mercoledì 1 ottobre 2014

Sette Fatti del Gesù di Paolo

Nel suo capolavoro, Jesus: Neither God Nor Man, Earl Doherty sostiene che la cristologia di Paolo comportava un Figlio di Dio che non fu un uomo terreno ma un essere celeste. Doherty presenta una convincente dimostrazione che mostra che il Cristo di Paolo fu derivato dalle Scritture dell'Antico Testamento. Lui è dell'opinione che l'interpretazione di Paolo degli scritti dei profeti non era che le scritture dell'Antico Testamento profetizzavano la futura venuta sulla Terra del Figlio di Dio, ma che le scritture dell'Antico Testamento rivelavano eventi che erano accaduti nei reami inferiori del cielo in qualche tempo di un oramai indeterminato passato. I moderni studiosi del Nuovo Testamento, soprattutto cristiani, non sono affatto familiari con la prospettiva di coloro che vissero nel primo secolo della nostra era. Oggi di certo godiamo dei benefici delle scoperte astronomiche, e realizziamo che la terra e gli altri pianeti ruotano attorno al Sole. Al tempo di Paolo ognuno ''sapeva'' che il Sole e i pianeti ruotavano attorno alla Terra. Dopo tutto, lo si poteva constatare ogni giorno.
Secondo il pensiero prevalente di duemila anni fa, ciascun pianeta, compresa il Sole e la Luna, governava un livello separato del cielo. La visione del mondo delle persone colte nella metà del primo secolo EC fu il medio platonismo, il quale assumeva che esistevano numerosi strati celesti con il più alto Dio creatore al più alto vertice, nel settimo cielo. Altri livelli celesti erano i luoghi dimoranti di vari tipi di esseri spirituali con demoni e spiriti maligni che continuamente vessavano l'umanità nei livelli inferiori. Possiamo vedere antiche vestigia di questa credenza popolare nel termine d'uso odierno ''settimo cielo'' a suggerire suprema estasi paradisiaca. I demoni e gli spiriti maligni dimoravano nei livelli inferiori del cielo dove avevano accesso alla Terra ed erano in grado di provocare miseria e disgrazie agli esseri umani. Fu in uno di quei livelli inferiori che Paolo credeva che Cristo fosse stato crocifisso ad opera dei ''dominatori di questo eone''. In 2 Corinzi 12:2-4 Paolo disse di aver visitato il terzo livello del cielo, provando di accettare una visione platonica della realtà.
si – ma non conviene – verrò tuttavia alle visioni e alle rivelazioni del Signore. So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare.


Paolo prese la sua informazione su Cristo non da altri apostoli come Pietro o dai Pilastri Giacomo e Giovanni che lo stesso Paolo menziona nelle sue epistole, ma dall'Antico Testamento. Paolo stesso ce lo rivela in Romani 1:1-2 e 16:25 :
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture
...
A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero,  avvolto nel silenzio per secoli eterni...

Nel primo passo della lettera ai Romani Paolo dice che Dio promise (o annunciò) il suo vangelo attraverso i profeti nell'Antico Testamento. La parola greca usata da Paolo è προεπηγγειλατο. Può significare con eguale probabilità ''promettere'' o ''annunciare''. Questa parola greca ha la stessa radice di ''angelo'' o messaggero a indicare che Paolo pensò che i profeti nell'Antico Testamento stavano trasmettendo cripticamente un messaggio. Nelle sole epistole che considero veramente paoline, pare che la conta dei riferimenti all'Antico Testamento siano la bellezza di 380-390 più o meno. Vale a dire, per 380-390 volte Paolo pensò bene di riferirsi all'Antico Testamento (pur sapendo che i suoi lettori conoscevano già a menadito le Scritture) e mai una volta ad un Gesù storico. Tra quei 380-390 riferimenti all'Antico Testamento,  figurano cinquantacinque citazioni di passi dell'Antico Testamento. È chiaro che l'Antico Testamento costituiva la fonte principale del vangelo di Paolo, in particolare i Salmi (ai quali Paolo si riferiva una novantina di volte) e Isaia (al quale si riferiva circa ottantaquattro volte).

Nel secondo passo della lettera ai Romani sopra citato Paolo dice che  il mistero di Cristo è stato rivelato negli scritti dei profeti dell'Antico Testamento. Per sottolineare ancor di più quel punto Paolo ci tiene a comunicarci in particolare che lui non attinse informazione sul vangelo di Dio dal gruppo di Gerusalemme guidato dai Pilastri Pietro, Giacomo e Giovanni. Paolo ci comunica questo nella sua epistola ai Galati:
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni...
(Galati 1:11-18)

Paolo non parlò con nessuno su Gesù fino a tre anni dopo che Dio gli rivelò il suo vangelo. Paolo sembra particolarmente intento a negare l'idea di aver appreso di Gesù attraverso una tradizione orale.
Gli studiosi del Nuovo Testamento hanno notato che Paolo menziona davvero pochi fatti della vita di Gesù come la si ricorda nei vangeli. Fin da subito questo sembra strano se Gesù fosse stato una persona storica e Paolo fosse stato un collega degli uomini che avevano conosciuto personalmente Gesù. I folli apologeti cristiani accampano le più varie e fantasiose scuse del perchè Paolo menzionò così pochi fatti su Gesù e citò i detti di Gesù solamente tre volte. In realtà accadde proprio l'opposto, a mio parere. Cioè, sono gli evangelisti a mettere le parole di Paolo in bocca a Gesù. Così, invece di essere Paolo a citare Gesù, è il Gesù dei vangeli che sta citando Paolo, al fine di fare l'ennesimo punto teologico paolino.

In tutte le epistole paoline l'apostolo menziona sette fatti su Gesù. In questa lista c'è un solo fatto di Gesù che in realtà non è un fatto relativo a Gesù. Si tratta della questione se Gesù avesse un fratello di nome ''Giacomo''. In Galati 1:19 Paolo sembra identificare Giacomo, Pilastro della chiesa di Gerusalemme, come ''il fratello del Signore''.
Oltre agli apostoli non vidi nessuno, ma solo Giacomo il fratello del Signore.

Richard Carrier presenta un convincente e persuasivo argomento in On the Historicity of Jesus [1] secondo il quale, assumendo che non si tratti affatto di un'interpolazione e sia perciò originale del testo paolino, costituisce la comune denominazione data a un qualunque generico cristiano per distinguerlo dai cristiani che sono anche apostoli (e Giacomo evidentemente non lo era, in piena coerenza al punto che voleva fare Paolo di non aver cioè consultato alcun apostolo a parte Pietro rappresentante di tutti gli apostoli, con tanto di testimone, il fratello Giacomo, a confermare che dice il vero e non mente).
Di conseguenza, io non riconosco il fatto che il non-apostolo Giacomo il Pilastro sia indicato come ''il fratello del Signore'' - espressione appositamente introdotta da Paolo per distinguerlo da Pietro (citato appena prima) che invece ERA un apostolo [2] -, come un fatto relativo a Gesù di Nazaret.

I folli apologeti affermano che Paolo deve aver attinto quei fatti da una tradizione orale originatasi coi dodici apostoli. Comunque, è più probabile che Paolo attinse i suoi fatti dall'Antico Testamento, come lui stesso nello specifico ci tiene a dire in Romani 1:1-2, 16:25-26 e come implica chiaramente in Galati 1:11.

Ora indicherò per somma sintesi quali sono questi unici fatti che riguardano il Gesù di Paolo.



Il Gesù di Paolo era ''nato da donna''

Paolo apparentemente dichiarò che Gesù fu nato da donna.
Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».
(Galati 4:4-6)

Bart Errorman pensa che le parole ''nato da donna, nato sotto la legge'' in Galati 4:4 siano un'interpolazione. Leggi di nuovo il verso 4 senza ''nato da donna, nato sotto la legge''. Pensi che i versi 4-5 fanno più senso e fluiscono meglio senza quella frase? Non fa senso, apparentemente, che Dio mandò un essere umano nei nostri cuori. Paolo sta parlando dello spirito di Cristo, non di un Gesù umano, così in che modo poteva avere occasione di menzionare il fatto che Gesù fosse nato da una donna ebrea? Quel passo sembra strano (=inatteso, =imporbabile) perchè mal si adatta al suo immediato contesto. Inoltre il proto-cattolico Luca così scriveva:
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 
(Luca 7:28)

Luca si stava vigorosamente opponendo al vangelo di Marcione, probabilmente il vangelo che stava correggendo spacciandolo per suo, dove l'implicazione evidente, se conteneva quel passo, è che Gesù NON è nato da donna e dunque, proprio per questo, è superiore a Giovanni il Battista. Dunque per una volta tanto Bart Errorman merita di chiamarsi Bart Ehrman.

Ma è davvero così?
In fondo Bart Errorman è un idiota.

Le nostre attese di una spiegazione non sono invero deluse, perchè è lo stesso Paolo ad accorgersi di poter risultare ostico agli occhi dei suoi lettori e perciò si affretta poco dopo a chiarire:
Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar – il Sinai è un monte dell’Arabia – ; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi.
(Galati 4:24-26)

Dunque, assumendo che Paolo scrisse Galati 4:4, dove prese quella sua informazione, da Pietro o Giacomo o Giovanni? Non c'è alcun bisogno di quell'ipotesi. Paolo stava chiaramente creando un'allegoria. E lui stesso lo stava ammettendo. Gesù è nato, al pari degli altri ''fratelli del Signore'', la prima volta da Agar (e non da Sara, come nota con grande perspicacia Richard Carrier), salvo poi, con la risurrezione (di cui il battesimo è il parallelo per i cristiani), rinascere come figlio di Sara, abolendo la Torah.

Il Gesù di Paolo era ''nato sotto la legge''

Isaia dice che il messia sarà ebreo, ossia nato sotto la legge, a significare la Torah.
 Allora un trono sarà reso stabile nella misericordia, e su di esso siederà nella fedeltà, nella tenda di Davide, uno che giudicherà, eserciterà il giudizio e sarà pronto a far giustizia.
(Isaia 16:5)

Questo passo di Isaia non fa che ripetere Isaia 11:1
Poi un ramoscello uscirà dal tronco di Isai e un germoglio spunterà dalle sue radici.
nel dire che il Messia sarà un discendente di Davide, che ovviamente significa che sarà ebreo e ''nato sotto la legge''.



Il Gesù di Paolo era un discendente di Davide

Non solo il Gesù di Paolo fu ebreo come avevo descritto nel post precedente, ma fu anche un discendente di Davide.
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide nella carne,
(Romani 1:1-3)

In questo passo della lettera ai Romani Paolo dichiara quello che ha appreso da Isaia. Di nuovo e ancora di nuovo Paolo apprese da Isaia che il Messia era un discendente di Davide. Paolo pensava che Dio gli avesse rivelato che le profezie messianiche dell'Antico Testamento non erano predizioni della venuta di un re terreno di Israele, ma erano veramente circa il salvatore spirituale dell'umanità.
Sono d'accordo con Earl Doherty che la teologia di Paolo è che Dio rivelò il suo vangelo attraverso l'Antico Testamento.

Il Gesù di Paolo era povero

Paolo ci dice che il suo Gesù era povero.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
(2 Corinzi 8:9)


Da dove apprese Paolo che Gesù era povero? Ancora una volta, da Isaia.
Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna.
(Isaia 53:3)

Questa parte di Isaia è chiamata il ''Servo Sofferente''. Facendo confluire la figura del Servo Sofferente di Isaia con il re-Messia della casata di Davide, Paolo crea il salvatore dell'umanità. È davvero una brillante svolta teologica. Isaia non disse in realtà che il suo servo sofferente fosse povero ma quell'idea deriva dal suo essere disprezzato, rifiutato, e tenuto in bassa considerazione.
Il Gesù di Paolo partecipò ad un'Ultima Cena

Paolo istituisce l'Eucarestia in 1 Corinzi 11. Gli evangelisti più tardi useranno questo passo di Paolo per costruire le loro scene di Gesù all'Ultima Cena con i suoi apostoli. Si noti che Paolo dice di aver appreso di questo direttamente da Cristo, cioè, per rivelazione. Inoltre, Paolo non dice chi fosse apparentemente presente a questa cena.

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva consegnato, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
(1 Corinzi 11:23-26)

Si noti come Paolo non scrisse ''di nuovo'' dopo ''finchè egli venga''. Potrebbe trattarsi dell'ennesimo minuscolo pezzo di evidenza del fatto che Paolo non pensava affatto che Cristo fosse già stato sulla Terra.

Un pasto sacramentale comune era ampiamente praticato nelle religioni misteriche greche, ed è abbastanza possibile che Paolo adottò quella pratica per il suo cristianesimo così da far sentire più a loro agio i convertiti di estrazione gentile. È anche possibile che Paolo prese l'idea del pane e del vino che si trasformano in carne e sangue da Isaia.
Farò mangiare ai tuoi oppressori la loro stessa carne, e si inebrieranno col loro stesso sangue come col mosto. Allora ogni carne riconoscerà che io, l'Eterno, sono il tuo Salvatore, il tuo Redentore, il Potente di Giacobbe».
(Isaia 49:26)

Isaia però sta citando le parole di Dio quando dice di essere il ''tuo Salvatore, il tuo Redentore''. Quest'idea di certo può esser facilmente attribuita a Cristo. Se Paolo era alla ricerca di una giustificazione presente nelle Scritture di quello che intendeva istituire, ovvero un sacro pasto in comune, questo passo di Isaia gli sarebbe stato sicuramente d'aiuto.


Il Gesù di Paolo fu crocifisso dagli arconti

Paolo non dice che Ponzio Pilato o il Sinedrio fu responsabile della crocifissione di Gesù. Semplicemente dice che a crocifiggerlo furono i ''dominatori di questo eone''.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta. Perchè, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
(1 Corinzi 2:8)

Da dove Paolo prese l'idea che il suo Cristo fosse stato crocifisso, alla luce del fatto che la crocifissione fu un ben noto metodo di esecuzione nel mondo antico e non solo romano? Nei passi di Isaia sul Servo Sofferente, si dice che il servo sarà schiacciato dal dolore. La crocifissione causa la morte per soffocamento in quanto il peso del corpo della vittima essenzialmente schiaccia il torace e interrompe il funzionamento dei polmoni. ''Schiacciato dal dolore'' è un'appropriata descrizione di una crocifissione.
Ma piacque all'Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire. Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni, e la volontà dell'Eterno prospererà nelle sue mani.
(Isaia 53:10)
  Poiché cani mi hanno circondato; uno stuolo di malfattori mi ha attorniato; mi hanno forato le mani e i piedi.
(Salmo 22:16)

Questa traduzione del salmo 22 proviene dalla Septuaginta che si distingue dal testo ebraico la cui traduzione compare nelle nostre bibbie moderne. Gli autori del Nuovo Testamento, compreso Paolo e gli evangelisti, usavano la Septuaginta poichè era scritta in greco e loro stessi stavano scrivendo in greco.

Perchè Marco scelse di fare di Ponzio Pilato il personaggio del suo vangelo che ordina la crocifissione di Gesù? Flavio Giuseppe narra che Pilato fu un tirannico procuratore della Giudea. Rubò monete dal Tempio di Gerusalemme per finanziare la costruzione di acquedotti a Gerusalemme. Di fronte alla protesta della popolazione ordinò una feroce e micidiale rappresaglia. Fece a pezzi i seguaci di un messianista samaritano sul monte Gerizzim dove si erano radunati. Anche se Marco non lesse Flavio Giuseppe, non ci voleva molto per sapere del famigerato Pilato.
Luca ha aggiunto Erode Antipa ai killer di Gesù. Paolo sapeva che Gesù fu crocifisso, ma sembra essere ignaro dell'ordine di Pilato di crocifiggerlo. Paolo dice che ad ammazzare Gesù furono gli ''arconti di questo eone''. των αρχοντων è plurale. Luca si inventa un Pilato che spedisce Gesù da Erode seguito da un Erode che rispedisce Gesù a Pilato. Luca si inventa perfino un Erode e un Pilato che all'unisono cedono alle richieste della folla. Ma non è finita la fantasia di Luca: dopo l'incidente, Erode e Pilato diventano addirittura amici! Per Luca abbiamo due arconti, un governatore e un tetrarca, che decidono insieme di crocifiggere Gesù. Luca dunque non fa che esplicitare un punto già fatto originariamente da Marco, ovvero l'ennesimo riferimento a Paolo, per rendere esseri umani i killer spirituali di Gesù.



Il Gesù di Paolo risorse dai morti

Il settimo e ultimo fatto su Gesù che Paolo menziona è che egli fu risorto dai morti. Come Paolo ci informa in 1 Corinzi 15, se non c'era nessuna resurrezione, non ci sarebbe nessun cristianesimo. Questo valeva però solo nella cristologia di Paolo. Nell'Apocalisse non c'è nessuna celebrazione della resurrezione. Nella lettera di Giacomo non figura nemmeno.
...fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede.

(1 Corinzi 15:4-14)

Quando Paolo dice che Cristo risorse dai morti ''secondo le Scritture'' lui certamente non intende i vangeli  poichè quei testi furono scritti molto tempo dopo la stesura delle epistole paoline. Le sue Scritture erano i testi dell'Antico Testamento. I folli apologeti cristiani dicono che Paolo sta dicendo che il Gesù umano risorse dai morti come predetto dalle Scritture dell'Antico Testamento. Quello non è cosa sta dicendo Paolo. Paolo sta dicendo un'altra cosa, e cioè che le scritture dell'Antico Testamento dicono che Cristo risorse dai morti nel reame celeste in qualche indeterminato momento del passato ed esattamente questo fatto Dio indusse i profeti a rivelare.
 Ecco, il mio servo prospererà e sarà innalzato, elevato e grandemente esaltato.
(Isaia 52:13) 
Dopo due giorni ci ridarà la vita, il terzo giorno ci farà risorgere e noi vivremo alla sua presenza.
(Osea 6:2)
Ora l'Eterno aveva preparato un grosso pesce perché inghiottisse Giona; e Giona fu nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.
(Giona 1:17) 
Allora l'Eterno parlò al pesce e il pesce vomitò Giona sull'asciutto.
(Giona 2:10)


Mentre Giona dice che il profeta fu nel ventre della balena per tre giorni e tre notti, e il Gesù di Matteo e Luca erroneamente si riferisce a Giona nel predire la sua resurrezione, è Osea che parla della resurrezione al terzo giorno. Questa è la Scrittura a cui Paolo sta facendo riferimento e che Marco usò poi nel creare il suo vangelo, sebbene il Gesù di Marco predice anche che lui sarà sepolto per tre giorni e tre notti.
CONCLUSIONE

Paolo conosce solamente, o almeno menziona solamente nelle sue lettere sopravvissute, sette fatti circa la vita di Gesù. Si può fare una convincente dimostrazione che almeno due di quei fatti di Gesù sono interpolazioni poichè non fanno senso nel contesto in cui sono trovati. Ulteriori dubbi sono gettati (da formidabili studiosi come Roger Parvus e Robert Price) sull'effettiva misura in cui Paolo si mantenne fedele alla sua matrice ebraica e non considerò piuttosto ogni relazione con l'ebraismo e con il dio degli ebrei solo un grande errore.
L'uomo chiamato Paolo poteva essere con eguale probabilità un proto-gnostico ed esser addirittura il fondatore della Gnosi, Simone di Samaria. Non si può sapere niente con certezza sulla vera identità di Paolo, anche se si può fin d'ora concludere che il suo Gesù non fu considerato da lui una persona storica ma un essere celeste.

Non mi importa se Paolo e la sua generazione pensavano che il loro Gesù fosse vissuto e fosse morto sulla Terra in un qualche momento dell'ancestrale passato come una figura sconosciuta (al fine di ingannare i demoniaci arconti del nostro mondo) o pensavano che fosse una figura nata nella forma di un uomo e crocifisso nei cieli inferiori (come il Gesù mitico dell'Ascensione di Isaia), oppure fosse pura allegoria o mitologia. Mi sembra più che chiaro che i primi credenti preseto tutta la loro informazione su Gesù dalla loro esegesi della letteratura sacra precedente - poichè stanno sempre dicendoci la stessa cosa: che Gesù eseguì ogni cosa ''secondo le Scritture''.


Cos'è l'evidenza che ci è pervenuta nel ventunesimo secolo? Che Paolo conosce, nel caso più favorevole, solamente sette fatti sulla vita di Gesù. Poteva aver attinto quei fatti dall'Antico Testamento. Paolo dice di aver preso informazione su Gesù dall'Antico Testamento. Inoltre dice di non aver preso alcun'informazione su Gesù da nessun altro uomo. Gli evangelisti usarono le storie dell'Antico Testamento come base per parecchi episodi della vita di Gesù. La conclusione più ragionevole non è allora che Paolo gli evangelisti attinsero le loro idee da qualche tradizione orale originatasi con il Gesù storico?

Ho dimostrato così che è estremamente improbabile che Paolo fosse a parte di qualche tradizione orale sugli eventi che capitarono nell'esistenza di Gesù di Nazaret.
Paolo dice nelle sue lettere di aver conosciuto Pietro, Giacomo e Giovanni. Se quelli uomini fossero discepoli o parenti di un Gesù storico di sicuro gli avrebbero parlato dei vari eventi della vita di Gesù. Si può a malapena credere che essi fecero così e ciononostante Paolo fallì di menzionare quelli eventi nelle sue lettere alle sue varie congregazioni. Questa è forte evidenza che i vangeli non furono scritti al tempo in cui Paolo scrisse le sue lettere. Paolo di certo avrebbe desiderato che le sue congregazioni fossero in grado di consultare le sue lettere per attingere informazioni su un Gesù storico, se ci fosse stato un Gesù storico.

Alcuni diranno che poteva esserci stata una tradizione orale su Gesù. È possibile, in linea di principio. Vero. È possibile. Ma è anche probabile? Queste scuse suonano simili alle scuse accampate da un avvocato difensore che sostiene che sebbene le impronte digitali dell'imputato fossero presenti sull'arma del delitto di proprietà dello stesso imputato, nonostante il sangue della vittima fosse sugli abiti dell'imputato e malgrado lo stesso imputato manifestò ad affidabili testimoni la sua intenzione di uccidere la vittima, ''è sempre possibile'' che qualche sconosciuto rubò preventivamente l'arma dall'imputato, uccise la vittima prima che l'imputato andasse a casa della vittima, e l'imputato involontariamente prese l'arma del delitto e si sporcò del suo stesso sangue nel controllare che la vittima fosse morta. Cero: è ''sempre'' possibile. Ma è probabile?

La conclusione che si deve prendere da tutta l'evidenza allora è che non esiste nessuna tradizione orale sulla vita di Gesù che fosse nota a Paolo e che i punti teologici e cristologici fatti da Paolo nelle sue lettere fossero unicamente suoi, per niente derivati da storie sentite a proposito di Gesù. Ecco perchè Paolo non parlò di Gesù alle sue congregazioni ''per più di tre volte'': a proposito dell'Ultima Cena, a proposito del divorzio, a proposito delle assistenze meritate dagli apostoli. Nel caso dell'Ultima Cena, Paolo dice specificamente che il Signore gliel'aveva direttamente comunicata. Nel caso del divorzio, ho già discusso qual è la fonte di Paolo qui. Nel caso delle cure che si meritano gli apostoli, come in 1 Corinzi 9:14, Paolo usa testi dell'Antico Testamento per provare il suo punto. Non c'è nessuna evidenza nelle epistole di Paolo che lui sapesse di qualche tradizione orale circa Gesù di Nazaret. Io credo di aver trovato almeno 200 passi nei vangeli che trovano la loro origine nelle epistole.Un centinaio di quei passi riguardano insegnamenti dati ''da Gesù'' nei sinottici. È ragionevole che di quei cento insegnamenti Paolo attribuì solamente tre di loro a Gesù? Non lo credo proprio possibile. Dei tre, due sono rivelati dal Signore in persona a Paolo mentre il terzo è attinto dalle Scritture. Sembra proprio che Paolo non seppe nulla di un Gesù storico, nulla degli eventi che accaddero nella sua vita, nulla di qualcosa che lui insegnò.

Dal momento che Paolo, e presumibilmente i predicatori giudeocristiani prima di lui, usavano l'Antico Testamento come sorgente di rivelazione su Gesù, è difficilmente sorprendente che gli evangelisti usarono a loro volta l'Antico Testamento per sviluppare le loro storie circa gli eventi della vita di Gesù di Nazaret. Sappiamo che Paolo usò l'Antico Testamento perchè lo dichiara esplicitamente. Quando Marco si sedette alla scrivania per scrivere la sua allegoria circa il Cristo, naturalmente sarebbe indotto a trovare ispirazione nella fonte di Paolo, le Scritture Ebraiche. Ma se Marco fu un cristiano paolino, per assicurarsi di veicolare correttamente la teologia e la cristologia di Paolo, Marco avrebbe consultato in primo luogo le epistole di Paolo.

Quando Paolo e i vangeli concordano, i vangeli stanno usando le idee di Paolo e Paolo non sta usando idee provenienti dai vangeli o da qualche precedente tradizione orale esistente. Ci fu certamente una tradizione orale paolina, come ci fu anche una tradizione orale petrina, una tradizione orale gnostica, come pure le tradizioni orali di numerose altre sette del cristianesimo primitivo. Per assicurarsi di attingere correttamente alla tradizione paolina e solo a quella, Marco necessitò di avere a portata di mano le epistole di Paolo. Matteo e Luca seguirono Marco per la maggior parte, inserendo i loro contributi personali alla storia, frutto della loro immaginazione. Matteo vuole sembrare più ebraico in prospettiva e il consensus ritiene che sta esprimendo le idee della originaria chiesa di Gerusalemme guidata dai Pilastri Pietro, Giacomo e Giovanni. Io sto lentamente abbandonando quest'opinione. Per me è il libro dell'Apocalisse, con la sua rozza cristologia, quello che riflette più da vicino ciò che potremo chiamare un ipotetico vangelo dei Pilastri. 

Secondo me l'autore (sempre meglio dire: gli autori) di Matteo è un protocattolico che stava cercando di fabbricare un compromesso tra le tendenze paoline e le tendenze giudeocristiane (evidentemente perchè erano da sempre state storicamente in conflitto) nel cristianesimo primitivo. [3] Se così, allora anche la porzione che suona più paolina del vangelo di Matteo, per poter essere creata, richiese al suo autore la consultazione delle epistole di Paolo. Luca è più paolino di Matteo e i cristiani paolini divennero - oppure così fu fatto credere (dai proto-cattolici) - l'ortodossa Chiesa Cattolica Romana.  Nessuna meraviglia allora che Luca copiò da Marco più di quanto Matteo copiasse da Marco, ma, pur così, necessiterebbe di consultare le epistole di Paolo per scrivere il suo vangelo.



[1] Carrier, On the Historicity of Jeus, pag. 582-592.

[2] Esattamente come in 1 Corinzi 9:5 Paolo introduce i ''fratelli del Signore'' perchè si sente per ovvie ragioni in dovere di distinguere solo in quel frangente i generici ''fratelli'' dagli apostoli e da Cefa.

[3] Sono profondamente indebitato al miticista Roger Parvus e allo storicista M. D. Goulder per questa mia opinione. Così scrive Goulder: 
Matthew's greatest theological achievement is his reconciliation of the radical position of Mark with the continued validity of the full Torah.
(Midrash and Lection in Matthew, pag. 19, mia enfasi)