giovedì 12 giugno 2025

Thomas Whittaker: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO — L'Apocalisse di Giovanni

 (segue da qui)


 L'Apocalisse di Giovanni. 

Qualunque sia l'origine dell'Apocalisse nel suo complesso, [1] l'incipit e la conclusione, e dell'incipit soprattutto i capitoli 2-3, recano segni di una data posteriore. Le comunità indirizzate sono evidentemente esistite da molto tempo e hanno avuto una storia variegata. Ma è proprio in questi due capitoli che troviamo tracce inequivocabili di un approccio ostile al cristianesimo paolino. Le persone che si chiamano Apostoli e non lo sono (2:2); che si chiamano ebrei e non lo sono (2:9, 3:9); che insegnano a mangiare cose sacrificate agli idoli e a commettere fornicazione (2:14, 20) — cioè, senza dubbio, a sposarsi entro i gradi proibiti dalla legge ebraica; che hanno una loro dottrina misteriosa, che è allusa con l'espressione “conoscere le profondità di Satana” (2:24) — sono evidentemente gli autori o i seguaci dell'insegnamento esposto dalla propria prospettiva nelle Epistole paoline. Questo insegnamento, allora, essendo così nettamente contrastato in un documento posteriore, si può dedurre che non sia così antico come si pensa comunemente. Paolo stesso, è vero, non sembra essere attaccato, sebbene il suo nome non sia incluso tra quelli che da soli sono riconosciuti come Apostoli in senso speciale: ossia “i Dodici” (21:14). Ciò che è osteggiato è l'orientamento piuttosto che la persona. Allo stesso tempo, se l'autore non è un Paolinista, egli non è un “giudeocristiano” di vedute ristrette, ma include insieme ai 144000 figli di Israele che credono una moltitudine innumerevole “di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (7:9). [2] Egli è, infatti, un “discepolo di Gesù”, le cui idee si sono evolute indipendentemente dall'orientamento di pensiero paolino. [3]

NOTE

[1] Van Manen assegna l'opera completa, che considera un'unità letteraria, anche se non indipendente da materiali preesistenti, all'anno 140 circa. 

[2] Come si osserva altrove (Oudchristelijke Letterkunde, pag. 95), nella Nuova Gerusalemme non c'è alcun tempio (21:22). 

[3] Anche l'Epistola di Giacomo (forse del 130 circa) è riferita (Oudchristelijke Letterkunde, pag. 64) come testimonianza dell'esistenza di un cristianesimo che ha saputo come universalizzarsi senza subire sensibilmente l'influenza di “Paolo”. L'allusione lì alle idee paoline e alla loro pericolosità, ma non alle Epistole, è un altro indizio della relativa posteriorità dello sviluppo paolino (cfr. Paulus, Parte 3, Conclusione).

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