sabato 23 aprile 2022

LA PRIMA GENERAZIONE CRISTIANAI REVIVAL

 (segue da qui)

I REVIVAL

Abbiamo definito le religioni misteriche delle religioni preistoriche che, mentre nascevano e si sviluppavano le religioni ufficiali dell'antichità, si erano oscuramente mantenute, per riemergere in seguito ai margini di quest'ultime, a volte ignorate da esse, a volte proibite, a volte requisite, a volte semplicemente tollerate. Così, dopo un lungo periodo di incubazione quasi vegetativa, le religioni misteriche erano emerse, le une dopo le altre, dalle tenebre in cui ristagnavano, per entrare a poco a poco nella piena luce della storia. Sono queste rinascite che chiameremo «revival»; si potrebbe altrettanto bene dire «risvegli», benché le due parole abbiano preso negli ambienti protestanti un significato estremamente sminuito, e attribuendo loro al contrario il pieno significato di qualcosa che sembrava morto e che rivive. «Rinnovamento» o «rinascita» sarebbero egualmente appropriati. 

Ci soffermiamo un istante a quello di questi revival sul quale possediamo più dati: il revival della religione pre-ellenica di Dioniso che si verificò in Grecia tra l'ottavo e il sesto secolo, e di cui Euripide ha evocato l'immagine commovente nelle Baccanti.

La propagazione delle religioni misteriche nel mondo greco-romano è stata studiata con infinita scienza e penetrazione da un certo numero di studiosi noti; troppo pochi di loro, però, avevano saputo riconoscere, all'origine di queste propagazioni, l'elemento di rinnovamento, l'elemento di rinascita che ne è, si può dire, la causa. Tra molti meriti, il signor Louis Gernet ha avuto quello di metterlo in evidenza nella storia della religione di Dioniso, nel corso del libro che abbiamo menzionato sopra e che ha portato peraltro un contributo considerevole allo studio delle religioni antiche della Grecia.

Fino a questi ultimi tempi, gli studiosi spiegavano il movimento dionisiaco con l'arrivo in Grecia di culti stranieri che essi facevano venire dalla Tracia o dalla Frigia, pur ammettendo l'origine cretese di certi riti... Pur ammettendo le influenze frigie o traco-frigie, il signor Louis Gernet ha perfettamente stabilito che non si trattava di un culto né di un dio importato, ma di un culto e di un dio pre-ellenico momentaneamente oscurato e che risale alla superficie. Le pratiche e le credenze dionisiache che si vedono in effetti espandersi in Grecia durante il periodo che seguì alla conquista ellenica, hanno tutte i caratteri di pratiche e di credenze primitive. Questo mito del dio messo a morte e che ritorna alla vita, vale a dire quella passione del dio che è seguita alla sua immolazione rituale e che sarà celebrata sotto la doppia forma del dramma sacro e della tragedia; questi riti orgiastici, di cui Euripide ha largamente conservato il ricordo, benché all'epoca del poeta e da molto tempo il progresso della civiltà li abbia singolarmente attenuati; e soprattutto quella omofagia che conosceva anche Euripide e che è una autentica teofagia (Bacchi e Baccanti divorano l'animale che hanno smembrato e che è il dio stesso): è, secondo le espressioni del signor Gernet, «la religione più antica che si perpetua nel culto di Dioniso» (pagina 118). «Sfondi religiosi primitivi», scrive ancora (117); «ritorno del passato» (119); «elementi antichissimi, a lungo contenuti o repressi, che, con una spinta irresistibile, affiorano in pieno giorno» (120).  

Dopo aver citato dal signor Paul Foucart, per definire l'antica religione di Gesù, i termini che egli impiega per definire quella di Demetra, non ci resta che riprendere qui (ma senza tingerli di ironia) quelli che impiega il signor Louis Gernet per qualificare il revival dionisiaco. L'evoluzione è la stessa nelle sue grandi linee: una religione preistorica che è passata per un lungo periodo di oscuramento e che risale alla superficie.

Non c'è nemmeno lato sociale e rivoluzionario dove dei confronti non siano permessi. Non avendo fatto uno studio personale della questione, voglio solo citare queste righe del signor Gernet (pagina 111):

«Per quanto mal conosciamo gli inizi della storia greca», scrive, «noi sappiamo che l'era della città sovrana è stata preceduta da un'agitazione sociale da cui tutto l'Oriente ha dovuto essere travagliato. In Grecia come in Oriente, un movimento egualitario si è tradotto in espressioni religiose più o meno nuove, che né Omero né Esiodo ci insegnano».

Tant'è vero che i grandi movimenti religiosi sono sempre movimenti sociali. 

Ma, se la maggior parte dei revival sembrano seguire la stessa linea generale, essi si differenziano in ogni svolta del loro percorso. Menzioneremo alcune di queste differenze, affinché non si creda che vogliamo assimilare puramente e semplicemente il cristianesimo al rinnovamento dionisiaco!

Mentre il revival dionisiaco, facendosi giorno in pieno «medioevo», ha conservato per qualche tempo una parte della ferocia primitiva, il revival cristiano, nato sei o sette secoli più tardi in piena civiltà giudeo-greco-romana, avrà perso tutto di quest'ultima. È sufficiente constatare che la comunione teofagica si pratica nel culto dionisiaco divorando crudo l'animale sacro, e, nel cristianesimo, rompendo il pezzo di pane che rappresenta il corpo del dio con tutte le convenienze che si impongono tra gente del secolo d'Augusto.

La propagazione delle due religioni non seguirà vie meno diverse. Lungi dall'opporsi agli dèi esistenti, Dioniso si introdusse nei loro templi, dove darà ad Apollo la mano d'amicizia, poi in Attica, dove si assocerà amabilmente al culto di Demetra. Il cristianesimo, al contrario, si rifiuterà ostinatamente ad ogni compromesso. Così il revival dionisiaco si è estinto nel giro di qualche secolo (non senza lasciare, con la tragedia, qualcosa che lo illustrasse per sempre), mentre il revival cristiano doveva avere la fortuna che meritava un'intransigenza che, su questo punto almeno, sembra non essersi mai smentita. [1]

La stessa analogia nella linea generale, le stesse dissimiglianze nei dettagli potrebbero essere rilevate tra le altre religioni misteriche, in particolare quella della Grande Madre e di Attis in Cappadocia, che da lì si espansero nel mondo greco-romano. 

Come Dioniso, come Osiride, Attis, Adone e tanti altri, Gesù è un antico dio di cui più tardi si è creduto che fosse un dio nuovo. A tutte le persone, eruditi come pure semplici letterati, che protesteranno che i testi lo presentano come risalente al primo secolo e non alle età preistoriche, citerò, per incitarli ad una salutare riflessione, una frase di Erodoto singolarmente suggestiva. Parlando di questo Dioniso, che era uno dei più antichi degli dèi greci ma che entra solo dopo gli altri nella letteratura, Erodoto scrisse che egli fu l'ultimo conosciuto! [2]

Il revival pre-cristiano si presenta con le stesse caratteristiche, mutatis mutandis, dei revival delle altre religioni misteriche. Esso è il risultato di un'immensa elaborazione che risale ai tempi preistorici. Più tardivo però di quello delle altre religioni misteriche, a causa della situazione in cui si trovava allora la Palestina, esso non sembra aver cominciato prima del primo secolo prima della nostra era, [3] vale a dire che coincide con l'intrusione del giudaismo in Galilea. Tra le cause che sembrano averlo scatenato, due si impongono particolarmente all'attenzione: la diffusione del pitagorismo, che a poco a poco aveva penetrato tutte le regioni del mondo mediterraneo, e l'intrusione stessa del giudaismo in Galilea.


Per quanto concerne l'influenza del pitagorismo, avremmo avuto grandi difficoltà a discernerla, se non avessimo avuto una guida di prim'ordine nell'opera tanto ricca di erudizione quanto di senso storico del signor Isidore Lévy. [4] Noi vi vediamo come, nel corso del primo secolo prima della nostra era, le dottrine e le pratiche pitagoriche penetrarono nei circoli ebraici di Alessandria e in Palestina e vi ispirarono nello stesso tempo il farisaismo, l'essenismo e diverse sette meno conosciute, Nazareni, Sadociti, Dositei... Se tra queste sette si debbano contare i nostri pre-cristiani, entrava nel programma del signor Isidore Lévy porre la questione; ma è difficile dubitarne per quel che concerne perlomeno i Nazareni, tanto a causa del loro nome, che è quello che fu dato ai cristiani nel mondo palestinese, quanto a causa di alcune caratteristiche precise. [5]

Di tutti gli apporti del pitagorismo, la credenza nella resurrezione sembra aver giocato il ruolo più considerevole nel revival precristiano.

A dire il vero, la concezione della resurrezione non è la stessa nel pitagorismo come nel farisaismo, in queste sette e nel pre-cristianesimo stesso. Si sa che, secondo le dottrine pitagoriche, le anime dei morti, dopo un periodo di purificazione, ritornano alla vita, il che è tutt'altra cosa che risorgere; ma bastava che la credenza in un ritorno alla vita si propagasse, perché ciascuna di queste sette l'adattasse alle sue tradizioni particolari; ed essa doveva agire specialmente tra i seguaci di una religione come quella antica di Gesù, dove si erano perpetuate le vestigia dell'antica resurrezione sacrificale... Il che non significa affatto che l'instaurazione cristiana sia l'opera del pitagorismo, ma semplicemente che quest'ultimo può essere contato tra le cause occasionali che contribuirono a suscitare l'effervescenza religiosa col cui favore si sviluppò il revival precristiano. 

Quanto all'intrusione del giudaismo in Galilea, benché si sia prodotta sotto la forma di una persecuzione che, terminata, restò sempre un'oppressione, sembra che abbia contribuito essa stessa a quella effervescenza. La persecuzione e l'oppressione, quando non riescono a distruggere tutto, creano uno stato di sovraeccitazione eminentemente favorevole ai rinnovamenti religiosi; chissà cosa sarebbe successo più tardi al cristianesimo, se fosse stato tollerato dagli imperatori? Sappiamo che in Galilea il giudaismo ha imposto le sue pratiche agli adoratori di Gesù, ma non ha potuto impedire loro di mantenere le loro; costringendoli a un culto segreto, ha portato loro la fiamma. Propagando d'altra parte la sua propria dottrina della resurrezione, doveva infine contribuire esso stesso, tanto quanto il pitagorismo, a risvegliare e a intrattenere le vecchie immagini sepolte da secoli nel cuore dei Gesuani. Per ogni grande evento esistono nel contempo cause profonde e cause occasionali; non si deve più trascurare queste ultime rispetto ad esagerarne l'importanza.

Prima di ricercare in quali circostanze il revival precristiano è divenuto il cristianesimo, ci resta da dare uno sguardo al dramma e al pasto sacro che costituivano l'essenziale del culto che gli uomini della prima generazione cristiana ereditarono dai loro padri, e che doveva più tardi fornire alla tradizione evangelica il tema del celebre e commovente racconto della Passione. 

NOTE

[1] Si veda, a questo proposito, l'impressionante tesi presentata dal signor Albert Bayet, Religions de salut, pagine 166 e seguenti, nel Problème de Jésus sopra citato, secondo la quale il cristianesimo sarebbe stato adottato da Costantino perché la sua intransigenza gli sembrava sola capace di dare all'Impero un'unità religiosa e morale.

[2] Hist. 2:52.

[3] Ritorneremo altrove sulla spinta probabilmente effimera che è attestata dalle invettive di Isaia. 

[4] La légende de Pythagore, 1927.

[5] Tra queste caratteristiche, e indipendentemente dalla credenza nella resurrezione, le une erano realmente appartenute ai precristiani, come la pratica scrupolosa delle osservanze mosaiche (come sarà spiegato più oltre) e i riti battesimali; le altre, che furono più tardi quelle del cristianesimo, furono loro attribuite per anticipazione, come il rifiuto di una parte dei libri sacri del giudaismo (il che è una deformazione delle dottrine paoline). 

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