venerdì 28 aprile 2023

Origini Sociali del CristianesimoLa gnosi secondo Ireneo

 (segue da qui)


II. — COMUNITÀ GNOSTICHE

Al di fuori degli uni e degli altri si agitano nella provincia d'Asia altri gruppi di uno gnosticismo più pronunciato, dove le speculazioni del pensiero greco si esercitano liberamente sulle tradizioni del giudaismo e su quelle del cristianesimo, più o meno confuse con quelle di vari altri culti. Ireneo ci dà un'esposizione generale delle loro dottrine, da cui emerge che  i misteri di Cibele e di Attis hanno giocato nella loro formazione un ruolo determinante, poiché l'idea della Grande Madre, benevola nei confronti degli uomini, ne costituisce la trama. L'influenza della Bibbia ebraica vi è peraltro molto evidente. 

La gnosi secondo Ireneo.

All'origine, insegnano questi gnostici, c'era il Padre, luminoso e incorruttibile; l'Uomo archetipo. Da lui nacque un Figlio che è il suo Pensiero sostanziale. Dal Figlio dell'Uomo si staccò la prima Donna, madre di tutti i viventi, che non è altro che lo Spirito di Dio, portato in origine sulle acque del caos. Il Padre e il Figlio presero piacere in lei e si unirono a lei. Così fu generata una Potenza della Destra, il Cristo. Costui salì subito in compagnia di sua Madre, verso i suoi autori, per costituire con loro una tetrade sacra. Questa è la santa chiesa nel vero senso della parola, esemplare perfetto di quelle che esistono quaggiù.

Ma una parte del vapore luminoso emesso dal Padre e dal Figlio era rimasto in eccesso. Essa formò una Potenza della Sinistra. Questa, il cui destino doveva essere più drammatico, cadde stupidamente fino in fondo alle acque dove scatenò una grande agitazione. Temendo di essere diluita per la sua perdita, essa si condensò in un corpo luminoso e fu subito circondata da una grande massa di materia che formò attorno ad essa un abito molto pesante. È quella Luce avvolta di tenebre che si chiama la Sapienza, e anche Prounikos. Sentendosi a disagio, provò un profondo rammarico per la sua caduta e si sforzò di evadere. Si ripiegò su se stessa e poi, avendo preso il suo slancio, balzò verso le altezze, si dilatò e staccò da sé stessa, come spogliandosi, una parte della sua sostanza che costituì il primo cielo, il più alto. Questo, procedendo allo stesso modo, ne fece un secondo, che diede nascita a un terzo. Se ne formarono così fino a sette, che corrispondono ai sette pianeti e che sono, in ordine di nascita, Ialdabaoth, Iao, Sabaoth, Adonaios, Ailoaios, Oraios, Astaphaios, in altri termini Saturno, il Sole, la Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere. Il primo tra loro, avendo generato, in disprezzo di sua Madre e per sostituirsi a lei, ogni sorta di Figli, di Angeli, di Arcangeli, di Virtù, di Potenze, di Dominazioni, fu a sua volta disprezzato da loro e non riuscì a imporre loro il suo primato. Disperato, si volse al limo della terra e fece nascere il Serpente, in cui si trovava un intelletto congiunto ad un'anima e ad una materia cosmica. Quello lì almeno, a causa della sua bassa origine, sperava, gli sarebbe servito. Ma è in lui che trovò il suo peggior avversario.

Sua madre stessa si accinse ad ostacolarlo. Un giorno egli esclamò, davanti allo spettacolo della sua molteplice discendenza: «Io sono Dio il Padre e al di sopra di me non c'è nessuno». Ma sua madre gli gridò, senza mostrarsi: «Non mentire, Ialdabaoth. Ci sono sopra di te il Padre dell'Universo e il Figlio dell'uomo». Per radunare i suoi compagni, che quella voce misteriosa turbava, disse loro: «Venite, facciamo un uomo a nostra immagine». Tutti vennero e fecero Adamo. Costui era di un'altezza e di una larghezza smisurate, ma sprovvisto di vita. Ialdabaoth soffiò su di lui uno spirito di vita, spogliandosene sé stesso a sua insaputa. Era sua Madre che, senza che egli se ne accorgesse, lo aveva indotto a farlo, per strappargli una parte della sostanza divina che possedeva. Così provvisto di intelligenza, Adamo rese grazie al Padre, trascurando i suoi propri autori. Ialdabaoth ne fu geloso. Volle sottrargli quella preziosa sostanza che gli aveva dato. É per questo che staccò da lui una compagna di nome Eva. Ma questa fu svuotata furtivamente, dalla Sapienza, della rugiada luminosa che aveva ricevuto. Gli Arconti a loro volta si svuotarono per lei, perché si lasciarono sedurre dalla sua bellezza, si unirono a lei ed ebbero da lei dei figli, quegli Angeli inferiori che dovevano presto unirsi alle figlie degli uomini. La Sapienza fece ancora meglio. La indusse, per mezzo del serpente, a trasgredire, con il suo compagno, l'ordine stabilito da Ialdabaoth riguardo all'albero della conoscenza del bene e del male. Adamo ed Eva mangiarono del frutto proibito. Subito i loro occhi si aprirono. Entrambi conobbero il Dio Supremo. Ruppero con il loro autore. E la Sapienza gridò che l'uomo e la donna di cui il capo degli Arconti si vantava di essere il padre non erano che false copie di quelli che esistevano in origine. [20]

Ialdabaoth, furioso, li scacciò dal paradiso e li rigettò sulla terra. Anche il serpente fu precipitato dal cielo supremo, dove si trovava con loro, in una regione inferiore. Molto irritato lui stesso, si rivoltò pertanto contro la coppia che aveva causato la sua perdita. A sua volta, generò sei figli, che formarono con lui una nuova hebdomade, modellata su quella dei sette pianeti, e che si sforza di distruggere il genere umano. A quella malvagia progenitura appartengono l'oblio, la malizia, la gelosia, l'invidia e la morte. Il capo di quella banda non è altri che Michele.

Per quanto riguarda Adamo ed Eva, mentre avevano in cielo un corpo leggero e splendente, come spirituale, quello che ebbero quaggiù era pesante, opaco, tutto materiale. Anche la loro anima fu fragile e languida. Ma la Sapienza, avendo pietà di loro, rese loro la coscienza di sé e la memoria del loro primo stato. Fece lo stesso per tutti i loro discendenti. È grazie a lei che, dopo l'omicidio di Abele, suggerito a Caino dal serpente, Seth fu generato per continuare la linea dei giusti. È in virtù della stessa disposizione provvidenziale che nacque in seguito Noria, la moglie di Noè, la cui famiglia scampò al diluvio. Ialdabaoth, furioso per vedersi abbandonato dagli uomini, aveva voluto perderli fino all'ultimo, ma i suoi piani furono sventati e presto la terra si ripopolò. Sempre desideroso di farsi adorare, scelse un certo Abramo, fece alleanza con lui, e  gli giurò che se la sua razza lo avesse servito fedelmente, gli avrebbe assicurato il possesso della terra. In seguito, trasse dall'Egitto i suoi discendenti e, per mezzo di Mosè, diede loro una legge che fece di loro un popolo a parte. Ancor più tardi, inviò loro dei profeti che dovevano glorificarlo. I suoi sei compagni fecero lo stesso. Ma la sapienza vegliava sempre.  Essa riuscì a far scivolare nei loro oracoli menzogneri ricordi del Padre incorruttibile e annunci della prossima apparizione del Salvatore. Per mezzo di sua Madre, domandò e ottenne dal Padre supremo che il Cristo fosse inviato in suo aiuto. Essa preparò la sua venuta inducendo lo stupido Ialdabaoth a far nascere, dalla sterile Elisabetta, Giovanni, il Battista, il suo precursore, e dalla Vergine Maria Gesù, il migliore degli uomini, suo degno ricettacolo.  Quando tutto fu pronto, il Cristo discese attraverso i sette cieli, assumendone di volta in volta la forma. Arrivato quaggiù, si unì a sua sorella la Sapienza, discese con essa in Gesù e si mise a operare miracoli e a dire la verità sul Padre e sul Figlio. Ialdabaoth e i suoi compagni si irritarono e tramarono la sua morte. Mentre si recava al luogo dell'esecuzione, il Cristo si ritirò, in compagnia della Sapienza, verso il Padre incorruttibile. Gesù restò solo e morì sulla croce. Ma non fu dimenticato dal suo ospite divino. Una Potenza fu inviata dall'alto per resuscitarlo, non, come credettero i suoi discepoli, in un corpo carnale, perché «la carne e il sangue non entreranno nel regno di Dio», [21] ma in corpo spirituale. Apprese nella stessa occasione tutto ciò che riguarda la Luce e istruì un piccolo numero di discepoli che sapeva capaci di così grandi misteri e con cui restò per diciotto mesi.

Passato questo tempo fu accolto in cielo e vi prese posto alla destra di suo padre Ialdabaoth. Lì, senza essere visto da lui, senza che il suo ruolo sia nemmeno sospettato, attira a sé, come una sorta di calamita, le anime degli iniziati che si sono spogliati del loro corpo mortale; se ne arricchisce senza posa, mentre svuota gradualmente Ialdabaoth della sua sostanza spirituale. Così sarà fino al giorno in cui tutto ciò che c'è di divino in seno alla materia ne sarà stato liberato per risalire verso il suo primo Principio. 


NOTE DEL CAPITOLO 8

[20] IRENEO, la gnosi dal nome bugiardo smascherata e ribaltata, 1:31-7.

[21] 1 Corinzi 15:50. 

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