mercoledì 14 gennaio 2015

... se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”... (Marco 13:21)

...perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti ...
(Marco 13:22)

Tu non dici alla gente di non fare ciò che la gente già non sta facendo.
(Robert Price)


C'è un pezzo del grande studioso Robert M. Price che mi è ritornato in mente come indizio di una nuova idea che mi sta fermentando in testa, e che si ricollega per vie traverse con un vecchio articolo accademico dal fascino persistente di Eric Laupot (che avevo debitamente tradotto nel migliore dei modi in italiano qui).

Il pezzo è il seguente:
S.G.F. Brandon ha fatto un caso molto convincente a favore  dell'originale carattere rivoluzionario di Gesù, successivamente igienizzato e reso politicamente innocuo da Marco l'evangelista. A giudicare dallo sdegno da gonna-stretta degli studiosi successivi, gli sforzi apologetici di Marco per depoliticizzare la storia di Gesù hanno i loro successori. L'opera di Brandon è un vero e proprio pezzo del classico Alto Criticismo dei vangeli, con la stessa profondità di ragione e argomentazione. Se c'era un Gesù storico, il mio voto è per la versione di Brandon.
Ma devo sottolineare che c'è un altro modo di leggere l'evidenza a favore dell'ipotesi del Gesù Zelota.
Come Burton Mack ha suggerito, l'elemento politico nella Passione sembra destinato a rappresentare un'anacronistica confusione di Marco con gli eventi che hanno portato alla caduta di Gerusalemme.
Quando il Discorso degli Ulivi ammonisce i suoi lettori a non prendere nessuno di un numero di falsi messia e agitatori zeloti per il loro Gesù, questo fatto non implica che i cristiani stavano ricevendo le nuove su Teuda o su Gesù ben Anania o su Giovanni di Gischala come nuove sul ritorno di Gesù ?
Tu non dici alla gente di non fare ciò che la gente già non sta facendo. Se stavano facendo tali confusioni, sarebbe inevitabile che gli eventi loro attaccati avrebbero trovato la loro via di ritorno nella comunicazione della storia di Gesù. Sembra proprio che questa cosa sia accaduta. Si noti quanto strettamente l'interrogatorio e la flagellazione di Gesù ben-Anania, finito in disgrazia per aver predetto la distruzione del tempio, parallela quelli di Gesù, apparentemente 40 anni prima. Notiamo come Simone bar Giora fu accolto nel tempio con rami di palma per purificare il recinto sacro dai "ladri" che lo infestavano, zeloti sotto Giovanni di Giscala. Uh-oh. Supponi che quei segni di verosimiglianza storico-politica sono intrusi nei vangeli dalla generazione successiva. L'evidenza a favore di un Gesù Zelota evapora.

(Robert M. Price, The Christ-Myth Theory And Its Problems, pag. 23-24, mia libera traduzione, mia enfasi)

Innanzitutto, l'evidenza:
Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci;

perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti.

Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.

(Marco 13:21-23)

Come dice Price, un monito del genere non sarebbe necessario introdurlo a meno che il gregge cristiano non ci stava già cascando, nell'errore da cui quel medesimo monito era inteso al preciso scopo di tenerlo lontano.

Ma qualcosa suggerisce che esattamente quella cosa che chiamiamo ''Gesù storico'' fu il frutto di quella pericolosa tendenza apocalittica cristiana a identificare il Cristo veniente con uno degli innumerevoli falsi cristi venuti.

Ma andiamo con ordine.

Immagina di vivere in una comunità cristiana tra I e II secolo e di non aver mai sentito nulla di un Gesù storico, tantomeno di saperne qualcosa di un vangelo scritto od orale relativo ad un Gesù storico.

Sentirai notizie confuse e contradditorie, proprio tu che stai aspettando ardentemente la prima venuta (!) del Cristo Gesù di Paolo sulla Terra, di gente ansiosa e concitata, dentro e fuori la tua comunità, che grida e urla a furor di popolo, in preda al più fanatico furore e con gli occhi più stralunati:  “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”!!!


Perchè questo? Perchè era assai frequente, molto frequente, fin troppo frequente, che spuntasse in quei giorni di giorno in giorno un nuovo sedicente Messia in Giudea, pronto a trascinare tutto il popolo in una nuova, inesorabile lotta senza quartiere contro gli occupanti romani per cacciarli fuori dalla Giudea e instaurare un regno teocratico millenario, tanto per cambiare.
«Badate che nessuno v’inganni! Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine.»
(Marco 13:5-7)

Gli unici ''cristi'' chiamati tale esplicitamente (ricordo infatti che Flavio Giuseppe non fa mai uso del termine ''cristo'' in tutte le sue opere, salvo che in un'interpolazione del suo testo dovuta alla distrazione di uno scriba cristiano che si ricordava fin troppo bene di un'analoga frase scritta da Origene) senza però mai essere il Cristo dei vangeli sono che io sappia solo due. Il primo, il più noto e riconosciuto come Cristo dagli stessi ebrei è Simone Bar Kochba.

Eusebio descrive il ribelle come un bandito assetato di sangue che si considerava per i suoi seguaci una benedizione di Dio (''un astro disceso dal cielo''), e il folle apologeta Giustino, contemporaneo di Bar Kochba, aggiunge: ''Bar Kochba... ordinò che le feroci punizioni dovessero infliggersi solo ai cristiani, se non rinunciavano a Gesù, in quanto Cristo, e non bestemmiavano''.

Evidentemente perchè di cristi legittimi potevano esserci solo uno.

Che quel folle apologeta di Giustino non stia mentendo è evidente anche da questo frammento dello stesso Bar Kochba:
Da Simeone ben Kosbah a Yeshua ben Galgolah e agli uomini del luogo fortificato, salve. Chiamo i cieli a miei testimoni che se qualche uomo dei Galilei che hai salvato causerà del male, ti metterò ai piedi ceppi di ferro, come ho fatto con Ben Aflul. Simeone ben Kosbah, principe di Israele.

Nota che Bar Kochba è probabilmente l'uomo di iniquità, il filius perditionis, o meglio l'Anticristo, di cui parla la seconda lettera ai Tessalonicesi.
Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
(Seconda Lettera ai Tessalonicesi 2:3-4)

Anche qui per evitare che venisse scambiato per il Cristo di nostra conoscenza, un errore nel quale probabilmente i cristiani cadevano facilmente, se si doveva scomodare nientemeno che il nome di PAOLO per salvaguardarli dall'errore.

Ma c'è un secondo falso cristo (falso se ci attenessimo alla definizione di Cristo per i cristiani, ovviamente) dal quale i lettori di Marco dovevano guardarsi dal fare qualunque tipo di associazione.

E non mi riferisco a Simon Mago, del quale però ancora Ireneo paventa che pretese ''di aver sofferto in Giudea come il figlio, anche se non veramente soffrì'', chiaro tentativo di deliberata cooptazione simoniana dell'originario mito cristiano (e se Simon Mago fosse l'uomo chiamato Paolo, potrei ancora chiamare ''cooptazione'' un tale tentativo di enigmatica e allusiva auto-identificazione con la stessa deità del Cristo celeste? Chiaramente a quel punto avrebbe ragione Roger Parvus e solo lui...).

Mi riferisco invece alla probabilità che nell'intero record, ovvero nel mare di documenti a noi pervenutici, che rappresentano solo una goccia nell'oceano più vasto e profondo andato perduto (e nonostante tutto una goccia incredibilmente enorme!) , spunti fuori menzione di qualche Cristo che non sia però lo stesso Cristo dei vangeli.

Ragiona: sorgevano falsi cristi pressochè ogni giorno, ed in pari numero finivano regolarmente trucidati dai romani.

Per ogni dieci di quei falsi cristi, almeno uno di loro rischiava di essere identificato dall'ingenuo gregge cristiano, per via del più farneticante ed irrazionale dei sentito dire!, con lo stesso, autentico Cristo la cui prima venuta sulla Terra si agognava fatalmente e apocalitticamente!

Forse temendo che il povero gregge cristiano si facesse facilmente abbagliare dal falso splendore apparente di questi sedicenti ''Messia'', furono le loro stesse guide, presumibilmente più accorte, a temere il peggio e a guardarli, di nuovo e ancora di nuovo, dall'errore.


Ma forse l'errore in questione sembrava così fatalmente destinato a compiersi - dei fedeli si stavano perdendo!!! -, che a quel punto parve necessario, per quelle guide, crearsi un Cristo terrestre di loro propria invenzione, piuttosto che rassegnarsi ad aspettare l'irreparabile danno generato da una errata identificazione del Cristo venturo con uno dei tanti cristi venuti (e tragicamente sgominati).

E se è vero che un Simon Mago qualunque, ammesso che fosse esistito, si spacciò per lo stesso Cristo che ''soffrì'' in Giudea, allora il rischio che della confusione ne approfittassero ''falsi profeti'' non poteva che accentuare il pericolo di una deviazione in massa dal fervore originario nel Cristo venturo, e solo venturo.
Quali difese avrebbe avuto un cristiano ignaro di Gesù storici ma in fervente attesa del ''Cristo Gesù'' di Paolo nel prossimo, imminente futuro, qualora quel medesimo cristiano avesse sentito dei pagani parlare con una certa dimestichezza di un Cristo crocifisso in Giudea? Quel cristiano avrebbe forse potuto replicare: ''vi sbagliate di grosso, bastardi & dementi pagani! Il Cristo fu crocifisso nei cieli inferiori, e se verrà sulla Terra, sarà solo da trionfatore!'' ???? Non lo credo proprio.

Io credo che quel cristiano sarebbe caduto esattamente nell'errore da cui si affanna invano a guardare Marco 13:21 :
Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci...

Ebbene, io credo che quel cristiano, nella sua ansia apocalittica, ci avrebbe creduto. Avrebbe creduto esattamente che ''il Cristo'' è ''qui'' se i pagani avessero detto che era ''qui'', oppure che ''il Cristo'' era ''là'' se il mero sentito dire garantiva che era ''là''.

È l'apocalitticismo qui, la causa di tutto. L'apocalitticismo, quanto più è frustrato dal tempo inesorabile che passa indisturbato e solenne come prima, tanto più cerca valvole di sfogo, punti di pressione, soglie da oltrepassare, canali dove sfociare, abissi dove irrompere. Simboli da vibrare di luce propria.

Il primo, innocente passo verso la futura, bastarda protocattolica Reductio ad Unum.

Arthur Droge diceva che per far nascere una religione tutto quello che occorre è solo un NOME.

Ma per creare un Gesù storico serviva solo il mero sentito dire di un Cristo messo a morte in Giudea.

L'ansia apocalittica avrebbe fatto il resto, generando attorno a quel SIMBOLO, prima ancora che figura storica, tutte le più ideali condizioni di contorno offerte dall'immaginazione, dalla letteratura sacra precedente, e dall'''immagine vivente'' del ''Cristo Gesù'' riflesso nel volto stesso dell'uomo chiamato Paolo.


Cosa fanno i dementi folli apologeti cristiani quando leggono Svetonio, e in particolare il punto in cui dice:
Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantes Roma expulit.
 
Semplice! Esclamano all'unisono:
E se fosse IL Cristo?

E cosa faranno se leggendo Tacito a proposito dei medesimi sediziosi crestiani, trovano scritto le seguenti parole:

Sed non ope humana, non largitionibus principis aut deum placamentis decedebat infamia, quin iussum incendium crederetur. Ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis affecit, quos per flagitia invisos vulgus Chrestianos appellabat.
Auctor nominis eius Chrestus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiabilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam, quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque.
Igitur primum correpti qui fatebantur, deinde indicio eorum multitudo ingens haud proinde in crimine incendii quam odio humani generis convicti sunt. Et pereuntibus addita ludibria, ut ferarum tergis contecti laniatu canum interirent aut crucibus adfixi atque flammati, ubi defecisset dies, in usum nocturni luminis urerentur.
(Annales XV, 44, 2-4)


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