mercoledì 11 aprile 2018

Della fantasticata violenza sessuale applicata al Gesù di carta

 ABUSO: Si insinua talvolta nella Chiesa, nonostante le vigili cure della divinità; soluzione: tali abusi, quando fanno troppo parlare, vengono emendati. D'altronde, solo le persone senza fede scorgono gli abusi; quelle che ne hanno abbastanza non li vedono mai.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

È risaputo che, a volte, nella speranza di tagliare il nodo gordiano sempre più stretto rappresentato dalle enigmatiche allegorie altrimenti note come vangeli, i folli apologeti cristiani sotto mentite spoglie di accademici osano avventurarsi oltre la linea profondamente accidentata del vero metodo storico e infrangere la regola del puro e semplice buon senso qua e là. Si potrebbe essere tentati di liquidare tali violazioni del senso comune come sciocchezze, o ammirarle per la loro temerarietà purché si giunga almeno (sic) a qualcosa di “certo” tra le mani; ma non solo i risultati ottenuti non sono quelli agognati, resta il fatto che i veri storici (e Richard Carrier è un vero storico) non esiterebbero a giudicare tali violazioni vere e proprie “fallacie logiche del possibiliter ergo probabiliter”: solo perché una lettura di un particolare episodio evangelico è “possibile”, non significa affatto che è ipso facto  “probabile”, sebbene tale diventa miracolosamente (!) agli occhi del demente folle apologeta cristiano. Ma questa volta, mentre stavano per commettere l'ennesima di queste stupidissime fallacie, la logica è stata l'ultima cosa di cui i prof. Katie Edwards e David Tombs si siano davvero preoccupati, pur di cimentarsi goffamente nell'ennesima lettura letteralista di un'allegoria sperando di ricavarne qualcosa da vendere come “storicamente vero” ai (dementi) cristiani odierni.  

Il merito è stato del neoateo Jerry Coyne, quello di aver denunciato questa intrinseca illogicità nel cervello dei folli apologeti cristiani Edwards e Tombs, in un articolo opportunamente tradotto liberamente in italiano grazie a “roxi” e ora riportato sul mio blog:

Due studiosi: Gesù fu una vittima #Me Too perché venne spogliato prima della Crocifissione



The Conversation, che io pensavo fosse un sito per discorsi intellettuali (il suo motto è “rigore accademico, eleganza giornalistica”), sta incrementando sempre più la pubblicazione di pezzi bizzarri che mancano di rigore ed eleganza. Uno di questi, di Katie Edwards e David Tombs, insiste nel trascinare Gesù nel dibattito odierno sulle molestie sessuali, sostenendo che poiché Gesù è stato spogliato durante la crocifissione, si dovrebbe riconoscerlo come vittima di abuso e violenza sessuale. Questo è lo screenshot del titolo di questo pessimo pezzo:



e questo l’indirizzo per leggerlo.

La dottoressa Katie Edwards è direttrice del SIIBS [Sheffield Institute for Interdisciplinary Biblical Studies] e professore associato di Cultura e Società Contemporanea e partecipa a The Shiloh Project: Rape Culture, Religion and The Bible, (Progetto Shiloh: Cultura dello stupro, Religione e la Bibbia), una joint venture delle Università di Sheffield, Leeds e Auckland. Tombs ha la cattedra “Howard Paterson” di Teologia e Questioni Pubbliche presso l'Università di Otago. Entrambi insistono affinché prestiamo attenzione al fatto che Gesù fu denudato come parte della sua crocifissione. Ed entrambi apparentemente vedono tutto questo come una realtà storica.

Come ho appena verificato leggendo i brani dei quattro vangeli che trattano della crocifissione, la maggior parte menziona il denudamento di Gesù. Sebbene Luca non registra alcun denudamento, Matteo, Marco e Giovanni dicono che Gesù fu prima ammantato in una veste per deriderlo come Re dei Giudei, e poi la veste venne tolta e Gesù si recò al luogo della crocifissione. Lì, sembra che fu spogliato, perché i suoi vestiti furono “spartiti” (spartiti tra i soldati) dopo che fu appeso sulla croce. Ma non era nudo mentre trascinava la croce sul Golgota.

Ciò nonostante, The Conversation consente a questi due autori, che a quanto pare hanno troppo tempo da perdere, di denunciare gli abusi sessuali subiti da Gesù, che consistevano unicamente nella sua spogliazione pre-crocifissione.

Alcune citazioni:
Con questo in mente, durante questo periodo di Quaresima, sembra particolarmente appropriato ricordare il denudamento di Gesù — e chiamarlo per quello che doveva essere: una potente manifestazione di umiliazione e violenza di genere, che dovrebbe essere riconosciuta come un atto di violenza e abuso sessuale”. 
L'idea che Gesù stesso abbia subito abusi sessuali può sembrare strana o scioccante all'inizio, ma la crocifissione era una punizione suprema e il denudamento e l'esposizione delle vittime non erano un elemento accidentale o casuale. Era un'azione deliberata che i Romani usavano per umiliare e degradare coloro che desideravano punire. Significava che la crocifissione era più che semplicemente fisica, era anche una devastante punizione emotiva e psicologica. [Si noti che qui non parlano di abusi sessuali.] 
La convenzione nell'arte cristiana di coprire la nudità di Cristo sulla croce con un perizoma è forse una risposta comprensibile alla presunta umiliazione della crocifissione romana. Ma questo non dovrebbe impedirci di riconoscere che la realtà storica sarebbe stata molto diversa.

Realtà storica? Non sanno, Edwards e Tombs, che non c’è nessuna prova extra-biblica della crocifissione, e nulla al di fuori delle scritture che dice che fu spogliato? Nemmeno lontanamente prendono in considerazione la possibilità che questa storia sia fittizia, nonostante forse si sarebbero potuti limitare a dire in risposta: “Beh, è stato vittima di abusi sessuali nella finzione! Questo è altrettanto importante”.

E come sappiamo che non ci sarebbe stato un perizoma a sostituire le vesti di Gesù? Non abbiamo una realtà storica, poiché non c'è modo di controllare le cose inventate nella Bibbia. Infatti, non ci sono prove extra-bibliche di un personaggio su cui si fosse basato il Gesù dei vangeli, sebbene i teologi si ingarbuglino nel cercare di affermare che la Bibbia stessa è sufficiente a provare l'esistenza di Gesù se non la sua divinità. (Allo stesso modo, Paul Bunyan è una prova sufficiente dell’esistenza di un bue gigante blu, e Beowulf di quella di un temibile mostro di nome Grendel).

Spogliare Gesù, anche se fosse accaduto, molto probabilmente sarebbe equivalso ad umiliarlo, non ad abusarlo sessualmente. Eppure, gli autori filtrano i moscerini [e ingoiano i cammelli, Matteo 23:24] per considerare questo denudamento non solo umiliazione o semplice abuso, ma anche abuso sessuale.

Mi sembra che se l'abuso deve avere un aspetto “sessuale”, allora in esso deve esserci stato qualcosa di collegato al sesso. Gesù non fu guardato lascivamente (almeno, i vangeli non ne parlano), né fu violato sessualmente. Sebbene gli autori dicano che se Gesù fosse stato una donna, l'abuso sessuale sarebbe stato ovvio, non me la berrei, perché è più probabile che  una donna nuda sia oggetto di attenzione sessuale rispetto ad un uomo nudo. Un'interpretazione altrettanto plausibile è che, essendo stato spogliato dei suoi vestiti, come lo fu Vercingetorige nel paragrafo sotto, fu privato della sua autorità e della sua dignità:
 Alcuni scettici potrebbero rispondere che spogliare un prigioniero potrebbe essere una forma di violenza o abuso, ma è fuorviante chiamarla “violenza sessuale” o “abuso sessuale”. Eppure, se lo scopo era quello di umiliare il prigioniero ed esporlo alla burla degli altri, e se il denudamento è fatto contro la sua volontà e come maniera per disonorarlo in pubblico, allora riconoscerlo come una forma di violenza sessuale o abuso sessuale sembra del tutto giustificato. Il modo in cui il denudamento di Vercingetorige, il re degli Arverni, è raffigurato nel primo episodio della prima serie della serie “Roma” dell’emittente tv HBO, è un esempio di questo. 



Wikipedia, tra parentesi, racconta una storia diversa del fato di Vercingetorige:
 Secondo Plutarco, Caes. 27,8-10, Vercingetorige si arrese in modo drammatico, cavalcando col suo cavallo meravigliosamente adornato fuori da Alesia e attorno al campo di Cesare, prima di scendere di fronte a Cesare, spogliarsi della sua armatura e sedersi ai piedi del suo avversario, dove rimase immobile finché non fu portato via. Cesare fornisce una contraddizione di prima mano di questo racconto, De Bell. Gal. 7,89, che descrive la resa di Vercingetorige molto più modestamente. Fu imprigionato nel carcere Tulliano a Roma per quasi sei anni, prima di essere esposto pubblicamente nel trionfo di Cesare nel 46 A.E.C. Fu giustiziato dopo il trionfo, probabilmente per strangolamento, in prigione, secondo l’antica usanza.



Alla fine, perché è così importante per gli autori affermare che Gesù è stato vittima di abusi sessuali? Perché, affermano, se non riconosciamo l'aspetto dell'umiliazione sessuale della crocifissione, saremo contrari a riconoscere gli abusi sessuali nella nostra stessa società!

Non si tratta solo di correggere la documentazione storica. Se Gesù è indicato come una vittima di abusi sessuali, potrebbe fare un'enorme differenza su come le chiese si impegnano con movimenti come #MeToo e su come promuovono il cambiamento nella società in generale. Questo potrebbe contribuire in modo significativo a un cambiamento positivo in molti paesi, e specialmente nelle società in cui la maggioranza delle persone si identifica come cristiana.

UNA ENORME DIFFERENZA? Questi autori vivono nel mondo delle nuvole? Ma aspettate, c'è dell'altro!
 . . . Potremmo non volerci soffermare sull'inquietante umiliazione della crocifissione per tutto l'anno, ma nemmeno è giusto dimenticarsene completamente. L'abuso sessuale di Gesù è una parte mancante racconti della storia della Passione e della Pasqua. È appropriato riconoscere Gesù come vittima di violenza sessuale per affrontare il continuo stigma per quelli che hanno subito abusi sessuali, specialmente uomini. 
La Quaresima offre un periodo in cui questa cruda realtà della crocifissione può essere ricordata e collegata alle importanti domande che movimenti come #MeToo stanno sollevando per le chiese e per la società in generale. Una volta che riconosciamo l'abuso sessuale di Gesù, forse saremo più disposti a riconoscere l'abuso sessuale nei nostri contesti. 



Non c'è niente, sembra, che non possa essere infilato nel movimento contro l'abuso sessuale delle donne, da parte di teologi che vogliono disperatamente essere rilevanti. Ma non abbiamo bisogno della teologia per avere questa importante discussione. Sì, anche gli uomini possono essere abusati sessualmente, ma dov'è la dimensione “sessuale” della crocifissione? Infatti, trascinare personaggi fittizi nel movimento (e potremmo anche includere le vittime di stupro nei romanzi The Raj Quartet e A Passage to India) non fa assolutamente nulla per aiutare le donne vittime di abusi. Edwards e Tombs sono seri sull'urgenza di riconoscere l'abuso di Gesù come un aiuto per riconoscere l'abuso delle donne (e di alcuni uomini) nel presente? Devi essere o un pazzo o un teologo intersettoriale per pensare una cosa del genere.

Tutto ciò dimostra che i teologi hanno troppo tempo da perdere, come ci si aspetta quando studiano, come dice Dan Barker, “Un soggetto senza oggetto”. E vogliono che le loro polverose vecchie opere di finzione rimangano rilevanti.
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POST-SCRIPTUM: Trovo anche assai perspicace il caustico commento di un certo “Peter N” nel blog di Coyne sul tema in questione:

Quei profondi pensatori dovrebbero sapere, anche meglio di noi pagani, che l'intera storia della crocifissione non è storica, è solo una retorica allegorica del 22° Salmo. Ovviamente Gesù fu spogliato prima di essere crocifisso — in quale altro modo quei soldati avrebbero tirato a sorte per dividersi i suoi vestiti (soddisfacendo in tal modo il Salmo 23:18)? 
Se fossero davvero preoccupati dell'abuso sessuale nel Nuovo Testamento, avrebbero scavato nella curiosa relazione di Gesù con il ragazzo nudo visto scappare in Marco 14:51.
L'ultima implicazione (un sottile caso di Reductio ad Absurdum) è particolarmente vera per chi insiste ancora (sic) su una goffa lettura letteralista dei vangeli.

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