domenica 27 aprile 2014

Del perchè il Criterio di Imbarazzo e il Criterio di Multipla Attestazione si possono facilmente ritorcere contro i Folli Apologeti cristiani

Il criterio di imbarazzo si focalizza su azioni o detti di Gesù che avrebbero imbarazzato o rammaricato la chiesa primitiva. La motivazione di fondo alla base di questo criterio è che difficilmente la chiesa primitiva avrebbe prodotto del materiale in grado di imbarazzare a tal punto il suo stesso creatore da indurlo a prendere più tardi le dovute precauzioni e correzioni per non rischiare di indebolire la propria posizione nel confronto polemico con eventuali avversari (ad esempio il caustico Celso di turno).

Ma il problema è che il criterio di imbarazzo, quando funziona  -- e non è affatto detto che funzioni, dato la nostra penosa ignoranza di quello che davvero temevano i primi cristiani -- potrebbe implicare non la storicità di Gesù, bensì la sua 'miticità', la sua natura di pura invenzione letteraria.

Prendi il battesimo da parte di Giovanni il Battista, per esempio. 



 Il fatto che Matteo, Luca (e probabilmente anche Giovanni, che recide totalmente ogni menzione di quell'episodio) ne fossero visibilmente imbarazzati depone a favore della concreta possibilità che il racconto del battesimo di Gesù fu ascoltato dai primi cristiani solo quando lo lessero la prima volta nel vangelo di Marco (e quindi si trattò di una pura invenzione di quest'ultimo).

Infatti, per quale ragione ogni volta si doveva aspettare che fossero Matteo o Luca o Giovanni a preoccuparsi, da bravi, ciascuno per conto proprio, di affrontare  -- e risolvere -- questa o quella particolare fonte d'imbarazzo originatasi in Marco, facendo con monotona & regolare puntualità il lavoro sporco di rimuovere l'eventuale puzzo o ''monnezza'' dal ritratto di Gesù loro consegnato da Marco?  

Perchè aspettare la bellezza di ben due o tre generazioni per ''correggere'' questo ''episodio'' sentito la prima volta da Marco?
Non poteva farlo Marco stesso?
O meglio ancora, qualche cristiano prima di Marco?


Non si sfugge. Esistono solo due possibilità:
o Marco fu scritto immediatamente dopo gli eventi oppure Marco fu scritto dopo il 70.

Se Marco fu scritto dopo il 70, e nell'ipotesi che i primi cristiani già nel 33 EC, cioè a ridosso della presunta morte di Gesù, fossero già imbarazzati dal fatto che il loro Cristo si lasciò impunemente battezzare come un comune peccatore da Giovanni il Battista leader di una setta addirittura rivale, allora l'imbarazzo intorno al battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battista si sarebbe manifestato chiaramente già nel primo vangelo, e quindi sarebbe dovuto essere presente e debitamente neutralizzato con tanto di prevedibile apologia (alla maniera di Matteo e di Luca) già nel vangelo DI MARCO.  

Eppure così non è.

Se viceversa Marco fu scritto immediatamente dopo la morte di Gesù, diciamo nel 33 EC, allora ne deriva, del tutto inspiegabilmente, che i primi cristiani non erano affatto imbarazzati dal battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battista, giacchè in Marco non vi è nessuna traccia di tale imbarazzo.



Marco sembra davvero imperturbato nel raccontare del battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battista. Non se ne preoccupa minimamente. Quindi significa che non può essere stato scritto subito dopo la morte di Gesù perchè altrimenti avrebbe tradito tutti i segni dell'imbarazzo dei primissimi seguaci di Gesù nel ricordare che il loro Messia si fosse sottomesso così docilmente al Battezzatore, alla stregua di un cagnolino.

Perciò Marco probabilmente fu scritto qualche tempo dopo il 70 EC. Ma allora la prima volta che i successivi evangelisti Matteo, Luca e Giovanni ascoltarono del battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battista fu leggendo il vangelo di Marco. E di conseguenza, visibilmente imbarazzati DA QUELLA LETTURA, corsero ai ripari, ciascuno presentando le rispettive apologie per giustificare il loro malcelato imbarazzo dello stesso episodio udito la prima volta DA MARCO.


  

Quindi la conclusione quasi inequivocabile (lo diventerà del tutto quando si troverà un'altra spiegazione migliore per l'introduzione della scena del battesimo in Marco) è che l'imbarazzo non fu di un fatto storico, ma dell'invenzione letteraria di Marco del battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battista.

Lo stesso ragionamento (che debunka totalmente l'utilità del criterio di imbarazzo nel fondare la storicità di qualche episodio) lo si potrebbe facilmente intentare per ogni altro episodio o detto di Gesù reo di imbarazzare in un modo o nell'altro tutti gli evangelisti, tranne l'unico che scrisse il primo vangelo, ovvero ''MARCO''.



Il criterio di multipla attestazione, un'altra ridicola specialità dei folli apologeti, dice che un detto o un episodio è più probabile che risalga a Gesù se è stato preservato in due o più fonti possibilmente indipendenti l'una dall'altra.

Ma un detto che appare in Marco e Matteo non rappresenta ovviamente due attestazioni indipendenti, poichè Matteo copia da Marco. Un'eccezione sarebbe, a detta dei folli apologeti, se Matteo o Luca suonano simili pur non copiando da Marco. Ad esempio Matteo 18:3 :
...e disse: «In verità vi dico: se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli.

non dipende direttamente da Marco 10:15 :
In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto.

...e perchè? Perchè, ''spiega'' il folle apologeta, Matteo ha già copiato quel punto da Marco in Matteo 19:13-15 :

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.
Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.


il criterio di attestazione multipla funziona solo se è fuor di dubbio che le fonti da esso prese in considerazione siano indipendenti.

Se Matteo ha copiato da Marco, allora Matteo ha copiato da Marco.
Punto. Stop. Sarebbe ridicolo pensare che Matteo fosse a conoscenza solo di brandelli separati di Marco: una volta che il libro del vangelo di Marco è nelle mani di Matteo, nulla più ci garantisce che non attinga a piene mani da esso per tutta la sua ri-edizione aggiornata della medesima allegoria.  Una volta che si è riconosciuto il vincolo di dipendenza di Matteo su Marco, allora continuare a dire che Matteo è ''indipendente'' da Marco su questo o quel punto è PURA IRRAZIONALITÀ. In altre parole, TOTALE DEMENZA APOLOGETICA.


Il nome ''Barabba'' è una pura e semplice invenzione letteraria dell'autore di Marco. Quando Gesù prega disperato nel Getsemani (una disperazione e un timore di morire che quel folle apologeta di Mauro Pesce considera addirittura ''storici'') così prega:
Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu.

Se questa fosse una preghiera autentica di Gesù, perchè si preoccuperebbe di ripetere, ora in aramaico ora in greco, due volte la stessa parola ''padre''? C'era forse qualcuno lì presente che doveva ascoltare la preghiera e possibilmente comprenderla per gentile concessione dello stesso Gesù? In realtà l'intero scopo dell'episodio, la ''strategia narrativa'' all'opera dietro di esso, è che i discepoli sono dei dormiglioni e falliscono totalmente nell'obbedire al ripetuto monito di Gesù di vegliare per timore che la fine colga impreparati.




 Mauro Pesce è così folle apologeta e finto cieco da non accorgersene, perchè altrimenti non potrebbe dire che il suo Gesù non si aspettava di morire, minando alla base l'intera sua ''plausibile ricostruzione storica''. E quello di Mauro Pesce è solo un esempio di come si comportano in generale i folli apologeti.


Non solo: ma Marco sta implicitamente rivelando fin d'ora al lettore che cosa significa la parola ''abbà'' così che lo stesso lettore (eventualmente ignorante di aramaico) riesca a cogliere abilmente il gioco di parole sotteso all'introduzione di Gesù Barabba, un pò di episodi più tardi (e quindi a catturare l'allusione alla teologia sacrificale di Levitico 16, lo squisito punto teologico dietro l'intero ''processo'' di Gesù e Barabba e il vero motivo per cui è stato inventato): l'IRONIA di Marco è evidente nel contrasto tra Gesù ''Figlio del Padre'' che è il vero sedizioso e giustamente merita la condanna, e Gesù il (reale)  figlio del Padre che non ha fatto niente di male e tuttavia viene condannato.

Si tratta di puro intrattenimento. Non di Storia ricordata.

Naturalmente, i vangeli successivi fanno a gara tra loro, a costo di apparire inutilmente ridondanti con i loro continui abbellimenti e con le loro monotone apologie, per far suonare più ''autentica'' la narrazione di quella pura allegoria che è Marco.

Gli altri vangeli arrivano a copiare anche parola per parola da Marco e il fatto che reintroducano quella chiara invenzione di Marco che è il fittizio personaggio ''Barabba'' ne è l'ennesima, ulteriore conferma. Tutti quelli autori conoscono da cima a fondo il vangelo Marco, o una fonte intermedia che era a sua volta a conoscenza del vangelo di Marco.

Questa dipendenza letteraria così forte su Marco da parte degli altri vangeli si manifesta anche nell'utilizzo del quarto vangelo di una parola greca sconosciuta al suo autore, Ναζωραῖος

ἔγραψεν δὲ καὶ τίτλον ὁ Πιλᾶτος καὶ ἔθηκεν ἐπὶ τοῦ σταυροῦ· ἦν δὲ γεγραμμένον, Ἰησοῦς ὁ Ναζωραῖος ὁ βασιλεὺς τῶν Ἰουδαίων.   

Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 
(Giovanni 19:19)


Questa parola fu inventata da Matteo: 

καὶ ἐλθὼν κατῴκησεν εἰς πόλιν λεγομένην Ναζαρέτ, ὅπως πληρωθῇ τὸ ῥηθὲν διὰ τῶν προφητῶν ὅτι Ναζωραῖος κληθήσεται.

e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

(Matteo 2:23)
    

in quanto Matteo si stava basando su Giudici 13:5 :

ὅτι ἰδοὺ σὺ ἐν γαστρὶ ἔχεις καὶ τέξῃ υἱόν, καὶ σίδηρος οὐκ ἀναβήσεται ἐπὶ τὴν κεφαλὴν αὐτοῦ, ὅτι ναζιρ θεοῦ ἔσται τὸ παιδάριον ἀπὸ τῆς κοιλίας, καὶ αὐτὸς ἄρξεται τοῦ σῶσαι τὸν Ισραηλ ἐκ χειρὸς Φυλιστιιμ.

Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei.

Sansone il ναζιριος).

Matteo evidentemente si scordò di riportare lo ι al posto dell' ω.

Una parola che è sconosciuta a Marco.

Paradossalmente la parola ναζιραιος nella Septuaginta è un buon esempio di quella che potrebbe dirsi reale INDIPENDENZA.

Giudici 13:5 ha ναζιραῖος in alcuni manoscritti, ναζειραιος in altri, ναζιρ in altri, e αγνεια (la parola greca per "consacrato") in altri ancora.

ναζ(ε)ιραιος è il nominativo in greco di ναζιρ, che è la traduzione della parola ebraica נזיר (NZYR) in lettere greche. La parola ebraica NZYR significa, per quello che sono giunto a sapere, ''consacrato''.

Questo significa che esistevano differenti traduzioni, indipendenti l'una dall'altra, dello stesso termine che compare in Giudici 13:5. Se un autore copia da un altro, di certo non scriverebbe ναζιραῖος se legge ναζειραιος, e viceversa.   

D'altro canto, Ναζωραῖος è il termine che compare per la maggiore nei manoscritti del Nuovo Testamento, almeno per quello che ne so.

Tutte queste considerazioni su cosa è o non è da considerarsi veramente indipendente permette di trarre già una conclusione forte  per quanto riguarda il credo della risurrezione, così fondamentale al cristianesimo ieri come oggi.

Infatti si va a contraddire direttamente la storicità di una ''tomba vuota''.


È semplicemente un FATTO che i vangeli sono dipendenti tutti quanti sul primo vangelo, quello di Marco.

È semplicemente un FATTO che Matteo fu (oppure si finse) ''imbarazzato'' dall'irrazionale scenario della tomba vuota di Marco (irrazionale se non riusciva a coglierne il vero significato allegorico, ovviamente) e perciò corse apparentemente ai ripari con tanto di guardie, false dicerie sul furto del cadavere, ecc.

È dunque semplicemente un FATTO che Matteo lesse Marco e che Matteo, al pari di ogni altro evangelista a lui successivo, udì la prima volta di una ''tomba vuota'' SOLAMENTE leggendo Marco.

Questo stesso FATTO spiega chiaramente perchè tutte le apparizioni di Gesù Risorto in tutti e quattro i vangeli (compreso dunque il finale interpolato di Marco) prendono ciascuna una diversa piega DOPO IL SABATO, contraddicendosi selvaggiamente l'un l'altro -- come la rovinosa caduta di tanti ciechi nel famoso quadro di Bruegel il Vecchio, ''La Parabola dei Ciechi'' --, ovvero GUARDACASO esattamente dove il vero finale di Marco termina bruscamente.