mercoledì 2 aprile 2014

Della mia cronologia miticista (e del perchè la pretesa di Luca non è un problema)

Certo che Richard Carrier è veramente un genio per l'estremo spirito analitico con cui spezza in due il capello con una precisione invidiabile.

Rovellandomi sui vangeli - e su quale figura storica o mitica si nasconda dietro di essi, su quale fosse il motivo e la natura dei loro pur reali o eventuali ''imbarazzi'' e sulle loro differenze di vedute - ero giunto a ricostruire il seguente scenario, e tuttavia temevo che bastasse infrangere anche solo di poco la mia desiderata ricostruita cronologia per far collassare del tutto la migliore teoria del Mito di Cristo che sto cercando a grandi e piccoli passi di apprendere.



 35 EC – 70 CE – nessun vangelo. Un movimento minuscolo ma diffuso operava tra la classe media della parte orientale dell'Impero, suggestionata mediante il misticismo e l'occultismo dell'epoca dalla figura di un Messia profetizzato nelle Scritture ebraiche, che aveva già realizzato la sua missione, e che era ora accessibile solo attraverso visioni & rivelazioni celesti, puri contatti di unione mistica col divino. I vari guru del movimento ne approfittano per ricevere e impartire ''istruzioni'' su quello che devono fare gli adepti durante la loro effimera esistenza terrena, per meritare ciascuno la propria salvezza personale.
L'esperienza di questi primi predicatori si cristalizza approssimativamente nella più antica tradizione orale.


LE PROVE: le lettere di Paolo e la lettera agli Ebrei, i nostri più antichi documenti, illustrano la totale assenza di tracce di un Gesù umano in Paolo e contemporaneamente mostrano un mare di tracce della fede in un essere divino. Paolo descrive pratiche mistiche e occulte riguardo al compito di ciascuno nella comunità ''secondo la propria parte'', in 1 Corinzi 12-13. Si veicolano significati ''secondo le Scritture'', vale a dire attingendoli per intero dalle Scritture. Dalle lettere di Paolo si intuisce che sta parlando di un'entità visionaria, mai scesa sulla terra (se non forse nel più totale anonimato e nella più totale invisibilità, il che è lo stesso ed è perfino meno probabile), che dialoga con l'Apostolo, via esperienze mistiche di connessione con la divinità oppure tramite rivelazioni stimolate da una connessione col divino sempre presente e mai davvero esauritasi del tutto (Paolo cioè comunicava telepaticamente col divino perfino quando faceva azioni meccaniche in pubblico).



70-90 CE – qualcuno scrisse il vangelo di Marco
il primo vangelo a presentare la prima trama embrionale della storia, forse riscritta per adattarla in retrospettiva al tetro scenario apocalittico post-70, in reazione al crollo di Gerusalemme e alla minacciata estinzione di Israele. Si introduce l'idea, forse nemmeno la prima volta (perchè forse i Pilastri o i loro successori rivendicarono per primi una parentela di sangue con il Cristo), che alcuni dei primi apostoli conobbero la figura del culto e camminarono fianco a fianco a lui sul suolo della Judaea. In quel tempo mi aspetterei una variazione di motivi letterari all'interno dello stesso tema: chi vedeva la figura del culto nei termini descritti da Giovanni, una specie di superuomo che calpestava il suolo terrestre, chi la vedeva nei termini di Marco, come un predicatore apparentemente umile  che operava di nascosto in terra di Judaea avendo cura di non farsi riconoscere dai più (''stranamente'', dagli ebrei stessi) nella sua vera natura di immagine della divinità e di Messia predetto dalle Scritture.  Una scuola o una comunità sfuggita all'Olocausto del 70, molto probabilmente non quella stessa comunità alla quale apparteneva ''Marco'' (se il lettore non si scandalizza a sentir chiamare ''Marco'' un proto-gnostico, comunque può chiamare ''Marco'' un paolino) ma una comunità in possesso di una visione più umanizzata di Gesù al fine di renderlo più aperto e più favorevole alle istanze ebraiche in funzione anti-gentile (il Gesù di Marco infatti *si chiude* alle aspettative dei discepoli, laddove il Gesù di Matteo *si apre* ai discepoli, rappresentanti dei Pilastri giudeocristiani), si impadronisce di questa idea iniziale di Marco, e modella un vangelo di Matteo che in qualche modo rende più ortodosso il vangelo precedente: ''cattolicizza'' Marco. Questo vangelo di Matteo diventa il vangelo centrale dell'intero nuovo movimento ortodosso (tant'è che fu a lungo considerato il PRIMO vangelo, e figura prima di Marco in ogni Bibbia che abbiamo).
 

LE PROVE: il vangelo di Matteo fu in effetti considerato il più antico e popolare vangelo dai proto-ortodossi o proto-cattolici, sebbene si tratti di un'emerita colossale menzogna. Il primo vangelo, Marco, non presenta nulla che non possa meritare una migliore spiegazione nella sua pressochè totale artificialità, allegoricità e allusione costante e continua alla letteratura sacra precedente, per niente affatto ad un Gesù umano, tantomeno ad un ''Gesù storico''. Vi è una totale assenza di prove in Paolo (naturalmente vissuto assai prima) che qualcuno degli apostoli giunti prima di lui avesse conosciuto di persona la figura del culto. Combina questo fatto anche al dettaglio per nulla trascurabile della TOTALE e onnipresente assenza di prove pagane esterne o interne che possano confermare indipendentemente l'esistenza dell'uomo Gesù.

 

90-150 CE – Luca e Atti degli Apostoli sono inventati di sana pianta in tutta risposta alla minacciosa popolarità dell'eresia di Marcione (ancora un piccolo movimento tuttavia, come il resto del culto, e ancora diffuso tra la classe media), un pericolo che si delineava su tutta la lunghezza del fronte proto-cattolico giungendo a comprometterne seriamente le pretese.  Luca si basò su Marco e Matteo. Gli Atti degli Apostoli si accontentano di dicerie diffuse sul conto di Paolo, o forse sarebbe meglio chiamarle *diffamazioni* al fine di ridimensionare l'autorità e l'eredità di una figura di Apostolo STRANAMENTE tanto cara agli eretici e a Marcione.  Per questo tempo, la Grande Chiesa, ovvero il nascente cattolicesimo, sta iniziando a muovere i primi passi, e inizia a combattere la sua battaglia per sopraffare una dopo l'altra le variegate forme del credo già insediatesi da tempo e risalenti più o meno alle originarie comunità paoline o giudeocristiane.
Verso la fine di questo periodo viene scritto Giovanni, forse basandosi su un vangelo gnostico precedente  (sono d'accordo con Earl Doherty su questo punto: si veda pag.289-291 del suo Jesus: Neither God Nor Man e questo post di Vridar). Nel frattempo, un diluvio di vangeli gnostici ed ebioniti vengono scritti in risposta ai primi due, una vera e propria effusione naturale dell'idea che il Cristo ha camminato sulla terra.


LE PROVE: esiste l'opinione tra gli studiosi che Luca e Atti degli Apostoli si devono alla stessa mano proto-cattolica. Il tenore di quei due documenti infatti è cattolicizzante al massimo ed è sempre stato riconosciuto come tale. La ''povera storia'' di Atti degli Apostoli è pura tendenziosa propaganda proto-ortodossa volta a rafforzare dogmaticamente l'idea della Successione Apostolica, a scapito di Paolo e di chi si appellava ancora (e con successo, a quanto sembra) all'autorità di quel ''Colossale Impressionante Apostolo''. L'inganno e la concorrenza reciproca tra cattolici e gnostici portarono a creare le Pastorali pur di ribadire la pretesa di parlare per bocca di Paolo. Potrebbe dunque esserci la concreta possibilità che anche Giovanni fosse l'ennesimo tentativo proto-cattolico di cooptare a bordo della Grande Chiesa gli gnostici. La strategia politica è sempre quella: prendi un vangelo che è popolare presso gli gnostici, e cattolicizza quel vangelo per fagocitare i suoi lettori nella tua chiesa. Gli gnostici, dal canto loro, si unirono all'orgia storicista, l'orgia che prevedeva il fare costante appello alle parole del ''Gesù storico'' e dei suoi discepoli per rivendicare il proprio unico possesso della Verità, con un diluvio di vangeli gnostici.


 
150 – 200 CE – per questa fase, la Grande Chiesa sta iniziando ad allungare il suo braccio mostrando spavaldamente i muscoli: ora sì che ha potere e denaro sufficienti a unificare gradualmente il variopinto movimento cristiano attorno alla sua propria versione del mito storicizzato, un mito che in misura crescente rappresenta l'unico consentito in un apposito ''canone'', rendendo falsi ipso facto tutti gli altri. La Grande Chiesa è anche abbastanza fortunata da meritare tra le proprie fila anche delle menti brillanti e abili nella persuasione perchè allenati nella retorica come Giustino o altri Padri della Chiesa. Non c'è più necessità di scrivere vangeli, di inventarsi profezie, di occultare pratiche o esegesi eretiche: i veri eredi delle comunità cristiane disseminate originariamente da Paolo sono andate nel frattempo estintesi o in ultima istanza considerate eretiche e fuorilegge.

 
200 – 400 CE – il movimento cattolico si va posizionando gradualmente al centro come un vero e proprio movimento di massa. Cresce a dismisura ancora di più, ed entro la fine di questo periodo è perfettamente in grado di presentarsi a Costantino, debitamente aggiustato, incipriato, azzimato, profumato, inghirlandato e pettinato, come l'unica possibile alternativa religiosa in grado di unificare un Impero ormai giunto al tramonto.


Ebbene, proprio quando i miei dubbi anti-miticisti rimontavano a fronte della concreta possibilità che il vangelo per me più antipatico, quello di Luca (dove viene fatta nell'incipit la chiara PRETESA di star presentando la propria storiella come Storia Ricordata e quindi più difficilmente passibile del sospetto di essere letto come mera allegoria dagli autori originali) dovesse essere stato scritto troppo presto -- addirittura a ridosso del 70! -- ecco come interviene inaspettatamente lo stesso Carrier a risolvere per via indiretta i miei dubbi, rispondendo ad un commento sul suo blog.
... Ma la domanda più generale è se il miticismo richieda una data post-bellica per Marco. Non lo richiede. Marco è così chiaramente allegorico che poteva anche essere stato scritto da Paolo e ancora essere completa (e deliberata) fiction. Dal momento che, a differenza dei vangeli più tardi, non rappresenta mai sé stesso come Storia. Esso è consapevolmente costruito in un modo mitico dall'inizio alla fine. Matteo, nel frattempo, è perfino più grandiosamente mitico. Luca è il solo vangelo che potrebbe sembrare difficile da spiegare se risalisse agli inizi del primo secolo, poichè Luca stava realmente cercando di ingannare la gente per indurla a credere che un Gesù storico esisteva (come sta facendo Giovanni, che scrisse dopo Luca), e si potrebbe pensare che sia più difficile da spiegare perchè qualcuno cercherebbe di fare qualcosa del genere così presto nello sviluppo del culto -- naturalmente, perfino allora, più difficile non significa impossibile; ma ancor più importante, contrariamente alle apparenze, io trovo che una data antica non avrebbe realmente alcun effetto sulla probabilità, dovuta al carattere chiaramente  falso del testo, ed il suo basarsi evidentemente su testi più antichi che sono essi stessi ovviamente mitici -- Marco e Matteo -- e la natura circolare, contradditoria del fatto, ed auto-confutante degli argomenti contro il rapido sviluppo leggendario (che esaminerò nei capitoli sei e dieci del mio prossimo libro).

I miti sono stati spesso fabbricati quasi immediatamente. Per esempio, la Vita [1] di Santa Genoveffa è piena di complete e grandiose stronzate [bullshit], e fu scritta appena dieci anni dopo la sua morte. Col risultato che, se non avessimo avuto nessuna prova indipendente a testimoniare la sua esistenza, avremmo dovuto concludere che lei probabilmente non esisteva. Questa è una valida applicazione della Legge di Law.
(la Legge di Law a cui si riferisce Carrier è il Principio di Contaminazione che prende il suo nome: ne ho scritto un post in merito)
Di fronte a tanta manifesta genialità, con quale diritto potrei basarmi su ''un gran numero di studiosi'' che la pensano diversamente, specie quando quel ''gran numero'' si riduce notevolmente una volta rimossi dal tavolo tutti i fondamentalisti e/o gli atei folli e dementi e deliranti alla Errorman & Casey & McGrath che infestano e infesteranno le accademie ??!?

In particolare, mi limito a sottolineare del commento la profondità di quella frase, che rasenta quasi la spacconeria ma solo prima facie:
Marco è così chiaramente allegorico che poteva anche essere stato scritto da Paolo e ancora essere completa (e deliberata) fiction.
Un intelletto quasi altrettanto formidabile, Roger Parvus, si era spinto in effetti a sostenere, in una ricostruzione puramente speculativa per sua stessa onesta ammissione, che ''Marco'' fosse  stato scritto dai veri paolini, i simoniani seguaci di Simon Mago, meglio conosciuto come Paolo, avendo la sua predicazione storica in mente dietro il ministero pubblico del Gesù di ''Marco'', che terminava poco prima del rilascio di Barabba (e la successiva passione e crocifissione di un anonimo, fallito messia). E che fosse anzi lo stesso Simone di Samaria ad alludere enigmaticamente a sé stesso come al Cristo che aveva sofferto solo apparentemente in Judaea come il Figlio, per poi essersi manifestato tra i pagani come lo Spirito Santo, sotto diversi nomi.

Alla luce di questo estremo, radicale scenario, e della sua fissata Possibilità, quanto ancor più verità deve meritare il miticismo minimale decisamente più probabile di Richard Carrier ?

Perfino se l'evidenza non è ancora conclusiva (e probabilmente non lo sarà mai), chi potrebbe fare meglio di lui un caso pro storicità tenendo conto veramente e seriamente del suo caso pro mito, se non lui stesso?

[1]  A proposito di Santa Genoveffa, ecco cosa trovo scritto in un libro intitolato Vite dei Santi:
La maggior parte delle informazioni su Santa Genoveffa proviene da una Vita il cui autore afferma di essere stato un suo contemporaneo; la sua autenticità e il suo valore sono oggetto di molte discussioni.  
(Donald Attwater, Vite dei Santi, mia enfasi, pag. 129)