domenica 26 ottobre 2014

Sulla risposta di Valerio Polidori ad un commento di Mauro Pesce

(Dalla pagina facebook del prof Mauro Pesce)



Buon punto. Nell'improbabile ipotesi che un Gesù storico sia veramente vissuto nel Passato Reale - nonostante tutta l'evidenza disponibile punta dappertutto verso l'opposta conclusione - quel Gesù storico è perduto per sempre, perciò quello che conta per i cristiani è cosa altri gli hanno attribuito per trasferire su loro stessi, a proprio vantaggio, la sua ieratica autorità su questioni teologiche.

Questa è la stessa conclusione alla quale è  arrivato l'accademico Kurt Noll, il quale, sebbene Jesus Agnostic (perchè convinto in tal senso dalla lettura di Messiah Myth di Thomas L. Thompson, professore emerito dell'Università di Copenhagen), aveva prospettato un simile scenario concedendo appena prima gratuitamente a priori l'ipotesi di un Gesù storico:

Perfino se si assume che un Gesù storico sia esistito e abbia tentato di recitare un ruolo chiave nel movimento che gli sopravvisse, i suoi personali contributi (cioè diciamo, i suoi memi originali) scomparvero quando passò dalla scena.
( “Investigating Earliest Christianity without Jesus” in Is This Not the Carpenter?, edito da Thomas L. Thompson e Thomas Verenna. London: Equinox, 2012, mia libera traduzione)

Viceversa, la posizione espressa da Mauro Pesce è sicuramente viziata alla radice dal suo ingenuo ottimismo nel poter recuperare un Gesù storico, ammessa che esista.
Evidentemente il non farlo, per lui, significa ipso facto insinuare una insidiosa punta di Dubbio sulla storicità di Gesù (e idem, negli altri casi ai quali si riferisce, sulla storicità del Buddha e di Maometto - e viene da chiedersi se davvero sia tanto ingenuo da bersi un ''Buddha storico''???).

Ecco perchè quell'aggentivo ''PRESUNTI'' di fronte alla parola ''fondatori''.

Quindi è come se Mauro Pesce  volesse porre di fronte un bivio a mò di ricatto:

o il Gesù storico esiste e va recuperato perchè ancora utile nel contrastare la deriva morale della chiesa cattolica (previa riscoperta e messa in pratica dell'originario autentico messaggio, ovviamente - e viene da chiedersi quale garanzia ha Mauro Pesce  sulla presunta bontà, per non dire attualità, di questo ipotetico messaggio recuperato)...

...oppure, a questo punto - ed è qui la minaccia, l'implicito ricatto morale sottilmente insinuato da quell'aggettivo ''PRESUNTI'' - va messo per ferrea necessità persino lui, il ''Gesù storico'', in discussione (venendo a coincidere totalmente col Cristo della fede predicato dalla Chiesa di turno, dalla Chiesa ortodossa alla Chiesa dei Mormoni, passando per la Chiesa dei Cristiani Ariani).

Dunque, seppure nella forma di velato e implicito ricatto da leggersi opportunamente tra le righe (perfino se fatto senza saperlo), Mauro Pesce sembra paradossalmente ostentare molto più disincanto e realismo rispetto a Valerio Polidori da questo punto di vista, dal momento che a quest'ultimo serviva assicurarsi solo un unico Dogma per poter tenere in piedi la sua critica a Pesce.

E cioè assicurarsi soltanto che ci sia stato un Gesù storico nel Passato Reale, non importa se perduto per sempre.

Perchè per il resto, dato che è inesorabilmente perduto (ma quanto dal punto di vista di Polidori, potrei sospettare con una punta di leggera perfidia, ''fortunatamente'' perduto?), ci penseranno le varie chiese cristiane a dare a quel perduto Gesù il volto che di volta in volta preferiranno dargli (dal Cristo nero al Cristo bianco al Cristo biondo, amen e così via...). La Santa Fede Cristiana è assicurata sulla roccia una volta per sempre  di quell'unico Dogma e preziosissimo articolo di fede, ''Vero Dio e Vero Uomo''. Il Vaticano non crolla. La Cristianità è al sicuro. E così pure non crolla il Patriarcato di Costantinopoli.

Chi ha ragione, perciò, tra Mauro Pesce e Valerio Polidori? Nessuno dei due.

Con la SUA fede nel SUO Gesù storico ''ricostruito'' (e sappiamo bene come), Mauro Pesce dimostra ancora una volta per vie traverse come la storicità di Gesù coincida tutt'uno con la sua utilità ai fini, come al solito, dell'affermazione di una particolare verità - tanto per cambiare - possibilmente la propria, e non prima di averla attribuita in bocca allo stesso ''Gesù storico''.

Mentre Valerio Polidori, non volendo concedere al suo interlocutore alcuna strumentalizzazione del Gesù storico in funzione riformatrice del cattolicesimo attuale (e che Mauro Pesce voglia strumentalizzare è un FATTO), è costretto a puntare tutto sull'assoluta non-indispensabilità di un Gesù storico per la preservazione della Fede, ma così rischiando come non trascurabile effetto collaterale di aprire le porte anche alla concreta possibilità che un Gesù storico sia stato inutile, insignificante e PER NULLA INDISPENSABILE persino nell'originarla, la fede.




L'apologia che fa dell'autosufficienza della Traditio Valerio Polidori soffre anche di un altro problema affatto secondario: cosa succede quando si scopre che i ''venerabili'' Padri della Chiesa, gli Ireneo, i Giustino, i Tertulliano, gli Epifanio, mentivano quando accusavano Marcione di aver mutilato Luca? La credibilità della stessa Traditio è messa in discussione.

 

Dunque, a meno che non si voglia ridicolizzare la questione nel puntare il dito all'inutilità e totale insignificanza di un Gesù storico per la formidabile irruzione nella Storia (quella vera) del Mito di Cristo, con certezza morale non si possono e nè si devono trascurare le necessarie conseguenze di dove porta questo ragionamento, quando dedotto con logica necessità alle sue conclusioni:

un Gesù storico non fece nulla in vita per originare dopo la sua morte la fede nel Cristo Risorto, perchè quel Gesù, molto probabilmente, non è mai esistito.