domenica 9 aprile 2017

Sulla follia, scemenza e demenza di Paolo l'apostolo

“Fu l'apostolo Paolo realmente un truffatore? La maggior parte dei truffatori sanno di star vendendo panzane, ma non c'è il minimo dubbio che Paolo credette alla spazzatura che vendeva su come guadagnare la vita eterna. Paolo fu un fanatico di un culto delirante.”
Le religioni sono come le lucciole: per risplendere esse hanno bisogno dell'oscurità.
(Arthur Schopenhauer)
Questo mondo è pieno di gente che non esita a farsi esplodere in aria pur di meritarsi il paradiso. Altrettanta gente, forse anche di più, preferisce chiedere la salvezza ai “vecchi e rispettabili” (si fa per dire) sistemi di credenze, con le loro ridicole derivazioni settarie. E allora crede nella storicità (!) di Gesù di Nazaret e in qualsiasi cosa possa “provare” (si fa per dire) la sua impossibile esistenza sulla Terra nel I secolo dell'Era Comune. Quel Gesù di Nazaret da loro puramente immaginato e — udite, udite — “ricostruito come figura storica” (!!!) sarà pure incerto nelle loro fantasie e poco chiaro alla loro realizzazione, ma rimane pur sempre un ente chimerico, una colossale montatura, un'invenzione puramente umana. 
Per accorgersi che qualcosa di storto è accaduto nelle origini cristiane è sufficiente realizzare chi fu veramente l'uomo chiamato Paolo. E penso che David Madison su Debunking Christianity, a parte il grossolano errore di citare “la via per Damasco” (ivi perciò lasciandosi buggerare parzialmente dalla tendenziosa bastarda propaganda proto-cattolica di Atti degli Apostoli), colga esattamente la vera natura di quell'uomo (e per estensione degli apostoli prima di lui):
“No, io credo che Paolo non fu il truffatore. Egli fu il folle.”

Dal Blog Debunking Christianity (mia libera traduzione)
Il Nuovo Testamento Spaccia un Antico Espediente
Di David Madison (7 aprile 2017)

Una vecchia tradizione di vendere un prodotto di cui non si dispone


Sono cresciuto nella prateria dell'Indiana settentrionale nel 1950, in un piccolo villaggio, dove poteva pure esserci stato un muro tra i cattolici e i protestanti; le persone andavano d'accordo, ovviamente, ma eravamo così consci delle profonde divisioni di fede. Una donna si rifiutò di partecipare al matrimonio di suo nipote nella Chiesa cattolica perché non aveva alcuna intenzione di “metter piede in quel tempio pagano.” Sono cresciuto nella suddivisione metodista dal lato protestante.

Una delle pratiche nel tempio pagano che attirava il ridicolo protestante era “confessarsi”. Sapevamo che i cattolici sussurravano i loro peccati all'orecchio del sacerdote, e le loro lavagne venivano lucidate perfettamente  — posto che venisse eseguita la penitenza richiesta, magari dicendo 10, 20 o più Ave Maria, a seconda della gravità del reato. Ridicolizzavamo pure il rosario, l'attrezzo per tener la conta di tutti quelli Ave Maria.

Il grande vantaggio per i fedeli cattolici naturalmente, era che se commettevi più peccati (destinati ad accadere), potevi  ottenere che la lavagna venisse pulita di nuovo. Sembrava tutto così facile, troppo facile; non si minimizzava così il peccato? L'apostolo Paolo potrebbe essere stato uno dei primi a intuire che un “facile perdono” avrebbe potuto avere un aspetto negativo. Egli predicò l'abbondanza della grazia di Dio per coloro che accettavano Cristo: “Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Romani 10:9).

Così troviamo Paolo, nel capitolo 6 della Lettera ai Romani, che cautela i suoi lettori a non affidarsi troppo alla grazia di Dio: “Dobbiamo continuare nel peccato, affinché abbondi la grazia? In nessun modo!”(verso 1) Egli è spinto a dare questo consiglio dalla logica della sua teologia, ma il caso può essere fatto che Romani è un grande concentrato di cattiva teologia e che Paolo fu un mediocre pensatore. La sua Lettera ai Romani è una dei tanti candidati da esibire al primo posto per dimostrare che la Bibbia è molto lontana dall'essere la ‘parola’ di un dio. Il biblista Hector Avalos sostiene che il 99 per cento della Bibbia non ci mancherebbe —, e io sono abbastanza sicuro che al 99 per cento dei laici non mancherebbe mai Romani se in qualche modo venisse omessa dal canone.

Sto dando un'occhiata a Romani per portare a casa questo punto, e in questo post faremo riferimento al Capitolo 6. Tratterò tutti i capitoli nei post ogni due settimane o giù di lì. Se leggi Romani, troverai quant'è noioso perlustrare il mondo di fantasia da capogiro di Paolo, ma procediamo lo stesso.

Nel verso 15 troviamo che Paolo fa il punto ancora una volta che essere “sotto la grazia” non concede alcuna licenza al peccato. Ricorda che Paolo aveva consigliato ai convertiti al cristianesimo che, anche se potevano usare la legge dell'Antico Testamento come guida del comportamento, loro sono liberi da essa come un mezzo di salvezza: “Dovremmo peccare perché non siamo più sotto la legge? In alcun modo!”.

Ma la motivazione principale di questo capitolo è la ricerca di Paolo dell'espediente (“voi non dovrete morire”), che ha sempre spinto i sacerdoti a commercializzare un prodotto che non possiedono. Il suo approccio in questo caso è complicato; egli confonde il battesimo con la morte, versi 3-5: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione”. Quanti lettori nel corso dei secoli si sono lasciati sconcertare da questo balbettìo teologico?

Paolo aveva tutto elaborato ciò, naturalmente, e desiderò così per dare un senso ad altre cose, versi 8-11: “Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.”

L'espediente è dichiarato con piena forza nei versi 22-23: “Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.”

Secondo un ingegnoso anonimo, “La religione fu inventata quando il primo truffatore incontrò il primo folle.” Suona troppo cinico, troppo semplice? Anche HL Mencken presuppose che non tutti ingoiavano quello che vendettero i primi truffatori: “Devono esserci stati degli scettici in prima fila, quando il primo prete effettuò il suo gioco di prestigio, e senza dubbio alcuni di loro, in rivolta contro la sua trasparente fraudolenza, si accinsero a trovare un modo migliore per affrontare inondazioni, incendi e carestia”. (Treatise on the Gods, 1930). Perfino così, ci furono un sacco di compratori.

Tra i primi truffatori ci furono quelli che capirono che promettere la vita eterna costituiva una formula vincente, e i preti son stati a vendere il prodotto fin da allora. Io davvero non penso che Paolo fosse un truffatore — non c'è nessun indizio che egli non credesse a ciò che spacciava così alacremente — ma lui certamente padroneggiò il ruolo.

Per capire Paolo dobbiamo capire veramente  quanto il concetto di Cristo avesse fatto presa sulla sua vita; quell'esplosione in testa sulla via di Damasco gli causò alcune bizzare allucinazioni — come pure cecità, secondo Atti. E, com'è così comune coi fanatici religiosi, lui si aspettava che altri fossero altrettanto ossessionati. Cristo deve prendere presa anche sulla tua vita, versi 12-14: “Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia”.

Questa è una variazione del suo tema in Galati 5:24: “Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri”. Non dimenticare che Paolo aspettava la venuta di Gesù tra le nuvole ogni giorno: era urgente che la gente si organizzasse e si concentrasse soltanto sulla preparazione a quell'evento: “... d'ora in poi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che sono felici come se non lo fossero...” (I Corinzi 7:29-30). Come si può seguire un tizio che vuole distoglierti dalla felicità? Egli dette assenso malvolentieri al sesso di coppia, ma non del tutto: “È bene per l'uomo non toccare donna” (I Corinzi 7:1).

C'è un elevatissimo numero di cristiani oggi che lavorano duramente nel loro lavoro, sono dediti alla famiglia e agli amici, godono di passione e sesso, perseguono lo sport e gli hobby e non vedono l'ora delle vacanze. Spegnere la felicità? No grazie. E in questo contesto loro credono in Gesù e cercano di essere brave persone. Vale a dire che loro non sono il tipo di cristiani di Paolo; non hanno alcun desiderio di essere spaventati dalle sue sante farneticazioni in estrema pietà.

Perché i teologi cristiani hanno adulato all'infinito Paolo e la sua stridula teologia? Non è la sua zelante fiducia che Gesù sarebbe presto disceso tra le nuvole un grande avvertimento che si trattava di una stramberia? Rimuovi quell'aspettativa, comunque, e la sua teologia si disfa. No, io credo che Paolo non fu il truffatore. Egli fu il folle. 

David Madison fu un pastore della Chiesa Metodista per nove anni e ha un dottorato di ricerca in Studi Biblici presso la Boston University. Il suo libro, Ten Tough Problems in Christian Thought and Belief: a Minister-Turned-Atheist Shows Why You Should Ditch the Faith, fu pubblicato lo scorso anno da Tellectual Press.

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