venerdì 9 ottobre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZALe origini della credenza in Gesù morto e risorto.



Le origini della credenza in Gesù morto e risorto.

Non abbiamo per nulla intenzione di spiegare come si è formata la credenza in Gesù morto e risorto; una tale questione non è affatto di nostra competenza, e pensiamo addirittura che, sulla base dei documenti conosciuti in questo momento, gli studi non hanno potuto essere ancora abbastanza approfonditi. Ma speriamo di far ammettere che un tale compito è possibile e che la sua realizzazione deve condurre ad una sempre maggiore precisione.

Ci sembra che sia Guignebert ad aver sottolineato con più forza che questo credo in Gesù ha potuto costituirsi soltanto tra degli ebrei molto ellenizzati,  sotto «l'influenza di quell'abitudine ellenistica di combinare, di fondere assieme miti e credenze, che si chiama il sincretismo». [44] Sembra solo che la sua tesi debba essere portata fino alla fine, cioè fino alla conclusione che questo credo si è costituito interamente in tali ambienti. «Nel mondo palestinese», obiettava Guignebert a certi «miticisti», in mezzo all'ortodossia ebraica, «non sarebbe stato che un folle a concepire che lo Spirito di Dio si fosse trasformato in uomo, e nessuno avrebbe sentito una simile proposta senza fremere di orrore e di indignazione». [45] Quella argomentazione non si applica più all'ipotesi dell'apparizione di un tale credo tra gli ebrei della Dispersione. A questo proposito si può sostenere che, nella raccolta israelita del Talmud, seguendo un'osservazione di Couchoud, [46] «gli ebrei ... non gli diedero mai il suo nome ebraico Yehoshua;... lo chiamano sempre Yeshu (in greco Iésous): indizio che non lo conobbero se non attraverso i libri cristiani, redatti in greco».

«Il minuscolo granello ebraico», ha scritto altrove Guignebert, «seminato sul suolo greco, vi ha trovato, per radicarsi e nutrirsi, una sostanza ricca e  feconda», dove esso ha finito per «espandersi in un albero immenso». [47] L'unico punto è se questo «minuscolo granello ebraico» sia stata una «flebile speranza portata dalla Palestina» [48] dai compagni di Stefano e consistente nel ricordo di un profeta che, oscuramente, vi aveva vissuto e vi era stato torturato un anno o diciotto mesi prima, oppure se fosse un'idea religiosa che aveva cominciato a germogliare e a ingrandirsi sullo stesso suolo greco sin da già abbastanza tempo. [49

NOTE

[44] GUIGNEBERT, Le Christ, pag. 9. Quanto all'etimologia greca del termine, GUIGNEBERT ha adottato la spiegazione seguente in Jésus, pag. 10, nota 1: «non pare più probabile che la radice ne sia kérannumi, io mescolo, la quale avrebbe dato la forma syncratisme. Occorre probabilmente pensare a Creta, l'isola dalle cento città avide di una unità che le loro costanti rivalità rifiutavano loro. Si è detto «sincretizzare», come si diceva «ellenizzare».

[45] GUIGNEBERT, Jésus, pag. 74.

[46] COUCHOUD, Le mystère de Jésus, op. cit., pag. 34. Si veda più sopra, pag. 60, nota 42.

[47] GUIGNEBERT, Le Christ, pag. 11.

[48] Ibid. pag. 200.

[49] Si veda nello stesso senso G. ORY, Les Apôtres et saint Pierre, histoire vraie ou légende ? (Cahiers du Cercle Ernest Renan, n° 15-16, 3° e 4° trimestre (1957), pag. 2-3: «Il cristianesimo... è una religione di lingua greca, quella degli ebrei dispersi, quella dei pagani; non è nato in Palestina, dove esso ha fallito; è nato in terra pagana».

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