sabato 21 settembre 2024

ECCE DEUS — INTERPRETAZIONE SIMBOLICA NECESSARIA

 (segue da qui)

INTERPRETAZIONE SIMBOLICA NECESSARIA 

44. È sembrato opportuno soffermarsi a lungo su questa idea del ricco ebreo e del povero gentile, per mostrare quanto i Vangeli siano ricolmi non solo di questo pensiero, ma del pensiero in generale; quanto il simbolismo più pregnante costituisca il loro stesso ordito. Molto più di questo, però, c'è una virtù logica in questa elaborazione. Un'interpretazione simbolica, per quanto soddisfacente in sé, potrebbe comunque risultare poco convincente se rimanesse isolata. Quando, però, così tanti casi si impongono prepotentemente in così tanti punti e chiedono con tanta urgenza di essere accettati, le istanze si sostengono l'una con l'altra. Non possiamo rifiutarle tutte. Se l'improbabilità di uno qualsiasi è pari a due terzi, l'improbabilità simultanea di una mezza dozzina di simbolismi (indipendenti) sarebbe solo 64729 ossia meno di 111; difficilmente ci sarebbe una possibilità su dodici che tutti e sei siano errati. Ora, però, il numero di questi ovvi simbolismi non è sei, ma piuttosto sessanta; sì, di più (come mostra chiaramente un'analisi del Vangelo). Possiamo allora essere praticamente certi che un'interpretazione simbolica è richiesta imperativamente in molti casi, qua e là, ovunque nei Vangeli. Ma se tale interpretazione è richiesta in un numero considerevole di punti indipendenti, allora diventa subito probabile a priori che venga impiegata ovunque sia possibile. Infatti, si badi bene, siamo diventati moralmente sicuri della frequente interpretazione simbolica; non siamo ancora, e a quanto pare non potremo mai esserlo in nessun punto, moralmente sicuri di un'interpretazione storica fattuale.

45. Il critico liberale è sfidato a indicare un solo passo relativo al Gesù dove questa semplice interpretazione storica sia richiesta certamente, o con altissima probabilità. Nota con attenzione, allora: in molti casi l'interpretazione storica è esclusa con certezza pratica; in molti casi l'interpretazione simbolica è richiesta imperativamente; in nessun caso (in esame) l'interpretazione storica è certamente corretta o richiesta imperativamente; in nessun caso l'interpretazione simbolica è esclusa positivamente o con convincente probabilità.  

46. Dico “in nessun caso”, senza insinuare che possiamo veramente individuare il senso simbolico in ogni caso. Certamente no. Può darsi che tale significato ci sfugga spesso, perché la nostra comprensione della mente degli Evangelisti è molto imperfetta; la nostra conoscenza dei fatti, di tutti gli elementi che entrarono nel loro pensiero, delle opinioni, dei dogmi e delle teorie che vollero esprimere, è notoriamente incompleta. Quando, allora, non riusciamo a trovare un simbolismo soddisfacente, può essere dovuto benissimo alla nostra ignoranza in materia, un'ignoranza che va gradualmente illuminata da uno studio continuo. 

47. Siccome, allora, abbiamo un principio di interpretazione certo e uno incerto, ne consegue che dobbiamo impiegare quello certo finché e ovunque sia possibile; non osiamo invocare quello incerto se non in caso di necessità, se non quando il certo si riveli definitivamente fallimentare, impossibile da applicare. Questo è il Rasoio di Occam, il principio di Parsimonia: Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem

48. Questa situazione logica, questa collocazione dell'onere della prova, va attentamente considerata. L'obiettivo dell'analisi del Nuovo Testamento, su cui il presente scrittore si è a lungo impegnato, è quello di far emergere in modo chiaro e deciso questo grande elemento non mitico, non leggendario, ma simbolico che è certamente presente, soprattutto nei Vangeli e negli Atti. Egli non ha mai sperato di poter presentare un'interpretazione simbolica perfettamente soddisfacente del contenuto totale delle parti quasi-storiche del Nuovo Testamento. Un tale risultato sta forse al di là del potere umano, almeno nelle attuali circostanze di conoscenza umana grossolanamente lacunosa. Ma è certo che una grande, grandissima percentuale di quel contenuto non solo può, ma addirittura deve, essere interpretata simbolicamente, come egli ritiene di poter provare per la soddisfazione di ogni studioso competente e di mente aperta — nessun altro è chiamato in causa al momento. 

49. Inoltre, non c'è nessuna parte di quel contenuto (che riguardi il Gesù) che qualcuno abbia ancora avanzato una seria pretesa di dimostrare come certamente storica, se escludiamo i Nove Pilastri di Schmiedel; e anche questi il lettore li troverà altrove distrutti e sgretolati. Siamo quindi logicamente, e persino moralmente, obbligati a sfruttare il metodo simbolico al massimo, per quanto possibile, e a rifiutarlo — non quando noi abbiamo effettivamente fallito con esso, ma solo quando diventa chiaro che nella natura del caso nessuno potrà mai riuscirci con esso; in altre parole, che la spiegazione storica è positivamente richiesta. Non c'è nulla di strano nella forma di argomentazione qui adottata, perché è semplicemente la procedura scientifica approvata, universalmente riconosciuta e impiegata come l'unico metodo adeguato di interpretazione dei fenomeni naturali. Ma anche l'esistenza del Nuovo Testamento e del cristianesimo è un fenomeno naturale (poiché la storia è un processo naturale e la psicologia è la scienza fondamentale): infatti, è il più sublime, il più importante e il più affascinante di tutti i fenomeni.

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