mercoledì 16 dicembre 2020

IL PUZZLE DEI VANGELINumero dei Vangeli

 (segue da qui)

2 — Numero dei Vangeli

La Chiesa non ha trattenuto nel suo canone che quattro Vangeli, tra tutti quelli che spuntarono nel II° secolo: se ne sono contati circa 70, di cui alcuni ci sono sopravvissuti in parte, gli altri non essendo conosciuti che dalle confutazioni o allusioni degli autori cristiani.

I VANGELI NON CANONICI — L'insieme dei vangeli non canonici è piuttosto eterogeneo. Trascurando gli Atti e le Apocalissi, si possono classificarli in due categorie.

Ci sono, da una parte, gli scritti che, benché respinti dalla Chiesa, non sono incompatibili con i suoi dogmi, e riportano soltanto racconti o leggende sconosciuti ai canonici. Anch'essi sono collocati sotto il nome di personaggi apostolici o in relazione a Gesù: protovangelo di Giacomo, pseudo Matteo,  vangelo di Pietro, vangelo di Nicodemo, ecc. Questi «apocrifi» non hanno una forte diffusione, ma alle origini erano a malapena distinti dagli altri: Giustino e Tertulliano vi si riferiscono. Per il loro contenuto, gli apocrifi (soprattutto quelli dell'infanzia) appaiono piuttosto puerili. Renan non vi vedeva che una «chiacchera seccante da vecchia comare... una letteratura di balie e di tate di bimbi». La Bible de Jérusalem oppone ai canonici le «creazioni leggendarie e inverosimili di cui brulicano i vangeli apocrifi». Sono d'accordo, ma sarebbe meglio non parlare di verosimiglianza in quella materia. Gaston Boissier, al contrario, vi trovava molta poesia. [24] In ogni caso, e anche se li ha rifiutati, è da loro che la Chiesa ricava ancora ciò che sa e che proclama sulla Vergine, sulla sua famiglia, sulla sua nascita, sulla sua educazione e sul suo matrimonio — tutto ciò, beninteso, molto edificante. Un vangelo è dedicato a Giuseppe il falegname, così poco conosciuto dai canonici, un altro alla fuga in Egitto, un altro all'infanzia di Gesù. Nell'insieme, questo immaginario sciocco non porta nulla di essenziale sulle origini cristiane, ma solleva un grave problema, che Voltaire poneva già in questi termini: «Poiché si sono considerati falsi tanti Vangeli riconosciuti inizialmente come veri, si può altresì avere sbagliato a ritenere autentici quelli che attualmente costituiscono l’oggetto della nostra fede». [25]

Nella seconda categoria figurano i vangeli che contengono, sui punti importanti, una dottrina diversa da quella dei canonici, e che, per quella ragione, la Chiesa definisce «eretici». Anch'essi sono attribuiti ai discepoli di Gesù: vangeli di Tommaso, di Mattia, di Filippo, libro segreto di Giovanni; anch'essi pretendono di riportare una tradizione autentica. All'analisi, si rivelano di ispirazione gnostica, e pongono il grandissimo problema dei rapporti del cristianesimo primitivo con la Gnosi.

Fino alla fine del II° secolo almeno, questi vangeli furono ricevuti allo stesso titolo dei canonici: intorno al 190, Ireneo si sforza di stabilire una distinzione. È in gran parte nelle sue lotte contro lo Gnosticismo che il dogma cristiano della Chiesa romana si è a poco a poco precisato. I vangeli gnostici presentano dunque un grande interesse per lo studio delle origini cristiane. Nel II° secolo, non si distinguevano ancora gli Gnostici dai cristiani; gli Gnostici come Marcione (con il suo Evangelion) o Valentino (con il vangelo di Basilide e il suo stesso «vangelo di verità») sono stati accolti nella comunità cristiana di Roma, prima di essere esclusi con i loro libri. Un dogma si costruisce soprattutto a colpi di negazioni o di anatemi. Ma una volta realizzata la separazione, i vangeli gnostici presentano poco interesse per lo studio dei testi canonici: non che contengano, a priori, meno «verità», ma perché difendono un'altra concezione del Cristo, alla quale i canonici sono estranei. È soprattutto nella ricerca delle fonti dei racconti canonici che i vangeli gnostici ci forniscono utili indizi, e io farò occasionalmente ricorso ad essi.

LA SCELTA CANONICA — Si può fissare intorno al 150 la rottura con lo Gnosticismo, ed è per confutare le tesi gnostiche che furono scritti, come vedremo, i canonici come ci sono pervenuti. Marcione lo sapeva bene, perché dopo la sua rottura con Roma rimproverò alla Chiesa di «fabbricare falsi vangeli, collocati per frode sotto il nome di apostoli o di personaggi dei tempi apostolici». [26]

Ireneo, che, intorno al 190, conosce numerosi vangeli, ci spiega perché se ne sono scelti quattro: è perché vi sono quattro punti cardinali, quattro spiriti, quattro colonne, quattro simboli (il leone, il bue, l'uomo e l'aquila) e quattro Testamenti (quelli di Adamo, di Noè, di Mosè e di Gesù). «Si vede quale è l'audacia ignorante di coloro che violano il numero quattro»

Questo non è un motto di spirito, il ragionamento di Ireneo ci riporta ad un simbolismo ben conosciuto, anteriore al cristianesimo e derivato da Platone, che rappresenta il mondo sotto la forma di una croce i cui rami sono i punti cardinali (o le quattro regioni del mondo), al centro della quale risiede il Logos (verbo) che muove il mondo. Quella croce è ben conosciuta dagli Gnostici, ma anche dai cristiani: è una croce gloriosa, e non lo strumento di supplizio, che fu venerata nei primi secoli. [27]

Non potevano quindi esserci che quattro Vangeli, comunque bisognava distinguerli. Ireneo non ci dice come li si è presi, si limita ad elencarli precisando i loro autori. Cosa più inquietante, opponendoli agli altri, non si sogna neanche per un istante di invocare a loro favore l'argomento della priorità, non ignora che alcuni dei libri respinti sono anteriori ai quattro libri conservati.

È al Concilio di Cartagine del 397 che fu definita la lista canonica attuale, ma in ciò che concerne i vangeli la selezione è anteriore, poiché già il canone di Muratori (intorno al 200) menziona solo i quattro canonici. Tuttavia, non si tratta di una selezione normativa, e si dovette attendere un decreto del papa Gelasio, intorno al 495, per veder condannare gli apocrifi. Fino ad allora, capitava agli autori cristiani di non fare la distinzione oppure di esitare: Origene, Clemente di Alessandria, Gregorio di Nissa si riferiscono agli apocrifi. Questi, d'altronde, rimarranno molto letti, e fino al XVI° secolo i pittori si ispirarono a dettagli sconosciuti ai canonici, ma passati nella leggenda cristiana per tramite degli apocrifi, come la presentazione di Maria al Tempio, [28] il matrimonio mistico della Vergine, l'asino e il bue nel presepe, [29] il velo di Veronica, [30] ecc.

Per di più, anche se li ha rifiutati, la Chiesa fa ancora ricorso ad alcuni tra loro, non solo per conoscere i genitori di Maria, [31] ma anche per fondare dogmi importanti come l'Immacolata Concezione, l'Assunzione, [32] la discesa di Gesù agli inferi, [33] che non hanno altra base.

Ci si potrebbe domandare, in queste condizioni, perché la Chiesa si sia mostrata così severa nella sua selezione. Al momento delle polemiche della fine del II° secolo, tutto non era così chiaro come oggi, e la Chiesa rimaneva sospettosa a riguardo di testi sospetti di docetismo o di influenze gnostiche. E poi, si dovevano ben ripudiare in blocco opere contenenti un solo aspetto respinto: ad esempio, quando fu ammessa la tesi della missione di Pietro, fu necessario ripudiare in blocco tutti i testi che facevano di Giacomo il primo capo della comunità primitiva. [34]

L'OGGETTO DELLE POLEMICHE — Oggi il dogma è unificato e insegnato da molti secoli, e immaginiamo a malapena al prezzo di quali lotte si impose. Sarebbe utile poter ricostruire le tappe di questo conflitto, sapere da chi e quando furono imposti o respinti i racconti che figurano nei vari vangeli. Sfortunatamente non abbiamo documenti su questo punto, e dobbiamo attenerci all'essenziale. Trascuriamo il problema dell'infanzia di Gesù: i suoi disgraziati compagni potevano urtarlo per sbaglio senza cadere morti subito, oppure ancora trasformava i suoi giocattoli in uccelli viventi? Tutto ciò ha poca importanza.

È per contro essenziale ricordare quale era l'oggetto fondamentale delle polemiche con gli Gnostici, e perché furono respinti i vangeli che, più o meno, appoggiavano le tesi condannate:

— Secondo Basilide, Marcione e Valentino, non si era avuta alcuna incarnazione, il Cristo era disceso in questo mondo come un fantasma, una pura apparenza. Ho detto che Marcione pretendeva di leggere una lezione simile nelle Epistole di Paolo, in cui non troviamo più oggi che questa traccia non cancellata: egli è venuto «in una rassomiglianza di carne di peccato». [35] Nel vangelo di Tommaso, non soltanto non vi è incarnazione, ma Gesù dice: «Quando vedrete uno che non è nato da una donna, prostratevi e adoratelo. Quello è il vostro Padre»; [36

— Per Marcione, importava staccare il cristianesimo nascente dal giudaismo, il Cristo di Marcione diceva che era venuto per abolire la legge di Mosè, non per realizzarla: egli denunciava l'alleanza ebraica, e offriva integralmente una «nuova alleanza», respingendo nel contempo le profezie. Si ritrova l'espressione esattamente ribaltata nei canonici, [37] il che non ha peraltro impedito alla Chiesa di insegnare e di mantenere un ardente anti-giudaismo e di escludere gli ebrei dalla nuova alleanza, pur appropriandosi delle profezie; 

— il Cristo di Marcione appare già adulto a Cafarnao, insiste sul fatto che non ha avuto nascita terrena, che non ha una madre, o, come quello di Tommaso, che non è stato generato da donna. È per caso che dopo la rottura con Marcione si vedranno spuntare due prologhi canonici che raccontano la nascita terrena di Gesù?

— Quella madre di Gesù, che è diventata la vergine Maria, lo sapete che, nel vangelo degli Ebrei, è lo Spirito Santo? (la parola «spirito» essendo femminile in ebraico). «Mia madre, lo Spirito santo, mi prese per uno dei miei capelli e mi trasportò sul grande monte Tabor». [38]

Si vede che vi è molto da apprendere, nei vangeli extra-canonici, sulle origini e sull'evoluzione dei dogmi cristiani.

Ma siccome le tesi gnostiche sono ben dimenticate, e non interessano granché se non gli studiosi, [39] io lascerò in generale da parte i vangeli extra-canonici. Ciò che è importante sottolineare è che i nostri quattro Vangeli canonici sono delle armi nel grande conflitto che fu combattuto nel II° secolo, e da cui la concezione romana, appoggiata da loro, uscì vittoriosa. 

NOTE

[24] G. BOISSIER, La fin du paganisme, tomo 2, capitolo 1.

[25] Dizionario filosofico, V° Vangelo.

[26] Citato da TERTULLIANO, Adversus Marcionem 4:3.

[27] Si veda infra, Capitolo 7, § 3.

[28] Ancora festeggiata il 21 novembre.

[29] Questi animali vengono da Isaia 1:3, e forse da un errore di traduzione di Abacuc 3:2.

[30] Leggenda ricavata dagli Atti di Pilato. Il nome di Veronica è simbolico, è vera ikon, l'autentica immagine, ma quella forma latina denuncia un'origine tardiva.

[31] Anna e Gioacchino, promossi santi e festeggiati il 26 luglio e il 16 agosto.

[32] Beninteso, le bolle che istituirono questi dogmi non si appoggiano sugli apocrifi, ma su una «tradizione»: ma quella non è conosciuta che da loro, in particolare il Transitus Mariae (IV° secolo).

[33] Benché inserito nel «credo», questo episodio non è conosciuto che dal vangelo di Nicodemo, esso proviene peraltro dalla leggenda di Ishtar.

[34] È il caso del vangelo degli Ebrei e delle omelie clementine. Il Gesù del vangelo di Tommaso prescrive ai suoi discepoli, quando li avrà abbandonati, di recarsi «da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra» (logion 12). La preminenza di Giacomo sussiste nell'epistola ai Galati.

[35] Romani 8:3.

[36] Vangelo di Tommaso, logion 15.

[37] Matteo 5:17.

[38] Citato da Origene, In Johan. evang. 2:12.

[39] Sugli Gnostici, si veda supra, Capitolo 1, nota 58. 

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