domenica 4 giugno 2023

Origini Sociali del CristianesimoUn profeta d'ancien régime: lo Pseudo-Giuda

 (segue da qui)

Un profeta d'ancien régime: lo Pseudo-Giuda.

Le Epistole a Tito e Timoteo, per quanto vivace sia talvolta il loro tono, appaiono molto moderate rispetto a quella che porta il nome di Giuda. Questa si rivolge agli stessi avversari. Non chiama gli gnostici col loro nome e impiega per designarli solo espressioni vaghe e ampollose. Ma sono proprio loro che ha in vista, perché si erge contro i cosiddetti spirituali che vogliono distinguersi dagli psichici, o sensuali, e che sono proprio di quella categoria, perché non hanno lo spirito. [57] Questa gente, è detto, «trasforma la grazia del nostro Dio in licenza», apparentemente perché insegna, come il Deutero-Paolo, il loro grande patrono, che non ci si è affatto salvati con la pratica della Legge. Essi «rinnegano il nostro unico Maestro e Signore Gesù Cristo». Intendono con ciò che gli sostituiscono un Eone venuto dal cielo, che non ha nulla in comune con il figlio di Maria. Essi «disprezzano l'Autorità e vituperano le Glorie». [58] Senza dubbio si tratta del Demiurgo e dei suoi Scherani, assimilati da loro a Satana e ai suoi accoliti. Così si spiega la riflessione che segue: questi insolenti fanno ciò che non ha affatto osato Michele stesso, lottando con il Diavolo per il possesso del corpo di Mosè, poiché questo grande Arcangelo non si permise affatto di inveire contro il suo avversario, ma si accontentò di riferirsi al Giudizio di Dio. [59] Allusione molto chiara a un'opera di origine essena, l'Assunzione di Mosè, di cui i giudeo-cristiani fanno un grande uso. Un altro scritto della stessa famiglia, attribuito a Enoc, «il settimo da Adamo», è citato un po' più oltre come una «profezia». [60] Visibilmente l'autore si diletta in quella letteratura arcaica, che oppone alle novità gnostiche. Egli è tutto nutrito della Bibbia. Gli empi sui quali scarica la sua bile sono per lui come gli ebrei increduli che trovarono la morte nel deserto, come gli Angeli caduti che furono incatenati nelle tenebre, come i malvagi abitanti di Sodoma e di Gomorra, che perirono nel fuoco. Hanno ripetuto il crimine di Caino, l'errore di Balaam, la rivolta di Core. Contro di loro si accumulano le più gravi offese che  possano offrirsi alla mente di un lettore della Bibbia: «animali senza ragione... che macchiano le feste... nuvole senz'acqua portate dai venti, alberi autunnali infruttuosi, due volte morti, sradicati: onde furiose del mare che proiettano in schiuma la loro stessa vergogna, stelle fuorvianti, alle quali è riservata per l'eternità l'oscurità delle tenebre». [61]

Assistiamo qui a un vero e proprio scoppio di furore. Lo Pseudo-Giuda realizza uno dei primi e più curiosi esemplari di quel «furore teologico» che imperversò tra i polemisti cristiani. È perché in lui persiste e si infiamma al massimo il vecchio spirito ebraico, innamorato dell'assoluto, quello dei Maccabei e degli Zeloti, dei farisei rigidi e dei puri esseni, che, sicuri di avere per sé il solo vero Dio, vedono nei loro avversari solo degli empi perversi votati alla distruzione. Egli rappresenta, in qualche modo, l'estrema destra dei cristiani giudaizzanti. Lui stesso si dà nel discorso iniziale come un «fratello di Giacomo». Lo è sicuramente ben più di quanto si possa pensare. Porta in effetti il marchio della stessa famiglia. Rappresenta la stessa passione ardente messa al servizio della stessa tradizione arcaica e dello stesso ideale ostinatamente ridotto alla misura di Israele. L'opera alla quale ha dato il suo falso nome non reca alcuna indicazione di luogo. Ma si situa da sé sul piano romano, meglio che altrove. prolunga a suo modo l'Epistola di Giacomo nella sua lotta contro i sostenitori della fede che salva senza le opere. È nello stesso ambiente di cristiani conservatori, molto legati alle tradizioni del giudaismo, che avrà visto la luce.


NOTE DEL CAPITOLO 10

[57] Epistola di Giuda 19.

[58] Id. 8.

[59] Id. 9-10. 

[60] Id. 14-15. 

[61] Id. 6-11 e 10-12-13.

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