venerdì 4 agosto 2023

Sulla strage degli innocenti

(segue da qui)

§ 27) Sulla strage degli innocenti. — La tradizione cui Eusebio si richiama, parlando della nascita del Gesù, ricorda, oltre alla morte di Mariamne, anche la cosiddetta «strage degli innocenti». Ora, può fissarsi subito prima della morte di Mariamne, una «strage d'innocenti»? Diciamo meglio: risulta dallo storico Giuseppe Flavio che Erode abbia ordinato — nello stesso periodo in cui aveva luogo il giudizio e l'esecuzione di Mariamne — la morte di altre persone, che dal popolo potessero essere ritenute «innocenti», e fossero tanto importanti da far sorgere una leggenda sul proprio conto?

Dalle fonti emerge che Erode, dopo scoperto il tradimento della moglie, per il quale aveva deciso di farla giudicare da un Tribunale straordinario (non osando condannarla egli stesso per timore di disordini, trattandosi dell'ultima diretta erede di Alessandro Asmoneo), era diventato grandemente irritabile, scorgendo ormai in ciascun cortigiano un nemico potenziale. Appunto durante questo suo stato di sospetto egli venne a conoscenza del «tradimento di Costobaro». Costui difatti, allorquando in precedenza, dal 40 al 37 av. E.V. era stato preposto all'assedio di Gerusalemme, affinché, espugnata la città, non avessero trovato scampo i figliuoli di Baba, ultimi Asmonei superstiti, aveva tradito la fiducia di Erode, sottraendo ale ricerche di lui quei ragazzi, e custodendoli nelle proprie terre d'Idumea.

Chiosa, al proposito, lo storico (Antichità, XV, XI, 12) che i figliuoli di Baba erano molto cari al popolo, perché ultimi elementi sui quali la fazione dei legittimisti faceva assegnamento per ricostruire il regno asmoneo, elevandoli al trono. Infatti proprio per questo Erode li aveva ricercati, promettendo premi in denaro a chi glieli avesse consegnati, vivi o morti, e incaricando delle ricerche proprio Costobaro. Senonché costui, pensando che molto avrebbero potuto a lui giovare quegli ostaggi in caso di cambiamento di fortuna, li aveva ricercati bensì; ma invece di consegnarli ad Erode, li aveva tenuti esso stesso nascosti. 

Tutto questo venne a conoscere Erode, proprio quando, scoperto il tradimento della moglie, il suo stato di irritazione era giunto al colmo. Era ovvio pertanto che egli incrudelisse contro tutti. Difatti non soltanto Costobaro e i figli di Baba furono allora messi a morte; ma insieme furono messi a morte tutti gli amici e aderenti degli uni e dell'altro. Ed era naturale che il popolo, non scorgendo una giustificazione a quelle improvvise condanne, pronunciate a distanza di tanti anni del crimen laesae, da un capo all'altro della Palestina andasse vociferando di una vera e propria «strage d'innocenti». Dal che aveva avuto origine la tradizione relativa.

Si aggiunga che la strage dei figli di Baba, avvenuta quando tutti gli altri maschi Asmonei erano morti, rendeva operante la profezia di Genesi. Giacché estinguendosi, nei figli di Baba, il ramo Asmoneo, cui il trono di Giuda era stato affidato, lo scettro di Giuda, passato nel frattempo allo straniero Erode, doveva considerarsi definitivamente perduto, insieme colla tiara, per Israele. E poiché il Messia, riconosciuto poi come tale, era nato effettivamente intorno a quell'epoca, a maggior ragione, allorquando egli si è rivelato, il popolo dovette ritenere a lui applicabile la profezia di Genesi.

Peraltro non può dubitarsi che proprio la morte dei figli di Baba abbia generato in Giudea la tradizione evangelica relativa alla «strage degli innocenti». Difatti tutte le circostanze riportate dalla tradizione evangelica si riscontrano in Giuseppe Flavio a proposito dei figli di Baba. Giacché così si legge in Matteo (II, 16): «Allora Erode, vedendosi beffato, si adirò grandemente, e mandò a uccidere i fanciulli». Non solo, ma dalla tradizione evangelica emerge che Erode aveva fatto fare ricerche del «fanciullo divino» come dell'erede al trono di Giudea, promettendo premi a chi glielo avesse consegnato, circostanza questa che si legge in Giuseppe Flavio con riferimento ai figli di Baba. Né deve sorprendere che, sorta la leggenda della «strage», la tradizione messianica, facendola propria, l'abbia elaborata — obbedendo al sistema biblico — in conformità coll'analogo episodio, registrato dalla tradizione, relativamente a Mosè. [1]

Infatti da Giuseppe Flavio (cfr. Antichità, L. II, Cap. IX, 2) così rileviamo essersi formata la leggenda della nascita di Mosè: «Trovandosi gli Ebrei in Egitto, un sacerdote che aveva cura dei libri sacri, avvertì il Faraone che intorno a quel tempo sarebbe nato tra gli Israeliti un uomo, il quale, quando fosse giunto a maturità, avrebbe distrutto il regno egiziano, ed avrebbe elevato a grande stato gli Israeliti. Atterrito di ciò, il Faraone emise un bando, per il quale tutti i maschi che nascessero agli Israeliti, dovevano essere gettati ad affogare nel Nilo, impartendo l'ordine anche alle levatrici». [2] Ciò stante, nessuno vorrà negare l'uniformità tra l'ordine dato dal Faraone — di che alla vecchia tradizione biblica — per ottenere la morte del preannunciato «Mosè» (Moshe = Salvatore), e l'ordine dato da Erode, di che alla nuova tradizione evangelica, per far uccidere il preannunciato Gesù (Yhoshua = Salvatore). 

NOTE

[1] Sulla strage degli innocenti. — Gli scrittori ecclesiastici, per tentare di mettere d'accordo la cronologia di Dionigi colla Storia, hanno cercato di individuare il fatto storico che avrebbe dato luogo alla leggenda della «strage», in altri fatti evidentemente estranei. Scrive ad esempio Monsignor Lucca (Storia della Chiesa, Milano, 1927, I, 2): «San Matteo narra che il Salvatore nacque al tempo di Erode, e Giuseppe Flavio fa sapere (Antichità, XVII, XII, 10) che quell'empio morì poco dopo la strage degli innocenti, quindi tra il 18 marzo ed il 12 aprile dell'anno 750 di Roma». Senonché Monsignor Lucca cita Giuseppe Flavio senza tenerlo presente, perché nel passo da lui richiamato si parla bensì di una «strage»; ma quale attribuita ad Archelao dopo la morte di Erode; non già quale ordinata da Erode prima della propria morte. Difatti nel passo citato son riferite le accuse portate dai giudei contro Archelao davanti al Tribunale di Augusto. E poiché questa «strage», anche se vera, risale a parecchi anni dopo che Gesù era nato (essendo Gesù nato «sotto Erode» e non «sotto Archelao»), è impossibile che essa abbia a che vedere colla leggenda cristiana.

Peraltro dallo storico Giuseppe Flavio apprendiamo che due episodi di condanna sono riferibili ad Erode nel periodo immediatamente anteriore alla sua morte: il primo riguarda gli zeloti Mattia di Margarolo e Giuda di Saroteo, che avevano sobillato il popolo contro Erode, ritenendone prossima la fine (Antichità, XVII, VIII, 2-5) e l'altro riguarda la convocazione fatta da Erode, prima di morire, dei più notabili Giudei di tutte le contrade. Giacché, avendo egli avuto conoscenza, per la precedente sollevazione di Mattia e di Giuda, che il popolo avrebbe gioito della sua morte, voleva ordinare (almeno così dichiara Giuseppe) l'uccisione di quei disgraziati, perché almeno il popolo avesse avuto di che piangere. Questo secondo episodio, se si fosse verificato, avrebbe costituito veramente una strage d'innocenti; ma dallo storico sappiamo che alla morte di Erode, Salomè, di lui sorella, ed Alessio, marito di lei, restituirono subito alle loro case quei notabili, e quindi nessuna strage ebbe luogo (Antichità, XVII, VIII-6, X-2).

Per contro la morte dei figli di Baba e loro familiari poteva ben raffigurare ed ha raffigurato una strage d'innocenti, sia perchè, come dice lo storico (Antichità, XV, XI, 9-12), quei giovani erano molto cari al popolo; sia perché essi ed i loro amici erano stati uccisi a dodici anni dalle colpe loro addebitate, e senza che una causa immediata avesse giustificato, nonché spiegato, agli occhi del pubblico quella strage.

Ma ciò che identifica l'episodio dei figli di Baba, ultimi degli Asmonei e quindi legittimi eredi al trono, all'episodio evangelico, è la ricerca di quelli, che Erode in precedenza aveva ordinato fosse fatta, allo scopo di sopprimerli appena li avesse avuti nelle mani. Difatti Erode, vedendo effettivamente nei figli di Baba gli aspiranti al trono, aveva motivo di temerli. Di qua le ricerche da lui fatte subito dopo la prima espugnazione di Gerusalemme, e di qua la promessa di premi per chi glieli avesse consegnati. Tutto questo ricorda l'analoga ricerca, che la tradizione evangelica afferma aver fatto Erode del Gesù, appena conosciutane la nascita (Matteo, II, 8).

[2] La periodica soppressione dei nati maschi. — La tradizione giudaica, che riporta un ordine del faraone di annegare tutti i maschi nati entro un determinato periodo, trova fondamento nella Storia. È noto difatti che in un'epoca piuttosto remota dell'attuale periodo storico, prima che l'istituzione della guerra distruggesse periodicamente numerosi gruppi di uomini, per impedire l'eccesso di popolazione, le collettività procedevano periodicamente ad una specie di decimazione. Al proposito ricordiamo l'istituto delle «Primavere Sacre» presso i Mediterranei. Giacché nei periodi più involuti della storia umana si presentò di frequente il problema die troppi maschi relativamente alle femmine. Sappiamo difatti dalla tradizione giudaica che ogni uomo, per soddisfare le proprie esigenze, aveva necessità di più donne. Infatti, per la legge mosaica — ad esempio — l'uomo non può avvicinare la moglie durante certi periodi rituali. In tali periodi però egli non doveva (e non dovrebbe, stando alla legge) rimanere casto; ma doveva adagiarsi con le dame di compagnia che la stessa moglie gli avrebbe assegnato. Difatti noi sappiamo che quando Giacobbe sposò Lia, si ebbe anche da quest'ultima delle dame di compagnia. Lo stesso avvenne quando Giacobbe sposò la sorella di Lia, Rachele, la quale anch'essa portò a Giacobbe compagne proprie. E se teniamo presente che analoga era anche l'antica legislazione cinese, facilmente ci convinceremo che per soddisfare le esigenze della società antica occorrevano molto più donne che non uomini. Di qua l'istituzione della periodica soppressione dei maschi.   

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