giovedì 21 gennaio 2021

IL PUZZLE DEI VANGELILa famiglia

 (segue da qui)

2° La famiglia

Nel loro bisogno di umanizzare Gesù, contro la tesi di Marcione, gli evangelisti lo hanno dotato di una famiglia.

Di suo padre, soprannominato Giuseppe, non ci viene detto nulla, se non che era carpentiere. Egli scompare dopo il ritorno dall'Egitto, senza che si possa sapere se sia morto, come si è supposto.

Di sua madre, oltre ai due prologhi sulla natività, sappiamo poco di più dai vangeli, e la leggenda ha dovuto rimediare a molta ignoranza. Lei è tuttavia messa in scena in maniera stupefacente, quando si viene a dire a Gesù che sua madre e i suoi fratelli sono là, e desiderano parlargli, e lui risponde: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». [40] Non bisognerebbe concluderne che l'armonia non regnasse in seno alla famiglia, e che Gesù fosse un figlio ingrato. L'espressione viene semplicemente da Marcione, secondo cui Gesù non aveva famiglia e poteva dare quella risposta a coloro che tentavano di fargli confessare la sua nascita. Trasposta nei nostri canonici, la risposta è sprovvista di senso.

Bisogna credere però che la tradizione sulla madre di Gesù fosse piuttosto vaga, poiché il vangelo degli Ebrei gli dà come madre... lo Spirito Santo (la parola «spirito» essendo femminile in ebraico). Ai tempi di Bar-Kochba, intorno al 132, un rabbino dirà: «Ho trovato a Gerusalemme un manoscritto genealogico in cui è scritto che costui è il figlio bastardo di una donna adultera», [41] e non si ha timore di dire che «questa sembra essere una delle testimonianze più antiche del Talmud riguardanti Gesù». [42] Le nostre informazioni su Maria sono così ben stabilite! Basti dire che nessuno ne aveva conservato il ricordo. Quando si vorrà stabilire il culto di Maria, si dovrà prendere tutto dalle leggende e dal culto di Iside.

Per meglio accentuare l'umanità di Gesù, i nostri evangelisti gli dotano anche di alcuni fratelli e sorelle, che imbarazzeranno terribilmente gli esegeti cattolici. Se prendessimo i testi alla lettera, l'affermazione di quella parentela non sarebbe discutibile, e Guignebert ha potuto concludere: «Gesù è nato da qualche parte in Galilea... in una famiglia di povera gente che contava, accanto a lui, una buona mezza dozzina di figli». [43]

Io sono molto meno sicuro. I fratelli di Gesù sono menzionati, nel verso già citato, nello stesso momento di sua madre, ma l'espressione viene da Marcione, presso cui si aveva precisamente per scopo di negare l'esistenza di una parentela reale. I fratelli di Gesù sono citati una seconda volta, Marco e Matteo [44] danno anche i loro nomi di battesimo, il secondo avendo chiaramente ricopiato dal primo: essi si chiamano Giacomo, Iose, Simone e Giuda. Le sorelle sono menzionate in seguito, ma non per nome. Si deve dunque credere che vi abbiamo la memoria di autentici fratelli e sorelle di Gesù? 

Gli esegeti cattolici, fin da Origene, hanno cercato di sottrarsi a questo verso imbarazzante, sostenendo che poteva trattarsi di figli di un primo matrimonio di Giuseppe, o addirittura di cugini nati da una sorella di Maria che si chiamava egualmente Maria: povere spiegazioni, se ne converrà!

Sarebbe molto più utile scoprire prima di tutto a cosa servono questi fratelli e sorelle, cos'è che fanno nei nostri vangeli. La risposta è semplice: non servono a nulla. Sono dei puri fantasmi, destinati a dimostrare l'aforisma secondo il quale nessuno è profeta nel proprio paese; essi scompaiono dopo questa testimonianza. Ma, si dirà, si citano i loro nomi! Esaminiamo dunque questi nomi: quello di Iose (o Giuseppe) solo ci è sconosciuto.

Conosciamo, per contro, un Giacomo «fratello del Signore», è lui che è il capo della comunità che Paolo andrà a visitare a Gerusalemme, e che, nel vangelo degli Ebrei, è onorato dalla prima apparizione del Risorto. Ma in quella occasione apprendiamo che la sua fratellanza con Gesù è tutta spirituale, e che lo si è chiamato così perché Gesù risorto lo ho ha interpellato con le parole «mio fratello». Ecco una strana parentela! Crederemo di più ai sinottici, perché essi figurano nel canone della Chiesa? 

Simone, che si chiamerà Pietro o che si confonderà con l'apostolo Pietro, figura nel numero dei discepoli reclutati sul lago di Tiberiade: in quella occasione vede Gesù per la prima volta, e non si parla di alcuna parentela.

Quanto a Giuda, che figura anche nel numero dei dodici discepoli, non sappiamo nulla di lui, se non che suo padre si chiamava Giacomo: lui non è quindi il figlio di Giuseppe.

Beninteso, si può sempre dire che sia esistito un fratello Simone e un discepolo Simone, un fratello Giuda e un discepolo Giuda, un fratello Giacomo di sangue e un fratello Giacomo in spirito: ciò mi sembra produrre molti doppioni, e molte complicazioni inutili. 

Ancora una volta, sembra che gli evangelisti, volendo fare una dimostrazione e avendo bisogno occasionalmente per quello scopo di parenti stretti di Gesù, abbiano preso i primi nomi che sono venuti loro in mente, in primo luogo quello di Giacomo detto il «fratello del Signore», e gli altri tre a caso.

Resta infine la strana parentela che il prologo di Luca stabilisce tra Gesù e Giovanni il Battista, ma nessuno oggi presta seriamente fede a quel maldestro tentativo di annessione del Battista.

Se si volesse assolutamente considerare reali i fratelli e i cugini che i vangeli prestano a Gesù, si dovrebbe constatare paradossalmente che noi saremmo più informati sulla sua famiglia che su lui stesso, oppure che l'esistenza di Gesù sarebbe garantita unicamente dalla menzione della sua parentela.

NOTE

[40] Marco 3:33, Matteo 12:48. Luca mitiga la frase (8:20-21).

[41] Rabbino Shimeon ben Azzai (Talmud).

[42] R. DUNKERLEY, Le Christ, capitolo 6.

[43] Jésus, pag. 148.

[44] Marco 6:3, Matteo 13:55.

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