giovedì 13 novembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 2:19

 (segue da qui)


Il “Nuovo Patto” è, nella sua radice, giudaico-alessandrino, intriso di platonismo, stoicismo e, in generale, di ellenismo; lo sfondo palestinese degli scritti del Nuovo Patto consiste nel contenuto degli scritti dell’Antico, così come i primi evangelisti e apostoli li hanno letti nella traduzione alessandrina. “Gli apostoli” – dice Ireneo di Lione (Contro le eresie 3:21, 3) – “sono concordi con la suddetta traduzione, e la traduzione concorda con la tradizione degli apostoli; Pietro e Giovanni e Matteo e Paolo, come pure gli altri insieme ai loro seguaci, hanno annunciato tutte le parole profetiche così come le contiene la traduzione degli antichi”. Vi è dunque motivo più che sufficiente per pensare, nel Nuovo Patto ellenistico (Ebrei 8:13) tra il Padre divino e i suoi figli “chrestiani”, anzitutto non a un apostolato palestinese e aramaico di uomini che, fuori dalla terra giudaica, andassero a dire ciò che in Galilea avevano toccato, visto e udito, bensì piuttosto a un ellenismo filosofico e più precisamente di stampo stoico di ebrei e di simpatizzanti dell’ebraismo in Alessandria, il quale poi passò, nella forma di un racconto evangelico, alle comunità di Roma, Corinto, Efeso ecc. In questa prospettiva fa riflettere il fatto che, negli anni 18-20 della nostra era, Seneca fu discepolo dell’alessandrino Sozione, che (cfr. Ep. 108:17) sembra avergli infuso simpatia per il pitagorismo: Cinici, Stoici e Alessandrini filoniani avevano infatti già in comune l’allegoresi, e ciò che in seguito Stoici e chrestiani ebbero in comune, si comprende sullo sfondo di una teosofia alessandrina.

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