mercoledì 7 maggio 2025

Thomas Whittaker: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO — Atti di Pietro

 (segue da qui)


 Atti di Pietro.

Il documento particolare che costituisce la base dei primi dodici capitoli dei nostri Atti canonici può essere chiamato più opportunamente Atti di Pietro (Περίοδοι oppure Πράξεις Πέτρου). Si tratta di una controparte degli Atti di Paolo, e fu scritto evidentemente con il Paolo del documento più antico come modello. Per l'ipotesi di un'origine indipendente, i parallelismi con la storia di Paolo sono fin troppo numerosi; ed essendo esclusa questa ipotesi, le esagerazioni dell'elemento leggendario e miracoloso in ciò che è raccontato di Pietro mostrano che la narrativa di cui egli è l'eroe è secondaria. Si confronti, ad esempio, il racconto della sua liberazione dalla prigione da parte di un angelo (12:3—19; cfr. 5:17—42) con il racconto della liberazione di Paolo a Filippi (16:19—40). Quest'ultimo lascia aperta l'interpretazione che si tratti della forma assunta nella tradizione da qualche evento storico, [1] mentre il primo non è evidentemente nient'altro che la storia di un miracolo. Non si esclude la possibilità, e persino la probabilità, che lo scrittore si servisse qua e là di tradizioni che gli erano giunte da altre fonti; ma il modo in cui, sempre con lo scopo di glorificare Pietro e la sua cerchia, egli segue le orme del suo predecessore paolino, rende improbabile che egli si fosse servito di una ricca tradizione petrina indipendente. Il suo obiettivo non era storico nel nostro senso della parola, ma era quello di dare a Pietro una vita e un'attività concrete, e di scrivere i suoi Atti in modo da renderlo paragonabile a Paolo.

NOTE

[1] È del tutto fantasioso scoprire qui una reminiscenza di un vero Paolo che non era ancora stato trasformato in un “apostolo di Gesù Cristo”, ma fosse semplicemente un propagandista del (febbrile) giudaismo messianico? Si osservi l'accusa: οὗτοι οἱ ἄνθρωποι ἐκταράσσουσιν ἡμῶν τὴν πόλιν, Ἰουδαῖοι ὑπάρχοντες, καὶ καταγγέλλουσιν ἔθη ἃ οὐκ ἔξεστιν ἡμῖν παραδέχεσθαι οὐδὲ ποιεῖν Ῥωμαίοις οὖσιν (versetti 20—21). Il passo, si può notare, segue un paragrafo dei racconti “noi”.

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