LIBRI: Solo i libri di Canto Gregoriano sono utili alla Chiesa. È ancora possibile permettere ai cristiani di leggere de imitatione Christi e il Libro d'ore. Tutti gli altri libri sono buoni solo da bruciare o da mettere in una biblioteca di monaci dove non possono nuocere a nessuno.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Il portiere Adrian, del West Ham, blocca il pallone e parte dalla sua porta fino a concludere in gol. |
Recentemente è avvenuto un dibattito tra il prof Robert M. Price e il prof Bart D. Ehrman, entrambi atei ma il primo convinto miticista e il secondo fervente storicista.
Non mi aspettavo granchè dal dibattito, un pò perchè non li ritrovo luoghi idonei per apprendere qualcosa di nuovo, un pò perchè l'immagine che ho di professori è di persone che mettono in discussione le loro idee confrontandole con altre solo nei libri, non di certo avendo in mano un megafono ed essendo ripresi da una telecamera e da una folta schiera di fans. Ma evidentemente negli USA funziona così.
Ma in fondo in fondo qualcosa l'ho imparata. E di questo vorrei parlare.
Ho imparato ad apprezzare la profonda umanità e semplicità del prof Price, che ha avuto il coraggio di riconoscere i propri errori di comunicazione durante il dibattito in un post pubblico su facebook.
Non mi aspettavo granchè dal dibattito, un pò perchè non li ritrovo luoghi idonei per apprendere qualcosa di nuovo, un pò perchè l'immagine che ho di professori è di persone che mettono in discussione le loro idee confrontandole con altre solo nei libri, non di certo avendo in mano un megafono ed essendo ripresi da una telecamera e da una folta schiera di fans. Ma evidentemente negli USA funziona così.
Ma in fondo in fondo qualcosa l'ho imparata. E di questo vorrei parlare.
Ho imparato ad apprezzare la profonda umanità e semplicità del prof Price, che ha avuto il coraggio di riconoscere i propri errori di comunicazione durante il dibattito in un post pubblico su facebook.
E oltre a questo, è raro trovare una sintesi del Price pensiero da Price stesso (e per uno che ha divorato tutti i suoi libri, una sintesi è quanto di più desiderabile si possa avere!):
I miticisti inferiscono che Paolo stava scrivendo ad un tempo in cui i cristiani credevano in un celestiale uomo di luce che non era apparso sulla terra per insegnare e guarire e morire su una croce romana, ma che era stato circondato e ucciso dalle entità demoniache che abitano i cieli inferiori. Come leggiamo in vari testi gnostici sopravvissuti questa morte sarebbe avvenuta nel passato primordiale. I suoi uccisori raccolsero le scintille del suo corpo di luce e le usarono per seminare le inerte creazioni di fango del demiurgo, impartendo loro vita e movimento, a cominciare da Adamo. Così la morte dell'uomo primigenio di luce si rivelò un sacrificio che dà la vita, proprio come quella del Purusha vedico. Alla fine il rivelatore fu inviato dal mondo divino di luce per recuperare i fotoni divini riscattandoli dalla prigionia di questo mondo di solida marde. Gli gnostici, naturalmente, si consideravano i privilegiati portatori di luce che avevano dato ascolto alla chiamata del rivelatore, manifesto tra gli uomini nella forma di apostoli gnostici.
Ad un certo punto alcuni di questi gnostici storicizzarono il mito salvifico, immaginando la morte sacrificale dell'uomo di luce svolgersi quaggiù nel mondo sublunare. In un primo momento la venuta di questo Cristo fu intesa come ciò che noi chiameremmo un ologramma, un'illusione di presenza fisica tra gli uomini e le donne mortali. L'illuminato poteva discernere il carattere puramente spirituale del Salvatore mentre quelli impantanati nella coscienza mondana lo presero per un uomo di carne. Alla fine, questo cristologia non illuminata autenticamente incarnazionale diventò normativa. La letteratura paolina rappresenterebbe una versione pre-storicizzata del credo gnostico cristiano oppure di una fazione che aveva trattenuto la versione precedente quando gli altri avevano adottato la cristologia storicizzata.
Questo è il modello che ha più senso per me.
(mia traduzione da qui e mia sottolineatura)
Si noti quante volte ha fatto uso del termine “gnostico”. Per alcuni sarebbe fuorviante quel termine nel contesto del I secolo perchè si rischia di indicare l'insieme di sette cristiane del II secolo e quindi di introdurre anacronisticamente idee del II secolo nel I secolo. Altri, come il miticista Roger Viklund, hanno tentato di giustificare l'utilizzo di Price della categoria dello gnosticismo specificando che Price intenderebbe dire in realtà “proto-gnostico” in riferimento ad uno come Paolo, anzichè “gnostico” propriamente detto. E “proto-gnostico” indicherebbe quell'ebraismo marginale imperniato attorno a visioni e rivelazioni di un arcangelo celeste, di un Messia sofferente, ecc.
Sono parzialmente convinto da questa giustificazione. Price intende, per “originali apostoli gnostici”, degli ebrei marginali che, per usare le sue stesse parole, sono arrivati davvero a concepire il pensiero più blasfema che si possa mai udire per bocca di un ebreo, e non solo del I secolo:
Gli gnostici, fortemente influenzati dal giudaismo allegorico ellenistico di Alessandria, interpretarono la creazione e la caduta di Genesi in categorie platoniche, allo stesso modo in cui fece Filone di Alessandria. Ma si spinsero assai più in là. Il loro scioccante risultato fu di identificare il demiurgo come malvagio, ma allo stesso tempo come Geova, o Yahweh, il Dio ebraico. I modernisti religiosi hanno fatto essenzialmente la stessa mossa quando dicono che gli scrittori dell'Antico Testamento raffigurarono Dio secondo le loro limitate concezioni primitive, mentre il concetto più astratto del Nuovo Testamento è superiore. H. Wheeler Robinson si avvicina ad una posizione gnostica quando dice che “i limiti dell'idea di Dio dell'Antico Testamento ... possono essere paragonati a coloro che attaccano il falegname di Nazareth. Come il cristiano può vedere la manifestazione del Figlio eterno di Dio all'interno di quei limiti, così potrebbe essere vista la manifestazione dello stesso Dio Eterno attraverso i limiti del 'Signore di Israele'”. Noi solo parliamo di diversi concetti di Dio, dove gli gnostici e Marcione parlarono di diversi dèi.
(Robert M. Price, The Amazing Colossal Apostle, pag. 72, mia libera traduzione e mia enfasi)
Una dichiarazione del genere pone virtualmente l'opinione di Price nel campo della speculazione e delle teorie possibili, ma non probabili. Tradotto: nel campo di chi non può reggere nessun tipo di dibattito pubblico con un ideologo come Ehrman. E il motivo lo sanno tutti: vedi un pò chi è venerato apparentemente come padre celeste di Gesù nelle epistole e nei vangeli del Nuovo Testamento. Complimenti per la realizzazione dell'ovvio se la tua risposta sarà: “il dio degli ebrei”. Eppure, se segui un qualsiasi Critico Radicale Olandese nell'accettare Marcione come il vero autore dell'epistola ai Galati, e se segui il prof Markus Vinzent e/o il prof Matthias Klinghardt nell'accettare il vangelo di Marcione come il più antico, la risposta non è affatto così sicura. In breve: esiste la concreta possibilità, per quanto inverificabile, che il cristianesimo sia nient'altro che “gnosticismo storicizzato”. Dove per “gnosticismo” si intende chiaramente l'atto fondamentale originario che spinse uno o più ebrei del I secolo Era Comune a rigettare il dio degli ebrei come un dio inferiore, come un malvagio demiurgo.
E dietro l'uomo chiamato Paolo, l'ombra sinistra di Simone il Mago.
L'ipotesi è suggestiva, interessante da investigare. E tuttavia rimane l'ipotesi inverificabile di un problema alla lunga indecidibile. A meno che non si riscopra l'Apostolikon di Marcione, oppure il suo vangelo, non potrà mai attirare l'attenzione del resto dell'accademia. E giustamente così. Neppure Richard Carrier se la sente di seguire Price nelle sue ipotesi più radicali su Paolo e sullo gnosticismo. A dire il vero, Carrier vuole battere Ehrman sul suo stesso agognato terreno: nel campo del certo e del probabile. Tradotto: dando per scontato l'autenticità delle 7 epistole paoline e assumendo YHWH come padre di Gesù fin nella più antica forma del mito. E a mio avviso ci riesce. Alla grande.
Volendo tracciare un bilancio dei più importanti argomenti storicisti e miticisti, sarebbe qualcosa come il seguente.
Di seguito introduco gli storicisti.
Il classico argomentatore del tipo:
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“Gesù è esistito perché almeno Flavio
Giuseppe o Tacito parlano di lui senza basarsi sul sentito dire cristiano”
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“Gesù è esistito perché Paolo ha
conosciuto suo fratello Giacomo, provandone perfino invidia”
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“Gesù è esistito perché almeno una
fonte evangelica oltre Marco è indipendente da Marco.”
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“Gesù è esistito perché i vangeli sono
troppo vergognosi di lui”
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“Gesù è esistito perché Paolo lo amò
profondamente”
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Jerim
B. Pischedda
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X
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Mark
Goodacre
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X
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Bart
Erhman
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X
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Bermejo-Rubio
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X
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Mogens Müller
|
X
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Il primo della serie è il folle apologeta cattolico Jerim B. Pischedda (che i lettori del mio blog hanno già avuto il piacere di conoscere). Una persona semplice e un buon padre di famiglia. Ma un personaggio a dir poco caricaturale quando si tratta di interrogarlo su quella che ritiene la miglior prova di un Gesù storico. Il suo problema non è che non sa. È che si rifiuta di sapere. Perchè solo un cocciuto, ostinato, caparbio, folle apologeta cattolico pretenderebbe ossessivamente di persuadere gli atei che Gesù è esistito perchè il pagano Tacito ne era persuaso. Come dire che il dio Brahma è esistito perchè i bramini prendono da Brahma il loro nome. Come dire che il dio che muore e risorge Romolo è esistito perchè Plutarco ne scrisse una biografia (citando fonti a destra e a manca, a differenza dei vangeli) convinto che lo fosse. Come dire che ateo equivale tout cort a pagano, nel I secolo. Come dire che Tacito dimostrerebbe che Gesù è esistito perchè lui avrebbe consultato gli archivi ufficiali romani sul conto di “Cristo” (neppure di Gesù, si badi bene!), quando, per quella materia, gli bastava scambiare qualche chiacchiera col suo personale amico Plinio il Giovane, noto conoscitore dei cristiani di Bitinia. Evidentemente sfugge a Pischedda che informarsi a proposito dei cristiani con chi ha parlato con dei cristiani non ti consegna automaticamente la vera informazione sull'origine dei cristiani, ma solo ciò che i cristiani vogliono farti passare, e possibilmente venderti, come la loro presunta origine. I cristiani hanno detto a Plinio il Giovane che il loro fondatore era “Cristo” e Plinio l'ha riferito a Tacito. Dove vedi indipendenza qui dal mero sentito dire dei cristiani, ovvero da gente nata, cresciuta e perìta con un solo scopo nella vita (convertire il maggior numero di pagani alla loro nauseabonda superstizione) ?
L'ateo Bart Ehrman rimproverebbe aspramente Jerim Pischedda per questo suo marchiano errore logico, alla luce dell'osservazione del primo in merito a Tacito:
È evidente che Tacito sapesse qualcosa su Gesù.
Allo stesso tempo, le sue informazioni non sono particolarmente utili per stabilire se un uomo di nome Gesù è vissuto o no. Da dove aveva tratto le notizie che riporta? È ovvio che avesse sentito parlare di Gesù, ma scriveva a circa ottantacinque anni dalla sua morte, e a quell'epoca i cristiani ne stavano certamente raccontando le vicende (i vangeli erano già stati scritti, per esempio), che i miticisti abbiano torto o ragione. Sia ben chiaro che Tacito basa i suoi commenti relativi a Gesù su una serie di voci e non su una puntuale ricerca storica. Se avesse compiuto un'indagine dettagliata, avremmo avuto una descrizione più esauriente, anche di poco. Per entrare più nel vivo della questione, il commento di Tacito, pur nella sua brevità, contiene un errore. Pilato è definito “procuratore” della Giudea. Sappiamo dalle iscrizioni scoperte nel 1961 a Cesarea che Pilato, in quanto governatore, aveva il titolo e il grado non di procuratore (funzionario che si occupava principalmente dell'amministrazione tributaria), bensì di prefetto (colui che aveva ai suoi ordini anche le forze militari). Ciò dovrebbe bastare a dimostrare che Tacito, per sapere che cosa era accaduto a Gesù, non consultò alcun documento ufficiale scritto ai tempi in cui l'uomo fu giustiziato (ammesso che tali documenti siano esistiti). Pertantò riportò informazioni trasmesse oralmente. Impossibile sapere se le avesse sentite dai cristiani o da qualcun altro.
(Bart D. Ehrman, Gesù è davvero esistito?, pag. 57, mia enfasi)
Pischedda è così nauseante e stomachevole quando vuole propinare il Testimonium Taciteum (o un ipotetico originale Testimonium Flavianum) come evidenza di un Gesù storico, che si autoesclude da solo da qualsiasi dibattito con un ateo, prima ancora che con un miticista. Peggio del suo argomento c'è solo quello che pretende di dimostrare l'esistenza di Gesù dal fatto che alcuni cristiani si sarebbero (il condizionale è d'obbligo) lasciati perseguitare fino alla morte in suo nome. Ma qui scadiamo davvero nella pura apologetica cristiana. Per cui neppure vale la pena di rispondere, ad un “argomento” del genere.
Il secondo della serie è il prof cristiano (non cattolico) Mark Goodacre. Per lui, la presunta evidenza in Paolo di un Gesù storico è vitale, dal momento che Goodacre è un vero studioso quando si tratta di vangeli: sa riconoscere benissimo l'enorme influenza letteraria di Marco su Matteo e Luca, facendo volentieri a meno dell'ipotesi Q. E Goodacre sa riconoscere benissimo l'enorme debito di Marco alla letteratura sacra precedente. Risultato: Goodacre è costretto a fare appello su Paolo, anteriore ai vangeli come sappiamo, per convincersi dell'esistenza storica del protagonista dei vangeli.
Però anche per lui Richard Carrier ha una risposta efficace. In Galati 1:19 Paolo puntualizza, con tanto di articolo determinativo, che Giacomo è IL “fratello del Signore” perchè è nel suo interesse — nell'interesse di Paolo L'apostolo — mostrare di non essersi consultato con altri apostoli all'infuori di Pietro, il fondatore del culto. In questo modo i “fratelli” Galati possono rasserenarsi sul conto del nuovo arrivato Paolo: chiedano pure a “fratello” Giacomo su quali e quanti apostoli si è consultato Paolo quella volta a Gerusalemme e ricevano la giusta testimonianza da parte di “fratello” Giacomo. E quella risposta sarà: Paolo ha davvero visto solo l'apostolo Pietro e nessun altro apostolo, ''perciò'' è veramente un vero apostolo “prescelto da Dio fin dal grembo materno”, ecc.
Morale dell'apologia di Paolo: egli non trovò un nemico irriducibile in Giacomo, il mero “fratello del Signore”, ma trovò in lui al contrario un utilissimo testimone nella sua disputa coi dubbiosi “fratelli del Signore” residenti in Galazia (che a questo punto si capisce cosa sono: meri cristiani battezzati).
Il Giacomo che fu inviso a Paolo è quello menzionato in Galati 2: lui sì un temibile avversario. E quel Giacomo verrà guardacaso allegorizzato in Marco da “Giacomo figlio di Zebedeo”, gioco di parole per “figlio di mercenario” (l'equivalente evangelico antico per un più indigesto “figlio di puttana”).
Il terzo della serie è Bart D. Ehrman. Il quale rilascia nel suo blog una dichiarazione interessante, a pochi giorni dal dibattito:
Il secondo della serie è il prof cristiano (non cattolico) Mark Goodacre. Per lui, la presunta evidenza in Paolo di un Gesù storico è vitale, dal momento che Goodacre è un vero studioso quando si tratta di vangeli: sa riconoscere benissimo l'enorme influenza letteraria di Marco su Matteo e Luca, facendo volentieri a meno dell'ipotesi Q. E Goodacre sa riconoscere benissimo l'enorme debito di Marco alla letteratura sacra precedente. Risultato: Goodacre è costretto a fare appello su Paolo, anteriore ai vangeli come sappiamo, per convincersi dell'esistenza storica del protagonista dei vangeli.
Però anche per lui Richard Carrier ha una risposta efficace. In Galati 1:19 Paolo puntualizza, con tanto di articolo determinativo, che Giacomo è IL “fratello del Signore” perchè è nel suo interesse — nell'interesse di Paolo L'apostolo — mostrare di non essersi consultato con altri apostoli all'infuori di Pietro, il fondatore del culto. In questo modo i “fratelli” Galati possono rasserenarsi sul conto del nuovo arrivato Paolo: chiedano pure a “fratello” Giacomo su quali e quanti apostoli si è consultato Paolo quella volta a Gerusalemme e ricevano la giusta testimonianza da parte di “fratello” Giacomo. E quella risposta sarà: Paolo ha davvero visto solo l'apostolo Pietro e nessun altro apostolo, ''perciò'' è veramente un vero apostolo “prescelto da Dio fin dal grembo materno”, ecc.
Morale dell'apologia di Paolo: egli non trovò un nemico irriducibile in Giacomo, il mero “fratello del Signore”, ma trovò in lui al contrario un utilissimo testimone nella sua disputa coi dubbiosi “fratelli del Signore” residenti in Galazia (che a questo punto si capisce cosa sono: meri cristiani battezzati).
Il Giacomo che fu inviso a Paolo è quello menzionato in Galati 2: lui sì un temibile avversario. E quel Giacomo verrà guardacaso allegorizzato in Marco da “Giacomo figlio di Zebedeo”, gioco di parole per “figlio di mercenario” (l'equivalente evangelico antico per un più indigesto “figlio di puttana”).
Il terzo della serie è Bart D. Ehrman. Il quale rilascia nel suo blog una dichiarazione interessante, a pochi giorni dal dibattito:
“Se ci fosse stata una fonte dell'antichità cristiana che menzionò un Gesù storico (ad esempio, Marco) e ogni altra si fosse basata su ciò che quella fonte aveva da dire, allora forse tu potresti sostenere che questa persona fabbricò Gesù e ogni altro semplicemente prese la palla e corse con essa.”
Capita la lezione dal grande professore Bart D. Ehrman?
A detta di Ehrman, sarebbe sufficiente dimostrare che l'autore anonimo del vangelo di Marco sia stato l'unico al quale far risalire in ultima istanza l'idea che Gesù esistette storicamente sotto Ponzio Pilato, sia stato cioè il primo e unico grande “untore” del concetto presso i cristiani del suo tempo, perchè il prof “agnostico con propensioni atee” rinunci definitivamente all'idea che ci sia stato un Gesù storico sulla terra.
Se Ehrman non dubita di Gesù come figura storica, allora, la ragione è che lui è convinto che almeno una fonte evangelica, Q, esista in modo indipendente da Marco e parli di Gesù come di un uomo vissuto sulla terra. Ehrman non si limita a ipotizzare Q, ma anche una fonte M dietro Marco, una fonte L dietro Luca, una fonte M dietro Matteo, una fonte G dietro Giovanni, ecc, ecc. Tim Widowfield di Vridar ha contato fino a 24 fonti indipendenti ipotizzate da Ehrman dietro i vangeli. Di più non riesce a contarle, setacciando tutti gli scritti di Ehrman. Quelle fonti IPOTETICHE dietro i vangeli dimostrerebbero (!) per Ehrman che il Gesù storico non è affatto ipotetico, ma testimoniato da fonti indipendenti.
Ora, ciò che mi meraviglia è che mentre il miticista Richard Carrier si limita ad accusare Ehrman di basare il suo teorema su fonti IPOTETICHE (la stessa fonte Q rimane tale fino a prova contraria da parte dei suoi stessi più ferventi proponenti), ci sono miticisti che sono andati perfino oltre nell'accusare Ehrman. Uno di questi è R. G. Price (da distinguere dal prof Robert Price), il quale descrive in questi termini il suo caso per un Gesù fittizio:
Bel commento sul soggetto. Sto ancora lavorando lentamente sul mio libro e ho ricevuto ancora di più, e più convincente, materiale lungo le stesse linee come quelle che ho già pubblicato. Ma, chiaramente la mia opinione è che i Vangeli stessi forniscono evidenza di roccia solida che Gesù non è mai esistito, come espongo le mie argomentazioni qui:
www.rationalrevolution.net/articles/fictional_jesus.htm
E ricorda che Paolo disse anche che non apprese di Gesù da nessun uomo, ma dalla rivelazione. Se ci dice che incontrò il "fratello di Gesù", come poteva non aver imparato su di lui da suo fratello. Naturalmente la persona che incontrò non era un vero fratello di Gesù.
Ma ancora una volta, la vera prova è nei vangeli e niente presente nelle lettere di Paolo può eventualmente salvare Gesù dall'evidenza che raffiora là.
E' innegabile che la narrazione nel vangelo detto Marco è fabbricato e immaginario al 100%. Totalmente innegabile. E' anche innegabile che ogni singolo racconto scritto su Gesù ai primi inizi del 2° secolo è basato su quella singolare narrazione.
Ogni singola storia su Gesù discende dalla storia chiamata vangelo di Marco. Ogni singola storia.
Lo scrittore di Marco chiaramente basò il suo personaggio su PAOLO, ed ogni altro scrittore di Gesù chiaramente basò le loro storie su "Marco".
Il caso che tutte le descrizioni di Gesù, tra cui la "sua" crocifissione, seguono una linea di dipendenza letteraria a partire da Paolo (la cui sola conoscenza di lui è giunta tramite "rivelazione"), ricevettero carne da "Marco" e poi furono espanse da altri scrittori è innegabile. E questo caso soltanto, distrugge da sola tutta la possibilità che un essere umano reale Gesù sia mai esistito.
Tutto ciò che serve per dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio che il Gesù del cristianesimo è un personaggio immaginario sono i vangeli stessi. E' inconfutabile.
Ciò che la mia analisi del vangelo dimostra è che è impossibile che uno qualsiasi degli scrittori evangelici avesse avuto qualche conoscenza di una persona reale Gesù, e, soprattutto, nessuno di loro mai ebbe una conoscenza (fosse perfino conoscenza di seconda mano) della crocifissione.
E per di più, l'idea stessa che la crocifissione avrebbe avuto luogo durante la festività di Pasqua è completamente assurda, oltre ogni regno di realistica possibilità. Il fatto che questo non è stato più ampiamente messo in discussione e per se stesso non abbia confutato l'intera storia è aldilà di me. Gli ebrei non condannavano la gente durante la Pasqua, punto. Ciò mai e poi mai sarebbe successo, e il fatto che tutti gli scrittori evangelici semplicemente copiano fino in fondo quel racconto da "Marco" (che stava ponendo chiaramente la crocifissione a Pasqua per impatto simbolico e ironico) mostra che gli altri evangelisti non avevano alcun indizio di quello di cui stavano perfino parlando. Non avevano alcuna conoscenza del tutto di qualsiasi vita reale o morte di questa presunta persona.
La loro unica fonte di informazioni su "Gesù" era chiaramente il vangelo di Marco e qualunque altra leggende metropolitana che il vangelo di Marco avrebbe generato. E il vangelo di Marco era una storia di fantasia.
Come ho detto nel mio articolo, il problema con la linea di Carrier a proposito di "forse c'era ancora qualche minore Gesù", è che a quel punto diventa del tutto irrilevante. Se ogni singola cosa detta a proposito di Gesù nei Vangeli è totalmente fabbricata allora il Gesù del cristianesimo non è mai esistito, punto, perché il Gesù del cristianesimo è il personaggio nei Vangeli.
Questo è il punto numero 1. E' come se dicessi, James Price è un ragazzo che nasce da un branco di lupi, ha combattuto contro i giganti e li uccise, e ha fondato un paese in Africa chiamato Mobutu e ha vissuto fino a 300 anni. Ok, ci probabilmente c'era un tizio di nome James Price che visse ad un certo punto nel tempo, ma se non ha fatto nessuna di queste cose che ho detto allora non è davvero rilevante, non è vero?
Ma # 2, il mio punto più grande che cerco di fare è che il fatto che si possa dimostrare che il vangelo di Marco è finzione, e che OGNI SINGOLA narrazione su Gesù può essere provata discendere da esso, questa è davvero forte evidenza che Gesù mai esistette.
In effetti il mio punto è che l'esistenza stessa dei nangeli come li abbiamo è la più forte evidenza contro l'esistenza di qualunque Gesù. Perché ciò che i vangeli dimostrare è che nel 1° secolo, quando c'era un interesse a scrivere di Gesù, quel che i vangeli dimostrano è che non c'era nessuna informazione su alcun Gesù di sorta con la quale procedere. I vangeli dimostrano ciò perché sono tutti semplicemente copiati da una singola storia.
Se la reale crocifissione di Gesù fosse stato un evento così potente da ispirare la nascita di questa religione, allora come può essere possibile che OGNI SINGOLO suo resoconto fosse derivata da una singola storia di fantasia? Dato che Paolo stava già parlando della crocifissione, chiaramente essa era, fin dall'inizio, un elemento critico della religione. Se questo elemento critico si sviluppò basato su eventi del mondo reale, allora sicuramente QUALCUNO sarebbe stato in grado di registrare almeno un singolo dettaglio reale da essi. Eppure, chiaramente non abbiamo niente di niente. Chiaramente quello che abbiamo è un singolo racconto che si basa su una allusione letteraria ambientata in un tempo che è simbolico, ma che non avrebbe mai potuto realmente accadere (Pasqua), e OGNUNO ripete quel racconto fittizio. Se fosse stato così importante da ispirare la nascita della religione, allora come mai non un singolo racconto dell'evento reale fu mai ricordato?
E' chiaro che nulla fu scritto della persona Gesù fino a dopo il vangelo di Marco e che tutto l'interesse su Gesù la persona deriva da Marco. Marco è chiaramente la sorgente da cui la persona Gesù fluisce, e soltanto una storia di fantasia sarebbe l'unica fonte di informazioni su una persona se quella persona mai veramente esistette al principio.
Il problema che le persone che pensano al "Gesù reale" devono affrontare per quanto riguarda la mia tesi è che essi devono sostenere contemporaneamente che un "Gesù reale" contemporaneamente ispirò la religione E che il Gesù reale fu così insignificante che non un solo suo insegnamento fu tramandato e nessun dettaglio della sua vita o morte fu mai del tutto conosciuto. Questa è solo una chiara contraddizione incoerente.
Chiaramente Paolo non presenta i suoi insegnamenti come "gli insegnamenti di Gesù". Chiaramente l'autore di Marco presenta gli insegnamenti di Paolo come gli insegnamenti di Gesù. Paolo è il Gesù dei vangeli, in sostanza.
Allo stesso modo, i miei commenti sulle origini apocalittiche della cristologia affrontano anche questo problema teologicamente. Chiaramente il cristianesimo ha sempre contenuto al suo interno una contraddizione tra l'idea che Gesù fosse una persona reale (che risale al vangelo), e l'idea che il mondo materiale, e la carne, sono irrimediabilmente corrotti e deve essere distrutti.
E' ovvio per me che ciò che ha reso presto la teologia "Gesù" speciale e potente era l'idea che l'ebraico "Regno di Dio", a differenza di quanto altri ebrei hanno sostenuto, non può essere creato dal Messia sulla terra, ma piuttosto doveva essere creato in cielo. Questo è il concetto chiave nell'origine di questa teologia, l'idea che il mondo materiale era irrimediabilmente corrotto e doveva essere distrutto e che il Messia avrebbe realizzato un nuovo immateriale Regno di Dio in cielo. Questa è l'origine della religione. Questo è il punto di partenza.
Con questa idea come punto di partenza, naturalmente, il Messia, che queste persone sarebbero state ad adorare non sarebbe un Messia terreno che era stato fatto carne, doveva essere stato un Messia celeste che era incorrotto dal mondo materiale. Questo è il motivo per cui tutto questo ha un senso e in realtà rende la teologia cristiana "coerente".
La teologia cristiana come l'abbiamo oggi è in totale contraddizione perché contiene al suo interno ancora questo concetto originale della corruzione del mondo materiale schiacciato insieme con l'idea posteriore che Gesù era una persona reale, la qual cosa tutto avvenne a causa di una storia di fantasia. Così ora abbiamo questa teologia cristiana incoerente che ha concetti totalmente illogici come la Trinità e contraddittorie argomentazioni prodotte dal quarto al sesto secolo che cercano di conciliare sia l'idea che il Messia si è fatto carne e sia l'idea che il mondo materiale e la carne sono irrimediabilmente corrotti e devono essere distrutti.
No, tutto è cominciato con una sola idea coerente, cioè che il mondo materiale era irrimediabilmente corrotto e doveva essere distrutto e che questo sarebbe stato causato da un Messia celeste che era incorrotto dal mondo materiale, perché non era mai divenuto carne.
E questo è il motivo per cui, nel 2° e 3° secolo, come l'idea che Gesù si era "fatto carne" ha cominciato a prendere piede, c'era così tanta polemica sull'idea e c'erano persone che erano chiaramente contro di essa. Non ha senso infatti che l'idea che Gesù non era mai stato carne sorgesse DOPO che fosse ovvio che lui era una persona reale. Questo concetto esisteva prima, e poi entrò in conflitto con l'idea che Gesù fosse carne che si originò dalla convinzione che i vangeli fossero "vera storia", che descrive la vita di una persona reale.
Voglio dire, questa è l'unica cosa che ha veramente senso.
Ed ancora, nella stessa pagina:
Si, esattamente. Penso che quello che io, e ora molte altre persone, segnalo circa il rapporto tra Paolo e Marco dimostra che l'apparente corroborazione tra Paolo e Marco non esiste perché Paolo registrò indipendentemente idee simili a quello che fu registrato su Gesù nei vangeli, ma piuttosto che la somiglianza delle idee è una conseguenza del fatto che i vangeli furono effettivamente basati sulle lettere di Paolo. Si tratta di una catena ininterrotta di prestito letterario.
Inoltre, se si accetta la premessa del "fittizio Gesù", o fondamentalmente l'analisi che io ho esposto del vangelo di Marco, allora come dici tu, Paolo da solo non può in alcun modo salvare Gesù. Una volta che accettiamo che i vangeli sono quello che io sto sostenendo che sono, allora sono in realtà evidenza CONTRO un reale Gesù e al fine di salvare Gesù, tu devi fare affidamento UNICAMENTE su Paolo!
Io penso che chiunque affermasse che il Gesù della vita reale può essere supportato soltanto dalle lettere di Paolo da sole, CONTRO l'evidenza che chiaramente dalla metà alla fine del 1° secolo nessun singolo dettaglio della sua vita era conosciuto, neppure dagli scrittori evangelici, e contro l'evidenza che anche gli scrittori delle epistole successive stavano chiaramente basando le loro idee a partire dai vangeli, allora no, quest'intera cosa cade a pezzi.
Ed è qui da dove la mia tesi risale per trattare e considerare direttamente la tesi centrale dei primi apologeti.
La tesi centrale dei primi apologisti si basa su una serie di ipotesi che sono ora totalmente smentite. Le loro ipotesi erano che #1) I vangeli contengono al loro interno evidenza di vero compimento delle profezie e #2) quest'evidenza è giustificata dal fatto che abbiamo 4 resoconti separati e indipendenti che si corroborano a vicenda.
Quello che io mostro è che #1 quello che pensavano fossero profezie erano in realtà solo allusioni letterarie, e #2 i vangeli non sono indipendenti, sono totalmente dipendenti l'uno sull'altro.
Quello che vediamo è che questi due assunti di base, su cui loro basavano l'INTERO caso a favore del cristianesimo e del loro concetto della persona Gesù, sono assolutamente falsi. Vediamo che OGNI SINGOLO argomento fatto nei secoli secondo terzo e quarto circa il motivo per cui Gesù “fu reale e fatto di carne” poggiava tutto sui vangeli come UNICA fonte di evidenza di questo “fatto”.
Questo risale di nuovo direttamente all'evidenza. Le affermazioni fatte dagli apologeti del 2°, 3° e 4° secolo, contro le esistenti contro-affermazioni che Gesù non era mai stato fatto di carne, si basavano TUTTE sui vangeli come l'evidenza in grado di confutare la diffusa convinzione esistente che Gesù non era stato fatto di carne.
Io penso che se tu vai indietro e guardi alla storia, chiaramente la comprensione dei vangeli che sto avanzando avrebbe completamente demolito le argomentazioni dei primi apologeti e la religione non sarebbe nemmeno venuta alla luce. L'intera religione venne in esistenza sulla base di un insieme di presupposti errati su ciò che i vangeli erano e su come i vangeli furono scritti.
Poi tu aggiungi in cima materiale come l'evidenza che “Pietro”, come descritto dalla storia della chiesa non è mai esistito parimenti, cioè mai fondò la chiesa di Roma, e nessuno al di fuori di Paolo dà qualche reale racconto di lui, ecc., cioè nessuna delle persone che presumibilmente conoscevano Gesù o non esistettero affatto del tutto oppure non fecero nessuna delle cose che avrebbe confermato l'esistenza di Gesù come pretendono le tradizioni, ecc. Io intendo realmente, il caso è in modo schiacciante IMO.
Nella mia mente, il caso contro l'esistenza di Gesù è forse il caso più forte che si possa fare contro l'esistenza di una persona storica di parecchio tempo fa. Tutti gli scritti su Gesù e i suoi compari effettivamente contribuiscono di più a minare l'idea che egli sia mai esistito rispetto a come sarebbe se non fosse stato scritto nulla su di lui del tutto.
Penso che se tutto quello che avessimo su Gesù fossero solo le lettere di Paolo e nient'altro, allora il caso che qualche reale “minore Gesù” potrebbe essere realmente esistito sarebbe stato più forte. Ma tutto della provata realizzazione e copiatura e incomprensione in realtà fa il caso che la fede in un Gesù umano nacque da un'incomprensione più forte.
Chiaramente, IMO, la fede in un umano Gesù nacque dai vangeli stessi. Ecco perché, quando si guarda ai primi apologisti, il loro intero argomento per il motivo per cui Gesù fosse carne è tutto basato sui vangeli e nulla più. Quello è l'unico posto che offrì qualche “evidenza” alla loro affermazione.
Chi ha ragione?
Io penso, avendo letto un assaggio della futura pubblicazione di RG Price, che lui davvero non è tipo che scherza. Il suo caso per un Gesù pura invenzione letteraria è veramente il più forte di tutti. Perchè risponde proprio al requisito primo che secondo Bart D. Ehrman dovrebbe avere un'ideale dimostrazione miticista: dimostrare dati alla mano che tutte le fonti cristiane storiciste posteriori al vangelo di Marco derivono da Marco e soltanto da Marco.
Se è fattibile una dimostrazione del genere, e R. G. Price promette che lo è, allora la fine è davvero arrivata, per “Gesù di Nazaret”.
Il quarto della serie è il prof Bermejo-Rubio, che porta fino alle estreme conseguenze l'applicazione del Criterio di Imbarazzo sui vangeli, per derivarne un Gesù storico sgradito ai folli apologeti cristiani e tuttavia ancora storico. Gli evangelisti non avrebbero esitato a rendere di genere fantasy perfino un Gesù sedizioso nei suoi atti di sedizione, edulcorandoli ad nauseam, se quello era il prezzo da pagare pur di comprare seguaci. Mi ricorda un pò l'insulto che un quotidiano iraniano lanciò all'indirizzo di Carla Bruni quando suo marito era ancora premier francese. Dare della “puttana” a Carla Bruni sarebbe di certo imbarazzante per tutti i cittadini francesi, se l'accusa corrispondesse al vero. Ma fino a prova contraria, la signora Carla Bruni non è una escort, perfino se la sua esuberante bellezza, per come viene ostentata sotto i riflettori, potrebbe indurre qualche maligno a pensarlo.
Ma se non si tratta in realtà di una escort, allora perchè a qualcuno così bigotto come gli ayatollah iraniani sorgerebbe quel preciso sospetto? La risposta è ovvia: per far piacere ai francesi, Carla Bruni doveva ostentare la sua bellezza. Ed è solo per l'innocua moda del momento attuale che l'ostentazione della bellezza femminile richiede una certa dose di ambiguità, una sufficiente a suscitare la giusta dose di scandalo da parte di qualcuno che quella moda non accetta perchè la considera fondamentalmente aliena al suo paese e alla sua fottuta religione. Lo stesso vale per Gesù. Se è “da Messia” figurare armato sul monte degli Ulivi, perchè non attribuirlo pure a Gesù? Se è “da Messia” ritirarsi in luoghi deserti, perchè non farglielo fare pure a Gesù? Se è “da Messia” attirarsi addosso l'accusa di ladrone, perchè non far crocifiggere Gesù tra due ladroni? Se è “da Messia” compiere almeno un atto eversivo al Tempio, perchè non farglielo fare pure a Gesù? Se è “da Messia” avere discepoli facinorosi e pronti a venir alle mani, perchè non far seguire pure Gesù da un “Simone lo Zelota” e da ben due “figli del tuono”? In fondo, fin fondo, i cristiani dicono che LUI è il vero Messia, mentre gli altri sono solo le sue volgari contraffazioni. Se è per la pura e semplice moda del momento attuale che Gesù doveva essere ritratto sedizioso ma mai sovversivo, non sei forse TU, che accusi un ipotetico Gesù storico di sedizione, del tutto simile, quanto a scagliare accuse infondate, ai folli apologeti islamici, specie quando quelli schifosi ayatollah insultano volgarmente Carla Bruni per il suo modo di apparire?
Il quinto della serie è il prof Mogens Müller, il quale vorrebbe addurre come prova dell'esistenza storica di Gesù il fatto, per lui assolutamente impressionante, che un apostolo come Paolo trovò nella predicazione di Cristo la ragione stessa della sua esistenza. Come dire che poichè l'imperatore azteco Montezuma era profondamente devoto al dio Queztalcòatl, allora Hernan Cortés era “veramente” la sua incarnazione sulla Terra. Come scrive giustamente Richard Carrier:
...'storico' non dovrebbe essere impiegato semplicemente in connessione a tentativi di ricostruire dettagli della vita e insegnamenti di Gesù, trattandolo solamente come una figura del passato. Il predicato 'storico' dovrebbe essere permesso di comprendere anche il suo impatto come ci è stato veicolato attraverso i significati attaccati alla sua vita...' [Mogens Müller, 'Paul: The Oldest Witness to the Historical Jesus', in 'Is This Not The Carpenter?', (ed. Thompson e Verenna), pag. 117-30 (120-121).]Ma in quel senso di 'storico', il Cristo mitico, il Cristo che Paolo avrebbe detto che realmente è esistito, che vive e muore e risorge nello spazio esterno — sarebbe anche un Gesù 'storico'. Il termine allora diventa privo di significato — a meno che Müller voglia pensare che Paolo avesse ragione, c'è realmente un Gesù Cristo vivente nello spazio esterno. Ma quella è una questione per la teologia, non per la Storia. Ad ogni modo, gli effetti di queste rivelazioni 'del Signore', e di come fu capito dalla lettura delle scritture, sarebbero allora la causa di tutti gli 'effetti' su Paolo e sulle sue idee che Müller poi cataloga. Quelli effetti perciò non possono distinguere tra storicità minimale e miticismo minimale. Lo studio di Müller è perciò impotente. In realtà, il fatto che Müller deve ricorrere a questa tattica, che egli sia costretto a concedere che Paolo mai parla di uno storico Gesù nell''altro' senso, dovrebbe essere riconosciuto strano, ed è per sé conferma che la tesi miticista rende questa evidenza più probabile.
(OHJ, pag. 522, mia libera traduzione e mio grassetto)
Come si vede in tutti e cinque i casi di cui sopra, i difensori della storicità di Gesù ignorano a bella posta le repliche piuttosto efficaci mosse loro dai miticisti. La loro arroganza nel disprezzare il miticismo (e i miticisti) è puramente montata ad arte per nascondere la reale fragilità dei loro argomenti.
Al punto che a me personalmente viene il sospetto che Ehrman si sia affrettato a scrivere il suo ridicolo libello antimiticista “Gesù è davvero esistito?”, PRIMA appena in tempo che venisse pubblicato l'opus magnum di Richard Carrier, On the historicity of Jesus, così da non prendersi il disturbo di rispondere a quel libro (che ha passato la peer-review ed è stato stampato da una prestigiosa casa editrice universitaria), ma solo ai precedenti.
Col risultato che ora Ehrman rifiuta — perchè ha paura — di confrontarsi con Richard Carrier in un dibattito pubblico.
Ehrman sa di avere commesso delle fallacie logiche nei suoi argomenti a favore del Gesù storico ma non vuole ammetterlo. Non ha sufficiente onestà intellettuale per farlo.
E intanto i miticisti sono benissimo in grado di mostrare chi di loro è più bravo e più convincente. Di seguito propongo una tabella che è speculare esattamente a quella di sopra, solo che vale per il caso miticista:
Il classico argomentatore del tipo:
|
“Gesù non è esistito perché i vangeli
sono solo storielle per bambini”
|
“Gesù non è esistito perché Paolo non
fa il minimo accenno a lui in almeno più di 200 occasioni per farlo”
|
“Gesù non è esistito perché tutti
quelli che affermano il contrario hanno attinto quel concetto, direttamente o
indirettamente, dal più antico vangelo scritto, Marco, che si può dimostrare essere una semplice allegoria.”
|
“Gesù non è esistito perché figura in
terza posizione nella scala Rank-Raglan, e l’evidenza, quando considerata
nella sua totalità, non offre nessun motivo per abbassare l’asticella del
dubbio”
|
Pier
Tulip
|
X
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|||
Earl
Doherty
|
X
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|||
R.G.
Price
|
X
|
|||
Richard
Carrier
|
X
|
In breve:
Il folle astroteologo Pier Tulip pensa di liquidare perfino la possibilità di un Gesù storico semplicemente disprezzando i vangeli come mere allegorie e favole per bambini. E quando qualcuno ha il buon senso di fargli osservare che un fantasy si può raccontare anche a proposito di personaggi realmente esistiti, Pier Tulip è così sciocco da lasciarsi scappare affermazioni storiciste del tipo : “oh, ma l'uomo dietro i vangeli io lo conosco, l'ho sempre conosciuto, ci ho mangiato una pizza l'altro ieri a cena e parlava in modo così criptico ed esoterico che solo io potevo comprenderlo”. Buon per lui.
Earl Doherty è un'autentica bestia nera per i folli apologeti cristiani e questo non può essere che un vanto. L'aver elencato, con estrema pazienza e cura dei dettagli, più di 200 (dico 200!) casi nelle epistole dove Paolo avrebbe dovuto accennare al Gesù storico se soltanto ne avesse avuto il concetto — e invece manca sorprendentemente di farlo —, fa di lui il più grande demolitore della fiducia nella storicità di Gesù. Dopo aver letto Doherty, io sono diventato miticista.
Di R. G. Price ne ho parlato sopra. Se davvero realizza sul serio quanto ha promesso di fare, allora alla fiducia incrinata da Doherty nella presenza di un Gesù storico nelle epistole autentiche di Paolo, si aggiungerebbe la certezza che per davvero la fede cristiana è radicata su un racconto di fantasia. Che Gesù non esistette “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Per apprezzare veramente Richard Carrier, invito a leggere il suo libro, On the historicity of Jesus. Un libro destinato ad essere letto da un numero sempre più crescente di lettori. E fin tanto che la libertà di pensiero e la libertà di opinione saranno assicurate in questa parte di mondo, la fede di massa nel chimerico “Gesù storico” — perchè di sola cieca fede si tratta — potrà solo diminuire.
E il processo è già cominciato.
Il folle astroteologo Pier Tulip pensa di liquidare perfino la possibilità di un Gesù storico semplicemente disprezzando i vangeli come mere allegorie e favole per bambini. E quando qualcuno ha il buon senso di fargli osservare che un fantasy si può raccontare anche a proposito di personaggi realmente esistiti, Pier Tulip è così sciocco da lasciarsi scappare affermazioni storiciste del tipo : “oh, ma l'uomo dietro i vangeli io lo conosco, l'ho sempre conosciuto, ci ho mangiato una pizza l'altro ieri a cena e parlava in modo così criptico ed esoterico che solo io potevo comprenderlo”. Buon per lui.
Earl Doherty è un'autentica bestia nera per i folli apologeti cristiani e questo non può essere che un vanto. L'aver elencato, con estrema pazienza e cura dei dettagli, più di 200 (dico 200!) casi nelle epistole dove Paolo avrebbe dovuto accennare al Gesù storico se soltanto ne avesse avuto il concetto — e invece manca sorprendentemente di farlo —, fa di lui il più grande demolitore della fiducia nella storicità di Gesù. Dopo aver letto Doherty, io sono diventato miticista.
Di R. G. Price ne ho parlato sopra. Se davvero realizza sul serio quanto ha promesso di fare, allora alla fiducia incrinata da Doherty nella presenza di un Gesù storico nelle epistole autentiche di Paolo, si aggiungerebbe la certezza che per davvero la fede cristiana è radicata su un racconto di fantasia. Che Gesù non esistette “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Per apprezzare veramente Richard Carrier, invito a leggere il suo libro, On the historicity of Jesus. Un libro destinato ad essere letto da un numero sempre più crescente di lettori. E fin tanto che la libertà di pensiero e la libertà di opinione saranno assicurate in questa parte di mondo, la fede di massa nel chimerico “Gesù storico” — perchè di sola cieca fede si tratta — potrà solo diminuire.
E il processo è già cominciato.
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