(segue da qui)
TERZA PARTE
L'AMBIENTE
I
L'INDOMANI DELL'APPARIZIONE
La tradizione racconta che, poco tempo dopo la morte e la resurrezione del loro maestro, gli Apostoli, di ritorno a Gerusalemme, convertirono un certo numero di ebrei, in particolare degli ebrei che parlavano greco. Presto una persecuzione sarebbe scoppiata, nella quale Santo Stefano, uno dei principali tra questi, avrebbe trovato la morte. Al seguito di ciò, gli altri si sarebbero dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria, poi fino in Fenicia, nell'isola di Cipro e ad Antiochia, dove avrebbero annunciato il Signore Gesù, vale a dire propagato la nuova religione, mentre gli apostoli dimoravano a Gerusalemme.
Da questi racconti tratteniamo il fatto fondamentale di un messaggio portato dai Galilei ad un gruppo di ebrei abitanti o di passaggio a Gerusalemme che si chiamava degli Ellenisti, e portato in seguito da costoro ad altri gruppi di ebrei insediati nella Diaspora. Ma, separandoci dalla scienza razionalista corrente oltre che dalla scienza cattolica, speriamo di stabilire che tutti questi gruppi, tanto quelli della Diaspora e di Gerusalemme quanto quelli di Galilea, erano gruppi precristiani, vale a dire praticavano già la religione di Gesù, e che la novella, la «Buona Novella», che quelli di Galilea trasmisero a quelli di Gerusalemme e che questi ultimi trasmisero a quelli della Diaspora, fu innanzitutto e unicamente questa:
— Il Signore Gesù... questo Signore Gesù che voi adorate come noi... ci è apparso...
oppure, quando sono gli Ellenisti di Gerusalemme che parlano:
— ...egli è apparso ai nostri fratelli di Galilea...
— In quali circostanze?
E le spiegazioni seguivano.
Prima di esaminare i fatti, domando il permesso, affinché non possa esservi malinteso, di precisare l'insieme della tesi in qualche proposizione sprovvista di sfumature:
I Galilei, che si rappresentano come gli apostoli di Gesù, erano precristiani che, dopo aver celebrato il loro antico dramma sacro, videro apparire loro il dio risorto;
gli Ellenisti che abitavano o si trovavano a Gerusalemme, che i Galilei avevano convertito alla loro fede, erano essi stessi pre-cristiani a cui costoro annunciarono la notizia dell'Apparizione;
gli ebrei e i giudaizzanti della Diaspora, a cui gli Ellenisti di Gerusalemme, dopo la morte di Santo Stefano, avrebbero portato il nome di Gesù, erano egualmente precristiani a cui costoro portarono il messaggio galileo;
cosicché la prima propaganda del cristianesimo, tanto nella diaspora che in Giudea, si sarebbe fatta tra ambienti precristiani (la conversione dell'ebreo ortodosso Saulo essendo l'eccezione che conferma la regola),
e che l'ingresso nel «cristianesimo» sarebbe consistito, per i precristiani di Gerusalemme e per quelli della Diaspora, nel fatto che accettarono questo messaggio, e non nel fatto che si avrebbe loro insegnato il Signore Gesù, che conoscevano già;
essendo specificato da qui che, accanto ai gruppi precristiani che ricevettero e accolsero il messaggio, altri non lo ricevettero, oppure lo accettarono tardivamente, o addirittura lo rifiutarono sempre.
Abbiamo fin qui intravisto nel nostro studio solo il gruppo galileo nel quale si era svolto il dramma sacro della crocifissione, della sepoltura e della resurrezione e si era celebrato il pasto sacro e verificata l'Apparizione; vanno considerati ora gli altri gruppi precristiani che sarebbero esistiti nella Diaspora e nella Palestina stessa, e che, come i Galilei, avrebbero praticato (a volte con divergenze) il culto del Signore, ma non avrebbero partecipato alla celebrazione del loro dramma e del loro pasto sacro, [1] essendo beninteso che, qualunque fossero queste divergenze, la concezione essenziale era dappertutto la stessa: nella Diaspora come tra i Galilei, una religione di salvezza, ai margini del giudaismo; un essere divino, figlio del dio padre, salvatore, chiamato Gesù.
Ci si domanderà come sia possibile ritrovare le tracce di gruppi sulla cui antichità i libri cristiani non sembrano fornire alcuna informazione. L'iniziatore è stato lo studioso americano William Benjamin Smith, [2] di cui non si potrà mai abbastanza ammirare, malgrado un genere di errori di cui tutti gli studiosi originali devono pagare il tributo, la prodigiosa divinazione. Benjamin Smith ha riconosciuto dei precristiani in alcuni personaggi di cui gli Atti degli Apostoli dicono accidentalmente (ma le cose dette accidentalmente sono spesso le più istruttive) che praticavano un cristianesimo incompleto, come Apollo di Alessandria (Atti 18:24-28), i dodici discepoli di Giovanni a Efeso (19:2-7), i sette figli di Sceva (19:13-19) ed Elima Bar-Gesù (13:6-12). Ha egualmente identificato dei precristiani in certi dissidenti, tale il famoso Simon Mago, o tali i Naasseni.
Per quel che è delle sette qualificate eretiche dai Padri eresiologi, e che in realtà erano state ed erano rimaste sette precristiane, ne ho fatto io stesso lo studio sistematico durante gli anni 1912-1916 dei miei corsi alla Sorbona.
Io penso di aver trovato un'altra fonte d'informazione sul pre-cristianesimo della Diaspora nello studio delle singolarità che presenta il cristianesimo di certi centri dove il culto di Gesù e Gesù stesso (benché la concezione fondamentale sia la stessa) sono presentati in un modo che non ha, si può dire, niente in comune con il culto e la leggenda galilea o paolina; tali i luoghi dove è stata scritta l'Apocalisse. Così si spiegherebbe la resistenza che questi gruppi hanno opposto al movimento galileo-paolino.
L'esame critico delle epistole ai Corinti e ai Romani fornisce egualmente dei dati sull'esistenza di gruppi precristiani a Corinto e a Roma prima dell'arrivo dell'apostolo in queste due città, così come il libro degli Atti per ciò che concerne Efeso. [3]
Senza pretendere di redigere una lista persino sommaria, indicheremo le principali regioni in cui sembrano essere esistiti i centri precristiani al momento dell'Apparizione:
La Palestina, beninteso, Giudea, Samaria e, fino all'anno 27 circa, Galilea; la regione del Giordano e la regione dell'Hauran (sud di Damasco) dove sopravvissero a lungo i gruppi precristiani che Sant'Epifanio descrisse nel IV° secolo;
alcune città di Siria, in particolare Antiochia e Damasco;
in Asia Minore, Efeso e alcune città di Frigia;
In Grecia, Corinto, a cui vedremo San Paolo annunciare, non il Signore Gesù, che vi era già conosciuto, ma il Signore Gesù crocifisso e risorto;
Roma, dove San Pietro e lo stesso San Paolo portarono lo stesso messaggio ad una comunità già per metà cristiana;
Ancora Alessandria, che, come mi disse un giorno il signor Loisy, è l'enigma del cristianesimo primitivo, enigma che si risolve, mio caro e onorato maestro, col pre-cristianesimo.
Tra i diversi gruppi precristiani, dovremo dunque distinguere:
Oltre al gruppo galileo stesso, nel quale si è praticato il dramma sacro e si è verificata l'Apparizione,
i gruppi a cui il messaggio sarà portato e che lo accolsero, entrando così in comunione con il gruppo galileo; tale, prima di tutto, quello di Antiochia; tale, in seguito, quello di Corinto; poi quello di Roma; a questi gruppi si aggiungeranno quelli, non precristiani, successivamente creati;
coloro a cui il messaggio non è portato, o che lo accolsero solo nel corso delle successive generazioni; tale, quello di Alessandria;
quelli infine a cui non sarà mai portato o che lo rifiuteranno; tali, alcuni di quelli della Samaria e della Transgiordania.
Questi ultimi non avendo preso parte, almeno direttamente, all'elaborazione del cristianesimo, li lasceremo a lato nel presente volume, [4] al fine di non complicare uno studio che deve restare generale; ci limiteremo al gruppo galileo e a quelli della Diaspora mediterranea.
NOTE
[1] Si veda Appendice 5.
[2] Gesù precristiano, pubblicato in tedesco nel 1906, poi in inglese.
[3] Si veda Appendice 6.
[4] E in particolare i famosi Mandei, sui quali i dati sono ancora troppo controversi.
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