giovedì 17 agosto 2017

Cristo: Mito o Realtà ? (VII)

(continua da qui)
Malato di Mente
(secondo J. Meslier, A. Binet-Sanglé e Ya. Mints)
È difficile dire chi fu il primo a presentare una visione così sprezzante di Cristo. La sua prima chiara dichiarazione si trova nel libro Testamento di Jean Meslier, un prete cattolico francese che visse alla fine del 17-esimo e all'inizio del 18-esimo secolo. Divenne noto solo dopo la sua morte che per tutta la sua vita egli era stato un ateo senza compromessi.

L'attitudine di Meslier verso tutte le religioni, tra cui il cristianesimo, fu totalmente negativa e ostile. Il tono con cui egli parlò della religione e del cristianesimo e di Cristo è estremamente critico e la lingua che usò in tali occasioni è quasi offensiva. Ma la sua attitudine è un'attitudine comprensibile. Quello era il tempo dell'Inquisizione quando la Chiesa aveva piena influenza sulle vite e sul destino delle persone, se non sulle loro menti. Chiunque avesse espresso apertamente un'opposizione, per quanto mite, ai dogmi cristiani rischiava di essere bruciato sul rogo. Per tutta la sua vita Meslier dovette trattenere per sè stesso le proprie opinioni mentre eseguiva i suoi doveri come prete di campagna. Non è sorprendente, perciò, che dovesse ribollire di rabbia e potesse trovare sollievo solo quando era da solo col suo manoscritto. Era anche un tempo in cui l'atmosfera sociale era altamente carica di tensione, siccome crescevano le contraddizioni tra l'aristocrazia feudale, che aveva il sostegno della Chiesa, e le grandi masse che stavano agognando un cambiamento. In breve, era la vigilia della Rivoluzione Francese Borghese.

Ma non solo Meslier, ma anche gli ideologi dell'Illuminismo francese considerarono il cristianesimo con ostilità e disprezzo. Voltaire, Holbach, Diderot e altri trattarono l'argomento del cristianesimo e di Cristo con grande disprezzo, sottoponendolo ad una denuncia arrabbiata e spietata. Meslier parlò di Cristo nella stessa maniera.

Egli definì Gesù Cristo “una persona insignificante, che non aveva né talento, intelligenza, conoscenza, né abilità, e fu completamente disprezzato nel mondo”. [58] Gesù fu non solo un “miserevole uomo fanatico e miserabilmente impiccato”, ma anche “un pazzo”. Per “pazzo” Meslier non aveva in mente solo un altro termine di offesa, ma disordine mentale. Meslier pensava che Gesù fosse pazzo nel senso clinico della parola. Egli usò spesso la parola “fanatico” come sinonimo di “folle”. In particolare, egli si accinse “a provare e a mostrare che lui [Cristo -- I. K.] fosse veramente un pazzo, un fanatico”. [59]

Come dimostrazione Meslier cita “in primo luogo, l'opinione di Cristo tenuta dal popolo; in secondo luogo, i pensieri e i detti stessi di Cristo; e terzo, gli atti di Cristo e il modo in cui agì”. [60]

Meslier pensa di aver trovato molti passi nei vangeli che mostrano che le persone attorno a Gesù a volte lo consideravano mentalmente anormale. Ogni volta diceva “qualcosa che è rude, folle e assurdo”, i farisei e gli scribi lo sospettarono di essere posseduto da demoni. Quando Cristo “disse agli ebrei che stava offrendo loro la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere”, perfino alcuni dei suoi discepoli lo lasciarono, concludendo giustamente da questo discorso che egli “non fosse nient'altro che un pazzo!”. [61] È vero, c'erano a volte differenze di opinione riguardo alla sua personalità: “Alcuni dicevano che fosse gentile, altri dicevano di no, che fosse un seduttore di persone, mentre la maggioranza pensava che fosse folle e disse che era posseduto dal demone e farneticava come un pazzo....”. [62] Anche i parenti di Gesù lo sospettavano di aver perso la sua ragione. Una volta, si dice nei vangeli, si recarono a cercarlo “perché la gente diceva che era diventato pazzo”. [63]

Meslier interpretò l'incontro tra Gesù ed Erode Antipa allo stesso modo. Il tetrarca (un sovrano della quarta parte di un regno) pensava che gli fosse stato portato un operatore di miracoli che gli avrebbe mostrato qualcosa di interessante e divertente e attese ardentemente il suo arrivo. Ma dopo aver parlato con Gesù, Erode realizzò di essere stato a discutere con un pazzo e mandò via Gesù.  Gli ebrei che lo accompagnavano lo derisero in quanto un lunatico che si immaginava un re, posero un bastone nella sua mano anzichè uno scettro e giocarono altri tiri mancini su di lui. “Tutto questo è una prova chiara”, scrive Meslier, “che la gente lo considerava un pazzo, un lunatico, e un fanatico”.

Meslier si riferì poi ai pensieri e ai detti di Gesù come esposti nei vangeli per sostenere la sua tesi. 

Egli citò la dichiarazione di Cristo che mostra che Cristo pensava di sé stesso come qualcuno destinato a compiere ciò che non era mai stato compiuto prima: egli doveva diventare re degli ebrei e governarli per sempre e nello stesso tempo salvare il mondo intero; doveva creare un nuovo cielo e  una nuova terra dove regnare assieme ai suoi apostoli che, assisi su dodici troni, avrebbero giudicato tutta l'umanità; egli intendeva discendere dal cielo a capo di un'armata dei suoi angeli; pensava che avesse il potere di resuscitare tutti i morti e proteggere dalla morte coloro che credevano in lui. In breve, “si immaginò il Figlio onnipotente ed eterno di un Dio onnipotente ed eterno”. Meslier confronta queste fantasie con quelle di Don Chisciotte e dice che quest'ultime, “con tutta la loro squilibrata natura e falsità non sono mai state così eccessivamente assurde”. [64] Il metodo usato da Cristo nell'interpretazione delle profezie dell'Antico Testamento, in particolare, dei testi del libro del profeta Isaia, è anche, ad opinione di Meslier, una prova di malattia mentale.

Un'altra dimostrazione della pazzia di Gesù è detta risiedere nelle contraddizioni tra i suoi discorsi e i suoi insegnamenti: “Uno dovrebbe essere pazzo e folle”,  scrive Meslier, “per pronunciare tali detti e predicare tali discorsi che si contraddicono l'un l'altro e si annullano l'un l'altro”. [65] Cristo disse che la sua missione era quella di insegnare alla gente una sapienza e dare loro la luce della verità, eppure preferì parlare non in modo semplice, ma in parabole e allegorie e attribuì questo modo di insegnare ad un desiderio di non essere compreso dal popolo. Egli predicò amore, tuttavia allo stesso tempo invitò le persone che lo seguivano a volgersi contro i loro genitori, fratelli e sorelle e tutte le relazioni generalmente.

Gli argomenti addotti da Gesù nei suoi dibattiti coi suoi avversari, secondo Meslier, erano così privi di logica e di sostanza che essi in sé stessi sono indizio sufficiente di disturbo mentale. Per esempio, in risposta ai farisei che dicevano  che Gesù dette testimonianza di sé stesso e pertanto la sua testimonianza non  era vera, Gesù disse che la sua testimonianza era vera perché egli sapeva da dove veniva e dove stava andando mentre i suoi avversari non lo sapevano.  Poteva ogni persona ragionevole accettare un simile argomento come testimonianza, si domanda Meslier.
 
Per quanto riguarda il comportamento di Gesù, fu così incoerente e privo di uno scopo che anch'esso suggerisce che fosse malato di mente. Molte delle azioni e delle esperienze di Gesù possono essere spiegate solamente come dovute all'allucinazione e “visionarietà”. Dalla montagna su cui lo condusse Satana, Gesù vide “tutti i regni del mondo”. Ma, dice Meslier, “non esistono montagne simili sulla terra da dove egli potesse vedere anche un unico regno tutto in una volta”. Ciò significa che li vide solo nella sua immaginazione e “tali allucinazioni sono caratteristici solo degli anormali, dei visionari e dei fanatici”. [66]

Nel complesso l'argomento di Meslier non è molto convincente. Quello che sta dicendo è che se qualcuno dovesse apparire ora sulla terra e cominciare a parlare ed agire come fece Cristo come descritto nei vangeli, sarebbe senza dubbio considerato pazzo. Meslier ripetè questo punto molte volte ma non prese in considerazione il fatto che il suo tempo non era il tempo in cui visse o avrebbe potuto vivere Cristo. I filosofi dell'Illuminismo francese mancavano precisamente di un approccio storico agli eventi da loro studiati, applicando il metro del proprio tempo e i costumi sociali loro familiari a tutto ciò che analizzavano. Ma ciò che sembrava essere follia e pazzia alla vigilia della Rivoluzione Francese poteva benissimo corrispondere ai modelli accettati di comportamento e coscienza di mille e ottocento anni fa.

L'opinione che Gesù Cristo fosse malato mentale ha i suoi sostenitori nel nostro stesso tempo, ed essi non sono filosofi o storici, ma psichiatri e psicologi. Il tentativo principale di sostenere questa concezione fu fatto dal prominente psichiatra francese A. Binet Sanglé nella sua opera in due  volumi La Follia di Gesù. [67] E a seguire le sue orme e ad attingere fortemente dalle sue ricerche fu Ya. Mints, un medico sovietico, che nel 1927 pubblicò un articolo dal titolo “Gesù Cristo come un Tipo di Malato Mentale”. Entrambi gli autori basano la loro diagnosi sul comportamento, origine, costituzione fisica e stato di salute di Gesù, come riportati nei vangeli.  Binet-Sanglé utilizza anche materiale relativo a questa domanda da lui trovato nelle opere di antichi autori cristiani. La sua conclusione generale, che Mints accetta pienamente, è che Gesù Cristo soffrisse di paranoia.

La definizione di questa malattia data da Mints è presa dal famoso psichiatra tedesco Emil Kraepelin: “In una persona che soffre di questa malattia c'è una peculiare predisposizione psicopatica per la quale egli è in costante stato di delirio pur mantenendo una capacità nel ragionare e pensare correttamente”. [68] Un aspetto originale di paranoia, rispetto ad altre  malattie psichiatriche, è che il paziente che soffre di paranoia conserva
una capacità di lavoro mentale per molto tempo dopo l'inizio della malattia; in tutte le altre aree di attività tranne quella colpita dalla malattia, egli pensa e agisce logicamente e nel complesso ragionevolmente. Pertanto, a differenza di coloro che soffrono di altre malattie psichiatriche, un paranoico può, per un periodo prolungato o persino alla fine della sua vita, rimanere irriconosciuto come psicopatico. La sua mania può assumere la forma di “un sistema armonioso, logico e brillante che porta i segni della creatività”. [69]

Il paranoico di solito ha un'idea fissa legata alla propria persona. Per lui, la sua persona è il centro di quasi tutto ciò che succede nel mondo, e in funzione del tipo della sua mania egli o pensa di essere oggetto di persecuzione e perfide macchinazioni da parte di tutta l'umanità, oppure si considera il portatore di una grande ed elevata missione che è di decisiva importanza per la storia mondiale. Secondo Kraepelin, un paranoico può soffrire di mania di persecuzione, megalomania, mania di gelosia, erotismo, nobile nascita e così via. Per quanto riguarda Gesù Cristo, Binet-Sangle e Mints considerano provato o comunque altamente probabile che egli fosse affetto da una sindrome paranoica: egli aveva illusioni di grandezza, come si può vedere nella sua auto-deificazione e nel credere che egli, come Messia, fosse destinato a salvare l'uomo mediante il suo sacrificio.

Su quale base arrivarono ad una simile conclusione? 

Secondo i vangeli, Gesù pensava di sé stesso come il Figlio di Dio e il Messia. Egli parlò continuamente della sua missione di salvare il mondo. Tutta la storia precedente fu per lui una specie di preludio alla sua apparizione sulla terra, e tutto ciò che fu detto dai profeti lo riguardavano personalmente. Questo è proprio il tipo di situazione che è solita per un paranoico: tutto il mondo è ripieno di simboli che hanno a che fare con lui soltanto. In Gesù una  megalomania egocentrica si combinò con una mania di persecuzione e un presentimento del destino; egli stava sempre parlando del suo inevitabile martirio. E questo si riflette nei suoi stati d'animo e nel suo stato neuropsicologico che mostrano una oscillazione caratteristica tra euforia ed eccitazione e tra disperazione e sconforto. Per esempio, Gesù fu preso da un sentimento di malinconia nel Giardino del Getsemani. Nei paranoici simili attacchi di malinconia non di rado si alternano a sentimenti di esultanza.

I miracoli che circondavano Gesù e quelli che Gesù stesso eseguiva sono considerati come allucinazioni da Binet-Sangle e Mints. Quando Gesù fu battezzato nel Giordano, secondo i vangeli, “i cieli si aprirono” e “lo Spirito di Dio” apparve sotto forma di colomba, e ci fu “una voce dal cielo”. Tutto questo fu un risultato di allucinazioni visive e uditive. Anche le relazioni di Gesù con Satana durante il suo soggiorno di quaranta giorni nel deserto (dove Gesù fu tentato da Satana, ecc.) erano prodotto di allucinazioni. L'intensità delle allucinazioni fu dovuta anche allo stato di stanchezza in cui versava Gesù dopo il suo lungo digiuno. 

Ci sono molti eventi e fenomeni descritti nei vangeli che possono essere attribuiti ad allucinazioni, e Binet-Sanglé e Mints si riferiscono prontamente a loro a sostegno della loro ipotesi.  Va osservato, tuttavia, che secondo le conclusioni della psichiatria un'allucinazione non è un sintomo caratteristico di paranoia. Nel definire la malattia alcuni specialisti sottolineano che essa è relativa ad un “delirio privo di allucinazioni” oppure che è “solitamente non accompagnato da allucinazioni”. Così, ecco un punto debole nella descrizione clinica della “malattia” di Gesù rappresentata da Binet-Sanglé e Mints. 

Ad opinione di questi due autori, il comportamento di Gesù descritto nei vangeli corrisponde proprio ai classici sintomi della paranoia. Così precisamente, afferma Mints, che solo i moderni psichiatri e neuropatologi avrebbero potuto comporre un simile quadro.
 
La conclusione è dunque che gli evangelisti derivarono il ritratto di Gesù dalla natura poiché non potevano essere stati psichiatri talmente qualificati da essere capaci di descrivere la malattia così accuratamente. 

Per sostenere la loro ipotesi sulla deficienza mentale di Gesù, Binet-Sanglé e Mints fanno riferimento alla sua debole costituzione. A giudicare dall'immagine di Gesù nelle icone e nei crocifissi Gesù era fisicamente debole, che è la prova della sua cattiva salute. Secondo i vangeli, egli poteva difficilmente trasportare la croce sul Golgota. Quando era eccitato o emotivamente disturbato, sudava profusamente al punto che stille di sangue gli cadevano per terra. La sua cattiva salute fu anche dovuta a fattori ereditari. Visse tutta la sua vita in Galilea, i cui abitanti erano principalmente impegnati nella produzione di vino; i galilei, compresi i genitori di Gesù, probabilmente bevevano molto vino. Ci sono ragioni per pensare che Gesù soffrisse di alcolismo ereditato dai suoi genitori.

Naturalmente quelli argomenti non possono essere presi seriamente. Tutti i ritratti di Gesù furono derivati dopo la sua morte, e nessuno di loro può avanzare qualche pretesa di autenticità. Come si nota in uno dei capitoli seguenti, nella tradizione cristiana di secoli, esistono due diverse concezioni della costituzione di Gesù: secondo una concezione, Gesù era fisicamente debole e malaticcio e, secondo l'altra, egli aveva una forte costruzione atletica come ci si aspetterebbe da qualcuno che fosse sia uomo che Dio. Quanto all'alcolismo, lo si può ugualmente attribuire agli abitanti di qualsiasi regione dove è praticata la produzione di vino.

Binet-Sanglé e Mints ritengono anche probabile che Gesù fosse impotente e questo, secondo loro, dimostra che Gesù fosse fisicamente e perciò anche mentalmente deficiente. Essi trovano una prova di questo non solo nel fatto che i vangeli non menzionano la sessualità di Gesù ma anche perché Gesù è rimasto scapolo per tutta la sua vita. Visse coi suoi genitori almeno fino all'età di trenta anni e i suoi genitori apparentemente non tentarono di procurargli una moglie. Questo sarebbe un grave peccato agli occhi delle leggi ebraiche. 

Al pari di Meslier, anche Binet-Sangle e Mints puntarono sul fatto che i contemporanei di Gesù lo sospettarono di follia. Così, secondo il vangelo di Marco:
Allora i suoi, sentito questo, [la riunione di folle di persone attorno a Gesù] uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «È fuori di sé».” (3:21). E Mints usa come epigrafe per il suo articolo questo verso del vangelo di Giovanni: Molti di essi dicevano: «Ha un demonio ed è fuori di sé ...»” (10:20). Nell'opinione di Binet-Sanglé e Mints, i contemporanei di Gesù erano abbastanza giustificati nel pensare che Gesù fosse pazzo. E se una persona dovesse ora apparire sulla terra e comportarsi come Gesù, egli “sarebbe stato consegnato ... ad un psichiatra e messo in un reparto psichiatrico”. [70]

Binet-Sangle e Mints pensano che non solo Gesù ma tutti i fondatori di religioni, profeti e leader di movimenti religiosi sono paranoici. Essi includono Buddha, Zaratustra, Maometto, Krishna e così via. Da questo punto di vista la storia della religione è la storia della seduzione di milioni di persone sane da individui folli, dell'infezione psichiatrica delle grandi masse da parte di paranoici. Non c'è quasi alcuna necessità di confutare questa “pazza” idea  sulla storia delle religioni. Per quanto riguarda la personalità di Gesù, la superficialità e l'assenza di fondamento della teoria “psichiatrica” è piuttosto ovvia.

NOTE

[58] J. Meslier, Le testament, Amsterdam, 1864, Vol. 2, pag. 41. 

[59] Ibid., pag. 42. 

[60] Ibidem. 

[61] Ibid., pag. 44. 

[62] Ibidem. 

[63] Ibid., pag. 46. 

[64] Ibid., pag. 48. 

[65] Ibid., pag. 55. 

[66] Ibid., pag. 63. 

[67] A. Binet-Sanglé, Le folie de Jésus Christ, Parigi, 1910. 

[68] Archivio Clinico di Casi di Suprema Abilità e Dotazioni, Vol. 3, questione 3, Leningrado, 1927, pag. 244 (in russo). 

[69] Ibidem. 

[70] Ibidem. 

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