martedì 29 maggio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Le Odi di Salomone: Loro Natura e Probabile Data (II) — La Loro Data Probabile

(segue da qui)

CAPITOLO II

LE ODI DI SALOMONE: LORO NATURA E PROBABILE DATA

3. LA LORO DATA PROBABILE

La questione della data non si può decidere finalmente finché la dottrina delle Odi non sia stata esaminata in dettaglio. Da ciò che è stato scritto fin qui il lettore probabilmente avrà ricavato l'impressione che esse devono essere antiche. Dal fatto che furono incluse ad uno specifico tempo tra i testi dell'Antico Testamento si potrebbe inferire che furono scritte prima dell'anno 70, dopo la cui data l'ebraismo diventò farisaico e tutti gli scritti ebraici ritenuti eterodossi furono proscritti. Solo coloro che i cristiani trovarono più o meno congeniali sono sopravvissuti. E dal momento che la comunità O, al pari degli esseni, dei terapeuti, e dei mandei, era certamente una setta ebraica, sebbene una eterodossa, dev'essere stata in esistenza per qualche tempo prima dell'espugnazione di Gerusalemme da parte di Tito. Dopo quell'evento nessun ebreo ellenistico può essere stato permesso entro il recinto dell'ebraismo, che allora assunse la stessa natura esclusiva che ha preservato fino ad ora; e nessuna setta ellenistica può essere entrata in esistenza al suo interno.
La stessa natura primitiva dello gnosticismo, che ha maggiore affinità con la dottrina della Sapienza di Salomone piuttosto che con quella dei più antichi eretici gnostici a noi noti, indica una data che non può essere più tarda rispetto alla metà del primo secolo e potrebbe essere più antica di parecchio. La dottrina della Sapienza-Parola delle Odi sembra essersi sviluppata nella stessa regione della speculazione ellenistica ebraica che produsse la dottrina della Sofia-Logos di Filone; ma in Filone si vede che la dottrina ha raggiunto una fase alquanto successiva del suo sviluppo. W. Bousset identifica nella dottrina di Filone l'influenza diretta di quel misticismo orientale che è così di gran lunga più evidente nello gnosticismo successivo; ma l'aumento di complessità osservabile nel passaggio dalla Sapienza di Salomone alle Odi è così leggero che è improbabile un intervallo di tempo considerevole tra le date di composizione di quelle due opere. Avremmo potuto così ricavare ragionevolmente per le Odi una data non più tarda dei primi anni del primo secolo. Harnack giunse alla conclusione che nella loro forma originale esse furono prodotte da qualche parte intorno all'anno 30; e dato che il pregiudizio dei teologi era datarle il più tardi possibile, questa data poteva essere presa come il limite più basso. Era presa di fatto così da Grimme, secondo cui esse furono scritte tra gli anni 100 A.E.C. e 30 E.C. È possibile, comunque, avvicinare i suoi limiti, dal momento che la Sapienza di Salomone dev'essere stata nota allo scrittore e qualche tempo si deve permettere per uno sviluppo, sulla cui base si potrebbe sostituire l'80 E.C. al limite superiore proposto da Grimme del 100 A.E.C., e c'è ragione per pensare che il suo limite inferiore sia fin troppo basso.
I fatti che nei cataloghi antichi i Salmi e le Odi di Salomone sono sempre accoppiati assieme e che nei manoscritti esistenti sono associati assieme e perfino numerati proprio in maniera consecutiva, col primo dei salmi che era numerato 43 a seguire l'ultima delle Odi, che è la 42, si potrebbero prendere per un indizio che furono prodotti approssimativamente nello stesso periodo. Le somiglianze nel pensiero e nell'espressione sono percettibili, come se fossero state modellate sotto un'influenza comune. La prospettiva religiosa fondamentale è di certo davvero differente; ma i salmi, a dispetto della loro natura giudaica, sembrano essere state influenzate ad una certa misura dal pensiero religioso che si è espresso nella Sapienza di Salomone. Concordano con le Odi nella negazione di una resurrezione del corpo e nella proclamazione dell'immortalità dell'anima. Per un confronto si allegano un po' di versi dai salmi : 

Infatti la vita dei giusti é per sempre, mentre i peccatori saranno portati alla rovina e non si potrà più trovare ricordo di loro.
Coloro che temono il Signore si rialzeranno per la vita eterna e la loro vita sarà nella luce del Signore e non finirà più.
E chi é la speranza del misero e del povero, se non tu, Signore? E tu presti ascolto: infatti chi é buono e comprensivo all'infuori di te?
Beato l'uomo il cui cuore é pronto ad invocare il nome del Signore: poiché ricorda il nome del Signore sarà salvato.  

Coll'ultimo verso si potrebbe paragonare in particolare la frase nell'Ode 25, citata sopra: “Divenni del Signore nel nome del Signore”. E in alcune delle Odi leggiamo della “bontà” e della “comprensione” del Signore. Ma le rassomiglianze vanno abbastanza al di là della generalità per rendere probabile il fatto che lo scrittore di una delle opere fosse familiare con l'altra, e non sembra neppure impossibile che passi in almeno due dei salmi siano dipendenti su passi delle Odi. Si sa dall'evidenza interna che i salmi furono composti lungo una serie di anni durante cui accadde la conquista di Gerusalemme da parte di Pompeo, e nel salmo 2 la morte di Pompeo (48 A.E.C.) è allusa. Ad opinione dei migliori critici i limiti probabili della data sono 70 e 40 A.E.C. Ora siccome ci sono quarantadue Odi, in confronto a diciotto Salmi, è probabile che la composizione delle prime si estendesse a sua volta su un periodo di anni, nel cui caso i periodi avrebbero potuto sovrapporsi, così che un po' dei salmi potrebbero essere stati scritti in una data successiva rispetto alla più antica delle Odi. Nel Salmo 14 troviamo le parole seguenti:

Il Paradiso del Signore, gli alberi della vita, sono i suoi pii. Essi sono piantati in modo da rimanere radicati per l'eternità, non saranno sradicati per tutti i giorni del cielo. La parte e l'eredità di Dio é Israele. Ma non così i peccatori e i trasgressori.
Se quei versi si confrontano con quelli citati in precedenza dall'Ode 38, si vedrà che entrambi i passi si basano sui salmi canonici 52 e 92; ma c'è una curiosa divergenza nel caso del salmo salomonico. Nell'Ode, come nel salmo canonico, l'uomo giusto è paragonato ad un albero fecondo, una metafora naturale e appropriata. Ma nel salmo salomonico abbiamo un riferimento al Paradiso, in cui i santi son detti gli alberi della vita. Potremo perciò investigare da dove il salmista derivò quest'idea; e nell'analisi delle Odi troviamo nell'Ode 20 una menzione del Paradiso e dell'albero del Signore che vi cresceva. Se c'è una dipendenza qui è il Salmista che era dipendente sull'Odista. Spingendoci un po' più ulteriormente, comunque, e speculando riguardo al motivo dello scrittore, potremmo forse identificarlo nell'enfasi piuttosto superflua con cui, a meno di non star scrivendo con intento polemico, asserisce che i santi nel Paradiso, la porzione del Signore e la sua eredità, sono il popolo di Israele. L'Odista, con la sua prospettiva universalista, invita tutti coloro che si affideranno alla grazia del Signore a venire nel suo Paradiso e fare una ghirlanda dal suo albero. È possibile immaginare il Salmista obiettare a questo e replicare: “No! Gli alberi della vita non devono essere toccati da nessuno. Gli alberi della vita sono i santi e i santi sono gli eletti di Israele”. L'identificazione dei santi con gli alberi della vita nel Paradiso è davvero artificiale. È decisamente più naturale pensare all'albero della vita come di un albero da cui può essere raccolta una ghirlanda datrice di vita. Nella misura in cui va, perciò, il paragone sembra indicare la priorità dell'Ode.
C'è un riferimento al Paradiso anche nell'Ode 11: 

Egli mi condusse nel suo Paradiso. Felici, Signore, son quelli piantati nella tua terra, quelli che un posto hanno nel tuo paradiso, crescono col crescere dei tuoi alberi.
La prima e l'ultima riga mostrano che in questo passo i santi non sono identificati con gli alberi che crescono nel Paradiso. La parola “piantati” è così solo un modo figurato per dire che i santi sono collocati dal Signore nel suo Paradiso e insediati là.
Un altro caso è nell'Ode 41, un cui verso — “presso di lui i suoi figli saranno riconosciuti” — è stato paragonato in precedenza con Salmo di Salomone 17:30, il quale c'è ragione di credere che sia di una data relativamente successiva. Il pensiero dell'Odista è un pensiero che gli sarebbe abbastanza naturale, e non esiste la minima ragione per supporre che fosse suggerito dal verso corrispondente del salmo, in cui il pensiero, di fatto, non è lo stesso. La dichiarazione esprime l'universalismo dello scrittore; il significato è che Dio conosce i suoi propri figli, di qualunque razza possa capitare che siano. Non sarebbe stato necessario dire che Dio conosceva il suo proprio popolo eletto, gli ebrei. Il salmista, comunque, sta scrivendo a proposito del popolo santo gli ebrei, naturalmente che sarà raccolto assieme dal Messia, e poi dice, in maniera piuttosto superflua: “infatti li conoscerà perché sono tutti figli del loro Dio. Qui di nuovo, se c'è una dipendenza, c'è una leggera presunzione che l'Ode fosse stata scritta prima del salmo.
Quelle coincidenze sembrano creare qualche misura di probabilità, ma la loro natura non è tale da ammettere una conclusione fiduciosa riguardo alla relativa priorità dei salmi e delle Odi in questione. Riesaminando l'evidenza nel complesso, comunque, potremmo trovarvi una giustificazione insufficiente per un riavvicinamento dei limiti di Grimme almeno fino al punto di collocare la composizione delle Odi nel periodo tra l'anno 80 A.E.C. e gli ultimi anni dell'ultimo secolo pre-cristiano. Quando abbiamo esaminato la dottrina delle Odi più minuziosamente e l'abbiamo confrontata con quella dei più antichi documenti cristiani, ricaveremo una conferma di questa datazione.
L'Odista era bilingue, poiché se l'opinione migliore sembra essere che scrisse in siriaco e utilizzò sia fonti ebraiche che siriache, c'è una prova dell'utilizzo della Septuaginta greca. Questa circostanza avrebbe potuto spiegarsi supponendo la presenza di più di uno scrittore. L'unità di stile potrebbe essere dovuta allora forse al fatto che la fraseologia di un certo tipo era diventata stereotipata nella comunità. Qualche leggera variazione dottrinale è osservabile, sebbene difficilmente sufficiente per provare che le Odi non fossero state scritte tutte dalla stessa persona. Si potrebbe spiegare ipotizzando che il periodo di composizione si estendesse lungo un numero di anni; oppure ipotizzando che la dottrina fosse ancora alquanto fluida, non essendosi ancora cristallizzata in dogmi rigidamente definiti. Un'inchiesta critica libera da preconcetti esistenti è desiderabile.
Harris offre ragioni per pensare che il luogo di composizione delle Odi fosse Antiochia. Sembrano essere state note ad Ignazio. Un pezzo interessante della prova è la menzione nell'Ode 11 di “acqua parlante”. Harris sottolinea la presenza di una “fontana parlante” a Dafne, un sobborgo di Antiochia. L'espressione si trova anche nell'ignaziana Epistola ai Romani, 7 : “Un'acqua viva mi parla dentro”. È degno di nota a questo proposito che secondo gli Atti degli Apostoli c'era ad Antiochia ad una data molto antica una comunità importante di cristiani che avevano respinto la Legge mosaica. Paolo, sembra, era un maestro in questa chiesa, che è detta composta principalmente da greci. Niente si può ricavare dalle dichiarazioni di Atti in relazione alla data della sua fondazione, o della sua dottrina primitiva.   

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