lunedì 7 dicembre 2020

IL PUZZLE DEI VANGELILa comunità primitiva

 (segue da qui)

La comunità primitiva

Tutto ciò che precede spiega le difficoltà che incontriamo nell'identificare la setta primitiva da cui sarebbe emerso il cristianesimo. È una setta gnostica di Antiochia, come tenderebbe a farlo credere il ruolo giocato da Paolo? È una setta essena, ma in qualche modo dissidente ed ellenizzata a Damasco, messaggera della «Nuova Alleanza»? Oppure proprio una comunità composita, come quella di Roma, dove vivevano accanto giudeo-cristiani e gnostici, e che si sarebbe divisa? Potrebbe essere questa stessa una setta che non aveva lasciato tracce nei nostri testi, come quella (non ebraica) che Plinio il Giovane conobbe in Bitinia, o ancora quella che diede tanta pena a Paolo ad Efeso? [71] Che ruolo hanno giocato gli Ebioniti, ramo distaccato dell'Essenismo, prima della loro fuga in Transgiordania? Esisteva una setta del Battista, di cui alcuni seguaci sarebbero stati in seguito «cristianizzati», come lo lascia intendere il loro reclutamento in Giovanni? [72] Il Battista, identificato dapprima con il Messia, era esseno, come si ha tendenza a crederlo oggi? [73] E chi era esattamente questo Giacomo, che fu certamente il capo di una prima comunità, come testimoniano ancora le Omelie Clementine, prima che gli si è sostituito un Pietro di convenzione come principe degli apostoli? Di tutto ciò, non sappiamo quasi nulla, non più di quanto possiamo collegare l'Epistola agli Ebrei ad una determinata corrente, né discernere da dove l'Apocalisse fu rivolta alle sette comunità che indica, e che erano a loro volta in preda alle divisioni interne.

L'ipotesi meno probabile è quella che è stata trattenuta negli Atti, quella di una comunità ebraica a Gerusalemme, già popolata da ellenisti. Avrò l'occasione di ritornarvi, il cristianesimo non viene dalla Palestina; se la comunità di Antiochia era probabilmente ellenizzata, non si può ammettere la stessa contaminazione per il Giudaismo di Gerusalemme, e nemmeno per l'Essenismo di Qumran. Gli «ellenisti» sono, negli Atti, un'invenzione tardiva, designata ad assicurare un legame fittizio tra Gerusalemme, che si teneva a conservare come luogo di origine simbolica (si veda infra pag. 178), e Antiochia, da dove è emerso il paolinismo.

Ciò che è molto più grave ai nostri occhi è che il cristianesimo stesso sembra aver ignorato le sue origini, averne perso il ricordo o essersi sforzato di mascherarle. Quando, alla fine del II° secolo, si tentò di raccontare negli Atti la storia della prima comunità, si immaginò quella secondo quelle che si conoscevano in altri luoghi: questo significa che non si aveva più alcun documento sulle origini, oppure che ci si è sforzato di far dimenticare le origini reali.

Secondo Goguel, l'autore degli Atti «ha ingenuamente proiettato nel quadro dell'antica Chiesa di Gerusalemme l'immagine che presentava quella del suo tempo e i ricordi più diretti che possedeva sul cristianesimo ellenistico delle comunità paoline». Più che di ingenuità, Loisy parlava di una «falsificazione continua, deliberata». [74] Gli stessi autori cattolici concordano sull'inadeguatezza degli Atti: «Essi hanno lasciato nell'ombra ciò che costituiva la parte più importante della Chiesa primitiva»; molto di più, «la cancellazione del personaggio di Giacomo falsifica la storia delle origini cristiane». [75]

Se gli Atti potessero costituire una valida fonte di informazione, essi sosterrebbero largamente la tesi di un'origine essena, poiché la vita della comunità primitiva che vi è descritta è quella degli Esseni, in particolare per mezzo della messa in comune obbligatoria dei beni. [76]

Ciò che è egualmente preoccupante è che noi non possediamo, al di fuori di  Celso (malevolo  e tardivo) alcuna allusione non-cristiana ad una comunità del I° secolo: Filone di Alessandria, Giusto di Tiberiade, Flavio Giuseppe ignorano i cristiani. Si pone dunque molto seriamente la questione di sapere se è esistita prima del 70 una setta giudeo-cristiana in Palestina: come mai quella Chiesa-madre non avrebbe lasciato alcuno scritto, alcuna istruzione, e come mai il suo ricordo si sarebbe perduto al punto che si è dovuto reinventare tutto ? 

Alla fine del II° secolo, l'origine ebraica del cristianesimo è comunemente ammessa. «Essi provengono dai Giudei, e da loro traggono il loro maestro e capo», [77] scrive Celso; ma Celso si vanta di non aver attinto da nient'altro che dalle stesse scritture cristiane. Se nota analogie con culti pagani come quello di Mitra, ciò non lo disturba, perché ingloba tutte queste credenze in un eguale disprezzo. Egli dà il nome di «cristiani» agli Gnostici che non possono derivare dal Giudaismo, perché fanno del creatore della Genesi l'autore di tutti i nostri mali. Come tutti i suoi successori, Celso ripete dunque la tesi ufficiale, ma da nessuna parte nei testi di cui disponeva ha trovato menzione di una comunità primitiva a Gerusalemme.

Siamo quindi in una grande ignoranza quanto alle origini del cristianesimo. Quello che possiamo affermare è che vi troviamo, per quanto lontano possiamo risalire, diverse influenze e difficilmente conciliabili ai nostri occhi.

Se si ammette, secondo una tradizione incerta, che il Giudaismo ha fornito la base, resta da spiegare la penetrazione di tanti elementi ellenistici: è certo che ciò non ha potuto accadere in Palestina, ma soltanto nelle comunità della Diaspora. Ma si può supporre, all'inverso, che le comunità gnostiche, come quella di Antiochia, abbiano assorbito, dopo la caduta di Gerusalemme, elementi ebraici o esseni.

«Il grande problema che la storia del cristianesimo non ha ancora risolto è quello del passaggio... all'antico dogma greco, come lo si trova in Ignazio, Giustino, Ireneo e Tertulliano. In che modo l'attività di Gesù e la fede della comunità primitiva hanno dato nascita alla dottrina di Paolo, e in che modo da questa dottrina l'antico dogma greco è derivato?» [78]

Questo modo di porre il problema comporta ancora dei postulati inaccettabili: il dogma greco non potrebbe essere «derivato» da un insegnamento ebraico; non è neppure «derivato» dal paolinismo, vi era già incorporato. Si può persino domandarsi se l'«antico dogma greco», ovvero il contenuto ellenistico, non sia l'elemento primitivo.

L'intervento degli Esseni permette ben di chiarire un po' questo problema. Ma per quanto «ellenizzati» li si supponga, [79] nulla ci permette di concludere che questi ebrei, anche dissidenti, abbiano ammesso il consumo di sangue, perfino sotto il simbolo del vino.

NOTE

[71] Allusioni in Atti 19:13-19. Si veda Apocalisse 2:2; 1 Corinzi 16:8-9.

[72] Giovanni 1:35-37.

[73] Ne dubito, poiché Giuseppe lo presenta come un isolato. Nell'interpolazione del Giuseppe slavo, è un Esseno, chiamato Simone, che si eleva con furore contro il Battista.

[74] «Gli Atti degli apostoli», introd. pag. 47.

[75] DANIÉLOU, Nouvelle histoire de l'Eglise.

[76] Atti 5:1-10.

[77] Discorso vero, § 61.

[78] A. Schweitzer, citato da Goguel ne La naissance du christianisme.

[79] L'Antigone di Sofocle figura tra i manoscritti scoperti a Qumran.

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