martedì 27 gennaio 2015

Gesù: Uomo Posseduto Dallo Spirito Oppure Spirito Possessore dell'Uomo Chiamato Paolo?



I due accademici storicisti Morton Smith e Stevan Davies si collocano oggettivamente su due opposte estremità del medesimo spettro per quanto riguarda la loro comprensione del rapporto di Gesù con lo Spirito Santo.

Stevan Davies propone che Gesù era posseduto DALLO Spirito e perciò dovrebbe essere riconosciuto come un ''guaritore invasato-dallo-spirito''.

Al contrario, Morton Smith sostiene che Gesù era la forza dominante, controllante nella relazione tra lui e lo Spirito e di conseguenza aveva lui il  possesso DELLO Spirito - e non lo Spirito di lui.

La teoria di Smith è profondamente antipatica a Davies che delinea il disaccordo come segue:
 
Non era la relazione: "il possesso DI", ma la relazione: "il possesso DA," la differenza fondamentale essendo se l'identità di Gesù di Nazareth  fu creduta essere in controllo di una entità spirituale, oppure se l'identità di Gesù di Nazaret fu a volte creduta d'essere stata sostituita da un'entità spirituale. E ciò fa tutta la differenza nel mondo. [1]

Elevando la passività dell'individuo che subisce un'esperienza di possessione e sottolineando il ruolo dominante della nuova persona che subentra al suo posto, la teoria di Davies limita il grado di controllo che Gesù teneva nella successiva applicazione del suo potere e marcia contro la possibilità che egli stesse esercitando il controllo su uno spirito attraverso l'uso della magia.

A rendere improbabile al primo colpo la teoria di Smith su ''Gesù Mago'' è proprio il Fatto auto-evidente della marginalità assoluta del Gesù storico, spinta fino alla più completa evanescenza e più totale insignificanza: uno che sapeva dominare il suo alter-ego, lo Spirito, e di richiamarlo come e quando voleva per ingannare il prossimo con tanto di effetti speciali magici, quantomeno avrebbe lasciato un'impronta più forte nelle più antiche testimonianze storiche, e non il più assoluto Nulla di Nulla. L'esistenza stessa di Paolo conferma che il Gesù Mago di Morton Smith non è mai esistito, perchè, pur lasciandosi anch'egli allucinare tutte le volte che voleva o pretendeva dal suo ''Gesù in me'', non per questo mancò di lasciare l'impronta della sua forte personalità nelle varie comunità da lui fondate.

Dunque ecco perchè, liquidato così il Gesù di Morton Smith (non prima di dare ulteriormente dell'incauto idiota a quel fattucchiere vesuviano chiromante di Pier Tulip che nei confronti della tesi di Smith è reo di plagio), resta da vedere cosa farne del Gesù posseduto dallo Spirito di Stevan Davies, la cui intrinseca passività nella relazione con lo Spirito - l'esserne meramente posseduto - di certo si adatta di più all'ipotesi della storicità minimale come descritta da Richard Carrier, considerata l'insignificanza intrinseca a un mero invasato dallo Spirito come sua seconda natura.

Ma questo vuol dire che si introduce una netta radicale differenza tra il miticista Carrier e lo storicista Davies per quanto riguarda la vera identità dello Spirito possessore. Per ''Gesù'' cosa intendevano i più antichi ''gesuani'' in assoluto? Lo Spirito possessore che li possedeva durante le loro associazioni, al minimo sopraggiungere del disturbo dissociativo? Oppure il primo di loro che si lasciò invasare follemente dallo Spirito, e che per pura coincidenza, chiamandosi Yeshua, dette così il suo nome al medesimo Spirito che lo possedeva?


Anche se la pratica di possessione divina è ancora ricorrente in cellule impazzite delle chiese protestanti cristiane più carismatiche (ma anche in certi fenomeni cattolici come Medjugorje), un disprezzo graduale per l'esistenza di corpi spirituali nella nostra cultura attuale rappresenta chiaramente il nostro atteggiamento in generale sprezzante verso la possessione e la nostra tendenza ad attribuirla a forme di pensiero inferiori o irrazionali. Così siamo inclini ad associare la possessione spiritica sia con lo studio antropologico del rituale primitivo, sia a disturbi psicologici relegati alla scuola psichiatrica della malattia mentale, oppure semplicemente la riduciamo al genere innocuo e divertente dei film horror di Hollywood.

Dal momento che la realtà delle influenze demoniache fu ampiamente riconosciuta nell'Antichità, la possessione era di gran lunga più comune tra gli antichi e i casi relativi furono trattati con genuina cautela. È in questo quadro culturale di possessione spiritica che Stevan Davies e Richard Carrier suggeriscono entrambi di capire il rapporto tra Gesù e lo Spirito Santo (ovviamente, per il miticista Carrier, tra i primi apostoli cristiani e lo Spirito della deità celeste Cristo Gesù). [2] Davies tenta di dimostrare che Gesù soffrì disturbi dissociativi tali che la sua personalità originale (lui la chiama Gesù di Nazaret, anche se io penso che Nazaret sia un'invenzione letteraria e perciò parlerei di Gesù storico per esprimere il Davies-pensiero) fu subordinata o sostituita da una nuova persona temporanea (lo Spirito di Dio). 


Gesù, secondo il prof Davies, faceva parte di un ramo marginale dell'ebraismo, una sorta di ebraismo pentecostale: un culto il cui requisito minimo per accedervi era la possessione dello Spirito Santo. È nella transizione da uno stato originario dove ogni membro del culto era posseduto dallo Spirito verso uno stato successivo dove un'autorità centralizzata prende via via potere sul movimento che si persero per sempre i legami tra ebraismo e cristianesimo. Si potrebbe presumere che le guide di questo culto comunicassero tra loro nel linguaggio dei Misteri. 

Durante questi episodi di possessione, Davies sostiene che Gesù era in grado di operare come un guaritore posseduto o invasato dallo Spirito. Tuttavia, e questo è il punto fondamentale, lui ''non dovrebbe essere identificato come egli stesso, ma come un'altra persona, lo spirito di Dio.'' [3]

Qui è precisamente il punto che io chiamo le autentiche Colonne d'Ercole della ricerca corrente. Se c'era da aspettarsi, secondo il comportamento solito di chi subiva una possessione spirituale, che la gente circostante in primis e l'invasato stesso non identificassero più lo Spirito possessore con il posseduto in questione, ma ''come un'altra persona, lo spirito di Dio'', allora salterebbe all'aria in anticipo ogni possibilità di scoprire se il ''Gesù'' delle nostre più antichissime fonti fosse il nome del posseduto - dell'uomo Yeshua che fu invasato dallo Spirito - oppure fosse semmai il nome in codice, esattamente come ''Cristo'', dello spirito angelico che dominava e possedeva gli originari apostoli cristiani come Paolo, a quel punto tutti autentici ''Cristi'' di loro proprio diritto.

Sembra talmente difficile, data l'evidenza disponibile, rispondere ad una domanda del genere, che a quel punto, se davvero questo è dove porta da ultimo la ricerca, l'agnosticismo sulla storicità di Gesù diverrebbe un agnosticismo FORTE.

Il silenzio sul Gesù storico nelle lettere di Paolo troverebbe la sua spiegazione più legittima e attesa (e non ad hoc), sotto l'ipotesi della storicità di Gesù, sul fatto che i primi gesuani erano interessati all'adorazione e alla ricezione del medesimo Spirito di Dio che aveva posseduto l'uomo Gesù, e per nulla affatto nell'uomo che da quello stesso Spirito di Dio si lasciò possedere e invadere: l'uomo Gesù. Quell'individuo a loro non interessava più nella misura in cui non era, quell'uomo, lo Spirito di Dio, ma solo il suo primo, temporaneo ospite.


Chi di noi, essendo interessato al contenuto di un regalo, non getta via e alla svelta il suo contenitore?

L'uomo Gesù sarebbe il mero contenuto carnale dello Spirito, il suo mero ospite temporaneo. Laddove invece sarebbe lo Spirito l'oggetto eterno di ricerca e di adorazione che sin dal primo giorno galvanizzò fino all'esasperazione tutto il cuore e tutta l'anima dei primi ''fratelli del Signore''.


Il soggetto stesso invasato dallo Spirito si considera come la nuova persona mentre nel contempo considera esterna la sua precedente identità, come se fosse quella di un altro individuo.  Dire che la possessione è uno stato in cui fianco a fianco con la prima personalità irrompe una seconda personalità nella coscienza dell'invasato è impreciso: si dovrebbe parlare invece di una vera e propria sostituzione della prima personalità con la seconda.


In accordo con questo comportamento della possessione, Davies propone che l'osservazione della gente in Marco 3:21 che ''è fuori di sé'' (
ὃτι ἐξέστη) significa letteralmente che Gesù era ''assente da se stesso''. [4] Questa frase, perciò, sarebbe la prova che Gesù era posseduto da un'entità esterna in questo caso. A dire il vero Davies non si accorge dell'ironia letteraria, qui: ad essere ''fuori'', ἔξω (Marco 3:31, si veda anche Marco 4:11) non è Gesù in realtà, ma proprio la sua famiglia secondo la carne (allusione ai giudeocristiani rivali del paolino Marco), perchè non messa a parte dei ''misteri'' noti ai soli  insiders (ovvero i paolini). Tuttavia c'è un senso in cui si potrebbe salvare qualcosa di storico dall'episodio evangelico chiaramente inventato, salvando il salvabile dall'interpretazione di Davies: i primi apostoli cristiani furono considerati pazzi e allucinati dai loro clan d'origine che abbandonavano dopo la loro conversione a Cristo, ma anche da chi non abboccava alle loro suggestioni e auto-suggestioni, considerandoli (giustamente) folli oppure posseduti sì da uno spirito, ma da uno spirito diabolico, da Satana e non dallo Spirito di Dio.


 A sostegno di questa teoria della possessione, Davies esamina il comportamento di Gesù nei vangeli e pretende di isolare i passaggi dove crede che Gesù sta dimostrando tratti tipici del posseduto-dallo-spirito. Chiaramente dal 1995, quando scrisse il suo Jesus the Healer, al 2015, penso che lo stesso Davies sia oramai consapevole che gran parte della fiducia che all'epoca nutriva nel trovare ipsissima acta di Gesù fosse del tutto mal riposta, essendo i vangeli puramente intenti a costruire una mitologia da zero facendo esclusivo uso di letteratura sacra precedente (la Septuaginta, Paolo e le esperienze dei propri predicatori anonimi del passato) perfino se un Gesù storico fosse esistito (e le tracce di separazionismo in Marco sono un residuo dell'influenza marcionita contro la quale Marco, al pari degli altri vangeli ''canonici'', reagiva). I vangeli però confermano che, Gesù storico o no, l'ORIGINE ULTIMA del cristianesimo è nel comportamento border-line degli allucinati, degli invasati, dei posseduti e dei visionari apocalittici. Tutto il resto, si può ben dire, solo solo dettagli.

Gli studi della possessione demoniaca o divina hanno individuato una serie di modelli comportamentali comuni che sono associati con l'individuo durante tutto il tempo in cui è invasato. Il primo indizio della possessione è un cambiamento nel DISCORSO del posseduto e non è raro trovare nelle descrizioni antiche o moderne dei posseduti riferimenti qua e là ad un'altra persona che parla al posto della persona invasata alterandone il modo di esprimersi e pure il tono della voce. Alla luce di questo, Davies indica ai suoi lettori Marco 13:11:
 
E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.

e suggerisce che quel passo allude direttamente al discorso di uno spirito che parla tramite la voce del posseduto di turno, le cui parole quindi non sono formulate dall'individuo stesso ma provengono dalla nuova persona dominante che ha appena acquisito controllo della volontà e della lingua del suo ospite umano temporaneo. [5]


Nell'ipotesi che il Gesù storico fosse soggetto a periodi di possessione spiritica e che stesse esibendo tutti i sintomi caratteristici di una persona posseduta, allora ci aspetteremmo di trovare prove nei vangeli di un'esperienza iniziale di possessione durante cui Gesù per prima incontra il suo spirito possessore. Stevan Davies suggerisce, ancora una volta con un misto di ingenuità (dovuta alla sua troppa fiducia letteralista nel vangelo) e pur tuttavia di acuta percezione delle origini mitico-allucinatorie del cristianesimo, che questo evento si svolse proprio al battesimo di Gesù nel Giordano. [6] La stessa evidenza è attesa però se il Gesù dei vangeli fosse solo il mero compendio teologico-letterario di ciò che esperivano i primi apostoli cristiani. Come Paolo.


Con questo in mente, Stevan Davies suggerisce che l'autoesilio di Gesù nel deserto è il risultato diretto del suo primo dono dello Spirito al battesimo e che la natura vigorosa dello spostamento di Gesù nel deserto ricorda il comportamento impulsivo associato al posseduto. Pertanto Davies propone che gli evangelisti descrivono un'''esperienza spontanea di possessione''. [7] Questo sarebbe evidente nell'espressione usata da Marco
. Mentre Matteo e Luca impiegano il molto più morbido '' fu condotto'', ἀνήχθη, Matteo 4:1; ἤγετο Luca 4:1), una forte, violenta influenza esterna su Gesù è evidente in Marco 1:12:
 ...E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto...
...in cui lo Spirito con forza ''scaccia'' (ἐκβάλλει) Gesù nel deserto. [8]


 
L'esperienza della Pentecoste (ovviamente intendo qui il più realistico e minuscolo riflesso storico di qualcosa che da lontano vi assomigli) assieme al rituale della possessione spirituale (il soffio dello Spirito) ricevute dal Gesù Risorto devono suggerire che la possessione spirituale era importante per le prime comunità cristiane. Sicuramente lo fu nella predicazione di Paolo. Le lettere di Paolo traboccano di riferimenti alla possessione spirituale. Come sottolinea Davies, Paolo credeva che senza la ricezione dello Spirito Santo, indispensabile perchè l'iniziato potesse diventare un ''figlio'' di Dio proprio come Gesù e potesse dunque far parte della Famiglia Cosmica attesa nella Gerusalemme Celeste (con i ''fratelli del Signore'' a sostituire i precedenti legami familiari con i propri clan ed etnie d'origine), nessun uomo poteva diventare un cristiano.
 
Egli [Paolo] insiste che la possessione spirituale è il fattore determinante dell'appartenenza nel movimento cristiano. È la definitiva esperienza cristiana; senza la possessione, un individuo è pure fuori dal movimento. (pag. 177)

La famosa dichiarazione di Paolo riguardante la sua personale esperienza di possessione è ''Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me'' (Galati 2:20). Paolo sottolinea che la conformità alla Torah, la vecchia Legge, non fosse causa di possessione spirituale, e senza la possessione spirituale, senza la ricezione dello Spirito Santo, nessuna rinascita è possibile. In Romani 8:9-14 Paolo scrive:
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

Paolo incoraggiò il fenomeno delirante della glossolalia e del profetismo e altre manifestazioni di possessione spirituale. Tuttavia in 1 Corinzi davvero saggiamente si ricordò di dover cercare in qualche modo di trattenere il suo gregge dagli eccessi mistici di cui lui stesso era in qualche misura responsabile, esortando a controllare quelle esperienze allucinatorie così da lasciarsi in fin dei conti arricchire da loro piuttosto di lasciarsene passivamente dominare e possedere.


Fondamentale allora è questo punto:

Sapete che durante una malattia del corpo vi annunciai il Vangelo la prima volta; quella che, nella mia carne, era per voi una prova, non l’avete disprezzata né respinta, ma mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù.
(Galati 4:13-14)

Qui Paolo rivela che la prima volta che fu visto predicare dai Galati, fu scambiato per l'angelo Cristo Gesù stesso.

Dunque chi era Gesù? Era il nome in codice dello Spirito che possedeva gli apostoli come Paolo?

Oppure era il nome del primo tizio che fu invasato dallo Spirito e dunque identificato con esso al punto da indurre i suoi seguaci a chiamare lo Spirito (perchè era lo Spirito che a loro interessava) con il suo stesso nome - ''Yeshua''?

Se fosse vera la seconda risposta, e ancora dovrò leggere il libro del prof Davies del 2014 in merito per poter trarre delle conclusioni più certe, avrebbe ancora senso parlare di miticismo oppure di storicità di ''Gesù detto Cristo'' ? ? ?????



[1] Stevan L. Davies, Jesus the Healer: Possession, Trance and the Origins of Christianity (London: SCM Press, 1995) pag. 91.

[2] Stevan Davies indica che nell'ambiente spirituale del tempo di Gesù  ‘la modalità della possessione... era comunemente accettata’ e che vittime di possessione demoniaca e i profeti invasati dallo spirito erano un incontro quotidiano (Stevan Davies, Jesus the Healer, pag. 59, mia libera traduzione).

[3] Stevan Davies, Jesus the Healer, pag. 18, mia traduzione e enfasi. 

[4] Davies, Jesus the Healer, pag. 95.

[5] Davies, Jesus the Healer, pag. 29.

[6] Davies, Jesus the Healer, pag. 148: ‘se Gesù si credeva un unto da Dio, è tutt'altro che improbabile che l'unzione in questione fosse la sua iniziale esperienza di possessione.’
 
[7] Davies, Jesus the Healer, pag. 64.

[8] Il termine
ἐκβάλλει è tipicamente usato da Marco in connessione all'esorcismo di demoni, si veda Marco 1:34, 39, 43; 3:15, 22; 4:13; 7:26; 9:18, 28.

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