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4 — La forma dei Vangeli
Nei manoscritti antichi, ciascun Vangelo si presenta in un unico blocco, senza alcuna divisione. Non solo non vi sono capitoli o paragrafi, ma le parole stesse non sono separate, il che non facilita la lettura. Le prime edizioni stampate risalgono all'inizio del XVI° secolo, sono dovute principalmente a Erasmo, R. Estienne e Teodoro di Beza. Si sospetta che questo lavoro difficile porti ad alcune divergenze. Nel XVII° secolo, si riesce a mettersi d'accordo su un testo «ricevuto da tutti», ma le sue carenze portarono in seguito gli studiosi ad apportarvi correzioni. Nel complesso, le divergenze non vertono che sui dettagli; si è per contro molto meno sicuri sul fatto che i manoscritti, di cui nessuno è anteriore al IV° secolo, siano esenti da correzioni più profonde, senza parlare degli errori dei copisti.
È un arcivescovo di Canterbury che ebbe l'idea, nel 1228, di suddividere i vangeli in capitoli. All'interno dei capitoli, una divisione molto artificiale in versi, dovuta a R. Estienne, si è imposta in ragione della comodità pratica di queste numerazioni.
CONCORDANZE E DIFFERENZE — Ad una prima lettura superficiale si nota una concordanza abbastanza soddisfacente tra i primi tre Vangeli, che si chiamano per quella ragione «sinottici». Per contro, il IV° Vangelo appare da subito molto diverso; non soltanto esso ignora molte cose che contengono i prime tre e riporta al contrario cose sconosciute a loro, ma lo spirito stesso di questo Vangelo è molto diverso da quello degli altri, e pone problemi particolari.
La concordanza dei sinottici è peraltro molto relativa. Senza dubbio riportano pressappoco le stesse cose, ma essi situano gli eventi o i detti in luoghi diversi, in circostanze diverse.
È già un po' inquietante che Luca situi in pianura [47] un sermone che Matteo colloca su un monte, [48] lo è ancora di più constatare che il contenuto di questi discorsi non coincide. Sembra molto spiacevole che i nostri tre autori non siano d'accordo sulla lista dei primi dodici discepoli, che Marco e Matteo ignorino un miracolo così importante come la resurrezione del figlio della vedova, [49] o che, per contro, Luca ignori l'importante insegnamento sulla reincarnazione di Elia. [50]
Le divergenze appaiono ancora più gravi tra i sinottici e il IV° Vangelo: questo solo riporta i miracoli delle nozze di Cana, [51] della guarigione di un cieco dalla nascita [52] e della resurrezione di Lazzaro, [53] il perdono di una donna adultera. [54] Ma soprattutto, il IV° Vangelo attribuisce alla vita pubblica di Gesù una durata di almeno tre anni, menziona tre Pasque celebrate a Gerusalemme, [55] e fa salire ancora Gesù a Gerusalemme almeno tre volte per altre feste, [56] mentre i sinottici non conoscono che una sola Pasqua, non fanno venire Gesù a Gerusalemme se non una sola volta per morirvi, e i loro racconti si inscrivono in un solo anno, con Luca che si riferisce peraltro ad un testo di Isaia su «l'anno accettevole del Signore». [57]
Tenterò di spiegare queste contraddizioni, ma era necessario segnalarle già nella forma. Numerosi esegeti le hanno sottolineate, e Renan ha potuto scrivere a questo proposito: «In fatto di contraddizioni, non c'è spirito libero da preoccupazioni teologiche che non sia costretto a riconoscere divergenze inconciliabili tra i sinottici e il quarto Vangelo, e tra i sinottici confrontati gli uni con gli altri... Io vedo queste contraddizioni con una evidenza così assoluta che giocherei su questo la mia vita, e di conseguenza la mia salvezza eterna, senza esitare un momento». [58]
L'INSEGNAMENTO — Durante il corso della sua vita pubblica, i vangeli mettono nella bocca di Gesù un insegnamento. Riserviamo il suo esame alla fine, per attenerci alla forma, che consiste soprattutto in detti e parabole.
È ben evidente che nessuno avrebbe potuto stenografare tutte queste espressioni quando sarebbero state pronunciate, e d'altronde gli evangelisti non le danno negli stessi tempi né negli stessi luoghi. Vi è, per contro, una concordanza abbastanza buona quanto al loro contenuto, il che ha permesso a molti esegeti di supporre che gli evangelisti avessero disposto di una raccolta delle parole del Signore, e le avessero distribuite a loro piacimento. L'artificio della composizione appare soprattutto nei grandi discorsi prestati a Gesù, e che non costituiscono altro che collezioni di detti. Come immaginare, per esempio, che Marco abbia potuto ignorare il grande discorso dottrinale che Matteo attribuisce a Gesù sul monte, e che Luca dia di questo discorso, situato in pianura, una versione più breve, ma contenente espressioni ignorate da Matteo?
Si deve quindi ammettere che gli evangelisti hanno arbitrariamente distribuito, nel corso dei loro rispettivi resoconti, parole che andava bene attribuire a Gesù.
IMMAGINI E PARABOLE — L'insegnamento prestato a Gesù si presenta sotto una forma originale, perché è dato in immagini.
Le immagini abbondano nei detti, e il loro rigore ha spesso imbarazzato molti moralisti: «Se il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo... Se la tua mano (destra) ti fa cadere in peccato, tagliala». [59] «È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». [60] Difficilmente si può pensare che bisogna prendere queste espressioni alla lettera, ma si imprimono facilmente nella mente.
Anche le parabole si basano su immagini, su confronti spesso attinti dalla vita rurale. Marco [61] sembra considerare quella forma di insegnamento come abituale per Gesù, benché in totale, anche ampliando il significato del termine, non se ne contano più di una cinquantina nei vangeli, di cui una trentina hanno un significato importante. Tuttavia quella forma di insegnamento non è essenzialmente originale, e se ne trovano numerosi esempi tra i dotti ebrei del tempo.
NOTE
[47] Luca 6:17.
[48] Matteo 5:1.
[49] Luca 7:11-17.
[50] Marco 9:13, Matteo 17:12.
[51] Giovanni 2:1-11.
[52] Giovanni 9:1-41.
[53] Giovanni 11:1-46.
[54] Giovanni 8:3-11.
[55] Giovanni 2:13, 6:4 e 11:55.
[56] Giovanni 5:1, 7:2-10, 10:22.
[57] Luca 4:19.
[58] RENAN, Souvenirs d'enfance et de jeunesse.
[59] Marco 9:46 e 43. Matteo dà due volte questi detti (5:29-30 e 18:8-9).
[60] Marco 10:25, Matteo 19:24, Luca 18:25. Si è tentato invano di giocare sul senso della parola «ago».
[61] Marco 4:2.
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