mercoledì 17 febbraio 2021

Poniamo il problema

 CAPITOLO I

Poniamo il problema

Il Cristianesimo si differenzia dal giudaismo e si presenta come una religione nuova per il fatto, in particolare, che il Messia è venuto sulla terra prendendo la forma di un essere umano di nome Gesù — Giosuè o Joshua [1] — pur essendo in realtà il Cristo, Figlio di Dio, apparso come lo avevano annunciato i Profeti per la salvezza delle anime peccatrici. Redentore dell'Umanità, fu consegnato al supplizio, morì crocifisso e resuscitò il terzo giorno.

Gesù ha avuto una esistenza umana? Io stesso ci ho creduto per moltissimo tempo, proprio come Loisy, Guignebert o Renan, i cui argomenti mi erano sembrati seri, fino al momento in cui ho scoperto la loro debolezza.

Georges Las Vergnas (Jésus-Christ a-t-il existé ?), Prosper Alfaric (Les origines sociales du christianisme, de la Foi à la Raison, A l'école de la raison, Etude sur les origines chrétiennes), Guy Fau (La fable de Jésus-Christ), ciascuno alla sua maniera, hanno esplorato magistralmente la questione. La loro analisi, riccamente documentata, di un grande rigore intellettuale, spogliata degli apriorismi che conferisce la fede in Dio, perviene ad una conclusione identica: Gesù è un puro mito.

L'esistenza carnale di questo Salvatore provvidenziale ci è attestata solo da racconti cristiani sprovvisti di valore storico, che si ispirano essenzialmente ad una fede creatrice e non a testimonianze oggettive o a rapporti di testimoni qualificati.

Ma la questione non è semplice. Per numerosi studiosi, il Cristo ha una realtà storica. Cento generazioni di credenti sono là ad attestarlo e giurarlo, la mano sul cuore. Altri concludono al contrario con la stessa certezza.

Così il problema è posto: si può tenere come un fatto storicamente stabilito che Gesù, personaggio dei vangeli, sia vissuto all'inizio della nostra era, sia morto a Gerusalemme intorno all'anno 30 sotto il regno di Tiberio, Ponzio Pilato essendo procuratore di Giudea?

«Mi è parso chiaramente», scrive Prosper Alfaric, «che la personalità del Cristo è puramente mitica».

La questione, ne conveniamo, è raramente affrontata così recisamente. L'idea del Gesù mito urta troppo violentemente la tradizione ricevuta e la nostra cultura profonda, sconvolge troppe abitudini, urta troppi sentimenti, si oppone a troppi interessi per beneficiare di un'accoglienza benevola.

«Dopo tutto che importa che Gesù sia vissuto o no, diranno alcuni, egli è ben vivo nella mente dei credenti».

Questo perché l'esistenza terrena del Cristo è insegnata dalla Chiesa e tutta la cristianità propaga l'idea della sua storicità come un fatto stabilito.

Importa parecchio ai miei occhi conoscere una verità per il solo fatto che è una verità. Che sia imbarazzante, sgradevole o giudicata stravagante non può trattenere il mio proposito.

Vediamo quindi di cosa si tratta e che la necessità dell'impresa ne giustifichi la temerarietà.

NOTE

I riferimenti biblici sono estratti dalla Bible de Jérusalem, tradotta in francese sotto l'autorità della Scuola biblica di Gerusalemme (Ed. Cerf 1998) e dalla Bible tradotta da J.N. Darby (Oxford, stamperia dell'università, 1952).

[1] Gesù è sinonimo di Giosuè o Joshua, contrazione di Jejoshua.

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