domenica 11 gennaio 2015

E venne un Mito chiamato Maria: il Mistero del «pocket gospel» nella Visione di Isaia

Una vignetta di Charlie Hebdo: la madonna denuncia di essere stuprata dai magi e dice
«erano in tre, e uno era negro».



Nel capitolo 11 dell'assai controverso testo noto come Ascensione di Isaia è presente un cosiddetto ''pocket gospel'', come oramai è dappertutto chiamato sia da miticisti che da storicisti, per distinguerlo dal resto del testo:
    « XI. E io vidi una donna, della famiglia del profeta David, dal nome Maria: ella era vergine e fidanzata a un uomo di nome Giuseppe - un artigiano, anche lui della stessa discendenza [...] Quando furono fidanzati ella si trovò incinta e Giuseppe, l'artigiano, voleva rimandarla . Ma l'angelo dello Spirito apparve in questo mondo, e allora Giuseppe non la rimandò più, ma la tenne presso di sé. Egli tuttavia non rivelò a nessuno questo fatto.  Egli non si accostò a Maria e la custodì come una santa vergine, anche se era incinta. Egli non abitò con lei per  due mesi. E dopo due mesi, Giuseppe era a casa, come pure Maria sua sposa, ma tutti e due soli. E accadde che mentre erano soli, Maria volse lo sguardo ed ecco vide un bambino, e lei ne fu turbata. E dopo che fu turbata, il suo ventre si trovò come prima del concepimento. Quando suo marito Giuseppe le chiese: "Che cosa ti ha spaventato?", i suoi occhi si aprirono e vide il bambino e glorificò il Signore perché il Signore era venuto nella sua casa. E una voce si fece udire a loro : "  Non dite a nessuno di questa visione"  [...]

    Ed essi lo presero con sé, si recarono a Nazaret di Galilea. [...]

    Ed ecco, io vidi che a Nazaret egli poppava come un bimbo, come fanno tutti, per non essere riconosciuto. E quando divenne grande egli compì grandi segni e miracoli nella terra di Israele e a Gerusalemme.
    E dopo questi fatti lo Straniero lo invidiò e gli eccitò contro i figli di Israele, poiché non sapevano chi lui fosse. »
Non sarei sorpeso se questo fosse il primo racconto della nascita di Gesù. Ma poichè io penso che GMatteo con la sua storiella della natività fu scritta nei primi anni 130, la storiella nella Visione poteva essere stata scritta e inserita nell'Ascensione di Isaia solo appena prima di quella.

Nella storiella della nascita presente nella Visione, ad ogni modo, non è chiaro se Maria è descritta come davvero incinta - come opposta a incinta solo-in-apparenza. Cioè, la storia potrebbe proprio star dicendo che una doppia trasformazione fu effettuata dal Signore. Prima, Maria è trasformata per apparire incinta. Poi, quando il bambin Gesù appare accanto a lei, lei è trasformata di nuovo nel suo aspetto ''non-incinta''.
E. Norelli scrive: 
''Se la storiella è letta letteralmente, essa non è circa una nascita. Essa è circa due processi paralleli: il grembo di Maria, che si era allargato, all'istante ritornava al suo stato precedente, e allo stesso tempo un bambino appare di fronte a lei - ma, tanto quanto si può determinare, senza alcuna relazione di causa ed effetto tra i due eventi.'' (Ascension du prophète Isaïe, pag. 52-53, mia traduzione)



Ebbene, per farla breve, il problema è il seguente:

il ''pocket gospel'' apparteneva al testo originale dell'Ascensione di Isaia?

Se la risposta è , allora prima della stesura dei vangeli già si parlava della nascita di Gesù sulla terra, seppure in forma docetica (la qual cosa aprirebbe tutto un altro discorso sulla reale natura ''miticista'' o ''storicista'' di questo concepimento docetico del Figlio via Maria).

Se la risposta è no, allora ha ragione Parvus. Basta leggere il testo seguente per farsi un'idea di che ampi e vasti orizzonti ci apre l'Ascensione di Isaia a tutto il più antico mito cristiano:
E così la sua discesa,
come tu vedrai,
anche nei cieli sarà nascosta,
di modo che non si conosca chi egli è.

E quando avrà depredato l'angelo della morte,

ascenderà al terzo giorno
e rimarrà in quel mondo 545 giorni.


E allora
ascenderanno dei giusti molti con lui,
i cui spiriti non ricevono le vesti
finchè ascenderà il Signore
e ascenderanno con lui.

Allora dunque riceveranno
le loro vesti
e i loro troni
e le loro corone,
quando egli ascenderà
nel settimo cielo.

(9:15-18)


Ma non è finita.

G. T. Zervos, un accademico d'oltreoceano, raccogliendo la ricerca di Norelli, è dell'idea che anteriore allo stesso Ascensione di Isaia e motivo ispiratore del suo racconto della nascita di Gesù via Maria, è nientemeno che Genesis Marias, una descrizione della nascita DOCETICA del bambin Gesù, presente nel Protovangelo di Giacomo.
11
[11, 1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. [2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?". [3] L'angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l'essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell'Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Maria rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola".

12
[12, 1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: "Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra". [2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò all'uscio. Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: "Donde a me questo dono, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che colui che è in me ha saltellato e ti ha benedetta". Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato l'arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: "Chi sono io, Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?". Passò tre mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava; Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.

13
[13, 1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente, dicendo: "Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L'ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l'ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine? Si è forse ripetuta per me la storia di Adamo? Quando, infatti, Adamo era nell'ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la sedusse: così è accaduto anche a me". [2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: "Prediletta da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo Dio? Perché hai avvilito l'anima tua, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d'un angelo?". [3] Essa pianse amaramente, dicendo: "Io sono pura e non conosco uomo". Giuseppe le domandò: "Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?". Essa rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, questo che è in me non so d'onde sia".

14
[14, 1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: "Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto". E così lo sorprese la notte. [2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo: "Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Giuseppe si levò dal sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo privilegio, e la custodì.

[...]

19
[19, 1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: "Dove vai, uomo?". Risposi: "Cerco una ostetrica ebrea". E lei: "Sei di Israele?". "Sì" le risposi. E lei proseguì: "E chi è che partorisce nella grotta?". "La mia promessa sposa" le risposi. Mi domandò: "Non è tua moglie?". Risposi: "E' Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo". La ostetrica gli domandò: "E' vero questo?". Giuseppe rispose: "Vieni e vedi". E la ostetrica andò con lui. [2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: "Oggi è stata magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele". Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L'ostetrica esclamò: "Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo". [3] Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: "Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura". Rispose Salome: "(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito".

Fosse per me, io tenderei a concordare parzialmente con Parvus. Ma diversamente da lui, Tutto quanto puzza di nascita, seppur docetica o con tratti docetici, sembra per natura una reazione e contro-reazione a Marcione e al suo vangelo (non necessariamente da protocattolici, ma anche da valentiniani e altri gnostici di tal fatta).  Perfino come reazione a Marcione infatti, tradisce inequivocabilmente l'influenza del pensiero di quel grand'uomo: elementi marcioniti come ad esempio le metafore della luce, gli angeli, e la gloria e la luminosità del Risorto. Comunque, in opposizione a Marcione, questo testo mostra anche una chiara enfasi sul realismo e sulla fattualità della Resurrezione. Non si tratterebbe di un mistero nascosto fuori dal tempo, neppure di un'esperienza interiore veicolabile solo a perfetti insiders, ma un evento conoscibile

Dunque non scommetterei tanto sulla presenza del ''pocket gospel'' nel testo originario dell'Ascensione di Isaia. Ma nemmeno lo escluderei.

Così ad esempio commenta R. G. Price il risultato della ricerca di Enrico Norelli:
Davvero interessante. Io non penso che la prova che Gesù non è mai esistito dipenda dalla prova che la più antica forma di adorazione cristiana esponeva una crocifissione celeste, ma una crocifissione celeste di sicuro rende il caso più facile da fare.
Ancora io penso che Gesù sia diverso da Isaia in questa misura. Perchè il ruolo di Isaia era di confrontarsi coi seguaci di Beliar, ma il ruolo di Gesù era di distruggere il mondo materiale e di creare un nuovo mondo immateriale nel cielo.
 Questo significa che l'attività di Isaia doveva essere fatta sulla Terra, dove c'erano i seguaci di Beliar, ma il compito di Gesù è diverso. IL compito di Gesù è di distruggere il mondo materiale.
 Quindi, esistono ragioni che Isaia sarebbe venuto sulla Terra che sono diverse dai motivi per le azioni di Gesù.

 La mia opinione sul Gesù terreno è O che il Gesù terreno non poteva mai essere figurato materiale o giunto sulla Terra, perchè Gesù doveva essere un superiore messia immateriale che era incorrotto dal malefico mondo materiale, OPPURE che Gesù doveva essere giunto sulla Terra e diventare materiale e avere la sua carne materiale distrutta per riflettere così la sua distruzione del mondo materiale.
 
In altre parole, tanto lontano quanto va l'antica teologia, io posso figurarmi come possa fare senso un Gesù che diventa materiale, se il suo divenire materiale, venire ucciso, e poi essere resuscitato immateriale fosse supposto riflettere il suo compito di eliminare il mondo materiale e dar luce ad un nuovo mondo immateriale.

 Ma si può anche sostenere che il compito di creare un perfetto mondo immateriale poteva solamente essere intrapreso da un messia che non era mai stato corrotto dal diventare egli stesso di carne.
 
Ad ogni modo, comunque, noi stiamo ancora alle prese con un mito, e io non penso che qualcuno sosterrebbe che l'Isaia del racconto dell'Ascensione fosse una persona reale. In verità io direi che il caso per un Gesù che si fosse avventurato sulla Terra via Maria che è originale ulteriormente favorisce il miticismo, perchè fornisce un modello per un Gesù mitico terreno.

 Il problema ora è che noi abbiamo in qualche modo messo in gioco la posizione miticista sull'idea che la prima concezione di Gesù fosse che egli era totalmente celeste e mai si avventurò sulla Terra.

Quel che questa interpretazione di AOI fa è fornire un modello per un mitico salvatore terreno.

 Posso essere d'accordo con R. G. Price nella misura in cui, leggendo nel libro dell'Apocalisse (fine I secolo) di

Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua
coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.

(Apocalisse 12:1-6)

certamente non riesco a immaginare altro che non appartenga al mondo del puro mito (senza trascurare il fatto che nell'Apocalisse tutto è in forma allegorica oltre, e soprattutto, che mitologica). Quindi sorge la domanda: se il racconto della nascita di Gesù da una donna appartiene al mito originario, perchè Paolo non vi fa menzione?

Io credo che Galati 4:4 (''nato da donna, nato sotto la legge'') sia probabilmente un'interpolazione protocattolica anti-marcionita, tuttavia, perfino concedendo la sua autenticità, è lo stesso Paolo a ricordare che quando parla di donne e di leggi ''queste cose hanno un significato allegorico'' (Galati 4:24) dunque niente di storico.

Provo a immaginare come sarebbe il mito originario se soltanto prevedesse pure una nascita docetica di Gesù sulla Terra: il Figlio appare - senza in realtà mai esserlo - partorito da una donna, e nascosto alla vista dei demoni e dei loro scherani terrestri per tutto il tempo in cui doveva rimanere celato, fino a quando sarebbe giunto il momento del suo martirio da adulto per mano degli stessi demoni sulla Terra, ingannando gli arconti mediante la sua morte vergognosa sulla croce al pari di un qualsiasi ladro o fuorilegge, per poi ascendere al cielo nella gloria avendo solo così finalmente ''depredato l'angelo della morte''.

Trovo davvero curioso che anche Epifanio attribuisce agli ebioniti una dottrina, che rimonta anch'essa all'indietro, fino al II secolo, se non ancora prima, fino a Paolo e ai Pilastri prima di lui:

Costoro affermano, come ho già detto, che esistono due personaggi costituiti da Dio, uno il Cristo e l'altro il diavolo; e dicono che il Cristo ha ottenuto il dominio dell'eone futuro, al diavolo, invece, è stato affidato questo eone, per comando, si intende, dell'Onnipotente, secondo la domanda di ciascuno dei due. Per questo dicono che Gesù è nato da seme umano, è stato eletto e così per elezione è chiamato figlio
di Dio a causa del Cristo disceso su di lui dall'alto in forma di colomba.
Non dicono che egli (il Cristo) è stato generato da Dio Padre, ma che è stato creato come uno degli arcangeli, e però nel grado più alto; egli esercita la signoria sugli angeli e su tutte le cose fatte dall'Onnipotente, ed è venuto ed ha insegnato, come si legge nel vangelo che riceve da loro il nome:«Io sono venuto per abolire i sacrifici, e se non cesserete dall'offrire sacrifici, non cesserà l'ira (di Dio) contro di voi»

(Epifanio,. Panarion 30, 16, 2-4)

La nascita docetica di Gesù nel mito originario, ma lo stesso pure la sua apparizione docetica sulla Terra già da adulto, rappresenterebbe il punto di contatto fra il mondo superiore, a cui il Figlio appartiene, e il mondo inferiore, in cui egli entra per adempiere la missione ricevuta da Dio: perciò l'Ascensione di Isaia ricorre a una rappresentazione che rimarca l'appartenenza di colui che nasce al mondo superiore e, cionondimeno, il suo reale ingresso nel mondo di quaggiù. Il docetismo assicura ad un tempo la presenza del Figlio nel mondo inferiore arcontico e demiurgico, e contemporaneamente la sua essenziale assenza ed estraneità ontologica a quel mondo in quanto non solo ad esso naturalmente superiore ma anche e soprattutto perchè mai esistito storicamente.


L'unica cosa certa sul ''pocket gospel'' è che, al di là della sua vera datazione, la fonte primaria d'origine alla base del Protovangelo di Giacomo, come pure del ''pocket gospel'' (se fa parte o meno dell'Ascensione di Isaia originaria) e successivamente del racconto della nascita presente nel vangelo di Matteo e da qui in Luca, insomma l'origine del Mito di Maria, è proprio la porzione di testo chiamato Genesis Marias a cui ho sopra accennato. Un documento docetico e giudeocristiano insieme di cui però non so con certezza se fu una risposta a Marcione oppure lo precedeva.

Neil Godfrey vuole esaminare personalmente più da vicino il libro di Norelli per vederci chiaro nella sua ricerca e vedere se ha ragione o meno. Personalmente, sapendo che Norelli la pensa come Pesce, non riesco a fidarmi dei suoi risultati.

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