sabato 16 settembre 2023

Continuazione: Critica degli «Atti» e viaggi di Paolo

 (segue da qui)

§ 70) Continuazione: Critica degli «Atti» e viaggi di Paolo. — Senonché una cronologia quale da noi qui accertata, sconvolge le opinioni seguite dai più, e diminuisce di molto il valore probatorio degli «Atti». In proposito abbiamo già chiarito (§ 60) ce i primi dodici capitoli degli Atti fino al versetto 4, dovevano aver formato in origine un componimento autonomo, diverso dai componimenti successivi. Abbiamo visto difatti che il viaggio di Paolo a Gerusalemme, di cui si parla in tale prima parte al Capo XI, 30, è lo stesso viaggio di cui parla il seguito degli Atti al capo XV, 2. 

Gli Atti però accennano ancora ad un nuovo viaggio di Paolo al Capo XVIII, 21; e riprendendo la narrazione col versetto 24 del capo XVIII, vengono a parlare ancora di un ulteriore e diverso viaggio di Paolo a Gerusalemme. Ma il viaggio è sempre quello dell'ano 46, fatto per portare le sovvenzioni, e durante il quale ebbe luogo il preteso primo concilio, come fu visto in base alla lettera ai Galati. [1]

Si tratta quindi di diverse elaborazioni del medesimo episodio, tardivamente cucite in un componimento unico, per modo che uno stesso viaggio, raccontato più volte in modo diverso, ha fatto ritenere che si fosse trattato di viaggi distinti e separati. A queste conclusioni si deve pervenire esaminando con spirito critico, e scevro da preconcetti, il testo degli Atti.

Invero, al Capo XIX degli Atti noi troviamo Paolo in Efeso, mentre Apollo — altro degli apostoli, cosiddetti liberi — si trovava a Corinto. È appunto in questo periodo che Paolo scrive le due note lettere a quei di Corinto. Dalle stesse si rileva che la predicazione di Apollio, insieme alla predicazione di altri «falsi apostoli», aveva creato nella comunità «galilea» di Corinto degli scismi, che avevano provocato l'ira di Paolo, spingendolo a scrivere la prima di tali lettere, ch'è risultata piuttosto violenta. Senonché da entrambe le suddette lettere (in relazione anche colla lettera ai Galati), appare chiaro che, all'epoca in cui Paolo scriveva, lo stesso aveva da poco fatto il suo secondo viaggio a Gerusalemme, per portare le sovvenzioni ai poveri e per discutere cogli anziani; perché anzi in esecuzione appunto degli impegni assunti a Gerusalemme, dava con quelle lettere disposizioni per una organizzazione permanente delle oblazioni.

A questo punto è utile rilevare che molti critici avevano già ammesso che i viaggi presentati in Atti al Capo XV, 2, e al capo XVIII, 21, rappresentassero una ripetizione del viaggio accennato al Capo XI, 30. Tutti i critici però, che noi si sappia, hanno ritenuto essere esistito un terzo ed ultimo viaggio di Paolo, quale narrato dettagliatamente nell'ultima parte di Atti (XXI, 15 e segg.), talvolta con linguaggio in prima persona, il che creò l'equivoco che compilatore potesse esserne stato Luca. [2] È indispensabile quindi analizzare meglio in Atti tale ultimo preteso viaggio.

NOTE

[1] Galati, I, 14; II, 1.

[2] La questione di Luca. — Si attribuì a Luca la compilazione degli «Atti» perché, parlandosi nella loro ultima parte in prima persona, si ritenne che lo scrivente fosse stato un compagno di Paolo, e tale compagno si credette di poterlo individuare nel medico Luca. E poiché nella loro prima parte gli Atti stessi si rivelano una continuazione del Terzo Vangelo, anche il Terzo Vangelo si attribuì a Luca.

Senonché sarebbe semmai soltanto l'ultima parte degli «Atti», laddove si parla dell'ultimo viaggio, che sarebbe stata scritta da Luca, non la prima parte. Difatti noi abbiamo dimostrato che tale prima parte deve attribuirsi ad autore diverso da quello che ha compilato l'ultima parte. Se ne deduce che anche se fosse accertato che l'autore dell'ultima parte di «Atti» fosse stato Luca, non potendosi egli dire anche autore della prima parte, non potrebbe neppure dirsi autore del Terzo Vangelo.

Senonché neppure dell'ultima parte di «Atti» può dirsi autore Luca. Difatti il viaggio a Gerusalemme del quale ivi si parla è sempre lo stesso viaggio dell'anno 46, come è dimostrato nel testo: ed in tale viaggio noi non conosciamo che Tito quale compagno di Paolo, oltre a Barnaba. Se quindi si vuol ritenere che quest'ultima parte degli «Atti» sia stata scritta da un compagno di Paolo, non può essere stata scritta che da Tito. Deve comunque escludersi che sia stata scritta da Luca, il quale solo posteriormente a quel viaggio si unì a Paolo. Le precedenti parti invece (come il Terzo Vangelo) sono opere di anonimi raccoglitori, i quali non hanno fatto altro che mettere per iscritto e fare una forma nuova a ciò che correva già per la bocca di tutti i fedeli (v. il Capo VII). 

Nessun commento:

Posta un commento