Ebrei, “elevato al di sopra dei cieli”, “a somiglianza di Melchisedec” che fu “senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita” ? I teologi non saranno in grado di sottrarsi  per un tempo indefinito alle enormi difficoltà da cui la loro ipotesi è oppressa.
Il Gesù dell'Inno Naasseno non possiede niente degli aspetti del Gesù dei vangeli. Egli non è nato; egli non viene a operare miracoli oppure a predicare. Egli discende dal Cielo per la liberazione dell'anima disperata (Psyche) dalla volgare materia nella quale lei è invischiata, recando agli uomini la Gnosi tramite cui poter superare le potenze soprannaturali avverse. L'autore sembra essere stato a conoscenza di certi incantesimi babilonesi in cui il dio-salvatore Marduk implora suo Padre Ea di inviarlo sulla terra per la liberazione degli uomini; ma non tradisce nessuna conoscenza di qualche vangelo.
Un altro Gesù che non è il Gesù dei vangeli si trova nell'Insegnamento dei Dodici Apostoli. È ammesso da numerosi studiosi competenti, compreso Harnack, che questo documento sia di origine ebraica. Era certamente in esistenza nel primo secolo ed è probabilmente preevangelico. Vi si fecero aggiunte considerevoli dai cristiani. [10] A parte un'ovvia interpolazione nel capitolo 8 non c'è alcun riferimento all'esistenza terrena di Gesù; ma in uno dei passi che sono eventualmente di origine ebionita è scritto: “Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo (pais). Se, come mantengono alcuni teologi, Gesù fu semplicemente un maestro etico, oppure se, come credono altri, la sua predicazione fu escatologica, le parole citate non sono applicabili a lui. Uno gnostico poteva averle scritte, perché la conoscenza che è “vita” era la Gnosi. Nel capitolo 9 ci viene detto che Gesù aveva reso noto “la santa vite di Davide”, di cui non c'è menzione in alcun vangelo, sebbene nel quarto, un vangelo gnostico, egli stesso è definito “la vite”. La “santa vite” è stata interpretata a significare la Chiesa. Ma dire che Gesù aveva “fatto conoscere” la Chiesa alla comunità non ha senso. C'è una vite anche nel mandeo Libro di Giovanni, 131-143, che si chiama Miriaï. Miriaï senza dubbio è un nome per la comunità mandea, ed è trasferito simbolicamente alla vite che è il principio vivente o anima della comunità; ma la vite non può rappresentare la stessa comunità, perché è detto che i membri si posano su di essa,consumano le sue foglie, e sorseggiano il vino del suo interno. Deve allegorizzare la fonte della vita spirituale. “Le sue foglie sono gioielli, i suoi frutti sono perle”. Ciò sarebbe un'iperbole scritta a proposito della comunità. Più avanti è chiamata l'“Albero della Vita”. Notiamo l'amore gnostico per il simbolismo. Anche la “santa vite di Davide” dev'essere un simbolo, e un simbolo di qualcosa davvero importante. Potremmo concludere che esso simboleggiava qualsiasi cosa simboleggiasse il vino della Eucarestia per la comunità in questione; e dal nome “Eucarestia” e dalla dichiarazione che Gesù l'aveva “fatto conoscere”, è chiaro che la cosa simboleggiata non era il sangue il Gesù. In realtà nel capitolo seguente il pasto eucaristico è definito espressamente “un cibo e una bevanda spirituali”, “offerto per mezzo del tuo servo”, e con quello si congiunge “la vita eterna”. Quindi qui non c'è nessun riferimento alla Chiesa cattolica oppure al sacramento cattolico. Potrebbe esserci stata qualche associazione simbolica tra questa Eucarestia e un “nuovo patto” suggerito dal salmo 89:3 : “Io, dice l'Eterno, ho fatto un patto col mio eletto; ho fatto questo giuramento a Davide, mio servitore”. Il Gesù di questo documento non è “figlio di Davide”, egli è il “servo” (pais) di Dio.
Nello gnostico Libro di Baruc abbiamo ancora un altro Gesù, che è un pastore e non ha praticamente nulla in comune col Gesù dei vangeli al di là del fatto dogmatico della sua morte. Il libro esprime allegoricamente la dottrina di una comunità gnostica ebraica. Lipsius conclude che questa dottrina poteva essere esistita molto tempo prima del cristianesimo. [11] Lublinski ha dimostrato la data antica della sua origine. [12]
Una spiegazione ragionevole di tutta questa diversità sarebbe che il nome Gesù possiede una connotazione divina, non essendo stato associato nei casi citati sopra ad un personaggio conosciuto. Una prova che si aspettava la riapparizione di Giosuè, oppure che si credeva che fosse riapparso, si trova negli Oracoli Sibillini:
Allora di nuovo verrà dal cielo un uomo eccelso, lui che distese le mani sul legno fruttifero, il migliore tra gli ebrei, lui che una volta fermò il sole chiamandolo con belle parole e con labbra pure.

Il paragrafo degli Oracoli in qui occorrono quelle parole si ritiene essere stato scritto intorno all'anno 80, ma il credo espresso in loro dev'essere stato già corrente. E, siccome gli Oracoli sono profezie fatte apparentemente ad una data davvero molto più antica, gli eventi predetti erano capitati prima che il libro venisse scritto. Quindi non è impossibile che si credeva che la riapparizione di Giosuè fosse accaduta. Lo scrittore era un ebreo. I commentatori potrebbero assumere che egli si stesse riferendo al Gesù dei vangeli; ma non c'è nessuna prova che egli fosse a conoscenza di un vangelo. Ciò che si prova è l'esistenza di un'aspettativa tra gli ebrei del fatto che Giosuè sarebbe venuto di nuovo dal Cielo. E dal momento che i Perati credevano che Giuseppe fosse riapparso come una manifestazione del Cristo, altri ebrei possono aver creduto che Giosuè fosse riapparso come una manifestazione del Cristo. La frase “il legno fruttifero” non sembra come una descrizione della croce di Gesù. Potrebbe riflettere una conoscenza dell'antica pratica ebraica di appendere il cadavere di una vittima sacrificale ad un albero. Ma potrebbe anche comportare il ricordo di un Gesù — Gesù ben Pandera — che, essendo reputato un operatore di meraviglie, era stato realmente appeso ad un albero dopo la lapidazione. Probabilmente una conoscenza generale riguardo questo Gesù fu davvero vaga, ma il fatto potrebbe aver servito a portare all'attenzione un credo religioso. Il signor Hugh Schonfield [13] ha riprodotto per i lettori inglesi il risultato dell'analisi di Samuel Krauss del libro ebraico Toledoth Jeschu, che mostra che un'opera molto antica è stata espansa da aggiunte posteriori. Il libro è stato espanso dalla conoscenza dei vangeli, ma il suo nucleo sembra essere stato un racconto preevangelico di Jeschu ben Pandera. Riferimenti nel Talmud a questo Jeschu suggerisce piuttosto che qualche storia di cui lui era il soggetto fosse in esistenza ad una data molto antica. E se la storia era nota ai primi cristiani la copiatura non ha bisogno di esserci stata tutta in una sola direzione. In Toledoth Jeschu 4:25, leggiamo al riguardo della morte di ben Pandera:
Quando lo lasciarono sospeso fino al pomeriggio, lo portarono giù dall'albero, perché così è scritto [Deuteronomio 21:23]. Poi lo seppellirono.


A questo si potrebbe paragonare Atti 13:29 :
E dopo che avevano compiute tutte le cose che erano scritte di lui, lo trassero giù dal legno, e lo posero in un sepolcro.


in congiunzione con Atti 10:39, dove è detto che Gesù fu ucciso e appeso ad un albero dagli ebrei. La dichiarazione che furono gli ebrei, dopo aver ucciso Gesù, a rimuoverlo dall'albero punta a qualche fonte indipendente dalla narrazione evangelica, e probabilmente di parecchio più antica al suo confronto — una fonte che non aveva nulla da dire o di Giuseppe di Arimatea oppure di Pilato — e non è affatto inconcepibile che questa fonte possa essere stata il racconto della morte di ben Pandera che è stata inclusa nel Toledoth Jeschu. È improbabile, comunque, che il nome stesso venisse preso da questo oppure da qualche altro uomo. E neppure è probabile che il Cristo fosse identificato veramente con ben Pandera. La conoscenza che un Gesù operatore di miracoli fosse stato messo a morte dagli ebrei poteva semplicemente aggiungere sostanza ad un dogma in evoluzione. In un periodo quando si tenevano intorno a Giosuè credi del tipo che sono stati indicati, e quando si immaginava che il Cristo si fosse manifestato in Giuseppe e in Mosè, sarebbe in effetti straordinario se nessuno avesse avanzato l'idea che egli fosse apparso come “il migliore degli ebrei”. Abbiamo diritto di concludere che il credo esisteva molto tempo prima il tempo di Origene e perfino prima che fosse stato scritto ogni vangelo. All'inizio la data della presunta apparizione del Cristo nel corpo di Giosuè sarebbe stata altrettanto indefinita come lo fu tra gli ebioniti gnostici quella della sua presunta apparizione nel corpo di Adamo.


NOTE

[10] Un buon resoconto dell'Insegnamento si troverà in The Jesus Problem di J. M. Robertson, Appendice A.

[11Drews, Die Ents. des Chris., pag. 116.

[12Die Ents. des Chris., 1:152.

[13According to the Hebrews.

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