domenica 1 giugno 2025

Thomas Whittaker: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO — Nazionalità dell'Autore

 (segue da qui)


 D. Nazionalità dell'Autore. 

Nonostante ci assicuri espressamente di essere israelita per nascita, lo scrittore si presenta costantemente con il carattere di un greco. Egli parla in greco e pensa in greco. La sua consapevolezza di essere un greco e non un ebreo è tradita da espressioni come quella già notata (“Greci e barbari”, 1:14); proprio come lo scrittore di 1 Corinzi 11:4 rivela la sua nazionalità nel ritenere sconveniente per un uomo pregare a capo coperto. La stessa spiegazione rimuoverebbe ogni difficoltà nel testo di 3:9 (Τί οὖν; προεχόμεθα;). La domanda sarebbe quindi: “Siamo noi (Greci) svantaggiati?”. A cui la risposta è: “Niente affatto: abbiamo infatti dimostrato precedentemente che tanto Giudei che Greci sono tutti sotto peccato”. L'autore dimentica per un attimo che lui sta parlando nel personaggio di uno che era stato un ebreo. Piuttosto coerente con questa interpretazione è il fatto che egli non dia in nessun punto alcun segno di aver consultato il testo ebraico dell'Antico Testamento. Solo in due punti (11:35, 12:19) può esserci il dubbio che la Septuaginta fosse il testo che utilizzò; e anche in questo caso tutto ciò che è suggerito è una variazione nella lettura, oppure l'uso di una traduzione greca diversa da quella a noi nota. Non è certo questo che ci dovremmo aspettare dall'ex allievo di Gamaliele. 

È stato sottolineato che “Paolo” fece molto uso della Sapienza di Salomone e sono state rilevate chiare tracce di familiarità con Filone. Ciò indica ancora una volta un contatto col giudaismo alessandrino o ellenistico piuttosto che col pensiero dell'Antico Testamento nella sua forma originale. Non dobbiamo infatti dimenticare che la Sapienza di Salomone, originariamente scritta in greco, appartenne alla Septuaginta. Così per spiegare la relazione tra il Paolinismo e il giudaismo non c'è bisogno di supporre che un ebreo di nascita fosse lo scrittore delle Epistole principali. Della familiarità coll'ebraico non c'è traccia. Parole come “Abba”, “Satana”, “Maranatha” erano parte del discorso comune del primo cristianesimo. [1] 

NOTE

[1] Con questo risultato si può confrontare la conclusione raggiunta dal signor C. G. Montefiore nella Jewish Quarterly Review del gennaio 1901. Pur non suggerendo il minimo dubbio sulla paternità paolina delle Epistole, ma al contrario ritenendo che, con l'ammissione della sua tesi, “gli enigmi e le difficoltà delle Epistole di San Paolo sarebbero certamente accresciuti”, lui si sente nondimeno in dovere di dire che l'impressione lasciata è la seguente: “O quest'uomo non fu mai un ebreo rabbinico, oppure ha dimenticato cosa fosse e sia il giudaismo rabbinico” (“Rabbinic Judaism and the Epistles of St. Paul”, J. Q. R., volume 13, pag. 205-206). D'altra parte: “Il Gesù dei Vangeli sinottici fu un critico e un patologo del giudaismo. Le sue critiche sono reali: esse sono concrete.....Ma l'autore dell'Epistola ai Romani combatte, per la maggior parte, nell'aria” (loc. cit., pag. 167).

Nessun commento:

Posta un commento