lunedì 15 giugno 2015

Di come venne a formarsi la nostra umana troppo umana Bibbia cristiana secondo il prof Robert Price

"E' certo che il Nuovo Testamento non è stato scritto da Cristo stesso, né dai suoi apostoli, ma molto tempo dopo di loro, da. . . Io non so che tipo di mezzi ebrei, nemmeno in accordo tra loro stessi, che fabbricarono il loro racconto meramente a partire da rapporti e opinioni, e tuttavia inventando tutto sui nomi degli apostoli del Signore o di coloro che avrebbero dovuto seguire gli apostoli, che maliziosamente finsero di aver scritto le loro menzogne e idee basilari basandosi su di loro" 
 - San Fausto, vescovo francese del V secolo, mia enfasi.




Poichè è raro trovare una sintesi del prof Robert Price-pensiero tra così tanti libri, articoli e podcast lasciati all'umanità da questo grande studioso, qui propongo una libera traduzione dall'introduzione al suo monumentale libro The Human Bible New Testament (sintesi di un'ancor più imponente lavoro The Pre-Nicene New Testament dello stesso formidabile biblista americano).

È davvero molto simile, come il lettore spero avrà notato, alla vista che anch'io ho ben presente in mente una volta giunto a conoscenza delle sorprendenti rivelazioni recenti intorno al ruolo centrale giocato da Marcione e dal suo vangelo nella formazione dell'identità cristiana. ''Marcione'' qui sta per un'intera scuola religiosa/letteraria, non solo per il singolo uomo del Ponto.
Indipendentemente dalla conoscenza del Price-pensiero, anch'io sono incerto come lui sull'ipotizzare o meno ''i testi pre- oppure proto-cristiani Ebrei e Apocalisse prima'' (c'è perfino un accademico tedesco che sposta l'Apocalisse nel secondo secolo), anche se sono ormai certo dell'identità della prima letteratura cristiana propriamente detta, vale a dire quella marcionita, seguita da quella meramente ''correttiva'' cattolica, gnostica ed ebionita, tutte quante reazioni all'impressionante colossale apostolo per antonomasia, Paolo.

Noto con un'estrema punta di soddisfazione che il prof Price ha infine portato le necessarie migliorie al suo pensiero in merito al rapporto dei marcioniti con le Scritture ebraiche: quando dice ''Secondo, io sospetto che il ripudio dell'Antico Testamento assieme con le sue numerose gemme, condusse i cristiani, forse specialmente i marcioniti, a salvaguardare parecchie storie dell'Antico Testamento per l'uso cristiano, riconvertendo storie di Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Giosuè, ecc., come storie attorno a Gesù. Questo è il motivo perchè ci sono complessivi elementi di marcionismo in loro...'' è chiaro che sta ripetendo con le sue parole ciò che voleva indicarmi parimenti lo stesso Prof Vinzent scrivendo questo intero suo post in risposta ad un mio interrogativo. E cioè che, lungi dal ripudiarle del tutto quelle scritture ebraiche, i marcioniti erano avvezzi pure loro ad attingere sottobanco alla loro inesauribile immaginifica ricchezza letteraria nell'unica sola maniera in cui si poteva farlo: creando nuova letteratura sacra mediante il midrash dalla Septuaginta. Nel loro caso, come cerco di spiegarlo qui su un particolare esempio, per sollevare dappertutto antitesi tra le scritture e profezie del Demiurgo e il nuovo vangelo recato dal figlio di un dio straniero.

A differenza di Price, però, devo denunciare un vistoso errore da parte sua quando devia improvvisamente dalla sua magistrale generale considerazione dei nostri testi come pura Letteratura sacra (per niente affatto ''Storia ricordata'' come vorrebbero i folli apologeti cristiani) collocando nella Storia un personaggio altrimenti interamente letterario quale è Simon Mago, per farvi nientemeno che lo Historicus Paulus.
Da quel punto di vista, complice anche il contributo di Stuart Waugh sulla probabile invenzione dello stesso Simon Mago, io credo che sia ormai maturo il tempo per dubitare della stessa storicità dell'uomo chiamato Paolo, assieme all'autenticità delle lettere a lui attribuite. Checchè ne dica in proposito il ''folle apologeta'', esclusivamente da questo punto di vista, Richard Carrier.
Come il lettore avrà capito, io adotto l'opinione del dr. Carrier solo quando c'è da polemizzare aspramente contro i folli apologeti cristiani e i loro dementi rappresentanti criptocristiani e/o ex-cristiani sulla base di lettere autentiche di uno storico Paolo collocate nella prima metà del primo secolo (perchè in quel caso, e solo in quel caso, c'è poco da fare: Richard Carrier stravincerebbe su tutta la linea).

Un'altra differenza che mi discosterebbe dal dr. Price, è quando lui colloca sullo stesso piano di (finta) onestà sia Marcione sia un Policarpo sia un Eusebio, quantomeno per pura par condicio.

È, naturalmente, impossibile sapere se le credenze di Marcione circa Gesù e la fondazione (e distorsione) del cristianesimo sono accurate. Suona come una partigiana epica teologica proprio nella stessa misura degli Atti degli Apostoli oppure della Storia Ecclesiastica di Eusebio.

Spiacente ma con me un tale scrupolo non attacca. I marcioniti vennero davvero prima dei cattolici perciò devono suonare, in questo e altri riguardi, decisamente più veritieri dei secondi. Il fatto stesso di lasciare anonimo il loro primo vangelo, Mcn, è segno di maggiore onestà intellettuale in un'epoca dove tutti questi fanatici religiosi si davano alacremente da fare a spacciarsi per qualcun altro pur di appellarsi alla sua autorità - e prendersi magari tutto il braccio dopo aver stretto solo la mano. In questo io credo e penso perfino se non ho ancora elaborato fino in fondo le profonde implicazioni di questa mia conclusione.

Ultimo punto non trascurabile, a differenza di Price, io penso che il nostro Marco non sia affatto quel vangelo mostruosamente eretico come certa vulgata del Net tenderebbe a rappresentarlo, in quanto Marco costituì solo una timida - decisamente allegorica - piuttosto goffa risposta protocattolica a Mcn, sulla scorta di lettere ''paoline'' - vale a dire, marcionite - già cattolicizzate con tanto di strato pastorale a infettarle tutte. 

Fatte queste obbligate premesse, non resta che augurare Buona Lettura!!!
A differenza del mio precedente lavoro, The Pre-Nicene New Testament, io mi son qui limitato ai 27 tradizionali libri canonici. Io credo di poter meglio introdurre quei testi spiegando l'ordine non-tradizionale in cui sono presentati in questa collezione.
I più antichi cristiani utilizzavano la Septuaginta, una traduzione greca della Bibbia ebraica (=il cristiano Antico Testamento) come loro sola scrittura. La interpretavano figurativamente e allegoricamente allo scopo di farla sembrare di aver predetto Gesù Cristo. L'originario significato letterale e storico era di reale ma secondaria importanza per loro. I libri cristiani di vari tipi cominciavano ad essere scritti, vangeli, epistole, rivelazioni, ma non erano al principio collocati sullo stesso livello della Bibbia Septuaginta. Almeno non ufficialmente. Potremmo paragonare la loro autorità a quella delle Istituzioni della Religione Cristiana di Calvino nel protestanesimo riformato oppure a Science and Health with the Key to the Scriptures di Mary Baker Eddy nella Christian Science Church. Nessuno presume di aggiungerli alla Bibbia, ma servono come guide autorevoli all'interpretazione della Bibbia.
Il primo a riconoscere la necessità di un testamento specificamente cristiano fu Marcione del Ponto, che emerse attorno alla fine del primo, inizi del secondo secolo. Egli credeva che i discepoli di Gesù avessero fallito nel rischiarare la sua intenzione (qualcosa spesso fatta penosamente chiara nei vangeli!) e creato una confusione sincretica rappresentata dall'emergente cattolicesimo. Marcione credeva che la religione davvero diversa dell'Apostolo Paolo era il puro cristianesimo. Marcione da solo prese seriamente l'inquietante domanda del Nuovo Testamento: perchè Paolo? Perchè non i Dodici erano incaricati della missione dell'evangelizzazione del mondo? Perchè così tanti scritti paolini, con poco da ogni altro apostolo e nulla del tutto dalla maggior parte? Marcione ragionava che, essendo andati fuori binario gli originali discepoli, il Gesù risorto doveva andare al di fuori della loro cerchia per trovare qualcuno che recasse il suo autentico messaggio. La situazione sarebbe precisamente parallela a quella del profeta Amos. Egli non ebbe mai ricevuto educazione tra i ''figli dei profeti'' e in realtà fu un pastore analfabeta e coltivatore di sicomori (Amos 7:14-15). Ma un giorno egli sentì le istruzioni di Dio di lasciare Giuda e salire a Israele per pronunciare gli oracoli di Dio. Sembrò che tutti i profeti del regno settentrionale fossero sul libro paga del re, nel suo libriccino, ed avessero degenerato al livello di meri yes-men (si veda, anche 1 Re 22:5-8). Quindi Dio doveva trovare qualcun altro, un uomo privo di appropriate credenziali, che portasse il suo messaggio a tutti. Per Marcione, Paolo recitò il ruolo di Amos, mentre i Dodici corrispondevano ai corrotti profeti dell'establishment come Amazia (Amos 7:12-13) che si confrontarono con lui e gli dissero di andarsene a casa e smettere di profetizzare ai profeti ufficiali.
Marcione credeva che l'ebraismo avesse la sua propria integrità, il suo proprio piuttosto reale Dio e le sue proprie scritture. Non era una falsa religione nè il bozzolo dal quale venne fuori il cristianesimo. Esso adorava il Creatore e il Dio unico che fornì i comandamenti a Mosè. Nel tempo poteva essere atteso di inviare il suo Messia nel mondo per liberare il suo popolo eletto, gli ebrei. Questo Dio era una divinità severa, amministrando impietosa giustizia su peccatori incalliti. Ma Gesù non aveva nulla a che fare con questa deità. Egli era il figlio di un Dio fino ad allora sconosciuto. Egli era un Dio solo di amore e non giudicherebbe nessuno. Egli inviò Gesù per rivelare lui e per offrire alle creature di Geova l'opzione di cambiare barca e diventare i figli adottati del Padre. La morte di Gesù era il prezzo della redenzione, vale a dire, l'acquisto della libertà di quelle creature del Creatore che volevano unirsi a Gesù e a suo Padre. Marcione realizzò che questo fosse la dottrina di Paolo, e di Gesù prima di lui, oscurata dai Dodici che, simili agli eredi di tutti i visionari, non potevano proprio comprendere la visione dei loro fondatori e che, dopo la dipartita dei fondatori, compromettevano la nuova fede con la vecchia, eclissando gli aspetti distintivi che il fondatore aveva stabilito.
È, naturalmente, impossibile sapere se le credenze di Marcione circa Gesù e la fondazione (e distorsione) del cristianesimo sono accurate. Suona come una partigiana epica teologica proprio nella stessa misura degli Atti degli Apostoli oppure della Storia Ecclesiastica di Eusebio. Ancora, si assume seriamente ciò che non deve essere preso per garantito: da dove vennero fuori Paolo e il Paolinismo? Lui non fu neppure immaginato di essere stato uno dei discepoli del Gesù terreno. Egli apparle fuori dal nulla con una diversa dottrina e una imponente costituzione che l'establishment di Gerusalemme semplicemente non poteva rifiutare con indifferenza.
Io credo, per le ragioni che adduco in The Amazing Colossal Apostle, che la base storica per il personaggio di ''Paolo'' del Nuovo Testamento è nient'altro che Simon Mago, un guru gnostico e autoproclomatosi incarnazione. Egli aggiunse sé stesso nel racconto di Gesù, facendo di sé una successiva reincarnazione o manifestazione di Gesù. Insegnò che angeli ordinarono la Torah, non l'Alto Dio, e che la salvezza proveniva per grazia, non per buone azioni. Chiunque connesse il simonismo con l'emergente cristianesimo fece le stesse cose che i cristiani fecero quando cooptarono il capo della setta rivale Giovanni il Battista trasformandolo nell'araldo e cugino di Gesù. Il collegamento tra l'estraneo simonismo e l'antico cattolicesimo è quel che si nasconde dietro le storie della separata chiamata di Paolo come un apostolo e la sua successiva non facile alleanza con il cristianesimo dei Dodici. Io credo Marcione fu un simoniano, sebbene di una alquanto meno radicale fazione.
Marcione ripudiò l'ebraismo, con le scritture ebraiche, non in quanto un falso culto ma in quanto una fede separata. Convenzionalmente noi reputiamo Marcione stesso il creatore dell'idea di un Nuovo Testamento, ma è spesso impossibile separare i contributi di un fondatore da quelli dei suoi seguaci. Io penso che il canone marcionita era probabilmente l'opera di più tardi marcioniti, sebbene era lui che aveva ripudiato quel che conosciamo come l'Antico Testamento. E c'erano due reazioni a questa mossa. Primo, i giudeocristiani ebioniti non potevano negare che alcune porzioni delle scritture che Marcione condannava erano invero indegne del Padre di Gesù (che essi continuavano a identificare con la divinità dell'Antico Testamento), così essi ipotizzavano che le scritture, mentre essenzialmente profonde, erano state estesamente interpolate con ''false pericopae'', e che un maggior obiettivo del ministero di Gesù era stato di sottolinearle, vale a dire, le regole per i sacrifici animali. Secondo, io sospetto che il ripudio dell'Antico Testamento assieme con le sue numerose gemme, condusse i cristiani, forse specialmente i marcioniti, a salvaguardare parecchie storie dell'Antico Testamento per l'uso cristiano, riconvertendo storie di Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Giosuè, ecc., come storie attorno a Gesù. Questo è il motivo perchè ci sono complessivi elementi di marcionismo in loro. Questo è perchè in Q (Matteo 11:27 / Luca 10:22)  Gesù dichiara che nessuno se non lui conosce suo Padre, implicando che egli non è la deità dell'Antico Testamento. Lo stesso punto è fatto in Giovanni 1:18, dove è implicato che, chiunque Mosè stava vedendo faccia a faccia (Deuteronomio 34:10), non era il Padre di Gesù. Il vangelo di Marco è riempito di irrefrenabile derisione a spese dei Dodici (ad esempio, 4:13, 40; 8:15-21), sebbene stimi un anonimo operatore di miracoli (Paolo?) non associato con loro (Marco 9:38-39).
Io non considero Marcione di essere a conoscenza o esponente di alcuno dei nostri testi evangelici; egli era troppo presto per quello. E neppure poteva egli aver collezionato le epistole attribuite a Paolo, in quanto era lui che cominciò a scriverle. Tertulliano nota che Marcione ''scoprì'' l'Epistola ai Galati, e, in analogia con Deuteronomio (2 Re 22:8-10) e il Libro di Mormon, questo starebbe a significare che l'avesse scritta lui stesso (almeno i capitoli 3-6; i primi due capitoli sembrano essere una successiva replica marcionita alla descrizione di Paolo nel libro di Atti). Marcione sembra anche il miglior candidato per l'autore di cosa conosciamo come Efesini, sebbene giunse dalla sua mano come l'Epistola ai Laodiceni. La versione canonica è stata espurgata e imbottita per portarla in allineamento con la teologia cattolica. Filippesi e Colossesi suonano simile a stretto gnosticismo, anche se non così esplicito e dettagliato come la maggior parte dei testi di Nag Hammadi. Romani, 1 Corinzi, e 2 Corinzi sono pezze di un'opera di rappezzamento, sovrapponendo sezioni gnostiche con sezioni anti-gnostiche, il prodotto di una goffa editazione. Le epistole ai Tessalonicesi e Filemone non manifestano molti segni che suggeriscono l'identità della fazione dei loro autori, e necessitano di non aver offeso le sensibilità marcionite, a dispetto della preoccupazione dei Tessalonicesi con la Parusia e il suo ritardo. Le epistole pastorali (1 e 2 Timoteo e Tito) sono scritte assieme da un punto di vista cattolico, anti-gnostico e anti-marcionita, e dalla stessa mano che contaminò le precedenti epistole con glosse cattolicizzanti (lo ''strato pastorale'' delineato da Winsome Munro). Quindi, quando i marcioniti compilarono il loro canone, esso conteneva versioni (non-interpolate) di Galati, Efesini, Colossesi, Filippesi, Romani, 1 e 2 Corinzi, 1 e 2 Tessalonicesi, e Filemone. Essi non esclusero le Pastorali perchè quelle erano non ancora state scritte. Infine i marcioniti aggiunsero al loro canone un singolo vangelo che apparirebbe essere una più antica, più corta versione di ciò che successivamente sarebbe stato chiamato il vangelo di Luca. Alcuni hanno suggerito che il vangelo pre-lucano sarebbe stato qualche versione del nostro Marco, ai cui pronunciati aspetti marcioniti io ho già prestato attenzione. Ed esiste qualche ragione per sospettare che Marco era stato compilato da gnostici, perfino da Basilide in persona.
Da dove e come giunse il canone familiare di 27 libri del Nuovo Testamento? Bene, il marcionismo e le sue scritture (l'Euangelion e l'Apostolicon, il Vangelo e l'Apostolo) si diffusero rapidamente per tutto il mondo romano, e il suo successo galvanizzò l'emergente cristianesimo cattolico. Qualcuno, più probabilmente Policarpo, vescovo di Smirne, un noto oppositore di Marcione, decise di tentare di cooptare il marcionismo abbracciando la loro idea di una scrittura unicamente cristiana, aggiungendo un Nuovo Testamento all'Antico, trattenendo entrambi. Le epistole ''paoline'', fino ad allora ripudiate come eresia, potevano essere adattate per l'uso cattolico mediante la giudiziosa redazione che io ho già descritto. Policarpo tentò di correggere che cosa lui vedeva come l'enfasi unilaterale su Paolo facendo quel che poteva per rappresentare i membri dei Dodici il più possibile come gli Eredi di Gesù (una fazione leadership che faceva risalire la loro origine alla stirpe di sangue di Gesù, da ora immaginato essere stato un uomo che visse sulla Terra nella Storia recente). C'erano sottili interessi da elaborare. Policarpo aggiunse al suo canone una falsificata versione di Marco, una versione ingrandita di Luca, e una edizione fortemente redatta del vangelo originariamente gnostico di Giovanni. Egli riprese una storia aramaica dell'antico cristianesimo gerosolomitano e antiocheno, incentrato su Pietro come il principale apostolo, con Giovanni figlio di Zebedeo come suo silente braccio destro. Questo lo tradusse in greco come i primi 15 capitoli, come noi li dividiamo, degli Atti degli Apostoli, aggiungendo su suo personale supplemento, Atti capitoli 16-28, che stabilì comprensivi paralleli tra Pietro nella prima metà e Paolo nella seconda, l'obiettivo essendo di riabilitare Pietro agli occhi dei marcioniti che lo rifiutarono come un cretino privo di fede, e parimenti Paolo agli occhi dei cattolici, che avevano considerato lui il padre di tutte le eresie.
Poi Policarpo aggiunse epistole, tali e quali esse erano, con i nomi di personaggi caratterizzati in Atti, precisamente Giacomo, Giuda, e Giovanni (sebbene il nome Giovanni non appariva realmente in alcune di loro). Non era molto, ma almeno ora non era tutto Paolo. Ebrei fu considerato da molti essere un'epistola di Paolo, probabilmente a causa della menzione di Timoteo nel capitolo conclusivo, il qaule, comunque, sembra una più tarda aggiunta al testo. Comunque, come sostenne J. C. O'Neill, i giudeocristiani potrebbero essersi appropriati di Ebrei dalla comunità degli esseni di Qumran, con cui loro avevano parecchio in comune. Il nome ''Gesù'' sembra essere stato un'inserzione dovunque esso appare nel testo di Ebrei, con l'''Unto'' riferendosi originariamente al martirizzato Maestro di Giustizia (Naturalmente, come sostiene Robert Eisenman, il Maestro potrebbe essere stato Giacomo il Giusto).
Apocalisse potrebbe essere un altro testo pre-cristiano, meno le sette introduttive lettere di copertura che rivolgevano il testo a sette congregazioni cristiane in Asia Minore. Come Paul Louis Couchoud, L. Gordon Ryland e altri hanno proposto, Apocalisse potrebbe essere il più antico libro del Nuovo Testamento, a giudicare dalle peculiari descrizioni di Gesù come l'angelo Gabriele e l'infante Zeus. Non sembra come se la comprensione di Gesù sia piuttosto cristallizzata qui da un miscuglio volatile di sincretismo ellenistico. Ma è attribuita a qualcuno di nome Giovanni, e ciò era buono abbastanza.
L'epistola di Giacomo riflette una più tarda fase di polemica contro il paolinismo, dal momento che fraintende l'abrogazione paolina delle ''opere della legge'' come libertinismo morale invece che come il ripudio dei segni di etnicità cerimoniale ebraica irrilevante per i cristiani gentili. Giuda non sembra di avere Paolo in vista, ma ha deliberatamente di mira gli gnostici libertini. Primo e Secondo Pietro vengono dalla tarda fase ''cattolicizzante'', intraprendendo precisamente la stessa agenda di Atti: far suonare Pietro come Paolo e avendo Pietro a comandare Paolo, lamentando che eretici scimmiottassero le sue parole. Quest'ultmo significa realmente lamentare che i lettori marcioniti non stanno adottando il programma cattolico, rifiutandosi di leggere Paolo attraverso le lenti fornite da Atti e dalle epistole pastorali (entrambi l'opera di Policarpo).
il cristianesimo ''giovanneo'' (così chiamato solo perchè un antico editore affisse il nome ''Giovanni'' al vangelo e a tre epistole) era un microcosmo di antico cristianesimo, solcato da divisioni tra docetici gnostici e cattolici incarnazionisti. Il vangelo di Giovanni sembra di esser passato attraverso entrambi i circoli, assorbendo influenza e ''correzioni'' da entrambi. Il nostro esistente vangelo di Giovanni appare essere una più tarda versione che incorpora elementi di versioni entrambe distinte, suonando gnostico ad una pagina, cattolico alla successiva (proprio come 1 Corinzi). Seconda e Terza Giovanni riflettono la controversia, tratteggiando le linee del conflitto tra le due fazioni, mentre 1 Giovanni seguiva lo stesso percorso del vangelo, il nostro testo incorporando interpolazioni che l'editore Policarpo trovò nelle copie di entrambe le fazioni. Nel classico costume degli scribi, egli non volle la chance di lasciare fuori qualcosa che perfino possa essere originale.
Il vangelo di Matteo incarna le opinioni di coesistenti fazioni rivali nella chiesa di Antiochia, che è il motivo perchè, di pagina in pagina, ci sembra di essere in presenza di conservatori, praticamente rabbinici giudeocristiani, poi di giudeocristiani ellenizzanti simpatetici a Paolo. Uno deve chiedersi se, ad esempio, Matteo 5:17, 19, aggiunto ad un detto più antico sulla perpetuità della Torah, non rifletta l'opposizione di Policarpo al ripudio di Marcione della Torah in linea di principio.
Tutto questo, io spero, aiuterà a spiegare l'ordine non convenzionale in cui i libri del Nuovo Testamento sono presentati qui. Io ho collocato i testi pre- oppure proto-cristiani Ebrei e Apocalisse prima, poi le epistole ''paoline'' marcionite (e gnostiche), seguite dal Giacomo anti-paolino e da Giuda anti-gnostico, poi dalle cattolicizzanti lettere 1 e 2 Pietro, poi gli gnostici e cattolicizzanti scritti ''gioannini''. Di quelli, 3 Giovanni sembra essere il più anico, seguito da 2 Giovanni, che rappresenta una fase successiva della disputa, e infine 1 Giovanni, scritta ultima di tutte. Poi viene il mini-canone cattolicizzante, Luca, Atti, e le Pastorali. Di quelli, Tito sembra essere il primo, specialmente dato il lungo prologo (Tito 1:1-3), corrispondente a Luca 1:1-4 e Atti 1:1-5. La cosiddetta 2 Timoteo l'avrebbe seguito, con 1 Timoteo fanalino di coda, basato sui suoi due predecessori. Io baso quest'ordine su interna evidenza, presentata nelle introduzioni individuali a ciascun libro.

(mia libera traduzione dall'Introduzione)

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