sabato 25 ottobre 2014

Paulus Redivivus: Marcione

 

Ma, ti prego, per quali motivi (tu fai questo)? Mostrami la tua autorità. Se tu sei un profeta, predicici una cosa del genere; se sei un apostolo, esponi il tuo messaggio in pubblico; se un seguace di apostoli, affiancati agli apostoli nel pensiero; se sei solo un (privato) Cristiano, credi a ciò che ci è stato tramandato: se, tuttavia, non sei niente di tutto questo, allora (come ho miglior ragione di dire) cessa di vivere. Perchè infatti tu sei già morto, dal momento che non sei Cristiano, perché tu non credi a ciò che essendo creduto rende gli uomini Cristiani.
(Tertulliano, De carne Christi 2)

Infatti, alcuni dicono questo, che il passo nella Scrittura che parla di ''sedersi alla destra e alla sinistra del Salvatore'' si applica a Paolo e a Marcione: Paolo siede alla sua destra e Marcione alla sua sinistra. Altri leggono il passaggio, ''io vi invierò un avvocato, lo Spirito di Verità'', e sono riluttanti a intendere una terza persona, oltre al Padre e al Figlio, una divina ed esaltata natura. Lo prendono a significare l'apostolo Paolo. Non vi sembrano tutti loro aver amato più di quanto fosse giusto e, mentre ammiravano la virtù di ciascuno,  aver perduto moderazione in amore?
(Origene, Omelia 25:5)

Questi hanno anche danneggiato le Scritture e hanno aggiunto e ridotto nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli. L'intero libro degli Atti hanno preso (fuori) dal mucchio e al suo posto ne hanno fatto un altro e lo hanno chiamato la Summa così da essere come la loro propria opinione. Invece di Pietro hanno creato per sé stessi Marcione (come) il capo degli apostoli, e al posto dei Salmi  hanno fatto per sé stessi inni per i loro servizi. E calunniano la risurrezione dei corpi.
(San Maruta, De sancta Nicaena synodo)


Su così tanti tipi di occupazioni, perché in effetti se Lui aveva un tale rispetto per quella dei pescatori, al punto di selezionare da essa per apostoli Simone e i figli di Zebedeo ..., dicendo a Pietro, che tremava al grande carico dei pesci, "Non temere; d'ora in poi sarai pescator d'uomini?» dicendo questo, suggerì loro il significato della profezia realizzata, che Egli era anche colui del quale Geremia aveva predetto: "Ecco, io manderò molti pescatori, ed essi pescheranno loro,", vale a dire, uomini. Poi, finalmente, lasciarono le loro barche, e seguirono Lui, capendo che era Lui che aveva iniziato a compiere ciò che Egli aveva dichiarato.
È totalmente un caso diverso, quando si interessò a scegliere dal collegio degli armatori, con l'intenzione un giorno di nominare l'armatore Marcione suo apostolo. Abbiamo infatti già enunciato, in opposizione alle sue Antitesi, che la posizione di Marcione non trae alcun vantaggio dalla diversità che si suppone esistere tra la Legge e il Vangelo, in quanto anche questo è stato ordinato dal Creatore, e in effetti previsto nella promessa della nuova Legge, e del nuovo Verbo, e del nuovo Testamento.

(Tertulliano, Contro Marcione, Libro 4, Capitolo 9)


Marcione di Sinope, un Paulus Redivivus e certamente il più grande pensatore cristiano del secondo secolo, fu determinante nella riscoperta di Paolo che ha dato luogo anche alla fede nella Resurrezione di Cristo.
(Markus Vinzent, Christ's Resurrection in Early Christianity, pag. 77, mia libera traduzione)


Nel 1945 Betty Crocker si classificò in una rassegna nazionale come la seconda donna più ammirata in America, e ad oggi una via è intitolata a lei in Golden Valley, Minnesota, dove ancora vive. Suo padre fu William Crocker, un dirigente esecutivo di successo nell'industria del cibo, e lei iniziò la sua carriera rispondendo alle lettere su questioni di cucina per la compagnia di suo padre, poi acquisì la sua personale show radiofonico dove offriva ricette di cucina per ventiquattro anni. Più tardi ebbe il suo personale show televisivo, facendo apparizioni su altri show TV e nelle TV commerciali per promuovere i suoi prodotti. Ho visto reali videocassette di lei che parla e cucina, e il suo ritratto adorna ancora vari prodotti di cottura General Mills. Lei ha pubblicato anche parecchi libri di ricette, e ora possiede il suo personale sito web. Tutto ciò è vero al 100 per cento. E tuttavia lei non esiste. Non fu mai nata, mai visse, mai parlò, mai apparve in TV, e non scrisse mai una parola. Altri semplicemente scrissero e apparvero sotto il suo nome. Benvenuti nel mondo della mitica mascotte aziendale.
(Richard Carrier, On the Historicity of Jesus Why We Might Have Reason for Doubt, pag. 235, mia libera traduzione)


Piccolo aneddoto: alle elementari un bel giorno la maestra mi dette un brutto voto a Religione perchè avevo chiamato ''apostoli'' i quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Se esiste un aspetto che è stato trascurato da tutti i miticisti odierni di cui sono a conoscenza (e, credetemi, ne conosco parecchi!), pur essendo forse contenuto in nuce in certe affermazioni (come nell'ultima citazione di cui sopra) ma comunque mai portata alla fine fino in fondo, è l'aspetto mediatico-pubblicitario - e non solo fondativo - della creazione del mito di Gesù (che è chiamato Cristo).

In altre parole, non mi convincono tanto le ipotesi per cui il concetto di ''Gesù storico'' fu inteso originariamente comre pura allegoria per soli iniziati. Ovviamente, questa comprensione si mantiene vera per almeno il creatore originario di quel concetto, ovvero l'autore (o gli autori) del primo vangelo in assoluto. Ma difficilmente, quando l'autore del primo vangelo si proclamò apertamente essere tale (se questo fosse stato il caso, e io sono propenso a pensare che QUELLO fu il caso), a scanso di ogni equivoco derivante da una condizione di anonimato avrebbe potuto difficilmente tenere in piedi, sin dalla prima lettura di gruppo del primo vangelo che fosse mai stato scritto, una netta separazione tra l'allegoria e il letteralismo.

Per necessità, se tutti sapevano che quel vangelo era opera sua, avrebbe avuto allora una, e una sola, chance: vendere il suo vangelo come Storia sin dal primo giorno. E l'unico modo per farlo si sarebbe , sempre per necessità, manifestato in due maniere diverse:

1) tra l'autore del primo vangelo e il suo pubblico (al di là se cristiano o pagano) il messaggio prevedeva un aspetto inequivocabilmente normativo, dogmatico: CREDI O MUORI!

2)
Tra l'autore del primo vangelo e la sua più intima esigenza morale di verità, il messaggio possedeva per definizione un carattere auto-rivelatorio: la scrittura stessa era un'esperienza rivelatoria che sostituiva una volta per tutte le allucinate descrizioni che avrebbe fatto un Paolo, al culmine dell'estasi, del proprio teletrasporto fino al Terzo Cielo.
 
Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare.
(2 Corinzi 2-4)

La realtà ultima, metafisica, Gesù Cristo, Emanazione di Dio, diventava apparente come letteratura.

Il primo punto (1) comporta, previa necessaria condizione di non-anonimato dell'autore del primo vangelo, la pubblicazione del vangelo quale atto fondamentalmente PUBBLICO, NOTORIO, UFFICIALE, FATTO ALLA LUCE DEL SOLE e perciò in qualche modo COLLETTIVO: ed in questo senso STORICO, se vogliamo per un attimo ridefinire ciò che è ''storico'' come ciò che di volta in volta è punto di accumulazione e focalizzazione di centinaia e migliaia di interessi, attenzioni e reazioni altrui, per cui ciò che sta facendo ora il lettore non è ''storico'' mentre ciò che sta facendo un potente uomo politico in TV è ''storico''.

Ora, il secondo punto (2) apre una possibilità finora trascurata dai miticisti. 

L'allegoria è solo un mezzo, non un fine, nelle mani di chi volle esperire per primo il sacro e il numinoso SCRIVENDO UN VANGELO. Allo stesso modo come le speciali tecniche sviluppate nell'Antichità di ''induzione all'allucinazione'' erano solo un mezzo, non un fine, per favorire eccessi di comportamento schizotipo (persino sui ''normali'') e arrivare così all'auto-suggestione di una visione diretta dell'arcangelo celeste Gesù.

La somiglianza nella strategia (diverso mezzo, ma stesso fine) implica, se la portiamo fino alle sue più estreme conseguenze, somiglianza pure negli effetti.

Se chi esperiva da solo l'arcangelo celeste Gesù durante una rivelazione era a tutti gli effetti un Apostolo (per definizione: lo dice Paolo stesso in 1 Corinzi 9:1 :
“Non sono forse un apostolo? Non ho visto Gesù?”) ne deriva che, a parità di mezzo ai fini di una partecipazione all'esperienza mistico-rivelatoria (se via allucinazione o via scrittura), anche colui che scrisse il primo vangelo, auto-rivelando innanzitutto a sé stesso la stessa entità oggetto di visione degli originari apostoli, costituiva a pieno titolo a sua volta un Apostolo.

Scrivendo, lui rese apparente ai suoi occhi per prima, e secondariamente agli occhi altrui, l'oggetto ultimo della sua visione. Perciò diciamo che lui si sentiva ispirato dalla Scrittura a Dio, e non (o non solo) da Dio alla Scrittura. Solo il miticista Thomas Brodie e pochi altri hanno giustamente enfatizzato questo aspetto della Scrittura. Il Gesù dei vangeli non è realistico perchè non doveva esserlo: era pur sempre un oggetto di sacra rivelazione divina. Non poteva mischiarsi, non si sarebbe mai potuto mischiare, con la nuda e cruda realtà. L'apostolo doveva diventare scrittore prima di ridursi a discepolo del Cristo. Il Potere della Scrittura.

È chiaro che il primo vangelo non possedeva nessun elemento storico. Un testo che esordisce così:
O meraviglia delle meraviglie,
estasi, forza e stupore
che non si possa dire nulla sul Vangelo,
nemmeno dire qualcosa su di esso,
nemmeno paragonarlo a nulla!


Inizio del Vangelo di Gesù Cristo.
Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare,
mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea,
quando Gesù scese dall'alto,
apparve
e iniziò a insegnare nella sinagoga.

non può basarsi su alcuna evidenza nel senso tradizionale. È una parabola che è stata inventata. Tra persone avvezze a intendere e comprendere la verità delle parabole, abituate a esprimere idee sotto forma di una storia concreta. Non importa quale pagina si esamini di un tale vangelo, quell'idea la si ritroverà fino al finale che ha dato forma all'intero. E quanto ricorda un fatto storico non è nient'altro che una lunga parabola, una vivida e impressionante allegoria. Il primo vangelo costituì il più grande concentrato di Verità priva della più piccola parvenza di Realtà.
E nel dispiegarsi della storia letterale, un'altra Realtà prende forma, la Rivelazione da Estasi individuale si fa Scrittura collettiva.  

E cos'è la realtà spirituale che ha fatto irruzione attraverso questa storia simbolica?

È il Mistero del Regno di Dio che giunge rapidamente alla sua realizzazione. L'Essere misterioso che si fa conoscere dall'uomo portando loro salvezza. Ed insieme la parola FINE ad un  ancestrale dissidio fra due specie antitetiche di cristianesimo - quello di coloro che rimasero ebrei nel cuore, in febbrile attesa di un dio vendicatore, e quello di coloro che risorsero con Cristo morendo nel battesimo. Lo scisma che dilaniò l'originario cristianesimo scompare magicamente nel testo che fatalmente  provocherà altri scismi, altre rivalità, altro sangue.

E il primo vangelo è anche insegnamento della salvezza e del modo di ottenerla, le parole e l'esempio di Gesù simboleggiando la condanna dei falsi apostoli di Gerusalemme e la riscossa dell'unico vero e più grande apostolo, Paolo.

Il primo vangelo determina il fato del cristianesimo. Altri vangeli seguirono, ma questo primo vangelo servì loro come modello.

Ora, si dà il caso che abbiamo la testimonianza di un cristiano che si proclamò APOSTOLO pur non avendo mai avuto nè preteso esplicitamente alcuna rivelazione divina propriamente detta nel corso di un'allucinazione, e ovviamente non sto parlando di Paolo, tantomeno degli apostoli e/o Pilastri che lo precedettero, e ciò nonostante mantenendo, per ''apostolo'', lo stesso originario significato paolino del termine senza stravolgerlo come hanno fatto successivamente gli stessi vangeli a cominciare dal primo di essi (con l'equazione apostoli=discepoli di un Gesù storico).

E quel cristiano era conosciuto per nome, ed era ricco e famoso.

Quel cristiano era Marcione.

 


Forse che Marcione si proclamò ''apostolo'' nell'originario significato paolino perchè anche lui aveva esperito ''il Signore'' allorchè si accinse a scrivere il primo Vangelo in assoluto, lo stesso vangelo dal quale tutti gli altri vangeli, canonici ed eretici, finiranno, volenti o nolenti, per dipendere?