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§ 42) Nazareth. — Il Renan, e con lui molti altri, mentre riconoscono che Gesù non nacque a Betlemme, ammettono che egli possa esser nato a Nazareth, piccolo villaggio della Galilea. Senonché gli argomenti che esistono per escludere che Gesù sia nato a Betlemme, esistono ugualmente, e più rafforzati, per escludere che sia nato a Nazareth.
I Vangeli escludono categoricamente che Gesù sia nato a Nazareth. D'altra parte nel Vangelo di Matteo (II, 23) noi leggiamo semplicemente che Gesù, ritornato dall'Egitto dopo la morte di Erode, si era stabilito a Nazareth «acciocché si adempisse quello che fu detto dai profeti: ch'egli cioè sarebbe stato chiamato Nazareo». Anche qui dunque è il solito ragionamento a posteriori che caratterizza il racconto. Dato che una pretesa profezia aveva dichiarato che il Messia si sarebbe chiamato «Nazareo», si pensò che un tale attributo egli non avrebbe potuto prenderlo che dalla cittadina di Nazareth.
Senonché, se artificiosa è da ritenere la pretesa nascita di Gesù a Betlemme, per lo stesso motivo, artificioso deve dirsi il preteso successivo stabilimento di lui in Nazareth. È verosimile infatti che nell'opuscolo noto sotto il nome di Matteo, fu lo zelo di qualche interpolatore ad avere aggiunto quel passo, per dare una spiegazione all'appellativo di Nazareo, la cui origine l'interpolatore stesso, non giudeo di nascita, ed ignaro pertanto della Thorah, non conosceva.
Del resto basta cercare la profezia cui si allude in Matteo per convincersi ch'essa non ha niente a che fare con Nazareth. Giacché la profezia cui si allude in Matteo (ed alla quale si erano riferite nelle loro riunioni le prime comunità cristiane in mezzo alle quali la leggenda si veniva formando), non può essere stata che quella contenuta in Giudici, XIII, 4-5 relativa a Sansone, non esistendone altre sull'argomento. È noto al proposito che durante la servitù filistea gli ebrei avevano invocato spesso un Messia Salvatore, e, stando alla tradizione, il Dio d'Israele li aveva esauditi, inviando Sansone, e preannunziandone la venuta alla madre in questi termini: «E l'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: Ecco, tu sei sterile, e non hai mai partorito; ma tu concepirai un figliuolo. Pertanto guardati di non bere vino nè birra, e di non mangiare cosa alcuna immonda, perciocché tu concepirai un figliuolo, sovra il cui capo non salirà mai rasoio; perciocché il fanciullo sarà dal ventre della madre Nazareo a Dio».
Questa la profezia che aveva preannunziato la nascita di Sansone. E poiché i primi Galilei della diaspora paragonavano spesso, nelle loro riunioni, Gesù a Sansone («il predetto Sansone che morendo francheggia Israele» scriverà il Manzoni del Gesù), deve essere nato da ciò l'equivoco. Confondendosi pertanto, presso qualche anonimo ripetitore, la figura del Gesù con la figura di Sansone, furono raccontate come applicabili al «Gesù» le tradizioni che si erano formate su Sansone. Più tardi, allorquando nell'oriente greco, per l'aumentato numero dei fedeli, sorse il bisogno di scrivere una biografia del Maestro, poiché la leggenda aveva subìto molte variazioni, mentre essa si era formata principalmente in mezzo al volgo, ignaro della «Legge», si interpretò l'appellativo Nazareo, che si sapeva essere stato del Gesù, come un derivato di Nazareth.
Senonché Nazareo (o Nazireo che è lo stesso) vuol dire «votato alla lunga chioma», o, se preferiamo, «consacrato a Dio»; [1] non vuol dire cittadino di Nazareth. Difatti anche Giuseppe Flavio (Antichità, XIX, VI, 1) chiama Nazarei i votati alla lunga chioma, e parlando di Agrippa scrive: «volle che molti Nazarei si tondessero la chioma». Ma qui ci corre l'obbligo d'illustrare l'istituto del Nazireato.
NOTE
[1] Origene così commenta (in Mt. XVI, 19): «Il Signore sarà chiamato Nazareo, perché sempre consacrato a Dio». Cfr. anche Santangelo, Vita di Gesù, Bari 1933, p. 54.
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