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Il Giosuè evangelico, “il mediatore di una nuova alleanza, Gesù” (Ebrei 12:24), nasce come redenzione “riconciliatrice” da uno spirito di “profezia”, che ha ispirato anche Apocalisse 12:1-2.5; egli nasce da una vergine, che (sulla falsariga, presumibilmente, della figlia verginale di Sion in 2 Re 19:21) non sarà altri che la nazione giudaica in persona, sebbene la vergine giudaica del Vangelo abbia un nome particolare. Perché lei non si chiama Giuditta, come si sarebbe facilmente potuto pensare, rifacendosi alla Giuditta della nota storia giudaica, o a quel Giuda reso traditore a Roma (cfr. inoltre Matteo 19:28; Luca 6:16; Giovanni 14:22), bensì Mariàm, Maria, per simboleggiare il vincolo di parentela fra il “gesuanesimo” evangelico e il mosaismo legalista. Si consideri qui che tra la versione alessandrina Mariàm di Numeri 26:59 e l’ellenistica Mariàm di Matteo 1:20 non vi è ancora alcuna differenza visibile, e soltanto la successiva pronuncia masoretica Mirjaam fa sembrare che il nome Maria, sorella di Mosè, si pronunci diversamente da quello della madre del Giosuè evangelico, il redentore riconciliatore. Così egli proviene dalla stirpe mosaica, e sua madre, come la donna che invoca la rivitalizzazione delle antiche feste giudaiche (Giovanni 2:4), è proprio la madre con cui il Figlio non può deliberare (Giovanni 2:4), quando egli invece trasforma l’acqua inefficace delle purificazioni giudaiche (Giovanni 2:6) nel vino spirituale del banchetto cristiano (Giovanni 2:10). Di fatto, prima della morte di croce (cfr. Giovanni 2:4), non era ancora giunto il momento di un tale atto, e perciò il miracolo del vino è soltanto il segno simbolico premonitore dello spirito che sarebbe venuto su coloro che avrebbero glorificato il vero, il divino Giosuè, come il Crocifisso ma Risorto (Giovanni 7:39). Il fatto che la madre stessa di quel Giosuè glorificato, e risultato divino malgrado la sua morte, non sia mai detta aver avuto un’apparizione, significa altresì che il rapporto tra il mosaismo legalista e il gesuanesimo evangelico è un rapporto tra consanguinei che erano destinati ad estraniarsi l’uno dall’altro.

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