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9. La Chiesa Cattolica.
Secondo il punto di vista preso nell'opera di Van Manen, le Epistole Paoline nel nostro testo attuale sono leggermente “cattolicizzate”. Sarebbe possibile trattare il passo appena citato di 1 Tessalonicesi come un'interpolazione in questo senso. L'argomentazione, però, non dovrebbe poggiarsi su basi puramente testuali, ma su basi di “alto criticismo”; e, come ha mostrato Van Manen, quando un siffatto processo è condotto approfonditamente, i risultati non sono certo più conservatori di quelli a cui egli stesso è arrivato.
In ogni caso, le Epistole Paoline non espressero originariamente le idee di quella che in seguito divenne la “Chiesa Cattolica”. Paolo — l'autore ideale della serie — non era, come lo interpretò Comte, “il fondatore del cattolicesimo”. E nemmeno fu, come lo definì Renan, “il dottore protestante”. Egli può essere meglio descritto come il padre dello gnosticismo. Le primissime persone storiche influenzate da lui furono Basilide e Marcione. Essi svilupparono “l'Apostolo” (il solo che riconobbero) nella direzione del loro personale anti-giudaismo. Questo antigiudaismo fu di tipo speculativo; esso non sembra essere stato una forma di propaganda rancorosa. L'obiettivo degli Gnostici non era quello di conquistare la moltitudine e lo Stato, ma di mantenere per sé la posizione di elevati pensatori speculativi tra le nascenti comunità cristiane. Essi non ebbero un ruolo decisivo nell'organizzazione capillare con cui gli ecclesiastici cristiani riuscirono a dominare il mondo. Anzi, furono essi stessi tra coloro che in seguito furono perseguitati dai suoi capi.
La sedicente Chiesa Cattolica si manifestò dapprima come una crescente associazione di comunità cristiane animate dall'ambizione di succedere ai poteri teocratici della gerarchia ebraica. Questi poteri, come nei sogni degli antichi veggenti, dovevano essere ampliati fino a dominare il mondo. I rappresentanti speciali del sogno di dominio mondiale divennero ora certi funzionari dalla mentalità pratica, pronti a operare con tutti i metodi, ma sul piano intellettuale, procedendo soprattutto mediante compromessi entro i limiti. Col passare del tempo, essi divennero naturalmente sempre più ostili a coloro che, aderendo ostinatamente alla comunità ebraica più antica, sembravano una protesta vivente contro le loro assunzioni. Un'illustrazione del loro caratteristico modo di trattare la protesta fu fornita, quando erano ormai al potere, da Cirillo di Alessandria.
Non che essi simpatizzassero minimamente, al pari degli speculativi Gnostici, con la ribellione contro l'iracondo Jahvé dell'Antico Testamento. Al contrario, essi adottarono nel loro canone le aspirazioni dei più feroci apocalitticisti. Chiunque non ascolterà il nuovo profeta sarà distrutto (Atti 3:23). Il “figlio maschio”, il seme della donna, deve “governare tutte le nazioni con uno scettro di ferro” (ποιμαίνειν πάντα τὰ ἔθνη ἐν ράβδῳ σιδηρᾷ, Apocalisse 12:5). [1] La sua veste è intinta nel sangue e il suo nome è la Parola di Dio (19:13). In ricompensa per le persecuzioni che sopportano, i fedeli riposeranno con gli Apostoli, “quando il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono al vangelo di nostro Signoe Gesù Cristo” (2 Tessalonicesi 1:7, 8). [2]
L'ideale della nuova teocrazia era un dogma autoritario socialmente supremo. Il puro monoteismo combinato con la pratica di un rituale non sarebbe più bastato — il dogma era stato complicato dal revival di arcaiche concezioni sacramentali e da una nuova mitologia, in parte di derivazione pagana. Gli horribilia secreta [3] di “uccidere il dio” e “mangiare il dio” [4] dovevano essere introdotti nelle forme della logica come se fossero verità filosofiche. L'antica idea della Chiesa—Stato nazionale, del “popolo eletto”, era passata a quella della gerocrazia universale. Nella nozione, ora formulata definitivamente, di “eresia e scisma” come crimini, era implicato il germe mortifero da cui emerse il sistema storico rispetto al quale le religioni del Dahomey e dell'antico Messico furono errori naturali e amabili. Le speranze di emancipazione dal giogo dell'usanza tirannica che sorsero nelle comunità cristiane, come erano sorte prima in Grecia, furono sistematicamente spente. La definitiva e ripetuta sanzione della schiavitù, la completa “sottomissione delle donne”, le massime politiche che sono state giustamente interpretate nel senso di “obbedienza passiva”, possono contrastare con lo spirito di gran parte del Nuovo Testamento; ma è in esse che percepiamo l'autentico “spirito della Chiesa”. E tuttavia non poteva esserci alcun dubbio che, se fossero entrati in conflitto con il sistema della gerarchia e dei suoi dogmi, tutti i legami civili e familiari si sarebbero dissolti. La critica sembra aver giustificato l'audace suggerimento di Hobbes, secondo cui ciò che si intendeva originariamente per peccato contro lo Spirito Santo, che non poteva mai essere perdonato, fu la resistenza al potere ecclesiastico.
Questo fu il sistema che conquistò il potere nel quarto secolo. In sua assenza, senza dubbio, il governo imperiale sarebbe diventato comunque nominalmente “teocratico”. L'imperatore divinizzato avrebbe presidiato su un sincretismo di religioni riconosciute. La filosofia, ritirata completamente dalla politica o, se mai l'avesse toccata, ricorrendo alle tradizioni repubblicane del passato per illustrazioni, avrebbe trattenuto nel puro pensiero l'indipendenza che possedeva. Il governo effettivo sarebbe stato un dispotismo secolare temperato dalla legge, senza la sovrapposizione di una tirannia spirituale in azione. È un interessante sapere se questo dispotismo sarebbe stato più facilmente infranto rispetto al duplice ordine — secolare e spirituale — imposto all'Occidente. In ogni caso, esso non avrebbe potuto essere più inespugnabile dello Stato teocratico cristiano dell'Oriente, che nella sua forma più antica perì per la conquista straniera, ma che finora non è mai stato scosso dall'interno: e al confronto con l'ortodossia orientale sarebbe stata una civiltà libera e umana. Un problema più semplice rispetto a questo affascinante quesito di storia ipotetica è la causalità degli eventi che si verificarono veramente. Tra i due sistemi di comprensione filosofica pagana e di intolleranza cristiana posti l'uno di fronte all'altro, non potevano esserci dubbi, nelle circostanze del tempo, sulla questione. Anche in un'epoca di scienza e di libertà ampiamente diffuse, i terrori e il fascino della superstizione non si dissolvono facilmente. Quando giunse veramente il conflitto, il mondo era già stato assoggettato all'autocrazia e la conoscenza che si aveva della natura e della storia, sebbene più che sufficiente per affrontare i nuovi dogmatici in un dibattito alla pari, non aveva alcuna presa sulla moltitudine. La teocrazia, come si vantavano i suoi apologeti, aveva intaccato l'organizzazione dell'impero; e, anche se i suoi devoti fossero stati meno di un decimo degli indifferenti o degli ostili, le minacce e le promesse trascendenti del suo credo e la sua disponibilità, quando fosse arrivato il momento, a infliggere persecuzioni durature e non occasionali, le avrebbero assicurato la vittoria. Ciò di cui aveva bisogno era che, nella contesa per il potere imperiale, un candidato vincente avesse visto il valore del suo sostegno. Accordata la tolleranza nominale, la vittoria fu conquistata. La fazione dominante nella Chiesa premeva sempre più incessantemente, attraverso i suoi prelati di corte, per la persecuzione dei suoi antagonisti, fossero essi semplici politeisti o eretici cristiani o ellenisti filosofici. Contro le superstizioni popolari non incorporate nel suo nuovo pantheon di santi e di martiri, la religione della rigenerazione battesimale e dell'esorcismo mediante la croce adottò le vecchie leggi contro la “magia”. L'eresia, cioè la scelta del proprio credo, [5] fu trasformata in “tradimento contro Dio”, per il quale si potevano estorcere prove per mezzo della tortura, al di là se l'accusato fosse “schiavo o libero”; qui c'era uguaglianza. Infine, le scuole di filosofia furono chiuse, le loro dotazioni confiscate e coloro che avrebbero dovuto “ellenizzarsi” furono proscritte.
NOTE
[1] Cfr. Apocalisse 2:27, 19:15. Secondo un passo degli Oracoli sibillini, “la verga di ferro che sorregge e governa il gregge” è la Croce (si veda Deane, Pseudepigrapha, pag. 325).
[2] Si ammette che l'escatologia in questo caso non sia tipicamente paolina; e non la cito per illustrare idee paoline.
[3] Cfr. Spinoza, Epistola 74: “Desine, inquam, absurdos errores mysteria appellare, nec turpiter confunde illa, quae nobis incognita vel nondum reperta sunt, cum iis, quae absurda esse demonstrantur, uti sunt huius ecclesiae horribilia secreta, quae, quo magis rectae rationi repugnant, eo ipsa intellectum transcendere credis”.
[4] Per lo svelamento dei segreti si veda Il Ramo d'Oro del signor Frazer.
[5] Cfr. 2 Pietro 1:20: πᾶσα προφητεία γραφῆς ἰδίας ἐπιλύσεως οὐ γίνεται.
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