lunedì 10 agosto 2015

Richard Carrier ci spiega cos'è l'Evemerismo

VERITÀ: Di due tipi: una è umana e l'altra è teologica o divina. La prima non conviene affatto al clero, di conseguenza è falsa; la seconda gli è utile, di conseguenza è vera. La verità utile e vera è sempre quella che conviene ai nostri preti.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

Lo storico Richard Carrier ha un interessante articolo dove spiega in dettaglio il fenomeno noto come evemerismo o evemerizzazione, fondamentale per capire la più generale tesi miticista di come il Gesù dei più antichi crisiani fu più tardi evemerizzato sulla Terra firma.
Ne presento la mirabile traduzione offerta da una certa "roxi" (una perspicace utente del forum del folle astroteologo "Pier Tulip") con a seguire le mie personali riflessioni in Appendice dal provocatorio titolo "EVEMERISTI DEL SECONDO TIPO".

Evemerizzare significa fare quello che fece Evemero

Richard Carrier



Oggi, facciamo una cosa veloce. Diverse persone mi hanno fatto questa domanda, in una forma o nell’altra:

“Ho letto un certo numero di persone che sostengono che l'uso che tu fai del termine "evemerizzazione" non è corretto. Questi di solito danno le definizioni sulla falsariga di quanto segue in Wikipedia: "L'evemerismo è un approccio all'interpretazione della mitologia in cui si presume che i racconti mitologici abbiano avuto origine da eventi storici o da personaggi reali " Questo è coerente con quello che dici su Evemero in Elementi 14 [OHJ, pp. 114-24], ma in Elementi 45 [ibid., p. 222] tu usi il termine in senso inverso, [laddove] le persone furono inventate basandosi sugli dèi, piuttosto che gli dèi furono inventati basandosi su persone.”

Mi chiedo dov’è che sorge la confusione tra la gente (e ne ho vista un sacco online) che pensa che l’evemerizzazione sia la trasformazione di una persona reale in un dio. Questa non è evemerizzazione. Questa è divinizzazione. Giulio Cesare fu divinizzato. Non fu evemerizzato. Gli dèi evemerizzati sono sempre non esistenti storicamente. Ovviamente, la parola evemerizzazione significa fare ciò che fece Evemero. Questo è ciò che significa la parola. Perfino nella sua grammatica (il suffisso -ize significa, in Greco e in Inglese, “fare allo stesso modo”, perciò “fare come fece Evemero”). Ma anche nel come si è originata e perché. Evemero prese gli dèi (Urano e Zeus) celesti (a-storici) e poi li trasformò in uomini storici. Non il contrario. Dunque, tutti quelli che fanno questo, stanno facendo quello che fece Evemero. Essi stanno perciò evemerizzando un dio. Proprio come Evemero “evemerizzò” Urano e Zeus.

Non so perché qualcuno la pensa diversamente. O perfino quanto sarebbe sensato pensare il contrario. Ma forse questo è ciò che confonde la gente ...

È stato chiesto: " Plutarco non discuteva la teoria di Evemero che tutte queste storie sono la mitizzazione dei re del passato in dèi attuali", e quindi attestava che "Evemero pensava che i re terreni erano la base per gli dèi mitici"? Non esattamente. In Su Iside e Osiride Plutarco esamina diverse teorie in contrasto tra loro, su chi erano o chi sono Iside e Osiride, e, a sua volta egli descrive ognuna di queste teorie e poi le rigetta, fino a quando non arriva a dire che sostiene la teoria demonologica (che essi non erano mai stati sulla terra ma che erano sempre stati divinità celesti, che iniziarono come spiriti del cielo di rango inferiore, e poi furono elevati a piena divinità a motivo delle loro azioni).

Una delle teorie che Plutarco descrive e rifiuta, è quella che noi chiamiamo teoria dell’evemerizzazione. Il contesto è la chiave di tutto: egli sta spiegando perché l’evemerizzazione non è credibile. Il suo motivo? Perché chi cerca di rivendicare che gli dèi celesti un tempo erano personaggi storici divinizzati sta facendo esattamente quello che fece Evemero: costruire una storia falsa partendo da una storia soprannaturale. Plutarco non sta dicendo che gli evemerizzatori hanno ragione. Sta dicendo di no. Così nella misura in cui li avrebbe chiamati evemerizzatori, questo significherebbe esattamente quello che Plutarco sta dicendo, [cioè che] sbagliano le persone che cercano di imbastire storie terrene per gli dèi del cielo: l’evemerizzazione è sempre finzione.

Questo è ironico, naturalmente, perché Plutarco stesso accetta ingenuamente l’evemerizzazione di Romolo ed Ercole. Non si rende conto che sta facendo per loro quello che condanna in Su Iside e Osiride. Perché lui non sa che furono evemerizzati (e non dice mai che lo furono; dirlo sarebbe condannare le loro storie come false). Egli pensa che furono semplicemente divinizzati. Questo è il motivo per cui Plutarco non li evemerizzò. Qualcun altro lo fece. E Plutarco ingenuamente ci credette. Egli capì quello che aveva fatto Evemero. Capì vari altri esempi di altre persone che fecero quello che aveva fatto Evemero. Ma non li capì tutti. Alcuni di essi riuscirono a fregarlo.

Evemero stesso, naturalmente, non credeva a quello che affermava. Fece finta, immaginò, che è così che gli dei Zeus e Urano ebbero inizio. Egli lo sapeva bene. Perché egli stesso costruì interamente la loro storia. Prima di allora, non avevano storia (essi avevano sempre risieduto nei lontani regni soprannaturali, per esempio sopra le nuvole del Monte Olimpo o nelle profonde caverne dell'Ade, o lontano, nello spazio). Plutarco similmente sapeva che era finzione. Quello che Plutarco allora critica, sono le persone che credono alla finzione e pensano che sia vero. Costoro non sono essi stessi gli evemerizzatori. Sono solo i creduloni che hanno creduto all’evemerizzazione. È divertente che in alcuni casi è compreso anche Plutarco. A sua insaputa.

In particolare, però, Plutarco pensa che l’evemerizzare sia rispettabile: spiega in dettaglio che i sacerdoti di Osiride, che di fatto insegnano la teoria demonologica agli iniziati di rango sufficientemente elevato (il gruppo di insider - e dobbiamo ricordare che scrisse questo libro per una sacerdotessa di alto rango del culto), crearono la storia evemerizzata e la propinarono alle masse di non iniziati (il gruppo di outsider) per nascondere le verità cosmiche all'interno di un sistema di allegorie, il tutto per evitare che il pubblico imparasse i sacri misteri senza una preparazione e una dedizione adeguata. Faccio notare in OHJ (Elementi 14), che anche il teologo ebreo Filone aveva adottato questa idea per spiegare parti del Vecchio Testamento che non gli piaceva prendere alla lettera. Anche Paolo ha fatto così (Gal. 4,24). E il teologo cristiano Origene approvava pienamente, in particolare la parte che riguarda l’ingannare i membri di basso rango della chiesa con storie false presentate letteralmente, ma segretamente intese in maniera allegorica.

Separare l’ (evemeri)zzatore dal pubblico

Quindi non bisogna confondere lo (evemeri) "-zzatore" con il pubblico. L’evemeri-ZZATORE ècolui che costruisce una storia (ovviamente: la storia non è reale, e non è mai esistita prima che la creassero, così si sa che la stanno inventando). Come le persone reagiscono a questa evemerizzazione, è una storia completamente diversa.

Forse perciò le persone si confondono, perché hanno trasformato in evemerizzatori quelli che sono i destinatari ingannati della evemerizzazione. Non ha senso. Tranne se diciamo che Evemero non mentiva. Ma allora quel processo sarebbe stato chiamato Divinizzazione, non Evemerizzazione. E vorrebbe dire che Zeus e Urano davvero esistettero come uomini storici. E in qualche modo Evemero lo sapeva. E così via. Possiamo dire dalla sua narrazione e dalla evidenza precedente che questo non è quello che avvenne. Evemero era un contaballe. E molti studiosi come Plutarco sapevano che era un contaballe.

Ma il suo modo di dire balle prese piede. Un sacco di contaballe, dopo Evemero, hanno fatto quello che lui ha fatto. Ma ad essere onesti, in realtà non inventò lui questo tipo di balle. Era solo il più famoso e riconoscibile colpevole, e colui che fece diventare popolare questa tendenza. Così, fare quello che lui fece venne ad essere indicato col suo nome. In realtà, quello che fece era stato fatto anche prima. Molto notoriamente Dioniso e Ercole, che iniziarono come dèi del cielo celebrati nei santuari, ma poi gli venne dato un contesto storico sulla terra. Lo vediamo già in Omero, anche se sappiamo dagli scritti micenei che Dioniso iniziò come un adorato dio del cielo e non come uomo, e gli indizi nell’astroteologia del culto Ercole e le varianti del suo culto in tutto l'Occidente suggeriscono la stessa cosa anche per lui (certamente nessuna delle storie su di lui trova sufficientemente conferma in prove archeologiche per essere creduta).

Anche sinceramente tentare di spiegare un dio postulando un uomo storico come origine, è sempre la stessa cosa: inventare un uomo storico. È solo un processo più onesto. Suppongo che potrebbe ancora essere chiamato evemerizzazione. Eppure è ancora un uomo inesistente inserito nella storia. Non è un vero uomo che è stato davvero divinizzato.

Infine, in tempi moderni (ad esempio, nel 19 ° secolo) ad alcuni studiosi (ad esempio i razionalisti religiosi) piacque l'idea, tanto che volontariamente ingoiarono la pillola ingannatrice, celebrando l’evemerizzazione come la "scoperta" della vera storia degli dèi del cielo, quando in realtà sapevano bene che anche loro stavano inventando tutto. Solo che hanno usato "la speculazione è buona come i fatti" come loro scusa, piuttosto che fare l’occhiolino palesemente al dire balle, come in origine aveva fatto Evemero stesso. Ma anche allora, stavano ancora inventando. E anzi, facendo così più nella tradizione delle panzane stile Frankfurt: non se ne sono nemmeno importati se quello che stavano dicendo era vero. Per loro funzionava. Allora perché no?

Ma il punto è che nessuno dei loro dèi evemerizzati esisteva.


APPENDICE

EVEMERISTI DEL SECONDO TIPO: CHI ALIMENTA UNA MENZOGNA SENZA SAPERLO

Quello del Dr Carrier è un articolo che non lascia davvero dubbi sull'estrema facilità con cui molto spesso perfino ai nostri giorni, quasi inconsapevolmente, quando vogliamo a tutti i costi (illuderci di) spiegare la nascita di questo o quello personaggio mitologico, ci sforziamo di figurarci "come andarono effettivamente le cose". Vidi fare qualcosa del genere da quel folle apologeta cattolico di Vincenzo Di Mauro, allorchè osò auspicare che dietro il mito di Osiride potesse nascondersi un reale quanto ancestrale personaggio storico: così, era la sua folle apologia, se perfino di Osiride non è esclusa la storicità, a maggior ragione perchè dubitare di quella di Gesù?
Oppure un esempio analogo è offerto da Bernard Cromwell, con i suoi avvincenti romanzi storici sul britanno Artù (il quale, com'è noto, non era nient'altro in origine che un'antica deità celtica prima di essere evemerizzato sulla Terra) letti da piccolo. ll punto qui è che Vincenzo Di Mauro già sa che Osiride è dalla notte dei tempi un personaggio mitico, quindi ogni tentativo di rimpiazzarlo con un ''presunto'' personaggio storico è destinato ad essere una mera operazione di fantasia (e nel caso peggiore, di inganno e autoinganno se accompagnata dall'arrogante pretesa di spacciare per verità l'esistenza di uno storico Osiride oppure della semplice possibilità di uno). Idem per Bernard Cromwell: lui sa già, se è sufficientemente informato, che Artù non è mai esistito, perciò sicuramente sorride lui stesso della ''verità'' dei suoi pur avvicenti romanzi storici sul personaggio.
Quando è un fatto che il mito precede la leggenda, come in questo caso, è da folli apologeti (oppure da volgari mentitori) pretendere che all'origine della leggenda vi fosse ancora un nucleo storico. E nel caso specifico di Gesù, il suo mito (come descritto nella sua più antica testimonianza, se autentica, di lui: Paolo) precede la leggenda che lo evemerizzò (il primo vangelo) perciò è inutile a priori cercare un Gesù storico all'origine della leggenda perchè non lo si troverà mai. Al contrario del suo mito.

Ne deriva che perfino oggi, tutti coloro, perfino i vari Bermejo-Rubio di turno (non sospettabili in prima istanza di essere folli apologeti cristiani perchè proponenti di un Gesù sedizioso), che si inventano un "plausibile" Gesù storico, si collocano rispetto a Gesù allo stesso modo in cui un Plutarco si colloca rispetto a Romolo.
Nella misura in cui, senza saperlo, contribuiscono a rendere plausibile al tempo presente il Gesù evemerizzato, il "prof" Mauro Pesce e i di lui simili sono avvisati: lor signori son nient'altro che un mucchio di boriosi evemeristi inconsapevoli loro malgrado di quello che stanno facendo (in questo senso, evemeristi solo parzialmente). Io mi spingerei ancora più oltre al punto di accusare di essere "evemeristi inconsapevoli loro malgrado" perfino quei sedicenti (e roccamboleschi) semi-miticisti (primi tra tutti il folle astroteologo Pier Tulip e il goffo pubblicitario Alessandro De Angelis, oppure quei grotteschi proponenti dal tanfo insopportabile di un fantomatico Giovanni di Gamala "aka Gesù" come Giancarlo Tranfo, Emilio Salsi e David Donnini, e la lista potrebbe continuare) colpevoli in ultima istanza di "cercare di figurarsi" chi diavolo possa essere stato la migliore controfigura storica per "Gesù di Nazaret" (proprio come Plutarco cercò di figurarsi come potesse essere stato lo "storico" Romolo).  
Perchè un conto è dire che l'autore del primo vangelo ebbe necessità prima o poi di ispirarsi a qualcuno storicamente esistito per evemerizzare il Gesù celeste, tutt'altro paio di maniche è scadere nella sgradevole faciloneria con cui si pretende di indicare addirittura nome e cognome della controfigura in questione (la strana "logica" alla quale ci ha abituato quel folle astroteologo "Pier Tulip", il quale pretende pure che la controfigura in questione - nel suo ridicolo "caso": il Profeta Egiziano - fosse anche l'occulto regista dello stesso film allegorico avente lui come attore protagonista, il che chiamasi storicismo al mio paese, sia pure una demente e singolare forma di storicismo gesuano - come solo un fantasioso partenopeo par suo poteva osare figurarsi e figurare).
Si noti infatti cosa dice Carrier a proposito di Plutarco, in aggiunta al fatto che lo scrittore greco sapeva la verità a proposito di Osiride (ossia che il "reale" Osiride risiedeva in cielo e fu evemerizzato dai sacerdoti egizi per nascondere allegoricamente la verità alle masse) e ne apprezzava solo in quel caso l'evemerizzazione pur condannando in generale come fraudolente la pratica ufficialmente inaugurata da Evemero di inventarsi per ogni dio celeste la sua inesistente controparte storica.
Questo è ironico, naturalmente, perché Plutarco stesso accetta ingenuamente l’evemerizzazione di Romolo ed Ercole. Non si rende conto che sta facendo per loro quello che condanna in Su Iside e Osiride. Perché lui non sa che furono evemerizzati (e non dice mai che lo furono; dirlo sarebbe condannare le loro storie come false). Egli pensa che furono semplicemente divinizzati. Questo è il motivo per cui Plutarco non li evemerizzò. Qualcun altro lo fece. E Plutarco ingenuamente ci credette. Egli capì quello che aveva fatto Evemero. Capì vari altri esempi di altre persone che fecero quello che aveva fatto Evemero. Ma non li capì tutti. Alcuni di essi riuscirono a fregarlo.
Quindi il processo fu qualcosa del genere:

1) Non c'era mai stato uno storico Romolo primo Re di Roma, bensì solo un mitico Romolo deità che muore e risorge.
2) Romolo fu evemerizzato sulla Terra da alcuni anonimi ben prima di Plutarco.
3) Poi Plutarco è educato e cresciuto come un Romolo-storicista: cioè crede veramente alla storicità di Romolo perchè è caduto nell'inganno perpetrato dagli anonimi evemerizzatori di Romolo.
4) Di conseguenza Plutarco raccoglie in giro tra il popolino (a sua volta credente in un Romolo storico) informazioni delle più varie sul suo "storico" Romolo, le confronta come se fossero informazioni "storiche" e  scrive addirittura una Vita di Romolo nel rispetto di tutti i canoni delle biografie ellenistiche (nota di passaggio che i vangeli non rientrano neppure sotto quel genere - sic) forgiandone un nuovo ritratto più plausibile ai tempi e più consono ai gusti del tempo, magari presentando Romolo come esempio di rigenerazione morale della Roma contemporanea (proprio come il folle apologeta criptocristiano Mauro Pesce spera che l'interesse per il Gesù "storico" possa giovare al bene della Penisola).

Quello che rappresenta storicamente l'uomo Plutarco rispetto al mito di un Romolo "storico" è da un lato l'essere vittima di precedenti anonimi evemeristi di Romolo (poichè crede ciecamente alle loro fandonie) e dall'altro l'essere ignaro volenteroso strumento mediante il quale la leggenda di uno storico Romolo guadagna al suo giorno nuova linfa vitale trovando proprio nel colto (e apparentemente "imparziale") Plutarco un "insospettabile" alfiere della storicità di Romolo.

Come non vedere allora in ciò che Plutarco fece con Romolo, nient'altro che l'inevitabile precedente di ciò che fanno tutt'oggi col Gesù evangelico i folli apologeti cristiani travestiti da accademici come Mauro Pesce, Jim West, Dale Allison, Bermejo-Rubio, ecc.?

Perchè quello è ciò che stanno facendo questi personaggi: puntellare e rinnovare con estremo zelo senza saperlo la leggenda di un "Gesù storico" inaugurata la prima volta col primo vangelo, e perciò assicurando ad essa per il nuovo secolo ulteriore lunga vita e linfa vitale (ma fino a quando?), ma a differenza dell'autore (o gli autori) del primo vangelo (loro i veri evemerizzatori di Gesù), credendo ciecamente in cuor loro alla storicità di Gesù - o almeno, al ritratto "plausibile" che hanno nel frattempo loro stessi forgiato "estraendolo" dai vangeli, i quali evidentemente non funzionano più allo scopo - dopo 2000 anni - di persuadere la gente, senza prove, della storicità del loro eroe principale, in considerazione dell'ardente bisogno per gli apologeti di creare nuovi moderni "vangeli" per un nuovo "moderno", e perciò più acriticamente accettabile, Gesù, creato a loro (fin troppo sfacciatamente) immagine e somiglianza.

Si direbbe che i tempi sono cambiati dopo duemila anni solo apparentemente: il primo evangelista volle trovare "nuove parole" per rendere allegoricamente terreno il celeste Gesù mitico di Paolo e dei Pilastri prima di lui (fabbricandogli un'intera Non-Vita sulla Terra) ma così pure vogliono trovare "nuove parole" - sono disperatamente in cerca di nuove parole - i folli apologeti odierni infilitratisi nell'accademia desiderosi di evemerizzare ancora una volta (ma diversamente dalla prima: inconsapevolmente) il Gesù evangelico perchè nel frattempo per i nostri tempi disincantati gli stessi vangeli non soddisfano più evidentemente alle esigenze per le quali erano nati (evemerizzare sulla Terra il pre-evangelico Gesù celeste mai sceso sulla Terra) - i vangeli essedo oramai scaduti dallo status originario di leggende a quello di banali miti anche a causa della perdita, nel frattempo, fra mille altre ragioni, del loro antico afflato persuasivo tra le masse (perchè dopo duemila anni ci si è accorti finalmente della necessità di"qualcosa di meglio" con il quale compensare la crescente perdita di credibilità dei vangeli e nel contempo autoconvincersi della plausibilità di un Gesù umano, qualcosa che non sia più una ridicola favola allegorica teologica chiamata "vangelo" infarcita di miracoli, magie, finzioni e altri portenti vari). 
Emerge come drammatica evidenza che al folle apologeta stile Pesce il Gesù storico è utile quanto lo era per Rousseau il mito del Buon Selvaggio: una sorta di suppellettile del tutto inutile per spiegare le origini cristiane ma necessario come vessillo da brandire di nuovo e ancora di nuovo solo per motivi stupidamente ideologici e forse nemmeno quelli, perchè laddove l'illuminista Rousseau scadeva al livello di un folle ideologo ma pur sempre LAICO, l'accademico stile Pesce è solo un banale folle apologeta criptocristiano dalla testa ai piedi, un chierico travestito da laico (solo così posso spiegarmi la sua imbarazzante attenzione e il suo continuo immischiarsi - invero strano per un laico e ancor più strano per uno storico - all'andazzo attuale tra quelli eminenti scimmioni che vegetano al Vaticano, dei quali mi sono decisamente convinto che il meno gorilla di tutti sia proprio un certo bibliotecario ardente credulone del Testimonium Taciteum).
Strano destino allora quello della storiella evangelica: da strumento fondamentale per evemerizzare Gesù nell'immediato passato post-70 a mito (post-)moderno in (disperata) necessità tutt'oggi, pur di ostentare ancora una minima parvenza di credibilità, di ulteriori novelli commentari evemerizzanti (perchè quelli sono in definitiva i libri che ancora si pubblicano sul "Gesù storico": meri commentari evemerizzanti ad uso e consumo dei folli apologeti).

Et voilà: ecco i moderni evemeristi del secondo tipo, nelle figure di apologeti sotto mentite spoglie di storici, intenti alacremente (ma invano) a rimediare all'inarrestabile declino, in termini di credibilità e persuasione, di un Gesù già evemerizzato in passato ma ora tremendamente a rischio di finir risucchiato nel dominio del puro mito e dunque della pura immaginazione (sotto i colpi implacabili della critica e del Dubbio più rigorosi), preludio ineludibile al declino e tramonto definitivo, di qui a breve, dello stesso cristianesimo europeo - e chissà?, forse, anche italiano.

Ma ormai è chiara una conclusione: sia che gli inventori del Gesù evemerizzato fossero meri bugiardi, sia che fossero in perfetta buona fede (vittime del loro pio desiderio di rispondere come potevano alle esigenze di un allegorico mito fondativo per la loro setta, dietro il Gesù celeste allucinato da apostoli come Paolo) il Gesù del primo vangelo aveva in primo luogo lo scopo di negare l'intera Storia recente di Israele e denunziarne le cause del suo storico fallimento materializzatosi bruscamente nel 70 EC, prima tra tutte il fin troppo equivocato (e politicamente compromesso) concetto tradizionale di Messia.

E da questa prospettiva, non v'è più alcun dubbio che si trattava di banali cospiratori religiosi. Perchè non era la morte di Gesù su una croce romana a impressionarli e convincerli che Gesù era veramente morto, ma lo stesso "suo Figlio in me" (ai primi invasati visionari del Gesù celeste). Quella morte di Gesù su una croce romana erano loro ad averla inventata.

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