sabato 17 ottobre 2015

Il cristianesimo ha tradito Gesù? Falso!!!

OCA: Vi sono racconti chiamati Racconti di mamma oca. I racconti che la Chiesa ci narra sono “racconti di mamma oca”, visto che siamo tonte paperelle e la Chiesa è nostra madre. 
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

“Il cristianesimo ha tradito Gesù?”
- Così suonava un titolo provocatorio ma efficace usato però dalle mani sbagliate, come titolo di un libro di Giorgio Jossa, incapace peraltro di fornire una risposta convincente a quella domanda (essendo Jossa nient'altro che un banale folle apologeta cattolico della stessa stregua di un Jerim Pischedda, per capirci).
Quell'interrogativo permette una di quelle facili semplificazioni teoriche applicate di solito a questioni complesse nella misura in cui riesce a catturare in estrema sintesi le principali sostanziali differenze tra le varie opinioni correnti intorno a Gesù mediante le diverse risposte che gli si possono offrire.
Perchè sono tre sostanzialmente le risposte possibili a quella fatidica domanda:
- sì;
- no;
- in parte.

Si tradisce qualcuno quando non si riporta il suo vero messaggio. Quando addirittura lo si spaccia più o meno fraudolentemente per l'opposto di quello che effettivamente è. Oppure quando si tace semplicemente sul suo vero messaggio (coll'intento più o meno deliberato di eclissarlo) o sulla sua vera identità (per timore di comprometterla). Oppure ancora quando gli si attribuiscono parole che semplicemente non sono sue e che non ha mai pronunciato.
Chiaramente è necessaria come precondizione al tradimento di qualcuno l'esistenza storica di questo “qualcuno”. Si può tradire un uomo o una donna. Non si può tradire un unicorno, un drago o un angelo. Non si può tradire, per definizione, un'entità inesistente. Se Dio non esiste, come si fa a tradire Dio? Un'entità che non esiste e che non è mai esistita non può mai essere tradita, neppure quando gli si cambia volto, sebbene il semplice fatto della sua non-esistenza può benissimo tradire in ogni momento chi crede al suo opposto. Ma in tal caso l'autore da ultimo del tradimento è l'essere inesistente stesso, neppure chi l'ha fatto passare per esistente, tantomeno chi è vittima della fede nella sua esistenza.

Un esempio di un personaggio storico che fu letteralmente tradito dai suoi seguaci già in vita e dopo la sua morte, tradito nel senso che intendo io appena sopra, fu Hailè Selassié: egli era un cristiano etiope e morì da cristiano etiope, eppure fu deificato contro la sua volontà. Questo per me è un tradimento.

Richard Carrier
menziona l'esempio istruttivo di Selassiè con la chiarezza che gli è solita:

È abbastanza comune per i personaggi storici diventare circondati da un vasta quantità di miti e leggende, e anche davvero rapidamente, soprattutto quando divenuti oggetto di venerazione religiosa. Pertanto, il fatto che questo sia successo mai in sé prova che la persona in questione non esistesse. Un esempio relativamente recente è l'elevazione dell'imperatore etiope Hailé Selassie al rango di un dio ... da parte di persone a cui non ha mai chiesto questo favore e anzi ha anche più volte supplicato di smettere. La sua divinizzazione (e continuata adorazione fino ad oggi) è il fondamento della fede moderna del rastafarianesimo, che conta centinaia di migliaia di aderenti in tutto il mondo. È illuminante che sappiamo che professava alla sua morte la propria fede cristiana e conosciamo la sua continua disperazione per il fatto che era stato elevato in una divinità venerata così rapidamente nonostante le sue proteste (e si potrebbe pensare che se il tuo dio personale si lamentasse della tua adorazione di lui, tu l'avresti ascoltato  ̶ eppure siamo qui). Miti e leggende su di lui crebbero rapidamente, anche durante la sua stessa vita, e tanto più rapidamente nei due decenni dopo la sua morte, avvenuta nel 1975. Eppure niente aveva alcun fondamento nella realtà. Per nulla. Eppure ancora rimangono le affermazioni centrali di una fede vivente.
Il parallelo con Gesù dovrebbe essere cautelativo: se questo poteva accadere a Selassie, potrebbe ancora più facilmente essere accaduto a Gesù, non essendoci un'istruzione o un'alfabetizzazione universale, o perfino media per se nel mondo antico.
Forse Gesù stesso continuamente pregò i suoi seguaci di non adorarlo. Eppure lo hanno fatto comunque. Noi non sappiamo, perché a differenza di Selassié, le sole testimonianze che abbiamo di Gesù sono scritti da suoi devoti adoratori.  Quindi, forse, ogni cosa detta di Gesù è proprio altrettanto fabbricata come ogni cosa ora raccontata di Selassié. Eppure è detta comunque. E non solo detta, ma creduta completamente da ogni aderente della fede, anche a fronte di prove schiaccianti del contrario.
Ma non solo i paralleli cautelativi, anche i paralleli fattuali sono numerosi. Edmund Standing riassume questo punto elegantemente:
Guardando allo status di Hailé Selassié nella religione del Rastafarianesimo troviamo i seguenti aspetti: (1) la venuta sulla terra di una figura messianica che fu profetizzata nell'Antico Testamento; (2) una nascita accompagnata da miracoli; (3) un bambino con immensa sapienza divinamente concessa che possedeva poteri miracolosi; (4) un messia le cui azioni furono prefigurate negli scritti dell'Antico Testamento; (5) un uomo che poteva fare miracoli e nella cui presenza si verificarono miracoli; (6) un uomo che fu adorato e ritenuto divino da migliaia di persone che non lo avevano nemmeno incontrato; (7) un uomo che era l'incarnazione di Dio e che continua a vivere nonostante le prove della sua morte; (8) un uomo che i suoi seguaci predicano e col quale sono in comunicazione; (9) un salvatore che  un giorno tornerà a raccogliere un popolo eletto che vivrà sotto il suo dominio in un regno di Dio. Nonostante i fatti relativi alla figura storica reale di Selassié, come si vede, i Rastafariani hanno costruito una vasta mitologia religiosa intorno a lui, e addirittura lo hanno fatto durante la sua vita.

Immaginate se, a un certo punto del futuro... la stragrande maggioranza del patrimonio storico fosse perso... [e] che le uniche testimonianze esistenti di Selassié che sono sopravvissute fossero i racconti devozionali rastafariani. [Allora ...] la sola storia su cui gli storici avrebbero da lavorare sarebbe composta da strati di mitologia. La storia di Selassie, un uomo sorto in un tempo in cui gli etiopi erano febbrilmente in attesa della venuta del Messia, sarebbe ricolma di riferimenti al compimento delle profezie dell'Antico Testamento, storie di miracoli, storie di Dio che cammina sulla terra, e la negazione della realtà della morte del Messia. Avrebbero letto che Selassié è ancora vivo e che una parte della prova di ciò è che i seguaci potevano “comunicare in spirito” con lui. Come risultato di ciò, sicuramente ci sarebbero alcuni che adotterebbero una posizione “miticista” per quanto riguarda il Selassié storico.
E tuttavia, naturalmente, se lo facessero, sarebbero in errore. Perché è esistito davvero un Selassié. Solo che non era niente di neanche lontanamente simile alle “narrazioni” che i suoi adoratori scrissero e raccontarono su di lui. Nello scenario immaginato da Standing, la verità sul Selassié “storico” sarebbe stata completamente persa. Frammenti di verità rimarrebbero nei superstiti testi devozionali dei suoi adoratori, ma senza fonti indipendenti contro le quali controllarle, non avremmo alcun modo di sapere quali dettagli erano storici e quali mitici. Siamo difficilmente in una qualche posizione migliore rispetto a Gesù, per il quale tutte le fonti dirette (se mai ce ne fossero alcune) sono state completamente perdute, e tutto quello che abbiamo sono i racconti e le pretese devozionali dei suoi adoratori fanatici. Questo significa che la ricostruzione del Gesù storico potrebbe essere semplicemente impossibile. Ma ciò non significa affatto che non c'era nessun Gesù storico.
Ci sono differenze significative, tuttavia, che distruggono l'analogia di Standing. In primo luogo ci sono le lettere di Paolo, che in realtà precedono i vangeli di decenni e sono la testimonianza più vicina che abbiamo all'originale Gesù (se vi era uno), ma quelle lettere conoscono solo un uomo cosmico e non contengono nessuna vera storia di lui del tutto (come dimostrerò nel capitolo 11). In secondo luogo ci sono i metodi di costruzione dei vangeli, che sono così completamente mito-simbolici che la loro composizione in realtà argomenta contro la possibilità che contengano qualche vero dato storico del tutto (un punto che esaminerò nel capitolo 10). E, infine, l'ipotesi di Standing che noi possiamo aspettarci che tracce indipendenti siano scomparse nel caso di Gesù non è in realtà molto probabile come lui pensa. Se Gesù era tanto famoso come Selassié, sarebbe strano non sentire nulla di lui, così strano come lo sarebbe nel caso di Selassié ora (come spiegherò nel capitolo 8).
Per evitare questa stranezza dobbiamo concludere che il vero Gesù era un virtuale nessuno. Ma ci sono ancora problemi con l'evidenza che suggeriscono che lui non era nemmeno quello (come spiegherò nei capitoli 8, 9 e 10). Tuttavia, le proposte metodologiche di Standing sono profonde: solo se le differenze che io ipotizzo esistono realmente il confronto fallirà. In caso contrario, è perfettamente possibile che un reale Gesù risieda alla base di tutti i miti esistenti su di lui. Proprio come è il caso per Hailé Selassié. È accaduto prima nella tradizione cristiana, sia a persone reali, sia a persone di fantasia (come sospetto che rivelerebbe ogni rassegna della pletora di santi venerati nella tarda antichità e nel medioevo). Quindi, quale fu il caso per Gesù?

(On The Historicity Of Jesus, pag.18-20, mia libera traduzione)

Gli storicisti si dividono sulla risposta da dare alla domanda: “Il cristianesimo ha tradito Gesù?”.

Come esempio di chi risponde “SÌ” a tale domanda tra gli storicisti, non è necessario fare i nomi di chi pensa che Gesù fu un sedizioso antiromano (vedi Brandon) o un mago sbucato dall'Egitto (vedi Morton Smith) per cui sarebbe d'obbligo accusare prima facie di tradimento i primi cristiani come Paolo rispetto a quel Gesù. No. Perfino un insospettabile studioso conservatore cristiano, invero, un folle apologeta pentacostale sotto mentite spoglie di storico  ̶  mi sto riferendo a Larry Hurtado  ̶  può dare adito velatamente all'accusa di tradimento di Gesù da parte del cristianesimo originario, quantomeno perchè la sua visione di come emerse l'Alta Cristologia dei primi giorni del cristianesimo produrrebbe un'inconsistenza logica ben denunciata dal prof Crispin Fletcher-Louis nel suo recente volume Jesus Monotheism, laddove scrive:
Hurtado presenta una spiegazione delle origini cristiane che non si basa su nessuna particolare comprensione del Gesù storico, al di là di un essenziale insieme di proposizioni circa la sua reale esistenza e il suo impatto sui suoi seguaci, che Hurtado crede “imporrà un chiaro ampio assenso” tra gli studiosi critici del Nuovo Testamento. Hurtado non si avventura ad una comprensibile spiegazione delle mire, intenzioni o autocomprensione di Gesù. Comunque, lui è chiaro che la ragione per cui i più antichi cristiani giunsero ad adorarlo non fu perchè vennero a vedere che il Gesù storico fosse degno di adorazione alla luce di qualcosa che fece, disse, o di qualcosa che loro credevano fosse intrinseco alla sua esistenza (e morte). I più antichi cristiani adoravano Gesù dopo la sua morte e resurrezione perchè essi credevano che Dio comandò loro di fare così nel contesto di potenti esperienze religiose. La devozione di Cristo era basata su che cosa Dio era creduto di aver fatto a Cristo alla sua resurrezione ed esaltazione, non su qualcosa di esplicito oppure implicito nelle sue parole, azioni, o nelle sue personali affermazioni su di sè.
Se noi combinassimo quei due aspetti della sua opera  ̶  nessuna particolare messa in conto del Gesù storico e nessuna base per la devozione di Cristo nell'esistenza storica di Gesù  ̶ noi troveremmo che sul suo modello non esiste nessuna connessione logica tra il fatto della devozione di Cristo e la natura della vita di Gesù di Nazaret. Questo significa, a sua volta, che è difficile vedere come l'adorazione del Signore Gesù Cristo possa realmente essere l'adorazione di Gesù di Nazaret in ogni senso dotato di significato. In effetti, i più antichi credenti adorarono il “Signore Gesù-glorificato-e-trasformato Cristo”. Il Cristo risorto ed esaltato non fu adorato perchè aveva vissuto una vita di un peculiare tipo di essere umano, un essere umano unicamente divino. Il Cristo esaltato non è riverito perchè i cristiani del primo secolo credevano che le specifiche parole e azioni storicamente contingenti di Gesù di Nazaret fossero unicamente degne di  ̶  oppure che rivelassero qualche più profondo, eterno  ̶  divino status e identità.  Inevitabilmente allora, il modello di Hurtado crea l'impressione che esiste solo una debole connessione tra l'umano Gesù di Nazaret e l'esaltato e ora divino Cristo. Certamente, nei termini della terminologia del tradizionale discorso cristiano, la struttura della relazione tra il Gesù storico e il Cristo dell'antica fede cristiana sembra essere adozionistica: per Hurtado, il Gesù della Storia è sollevato da una posizione e status che non era intrinsecamente degna di adorazione, ad una posizione e status che Dio ora dichiara essere, oppure che egli rende (in qualche modo), degna di adorazione. Per Hurtado, dopo la resurrezione ed esaltazione, “Dio” in qualche profondo modo ora comprende un “essere umano glorificato”. Questa è decisamente un'asserzione. Ma non è proprio la stessa cosa di dire che la divina identità ora comprende una distinta persona preesistente la cui identità è definita da una biografia che comprende una particolare vita umana storica (come narrata in, per esempio, Fil. 2:6-11). Quel che è in gioco qui è se questa valutazione della forma della devozione di Cristo (e la Cristologia che implica) fa pienamente giustizia delle pretese del Nuovo Testamento.
Se noi diciamo davvero poco circa la vita storica e identità di Gesù, noi inevitabilmente svuotiamo la parola “Gesù” in “Signore Gesù Cristo” di significato.  [Nei capitoli posteriori (specialmente capitolo 8 e in parte 6) io tenterò di mostrare che l'eclissi del Gesù storico dalla nostra comprensione della devozione di Cristo ha oscurato le origini della Cristologia del Nuovo Testamento. Ha lasciato vitali interrogativi storici senza risposta proprio nella misura in cui ha distorto la forma della teologia del Nuovo Testamento.]

(pag. 75-76, mia libera traduzione, enfasi originale)

 Visto? Praticamente, il prof Flecher-Louis sta criticando il suo collega Hurtado per aver scommesso la genesi dell'Alta Cristologia dei primi giorni tutto su visioni e rivelazioni (leggasi: allucinazioni) post-pasquali, esautorando di fatto ogni capacità e funzione di un Gesù storico di poter contare in qualche modo da vivo, perfino in una qualche forma allusiva, nella formazione del culto che si originò intorno a lui dopo la sua morte. Il rischio, secondo Fletcher-Louis, è che se si segue Hurtado in questa riduzione al lumicino di qualsiasi cosa fece o disse Gesù in vita, si rende piuttosto fredda la sua rapidissima apoteosi post-mortem, vedendola come mero frutto di esperienze mistico-allucinatorie. È la singolare reazione che un folle apologeta manifesta quando vede che, senza saperlo, la sua ricerca lo conduce dritto dritto alla conclusione miticista per cui all'origine del mito di Gesù tutto quello che era necessario per la genesi del cristianesimo fu solo l'esperienza mistico-allucinatoria di tipo schizotipico avuta dai primi fondatori del movimento e da Paolo. Un Gesù storico non era affatto necessario per indurre quelle rivelazioni e allucinazioni in gente entusiasticamente posseduta dallo Spirito di Dio. Per evitare questa intima “freddezza” annichilatrice della sua fede (perchè un folle apologeta cristiano di solito considera impossibile che un arcangelo celeste mai sceso sulla Terra nel recente passato possa aver avuto un impatto così forte sui primi cristiani come Pietro e Paolo solo mediante visioni e allucinazioni), Fletcher-Louis vorrebbe figurare un Gesù storico in qualche modo in relazione di causa-effetto con la genesi dell'Alta Cristologia immediatamente successiva alla sua morte. Solo così potrà garantire ai suoi occhi che il cristianesimo non ha tradito Gesù. Ma intanto abbiamo visto che, se si accetta il modello di Hurtado, si deve riconoscere l'imbarazzante situazione di un cristianesimo originario che ha tradito Gesù, nel momento stesso in cui lo ha deificato senza chiedergli alcun permesso, neppure una flebile voce in capitolo, solo un ruolo passivo e un silenzio totale da parte sua (che è STRANO, INATTESO, IMPROBABILE, a meno che Gesù non fu letteralmente mai esistito, ma fosse fin dal principio un'essere metafisico rivelatorio). 

Ma intanto abbiamo capito che chi, da storicista, risponde “NO” alla domanda “Il cristianesimo ha tradito Gesù?” può essere solo un cristiano “trionfalista” (come Pischedda, per definizione un folle apologeta cristiano). Per tenere in piedi un plausibile Gesù storico, gli storicisti sembrano apparentemente costretti di necessità a darne un ritratto che contempli inevitabilmente la possibilità, se non la probabilità, di un effettivo tradimento di Gesù da parte del cristianesimo tutto, dalle origini fino ai nostri giorni. Se l'uomo chiamato Paolo dev'essere fatto passare per il più antico cristiano (o proto-cristiano) di cui si ha evidenza primaria, allora, dal momento che la più antica frase cristiana del più antico libro cristiano è Galati 1:1,
Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre

dove fin dal principio emerge la contrapposizione tra gli uomini da un lato, e tra Dio e Gesù dall'altro, si può concludere che Paolo ha tradito Gesù:
- se Gesù era solo un uomo che mai si proclamò Dio neppure allusivamente, insistendo che era Dio;
- se il Gesù storico era stato un maestro, perchè Paolo non riportò alcuno (o la maggior parte) dei suoi insegnamenti;
- se il Gesù storico era stato un allucinato posseduto dallo Spirito di Dio, perchè Paolo parlò di un Gesù che possedette spiritualmente altri, compreso lui.
- se il Gesù storico era stato un sedizioso antiromano, perchè Paolo ne fece il garante dell'ordine temporale esistente, perfino nell'imminenza della Fine.
- se Gesù era stato un profeta, perchè Paolo non rivelò niente del genere.
- se Gesù era stato un mago impostore, perchè Paolo ne fece un oracolo di Verità.

L'elenco potrebbe continuare, ma pure se sostituisci ciascuna occorrenza di Paolo sopra menzionata con “l'autore del vangelo X” il risultato sarebbe lo stesso.
Perchè qualunque “Gesù storico” ricostruito a partire dal vangelo X costituisce per definizione una negazione (un tradimento?) del Gesù venduto dal vangelo X.
Perchè in ogni vangelo, perfino nel primo di essi, Gesù è sempre lo stesso (più o meno malcelato) essere preesistente, Figlio di Dio, ecc.
L'unico modo possibile in cui si può rispondere con un sonoro “NO!” alla domanda “Il cristianesimo ha tradito Gesù?” è nel teorizzare che , Gesù affermò effettivamente ciò che Paolo e il primo vangelo osano affermare di lui: non che fece questo o quel miracolo o che fu udito dopo morto, si badi bene (perchè perfino i primi cristiani non avrebbero creduto a tali meri abbellimenti letterari convenzionali) ma che lui affermò di essere il Volto di Dio, la sua celeste immagine, la sua Persona (tralasciando per il momento di discettare in merito alla stretta coincidenza o meno tra tale ipostasi divina e Dio stesso).
Se il cristianesimo non ha tradito il Gesù storico, allora il Gesù storico affermò di essere il “Cristo Gesù” che noi conosciamo: il riflesso perenne della pura e semplice, e persistente, Divinità.

In altre parole, un ebreo del I secolo proclamò la sua stretta identità con Dio, o anche solo quanto di più vicino vi si possa accostare tra tutti gli elementi del Creato.
 
Solo a patto di assumere qualcosa del genere si può dire che il cristianesimo non ha tradito Gesù, dal momento che tutti gli altri casi rientrano a pieno titolo sotto l'insegna del puro tradimento. Chiaramente coloro che pensano che Gesù rivelò di essere il “Gesù” che noi oggi vediamo e tocchiamo allora possono benissimo discordare nella descrizione dei molteplici modi in cui un uomo storico può aver anche solo insinuato o fatto passare sottobanco la mera possibilità di quest'identificazione strictu sensu con Dio (o con il suo Specchio metafisico, il che è la stessa cosa) ma ciò non diminuisce il peso della sua asserzione: un Gesù storico che da vivo non si limitò neppure a insinuare cripticamente l'idea o la mera allusione della sua divinità (o parentela divina) è un Gesù che per definizione fu tradito dal nascente cristianesimo. Sovrapporre ad un essere umano l'idea del divino solamente perchè dopo la sua morte si ricevono visioni, sogni e rivelazioni (leggasi: allucinazioni di tipo schizotipo) significa eliminare per sempre ogni possibile connessione tra quell'uomo storico e la nascita dell'idea della sua divinità.
Significa rinunciare a priori perfino al tentativo di trovare un'implicazione storica di sorta tra la sua vita e la sua immediata apoteosi post-mortem. E non si tratterrebbe più in quel caso di una mera rinuncia a indagare ma della realizzazione finale che un tradimento è in atto dell'uomo Gesù.

Consegnare ai posteri l'equazione “Gesù=Dio” in virtù di una mera allucinazione di Gesù post-mortem significa essenzialmente tradire Gesù. Da qui la necessità, per i folli apologeti cristiani riluttanti ad accettarlo, di spiegare altrimenti la rapida nascita di una “Cristologia Alta” appena a ridosso (si parla di “mesi”, forse “settimane”!) della morte di Gesù su una croce romana. Chi non è cristiano e non ha questo problema (di accusare il cristianesimo originario di tradimento) perfino se lo accetta banalmente come un non-problema (relegandolo magari alla pura sfera teologica e apologetica) si ritrova tuttavia con l'enorme Problema Storico ad esso strettamente associato, e cioè di come sia potuta insorgere una cristologia così vertiginosamente alta appena poco tempo dopo la morte di Gesù su una croce romana, dal momento che è STRANO, perciò INATTESO, perciò IMPROBABILE, che un uomo che non abbia mai detto e neppure insinuato in vita di essere Dio venga trasformato in Dio solo a seguito di una ridicola allucinazione esperita dai suoi seguaci dopo la sua morte, senza alcun'attinenza di sorta con la sua precedente esperienza da vivo. Non solo. Deve spiegare perchè Gesù fa la sua apparizione nella Storia (intesa come patrimonio di ricordi scritti o orali dell'umanità) solo per qualcosa accaduta DOPO la sua morte, e non per qualcosa accaduta PRIMA della sua morte.

E a quel punto irrompe nel nostro discorso logico, con la sua enorme forza esplicativa, la miglior teoria del Mito di Gesù, l'unica ipotesi in grado di spiegare e rimuovere l'“inatteso” e l'“improbabile” da questa paradossale situazione nella quale ci siamo cacciati, dal momento che è l'unica teoria capace di rimuovere e fugare veramente e radicalmente l'imbarazzo di un cristianesimo che ha tradito Gesù.

Perchè quell'imbarazzo è un vero, serio imbarazzo che io personalmente non voglio avere e sarò sincero con il lettore, brutalmente sincero: io mi rifiuto con tutto me stesso, con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima di credere all'assurdo paradosso di un cristianesimo che ha TRADITO Gesù.

Per superare quell'imbarazzo non è sufficiente dimostrare che Gesù pronunciò “davvero probabilmente” questa o quella parabola (come si accinge a fare per l'ennesima volta, in un copione fallimentare e tuttavia da tempo consolidato, quel folle apologeta e prete cattolico di John P. Meier col suo ultimo, inutile volume) perchè qui stiamo parlando di qualcosa che deve indurre per definizione un uomo a spostare (figurativamente) “le montagne”: credere all'equazione “Gesù=Dio”.
Dire che Gesù fu divinizzato perchè fu un maestro di profonda sapienza morale o un profeta apocalittico significa ne più nè meno che TRADIRE Gesù perchè nessuna sapienza morale, nessuna banale collezione di detti (fosse perfino Q), e tantomeno nessun'allucinante profezia apocalittica, può spiegare la nascita di una fede in “Gesù=Dio” capace di “muovere le montagne”.
In questo senso, sono profondamente debitore al prof Stevan L. Davies per aver evidenziato a più riprese quest'aspetto, nel suo Spirit Possession and the Origin of Christianity:
Che cosa fare della storicità di tutto questo? Si dovrebbe credere che la principale ambizione di Gesù di Nazaret fosse realmente di andare a Gerusalemme, soffrire, morire e risorgere di nuovo? Naturalmente no, quella è fiction marciana derivata dalla dottrina paolina. Gli inquietanti “insegnamenti” di Gesù a Gerusalemme nei capitoli 11 e 12 di Marco dettero origine al movimento cristiano? Certamente no; leggili, tu concorderai che non sono principi che formano il culto. Cosa circa le sue predizioni che il Figlio dell'Uomo (il quale come un essere cosmico poteva ben essere qualcun'altro di diverso rispetto a Gesù) è in procinto di venire dopo giorni di disastro per raccogliere i suoi eletti dai quattro angoli della terra, ecc.? (13:7-30). È quello qualcosa che dobbiamo vedere all'origine del movimento cristiano? È un motivo raramente menzionato di nuovo nella tradizione testuale. E il Regno di Dio, che potrebbe o non potrebbe aver qualcosa a che fare con la storia della morte e resurrezione di Gesù, che fare di quello? Tu non apprenderai virtualmente nulla su di esso nel vangelo di Marco, salvo che nei primi giorni della sua vita come un guaritore posseduto dallo Spirito egli parlò favorevolmente circa esso. [Se il capitolo 13 descrive l'arrivo del Regno, allora è un pò simile all'arrivo di una guerra termonucleare. Come possa descrivere il capitolo 13 “buone nuove” è difficile da comprendere, e così eventualmente quel capitolo non sta discutendo del tutto l'arrivo del Regno. In modo simile, Q/Luca 17:26-29 ammonisce gli orrori dei “Giorni del Figlio dell'Uomo”].
(pag. 13, mia libera tradizione)

E ancora:
Che società o che cultura ha mai voluto che i morti risorgono e camminano tra noi? Il folklore cinematografico del genere “horror” è ricolmo dei morti viventi: vampiri, mostri-alla-Frankenstein, spettri e tanti altri personaggi fittizi. Nessuna società incoraggia gli spettri; non ci sono racconti di morti che sbucano dalle loro tombe e ognuno con eccitazione esclama “Hooray! Bentornato!”
...
L'impeto iniziale del movimento cristiano non potevano essere state persone che comunicano ad altre persone che un morto risorse dai morti e camminò tra di loro. Quello non avrebbe costituito unicamente “buone nuove”. Di certo divenne le “buone nuove” nella cultura cristiana, ma dev'esserci stata già una consolidata cultura cristiana. Ognuno educato in una cultura cristiana ha ascoltato dall'infanzia che il messaggio della resurrezione portò la gente nei decenni iniziali dei tempi cristiani ad unirsi al movimento cristiano. Ma quel messaggio sarà gioioso e convincente solo a coloro già sigillati nella loro appartenenza religiosa. Che cosa li coinvolse in primo luogo, se non il messaggio che un morto risorse dai morti? Che cosa vendette il venditore cristiano che la gente ardentemente comprò e trovò ben degno il prezzo? Quella è la domanda (ed una buona metaforica domanda americana del 1930, così dico a me stesso).
Cominciamo con cosa non era. Non era il messaggio di Gesù oppure i suoi insegnamenti oppure le sue parole profetiche. Non sappiamo cos'erano quelli insegnamenti. Le nostre fonti sono tanto confuse quanto lo siamo noi e due di loro, Marco e Tommaso, indicano che trovavano fondamentalmente incomprensibili i suoi insegnamenti pubblici. Paolo non mostra alcun interesse in loro, neppure lo mostrano gli altri scrittori di lettere del Nuovo Testamento, e le dottrine di Gesù non giocano alcun ruolo nella diffusione del movimento cristiano secondo gli Atti degli Apostoli. Giovanni liberamente fabbrica dottrine per Gesù da insegnare.
...
le storie delle apparizioni di Gesù ai suoi discepoli dopo la morte sono ovviamente inventate da varie fonti non in comunicazione l'una con l'altra. In ciascun caso, l'idea che Gesù risorse dalla tomba e camminò tra i suoi discepoli non sarebbe stata presa ambiguamente per un pezzo di buone nuove. La gente di ogni cultura preferisce che i morti stiano nelle loro tombe.
Il cristianesimo non cominciò con apostoli che fondavano un movimento diffondendo dottrine, una biografia, o racconti della resurrezione di Gesù dalla tomba. Quelle cose erano sviluppate come una conseguenza della fondazione del movimento cristiano. La questione non è cos'era circa la vita di Gesù che dette origine al movimento cristiano, ma che cos'era circa il movimento cristiano che dette origine alla narrazione della vita di Gesù.

(pag. 21-22, mia libera traduzione)

Ma se il prof Davies ha ragione - che nessun insegnamento o profezia sarà mai capace di spiegare perchè Gesù fu divinizzato - allora ne deriva che ho ragione io: chi pensa che Gesù fu un maestro o un profeta, un sedizioso o un mago, sta dicendo sostanzialmente che il cristianesimo ha tradito Gesù, perchè sta affermando che i cristiani credettero alla sua preesistente divinità solo sulla scorta di esperienze mistico-allucinatorie post-Resurrezione e non per un ridicolo insegnamento o per una banale profezia fatta da quel defunto quando era ancora in vita (giacchè per definizione una profezia o una dottrina non giustificano in alcun modo la rapida elevazione di Gesù a somme altezze metafisiche).

Lo storicista Davies pensa che allora non fu nè un insegnamento nè una profezia e “neppure la resurrezione” a indurre i discepoli a divinizzare Gesù dopo la sua morte ciascuno per proprio conto, bensì il contagio dell'esperienza di possessione spirituale che lo stesso Gesù da vivo avrebbe insegnato loro (e che si verificò nel giorno della Pentecoste). Il problema però è che anche in quel caso, per aver trasformato impunemente un posseduto spirituale - tra i tanti posseduti spirituali del giorno - in un post-mortem possessore spirituale (dal momento che un Paolo brama di partecipare all'unione mistica con un tale possessore), il cristianesimo ha tradito Gesù. Dal momento che anche in quel caso Davies non riesce a dare ragione del perchè fu proprio l'uomo Gesù, e non altri, tra tutti i posseduti dallo Spirito di Dio (ebrei o pagani), ad essere identificato post-mortem con lo stesso Spirito Possessore di Dio. Il paradosso di un cristianesimo che ha tradito Gesù rimane tutto. E con esso, il mio più profondo e sincero IMBARAZZO a fronte di una così inquietante prospettiva simile.

E d'altro canto non posso neppure oggettivamente farla franca e cavarmela così fin troppo facilmente (come fa lo storicista di turno) dicendo che Gesù fece qualcosa in vita o a ridosso della morte o con la sua morte stessa (magari insistendo sfacciatamente che “questo lo ricaviamo dai vangeli”) che aiutò ad introdurre in qualche modo i presupposti per la sua rapidissima apoteosi post-mortem. No. Non posso ricorrere a questo. E non solo perchè non sono un folle apologeta cristiano ma anche e soprattutto perchè i vangeli stessi sono totalmente inefficaci nel rivelare un Gesù “altro” che non sia quello che è fin dal principio sempre e solo il loro unico “Gesù” propugnato. Se cerchi di estrarre dai vangeli un Gesù storico, ovvero un Gesù che per definizione non è Dio, stai in quell'istante stesso tradendo il Gesù, l'unico Gesù, del vangelo dal momento che il Gesù del vangelo è Dio. Ma non è di questo che sono visibilmente imbarazzato, si faccia attenzione. Io sono fortemente imbarazzato dal fatto che si dica che l'autore del primo vangelo avrebbe TRADITO il Gesù storico vendendo un “Gesù=Dio”. Chi afferma ciò ha già tradito anzitempo lui prima di tutto l'autore del primo vangelo, dal momento che gli sta negando essenzialmente il diritto di fare quello che sta facendo - vendere un “Gesù=Dio”- sotto l'assunzione di fondo che Gesù sia stato storico e perciò non si sia mai proclamato - considerato da quella prospettiva - il Gesù del vangelo, ovvero Dio e/o lo Specchio di Dio.

Il mio imbarazzo, nel credere a qualcosa del genere, deriva dal fatto che trovo troppo paradossale, troppo stralunato, troppo profondamente illogico e irrazionale accettare l'idea che qualcuno, di punto in bianco, arrivi ad allucinare un defunto elevandolo alle vertiginose altezze metafisiche di Dio stesso. E dell'UNICO Dio. Senza nessun genere di relazione di causa-effetto tra un'operazione del genere (introdurre l'equazione “un defunto=Dio”) e la precedente esperienza di ciò che quel defunto fece o disse sulla Terra Firma prima di stendere i piedi una buona volta.

Spiegare che l'uomo Gesù fu divinizzato nel giro di una settimana dopo la sua morte a causa della “dissonanza cognitiva” provocata dalla sua morte sulla croce significa sostanzialmente affermare che il cristianesimo ha tradito Gesù due o tre giorni dopo la sua morte. Questo si chiama tradimento. Perchè si sta di fatto divinizzando un defunto senza il suo consenso. Viceversa, non sarebbe affatto tradimento se quel defunto, quando era ancora vivo, già avesse affermato o insinuato o passato sottobanco in qualche modo l'idea che lui era Dio.

Quindi il mio più sincero imbarazzo di fronte alla prospettiva di un cristianesimo che ha tradito Gesù (nei termini come l'ho spiegato cosa significa: ovvero ipotizzare che un defunto fosse deificato senza il suo consenso oppure senza che si fosse neppure posto il problema da vivo se dovesse essere o meno deificato nel presente e/o nel futuro dai suoi seguaci) mi porta a ritenere più credibile e plausibile o:

1) l'ipotesi che un Gesù storico da vivo già alludeva esplicitamente o implicitamente alla sua stretta parentela con Dio (lasciando agli evangelisti solo il compito di esplicitare in prosa questo “fatto”) ma questo si riduce all'ipotesi che il Gesù glaciale del Quarto vangelo possa essere storico;

oppure, in alternativa:

2) l'ipotesi che il Gesù storico non fu mai esistito del tutto. Perchè, in quest'ultimo caso, non fu il cristianesimo a tradire Gesù.

Ma fu Gesù a tradire il cristianesimo.

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