lunedì 23 giugno 2025

Thomas Whittaker: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO — Lo Sviluppo del Cristianesimo

 (segue da qui)


 Lo Sviluppo del Cristianesimo.

È tra i meriti duraturi di Baur e della sua scuola quello di aver posto fine una volta per tutte al tacito presupposto che il cristianesimo dei primi due o tre secoli non avesse alcuno sviluppo; che fosse fin dall'inizio ciò che in seguito diventò. La loro formula — il Petrinismo e il Paolinismo in forte opposizione durante l'esistenza degli Apostoli e in seguito riconciliati nel cattolicesimo — non diede una soddisfazione permanente; ma i tentativi successivi fatti da allora di ritornare alla prospettiva tradizionale sono falliti ancora di più completamente. Era necessario che fossero riconosciute più tappe e che venisse concesso un tempo più lungo per lo sviluppo. Queste condizioni sono soddisfatte se collochiamo il “Paolinismo” notevolmente più avanti rispetto all'insegnamento dei primi discepoli, Paolo compreso. 

I discepoli, che possiamo associare a Pietro, rimasero pii ebrei. Essi furono chiamati “santi”, non in senso etico, ma nel senso antico israelita di “consacrati a Dio”. Essi insegnarono “le cose concernenti Gesù”, il loro Maestro crocifisso, che ritennero il Messia. È quindi abbastanza comprensibile — la loro differenza dagli altri ebrei era così lieve — che essi attirassero a malapena l'attenzione nel proprio tempo; che passassero inosservati, o quasi inosservati, non solo dagli scrittori greci e romani di quei giorni, ma persino da uno storico ebreo come Giuseppe. 

Nel frattempo, i grandi eventi in Giudea, che si conclusero con la distruzione di Gerusalemme, non potevano non avere influenza su di loro. Alcuni discepoli, senza dubbio, erano già meno attaccati alla legge rispetto ad altri; e l'accresciuto contatto con il mondo greco-romano deve aver accelerato il movimento di espansione che, come abbiamo visto, non fu esclusivamente “paolino”. Il “Paolinismo” sorse — come fece più tardi la setta giovannea e probabilmente in un'altra cerchia — in stretta connessione con la gnosi nascente. Esso costituì una riforma di un carattere così profondo da avere l'apparenza piuttosto una nuova creazione. Alcuni reagirono rabbiosamente contro di esso. Questi li chiamiamo “Giudaizzanti”. Essi sono da distinguere dai primi “discepoli”, le cui credenze furono di un carattere più indefinito. Gli uomini moderati che assunsero una posizione di equilibrio tra i Paolinisti estremi e i Giudaizzanti estremi furono quelli che riuscirono a formare il cristianesimo cattolico. I Giudaizzanti che si spinsero troppo in là ricevettero, come premio per il loro zelo, un posto come eretici “Ebioniti”. Infine, “Paolo”, dopo un periodo in cui fu guardato con sospetto, anche se non condannato irrevocabilmente dai cattolici assieme agli eretici Gnostici da lui ispirati, poté essere accolto nel pantheon dei grandi uomini che, in quanto preminenti “Apostoli” “i Dodici” con l'aggiunta di uno — erano stati incaricati di emanare la legge della fede e della condotta per le generazioni presenti e future. [1]

NOTE

[1] È interessante osservare quanto poco sia cambiato, da questo punto di vista, il metodo della Chiesa tra il secondo e il tredicesimo secolo, quando gli scritti aristotelici appena recuperati, dopo essere stati tenuti a distanza proprio come lo erano stati gli scritti “paolini”, furono finalmente posti in quella posizione di suprema autorità sulla conoscenza naturale, distinta da quella “rivelata”, cosa che li rese per il Rinascimento così ingiustamente, anche se inevitabilmente, il simbolo di oppressione intellettuale. 

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