sabato 18 maggio 2024

L'APOCALISSE — COME SI È FATTA L'EDIZIONE CRISTIANA

 (segue da qui)


IX. COME SI È FATTA L'EDIZIONE CRISTIANA

Nel corso del secondo secolo, le conversioni degli ebrei al cristianesimo, senza essere numerose, non smisero mai di verificarsi. A partire dal 138 circa i rari ebrei che divennero cristiani e che avevano in loro possesso una copia dell'Apocalisse non ebbero alcuna fretta se non di neutralizzare con le glosse i testi di questo libro che facevano l'elogio del messia ebreo del 132 e del suo protettore. Da quella preoccupazione uscirono i brani 11:10; 13:11-17; 19:20. Poi fecero conoscere l'Apocalisse corretta ai cristiani. Costoro non compresero pressappoco nulla di questo accumulo di scene simboliche che si metteva loro sotto gli occhi (eccezione va fatta per il simbolo di Nerone di cui si perdette la chiave solo dopo vari secoli). Ma furono meravigliati dalla raffigurazione della nuova Gerusalemme. Questo regno che mostrava davanti a loro la sua magnificenza, era quellp che attendevano loro stessi. Non conoscendo altro Cristo che Gesù, non dubitarono per un momento che il Cristo di cui parlano 11:15; 12:10; 20:4 e 5 fosse Gesù. L'Apocalisse fu ai loro occhi un libro cristiano e decretarono che Giovanni, l'autore di questo libro misterioso, fosse l'apostolo cristiano con quel nome. Intorno al 165 Giustino aveva la certezza assoluta che l'Apocalisse sia stata scritta da Giovanni, discepolo di Gesù (Dialogo 81:4). 

Ho detto che gli ebrei diventati cristiani, a partire dal 138 circa, si preoccuparono di neutralizzare, mediante glosse edificanti, il veleno che celava l'Apocalisse. L'opera iniziata da questi pii ebrei fu continuata dopo di loro. Si volevano rendere le rivelazioni di Patmos sempre più degne dell'origine cristiana che si attribuiva loro. Così si formò lentamente, progressivamente, l'edizione cristiana che abbiamo tra le mani. 

Quando fu completata? Un'informazione preziosa ci è fornita anzitutto dal testo 19:13 che, parlando di un personaggio in groppa ad un cavallo bianco, dice: «Il suo nome è il Verbo di Dio»; in seguito da 1:7 dove leggiamo: «Ogni occhio lo vedrà e coloro che lo hanno trafitto; e tutte le tribù della terra si lamenteranno a causa di lui». Il primo di questi testi riproduce, nella sua parte essenziale, il prologo del Quarto Vangelo; il secondo, che riassume una profezia di Zaccaria, evoca il punto dello stesso Vangelo 19:97 dove è riportato un frammento della cosiddetta profezia. Il risultato al quale entrambi portano è di apparentare intimamente l'Apocalisse con il vangelo. Questo risultato non può essere fortuito. È voluto. 

Ho incluso questi due testi nella lista delle glosse cristiane aggiunte artificialmente alla redazione dell'Apocalisse. Voglio semplicemente notare qui la missione che è loro affidata. Essa consiste nel provare che l'Apocalisse e il Quarto Vangelo, che hanno testi comuni, devono avere anche un'origine comune. [1] E poiché l'origine giovannea dell'Apocalisse non sollevava dubbi per nessuno, i nostri due testi vogliono provare che il Quarto Vangelo derivi dall'apostolo Giovanni. Fanno parte dell'operazione richiesta per portare proprio a quella prova. Inutile dire che l'operazione, per quanto li riguarda, è consistita nel trapiantarli dal vangelo nell'Apocalisse. Ma è intorno al 175 che ci si preoccupò di attribuire al Quarto Vangelo un'origine giovannea (Delafosse, pag. 126). È dunque intorno a quella data che i nostri due testi sono stati introdotti nell'Apocalisse. 

Ancora un'osservazione. All'inizio del terzo secolo il sacerdote romano Caio, parlando dell'Apocalisse che egli attribuisce a Cerinto (in Eusebio 3, 28, 2) dice che questo libro introduce nel regno millenario i piaceri carnali. Il testo che possediamo oggi, non contenendo nulla di simile, ha dovuto subire un ritocco. 

NOTE

[1] «L'Agnello di Dio», che nel quarto Vangelo 1:29, 36, sostituisce il figlio di Dio, compie la stessa missione. Si veda Delafosse, Le Quatrième Evangile, pag. 134.

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