giovedì 6 febbraio 2014

Del Gesù che evapora (V)

E arriviamo a Nazaret.

Carrier cita tre punti di vista plausibili:

1) Eric Laupot pensa che Nazareno derivi da Isaia 11:1 e fosse il nome del movimento cristiano, poi trasformato nel nome del villaggio di Nazaret.

2) un certo J. S. Kennard pensa che si tratti di un titolo derivante da Naziriti (''separati'' e ''consacrati'') e fatto proprio dai cristiani per sottolineare il proprio analogo stato di santità (nel senso di separazione, alla maniera essenica). Ovviamente in Atti 24:5
Abbiamo dunque trovato che quest'uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo, ed è capo della setta dei Nazareni.
Nazareno non può significare abitante di Nazaret.

3) René Salm ricorda che lo gnostico vangelo di Filippo fa della parola un epiteto della ''Verità'' (ovviamente in salsa gnostica) e non di una località geografica. Sospetto confermato da Ireneo, per il quale 'Gesù Nazaria' significa ''Salvatore di Verità'' in ebraico o aramaico.

Ovviamente non occorre chiamarsi Richard Carrier per denunciare la mera, astratta possibilità, ma non la concreta probabilità, di una qualunque di quelle 3 ipotesi. Il lettore più accorto avrà notato che quelle 3 ipotesi corrispondono a 3 diversi filoni della ricerca passata del Gesù storico, o meglio eretico: rispettivamente il Gesù Zelota, il Gesù Esseno, e il Gesù Gnostico.
Inutile dire che sono tutte ricostruzioni fantasiose e artificiali (eppure il web è pieno di boccaloni che ci credono, ma non voglio ricordare un secondo di più il loro grottesco farfugliamento logico per non scendere troppo in basso) non avendo costoro nulla di invidiare alle più irrazionali fantasie dei Folli Apologeti.

L'opinione di Carrier è che Marco potrebbe aver inventato quei dettagli per servire ad un obiettivo letterario (come fece per parecchi altri dettagli del suo vangelo) o potrebbe aver ricevuto una tradizione che si è andata via via offuscando col passare del tempo, perdendo rapidamente traccia del significato originario.

I Folli Apologeti tentano, come al solito, di applicare il criterio di imbarazzo: perchè dire che Gesù è di Nazaret quando lo si voleva far nascere a Betlemme, luogo d'attesa di ogni messia davidico che si rispetti?
 Tuttavia questa è la stessa prova che perfino Meier concorda che dovrebbe essere sospetta: se questo fosse stato originariamente un problema, perchè Marco la considerò? Perchè solamente dopo Marco sorsero queste contorte storie della doppia-origine?
(c'è anche la possibilità remota che Marco 1:9 sia un'interpolazione: e in tal caso Nazaret fu solo un abbaglio dei successivi autori).

Conclusione: il criterio di imbarazzo non si può applicare a Marco. E poichè gli altri autori si basano su Marco, per quanto si rovellino su Nazaret versus Betlemme, è problema loro, non di Marco, il primo che ha introdotto la parola Nazaret nel record.

L'imbarazzo sembra essere stato innescato da Marco a sua insaputa, combinandosi con la necessità dei successivi evangelisti di far nascere Gesù a Betlemme per realizzare una profezia dell'origine del messia. Ma solo dopo Marco poteva essere nata quella necessità.

Ma Matteo ci dice qualcosa in più: l'epiteto ''Nazareno'' derivò dalla profezia (Matteo 2:23).
...e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Forse quella profezia apparteneva anche alla bibliografia di Marco, oppure era una creazione di Matteo. Quel che rimane alla fine è che abbiamo due profezie, di fatto: una che vuole il Messia chiamato Nazareno, l'altra che lo vuole nato a Betlemme.

Due profezie da conciliare, con le buone o con le cattive.

Se vuoi vedere Matteo e Luca struggersi e rovellarsi entrambi per far realizzare la profezia relativa a Betlemme, e se anche Nazaret fu profetizzata (in una scrittura ora perduta), allora sei costretto in pari misura a riconoscere anche a Marco il diritto di inventarsi una origine di Gesù da Nazaret, pur di azzeccare la profezia relativa a Nazaret con la medesima fissazione di Matteo e Luca per Betlemme.

Lo stesso buffo processo si verificò in un altro punto del vangelo:

Marco fece entrare Gesù a Gerusalemme a dorso di un solo asino.
Matteo, rovellandosi su una allusione biblica a ben due asini ''cavalcati'' dal messia, non uno, duplicò opportunamente l'asino di Marco (con conseguente impossibilità fisica per un solo Gesù di cavalcarli entrambi).

Ma l'asino di Matteo, che è clone letterario dell'asino di Marco, non rese quest'ultimo più storico: infatti a sua volta Marco attingeva quell'asino da una scrittura profetica.

Quindi l'imbarazzo di Matteo per l'asino di Marco, se da un lato portò alla clonazione di quell'asino ''secondo le Scritture'', non rese l'asino clonato più storico.

Idem per Nazaret: la Betlemme di Matteo e Luca, se eclissò la scomoda Nazaret di Marco per appellarsi alle Scritture, non per questo rese più storica la Nazaret di Marco, attinta a sua volta da una scrittura profetica oggi perduta. [1]
Così qui l'argomento del criterio di imbarazzo collassa sotto il peso del problema di ignoranza. Cade anche per i problemi di auto-contraddizione e di auto-distruzione, poichè l'argomento ci impone di immaginare che un imbarazzo che persisteva per decenni fu solamente risolto dopo Marco, come se Marco non sapesse nulla al riguardo, che contraddice l'assunzione che esso fu perfino imbarazzante prima che Marco scrisse al riguardo.
Non ci sono alternative: Marco, se era imbarazzato, avrebbe dovuto omettere le parole Nazaret e Nazareno.
Che egli [Marco] non lo fece, implica che la stava includendo per qualche specifico obiettivo, e qualunque fosse quell'obiettivo, esso servirebbe ad una finzione tanto bene quanto ad un fatto.
Carrier accenna brevemente alla possibilità che ad un eroe mitico possa venir attribuita la provenienza da una oscura città (e qui il mio primo pensiero va a Conan il Barbaro, proveniente dall'oscura, barbarica Cimmeria, ma pure all'esilio silvestre dell'adolescente Mitridate tra i boschi del Paryadres, prima di riprendersi il trono del Ponto, usurpatogli da piccolo).

[1] Il Folle Apologeta ovviamente sarà tanto idiota e rozzo da dire che quella scrittura profetica oggi perduta è un'inutile ipotesi ad hoc, eppure sarebbe da ignoranti trascurare quella possibilità: è sufficiente leggersi Matteo ancora una volta:
...e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Troppo impossibile per essere una coincidenza che un Gesù storico abitò proprio in una Nazaret predetta appositamente a tale scopo: c'è buona pianificazione divina, qui.