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§ 99) Giuda Galileo e Gesù d'Anano. — Su quanto da noi prospettato non esistono dubbi. Giacché appare evidente — a parte la dottrina di Paolo — che principalmente due caratteri, e di conseguenza due personaggi diedero vita alla leggenda evangelica: Giuda Galileo cioè, e Gesù d'Anano. Al primo si riferiscono i gesti di forza, al secondo le mosse miti e pacifiche. È Giuda Galileo che insegna a Decapoli, che risponde arrogantemente ai Farisei; che scaccia dal Tempio i profanatori, che dichiara: «Chi non è con me è contro di me». [1] È invece Gesù d'Anano che dice: «Se alcuno ti percuote sulla guancia destra rivolgigli ancora l'altra»; [2] che di Gerusalemme dice «non rimarrà pietra su pietra»; [3] che interrogato dai magistrati tace e non dà in risposta una sillaba; [4] che flagellato e deriso non muove un lamento. [5] È Gesù d'Anano l'Ecce Homo, presentato al popolo dal procuratore romano impietosito; che non reagisce ai suoi persecutori, e non chiede la maledizione contro quelli che lo battono; ma chiede che sia perdonato loro, perché non sanno quello che fanno. [6] Talvolta però i due caratteri appaiono fusi insieme, e mentre l'energia con cui talune frasi o interi discorsi sono pronunziati è di Giuda Galileo, il contenuto del discorso è di Gesù d'Anano. Tale è il sermone profetico, che in Matteo — tardivamente interpolato — deve ritenersi avere inizio al capo XXIII, 34, e termine col capo XXV (§ 54).
Non può dubitarsi infatti — come in precedenza rilevato — che il sermone profetico sia da attribuire a Gesù d'Anano. Ciò specialmente per il richiamo fatto nel discorso alla uccisione di Zaccaria figliuolo di Baruch. Giacché, come abbiamo visto in base a Giuseppe Flavio, [7] Giuda Galileo non avrebbe potuto rimproverare ai suoi concittadini l'uccisione di Zaccaria figliuolo di Baruch; solo Gesù d'Anano avrebbe potuto fare quel rimprovero.
NOTE
[1] Matteo, XII, 30.
[2] Matteo, V, 39.
[3] Matteo, XXIV, 2; Marco, XIII, 2.
[4] Matteo, XXVI, 62-63; XXVII, 14; Marco, XIV, 61-62; XV, 4-5.
[5] Marco, XV, 15-18.
[6] Luca, XXIII, 34.
[7] Giuseppe, Guerra, IV, V, 6.
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